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ITINERARI AGOSTINIANI: SULLE ORME DI SANT'AGOSTINO

Africa romana: il Battistero paleocristiano di Tiddis

Tiddis: Battistero paleocristiano

 

 

SULLE ORME DI SANT'AGOSTINO

FRA TUNISIA ED ALGERIA

di Vittorio Rosi

in ETERIA n. 36 luglio-settembre 2003

 

 

 

 

Quando si legge di Sant'Agostino: "Nato a Tagaste, studiò a Madaura poi a Cartagine, infine fu monaco Vescovo di Ippona", quei nomi geografici ti lasciano quasi indifferente e te li immagini in sperduti luoghi della costa africana, in mezzo a terre semideserte e sabbiose, come si pensa sia la Tunisia e l'Algeria e non ti curi di approfondire. 

Poi ti capita di andare in Tunisia e ti viene la curiosità di visitare il sito dell'antica Cartagine, anche perché ricordi quanto hai studiato in storia romana sulle guerre puniche. E, se sei in primavera, ti accorgi che la Tunisia del nord, la zona appunto di Cartagine, è di un verde meraviglioso, anzi ti ritrovi le rovine di Cartagine immerse in un mare di margherite in fiore, una visione che ti lascia senza fiato.

E se poi, mosso dal desiderio di visitare tutto il nord, ti inoltri verso Biserta e poi verso Tabarka, ti accorgi che il verde e i boschi di quella zona non hanno nulla da invidiare al verde primaverile dei nostri Appennini. E rimani sbalordito.

Ma ancora di più resti sorpreso se passi il confine con l'Algeria e scendi a Ippona (oggi Annaba) e poi di là prosegui per Costantina, la capitale della Numidia, poi vai a Tagaste (oggi Souk Ahras) e a Medaura, per rientrare in Tunisia all'altezza di El Kef Trovi ovunque una campagna verdissima, con un bel frumento alto e ancora verdeggiante, o prati e altre coltivazioni che in tutto assomigliano alla nostra pianura padana e questo per chilometri e chilometri. Allora ti sovviene che queste zone erano il granaio dell'Impero Romano e, facendo mente locale, consideri che il deserto c'è, ma molto più a sud e quelle dolci colline coperte di foraggio e frumento, che sta crescendo con solo un leggero anticipo sulle nostre colture, sono un gran ben di Dio. Capisci anche perché i francesi erano così restii nell'abbandonare l'Algeria al tempo delle lotte contro la colonizzazione, negli anni '50.

Ti si aprono gli occhi, proprio come quando visiti il delta del Nilo e comprendi finalmente perché gli ebrei, al tempo dell'Esodo, ce l'avevano con Mosè che continuava a farli avanzare nel duro deserto del Sinai (e là davvero è deserto) promettendo una terra ricca che non si vedeva mai, mentre la terra ricca di ogni ben di Dio sapevano di averla lasciata alle spalle. Nel nord della Tunisia e dell'Algeria vedi la stessa ricchezza e abbondanza della nostra campagna e capisci anche perché lungo la storia eserciti e popoli hanno lottato per possederla. Queste sono un po' le considerazioni che si fanno mentre l'auto macina chilometri e si vede scorrere fuori dal finestrino tutto quel meraviglioso verde in un tour che vuole essere di per sé solo una rivisitazione dei luoghi africani legati al grande Agostino.

Il viaggio inizia da Monastir con l'intenzione di fare un tour nel nord della Tunisia: Cartagine, Utica, Biserta e tutta la costa del nord con l'attraversamento della Crumiria, il rientro a Tunisi e con la possibilità di passare in Algeria per vedere i luoghi legati al grande Agostino. Ci vuole un giorno e mezzo per avere il visto turistico del Consolato Algerino di Tunisi. Vista perciò Tunisi e Cartagine, si può puntare subito su Utica, poi Biserta e Tabarka a soli 20 km dal confine algerino. Utica, in cui gli attuali lavori di scavo e restauro hanno portato alla luce splendide ville romane con bei mosaici, si vantava di essere più antica della stessa Cartagine. Del periodo punico si sono trovate la Necropoli e altre costruzioni di quell'epoca. Era una città portuale, ma il mare è ora distante 12 km e il porto interrato.

Il porto di Biserta

Il porto di Biserta

Gli scavi, iniziati nel XIX sec., hanno portato alla luce reperti archeologici importanti, in parte trasferiti al Louvre o al Bardo e in parte, nel piccolo Museo locale. E un sito che merita una sosta (è sulla strada di Biserta), proprio per i mosaici e le belle case romane ritrovate, tra cui primeggia la "casa della cascata", così chiamata per una fontana monumentale che vi è stata ritrovata. Del periodo cristiano è stata identificata una chiesa in mezzo alla campagna, sempre entro Utica, ma non sono stati fatti scavi e perciò non si può vedere nulla. Di Biserta si gode l'atmosfera incantevole del vecchio: dell'antica città, prima porto fenicio, poi punico e infine romano, non resta nulla. Tabarka conserva una Basilica paleocristiana. Due ore circa di tempo per superare l'ostacolo della frontiera e poi si prosegue verso Annaba (l'antica Ippona). Le strade sono buone e il traffico tranquillo. La visitare la città prevede prima la Chiesa di Sant' Agostino, ove un religioso agostiniano ci accolse con grande cordialità, poi le rovine dell'antica Ippona. Interessanti sono le ricchezze storiche e turistiche di Costantina, capitale della Numidia e del sito archeologico di Tiddis a 30 km ca. fuori città. Tiddis era una di quelle cittadine fortificate che proteggeva, verso sud, Costantina e tutta la zona costiera dalle incursioni berbere.

La sua identificazione è stata possibile dopo aver ritrovato, con gli scavi, una stele con la scritta "Castellum Tidditanorum" mentre prima era localmente chiamata "Ksantina-el-Kdima" (l'antica Costantina). Ma mentre Tiddis conserva memorie notevoli dell'epoca romana, con un arco per la porta della città, resti di templi e anche una chiesa bizantina, (restano poco più delle mura perimetrali) con due battisteri, Costantina invece, del periodo romano o bizantino ha quasi nulla.

Comunque la città, quasi tutta moderna, a parte un vecchio borgo arabo, è suggestiva perché costruita su un grosso sperone roccioso con ponti mirabolanti (antichi e nuovi) che la congiungono con le colline circostanti. Una grossa fenditura nella roccia, percorsa durante la nostra visita da un impetuoso torrente con acqua limacciosa (era piovuto il giorno prima), rende il paesaggio oltremodo vario e interessante. La tappa successiva è Tagaste oggi chiamata Souk-Ahras, ma anche qui le memorie antiche sono inesistenti: evidentemente tutto è sepolto sotto la città moderna. Più interessante è invece Medaura, ove recenti scavi hanno riportato in luce vari monumenti molto belli, compresa una chiesa paleocristiana. La cosa più sorprendente di un viaggio in Algeria è sicuramente il paesaggio: verde e fiorito ovunque. Una vera esplosione di primavera.

  APPROFONDIMENTO

Il ritorno in Tunisia e il passaggio della frontiera è più sollecito dell'andata. In solo mezz'ora, compilate cartoline d'ingresso e avuti i relativi timbri, si può essere già sulla strada tunisina che ci porta a Ef Kaf . Segue la possibilità di una splendida escursione archeologica: prima Bulla Regia, con la vicina Chimtau, poi Dougga con la vicina Musti e al fine, con il sole che già tramonta, Thuburbo Maius. Tre siti archeologici di prima grandezza, almeno per Bulla Regia, Dougga e Thuburbo Maius, sicuramente i più noti, con insigni monumenti romani, resti di templi, teatro, ville con mosaici, ma anche resti di chiese bizantine e protocristiane con relativi battisteri e mosaici. Musti è invece un sito più ridotto, poco visitato, e ancora in gran parte da scavare. Anche qui però si possono rintracciare le rovine di una antica chiesa e relativo battistero.

Quest'ultimo ha persino una vasca di riserva per l'acqua che confluiva nella vasca battesimale. Chimtau, un famoso insediamento legato alle cave di un preziosissimo marmo multicolore che era andato di moda nell'epoca imperiale, conserva poche cose: l'area è tutta da scavare, ma ha un magnifico piccolo museo. Ed è poco prima di Chimtau che, sulla strada isolata su un piccolo promontorio, si possono trovare le rovine di una piccola chiesa con facciata e campanile a vela come si può trovare in Italia, specie in Umbria.