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ITINERARI AGOSTINIANI: LETTERE AI FAMILIARI DI ANGELO RONCALLI

Frontespizio del volume di Lettere ai Familiari pubblicato nel 1968

Frontespizio del volume di Lettere ai Familiari

 

 

UNA VISITA IN ALGERIA DI MONS. ANGELO RONCALLI

LETTERE AI FAMILIARI 541-546

 

In seguito a una visita in Algeria mons. Angelo Roncalli (il futuro papa Giovanni XXIII) scrisse alcune lettere a familiari. Il contenuto fu riprodotto nel 1968, a cura di mons. Francesco Loris Capovilla, suo segretario, in un libro dal titolo Lettere ai Familiari.

 

 

 

541. Al nipote Battista Roncalli

Parigi, 24 febbraio 1950

 

Mio caro Battista,

Alla prima tua lettera non ho potuto rispondere benché me ne restasse vivo il desiderio. Rispondo subito a questa del 10 corr. perché non vorrei che tu pensassi male. Ti seguo sempre col pensiero e con la preghiera, anche se non posso scrivere, come non scrivo a molte altre persone a cui pure mi piacerebbe dar prova di sensibilità dopo rapporti di tanti anni, d'ordine privato e spirituale. Il mio compito di servitore della Santa Sede mi obbliga — dopo la mia cura quotidiana dei miei rapporti col Signore — e non mi permette ormai più che di occuparmi degli interessi della Chiesa e del Santo Padre in Francia.

Ho il progetto di recarmi nell'Africa del Nord dalla metà di marzo alla metà di aprile, perché la mia giurisdizione ordinaria si estende fino a quelle provincie, che non videro ancora un Nunzio Apostolico. Sono una continuazione della Francia dal punto di vista politico attuale e amministrativo. Sarà un forte lavoro per me, accompagnato però da indubbie consolazioni. L'Africa cristiana fu una delle conquiste più fiorenti e gloriose dell'Apostolato cattolico dei primi secoli. Basta ricordare Tertulliano, S. Cipriano e S. Agostino; i Martiri Scillitani e le Sante Perpetua e Felicita.

Mi accompagnerà mons. Forni con Giulio e Dino. Tu mi seguirai con le tue preghiere, ne sono certo.

Con questo viaggio intendo coprire il mio giubileo episcopale, perché poi non se ne parli più. Non son tempi di feste, ma di lavoro e di sacrifìcio. Godo del richiamo che mi fai della Grotta di Lourdes al Liceo. Io ero presente quando nell'aprile 1905 mons. Radini venuto in Seminario la prima volta, la benediceva. Era vicerettore don Flaminio Belotti, morto poi vescovo missionario. Sono passati 45 anni ed ho tutto ben presente.

Dal tono della tua lettera sento che la tendenza alla poesia ti prende. Ciò non è male. Può essere buono e vantaggioso. Serve anche a buon esercizio di scrivere correttamente e con distinzione. Ti chiederò però di sorvegliarti bene, perché non ti distragga troppo da ciò che è più importante per tè ora. I tuoi studi ordinari, e quelli che più ti costano. Esercizio di latino; matematica quanto la debolezza del tuo comprendimento ti consente; ma in uno sforzo continuato. E poi la cura intensa contro il pessimismo. Oh! il carattere mite ed allegro, senza quarti di luna, che ricchezza e che fonte di successo per la vita nostra e per giovare altrui ! In una tomba che ho veduta in questi giorni lessi ad elogio di un vescovo [1] le parole: humilis et magnus.

Lì c'è la parte nostra di elogio, e la parte di Dio: perché Dio solo è grande e dà la grandezza, e noi siamo tutti pigmei. Non insisto con tè sull'argomento, per non stancarti. Studia, sii umile e mite, paziente ed amabile, facile ad interpretare tutto bene, e nel prendere in buona parte qualunque cosa ti avvenga. In omnibus respice finem. Ti ricambio il saluto dei miei collaboratori, mons. Forni, Heim, nonché di mons. Testa la cui salute ha migliorato in questi mesi. Verso il luglio o agosto, se tutto ti andrà bene, sarò ben contento di averti qui per qualche tempo, come già ti promisi. Mons. Forni ha fatto una bella traduzione di una opera di Romano Guardini [2]. Io tè la potrò portare a suo tempo. Anche i libri possono diventare una ghiottoneria, se non si sta in guardia. Anch'io, come sai, ne ho tanti di libri. Ma più invecchio e trovo che la vera, la grande scienza è ancora nei piccoli libri semplici, e più vicini al Vangelo, che nei grandi trattati che attirano la curiosità.

Ora, caro Battista, entriamo nel vivo della Quaresima. I lenimenti concessi dalla Chiesa nella disciplina penitenziale non devono toglierci dall'esercizio quotidiano della mortificazione dei sensi, e specialmente del gusto. Certo è che il saperci mortificare così ci merita molte grazie di ogni ordine. Circa la mia visita a Roma per la canonizzazione delle due Sante Loveresi [3], penso che non se ne farà niente. Farò una breve capatina in maggio, e spero di venirti a vedere. Ma niente di sicuro.

Ti benedico di cuore e ti manderò nuovi saluti, a Dio piacendo, dalla terra d'Africa.

 

 

 

Note

 

(1) - Forse trattasi del card. Desiderato Mercier (1851-1926) che mgr Roncalli aveva conosciuto agli inizi del secolo. Ne visitò la tomba a Malines il 21 febbraio 1950.

(2) - ROMANO GUARDIMI, II Signore, Milano, Vita e Pensiero, 1949

(3) - Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, fondatrice delle suore dette di Maria Bambina.

 

 

 

 

 

542. Alle sorelle Ancilla e Maria

Parigi, 26 febbraio 1950

 

Mie care sorelle,

Queste righe per dirvi che non vi dimentico affatto, che ricevo le vostre lettere, che a tè particolarmente, mia cara Ancilla che ti preoccupi della parte materiale della casa, amo ripetere di fidarci della Provvidenza, anche se questa ci da appena il sufficiente, così da tenerci sempre fedeli all'amore della povertà che è la nostra vera ricchezza e la nostra nobiltà. Va avanti come prima, con cura di economia, ma insieme senza ansietà. Non c'è proprio motivo di averne. La scorsa settimana ho voluto distrarmi un poco da tanto lavoro, ed ho fatto una gita in Belgio ed in Olanda.

Ero con mons. Giacomo Testa. Vedete, un giovane prete, bravo, tanto buono e amato dappertutto. Egli ha meno salute di me. Ora guadagna un poco, ma sapete che il cuore è sempre un po' matto e delicato. Ebbi qui a Parigi per 15 giorni mons. Sigismondi, della stessa sua età, ma più robusto e perciò lanciato ad una missione che svolgerà fra i neri del Congo Belga e gli procurerà grande soddisfazione e grande merito. Il merito però è anche maggiore quando è accompagnato da sacrificio, e quello di mons. Testa, che è nella pienezza della sua età, è molto grande. Ma egli fa del bene dappertutto, e questo è ciò che conta.

Non le dignità e gli onori della terra. Con lui dunque mi sono recato in Belgio. Mi portai innanzitutto ad Ivoir in Belgio e capitai improvviso a visitare il nostro parente Mauro Roncalli, fratello di Giovanni, il postino. Oh! che grande festa fu per me e per lui. È conciato male ed è umanamente inguaribile. Però dagli arti in fuori, tira avanti, o meglio sta tranquillo sulla sua sedia; fa qualche cosa colle sue mani: io lo trovai inteso a far gabbie per uccelli. È, si vede, di un buon carattere: cristianamente rassegnato e sereno, ha una buona moglie, un bravo giovinotto che voi avete conosciuto a Sotto il Monte, una cara fìgliuoletta. Abita in una casina tutta pulita. Si vede che è ben voluto dai preti della parrocchia con cui si intende bene.

Con piacere vidi, fatti chiamare appena arrivai, parecchi di Sotto il Monte e tutta una parentela che io non vi posso nominare un per uno, perché mi sbaglierei. Ma insomma fui molto contento. E anche per questo solo avrei fatto il viaggio. Anche e Ivoir è un bel paesino, sul fiume, con belle case, piccolo ma pulitissimo. Seppi poi che anche il Papa Pio XI, quando era semplice sacerdote Achille Ratti, si era recato là più volte, per visitare una Casa del Cenacolo di cui egli fu per 36 anni cappellano a Milano. Del resto del viaggio vi dirò quando tornerò in vacanza. Fu bellissimo. Ora mi preparo al viaggio ben più importante in Africa del Nord. Penso di essere ad Algeri per la domenica 19, giusto nel compiersi del 25° del mio episcopato.

Anche là volevano prepararmi una gran festa. Ho arrestato ogni cosa. Canteremo sì e no un piccolo Tè Deum a mezza voce. Ci vorrebbe altro. Io rappresento il Santo Padre e gli interessi della Santa Chiesa in Francia in faccia ai potenti della nazione ed al popolo cristiano. Cosa c'entra la mia povera persona? Voi continuate a pregare ed a far pregare, specialmente i bambini, perché tutto riesca ad onore del Santo Padre e ad edificazione spirituale, ed a elemento di pacificazione. Il Signore mi è buon testimonio che non cerco me stesso, ma la gloria e la volontà sua. Il resto non conta nulla. Dall'Africa vi scriverò. Ma non crediate che io vada in capo al mondo. Da Parigi ad Algeri non ci sono che 3 orette di aria: e da Marsiglia circa 12 ore di mare. Di qua si va in Africa, come da Sotto il Monte a Ponte San Pietro o a Bergamo.

E c'è molta gente che non fa che andare e venire. Tutto considerato credo che non potrò recarmi a Roma in maggio per le canonizzazioni. Sono invece deciso a venire per una breve visita in maggio a Bergamo per benedire le nozze della Baronessina Niny Scotti e per qualche ora in famiglia. Verrei per ferrovia, silenziosamente e senza occuparmi di altro, e me ne tornerei subito a Parigi, dove veramente il lavoro mi assorbe oltre ogni dire. Vi prego di tenere tutto per voi quanto vi scrivo su questo punto. Stamattina ho fatto una lettera anche per Battista al Seminario. Vedo che ha preso le cose bene. Sapersi bene esercitare nella umiltà, credete che è una grande scuola. Scriverò anche alle nipoti Suore a Cori ed all'Asmara. Oh! che brave e felici figliuole l'una e l'altra. Avranno anche loro le loro spine, ma si abitueranno a cavarsele da sé per amore di Dio, e godranno una grande pace. Saluto di cuore tutti i nostri delle due famiglie, anzi tre e quattro.

Mi comprendano se non scrivo di più. A Teresa dite che continui a mandare « Ave Maria » alla Madonna di Brusicco che è sua vicina, e salutatemi chi mi ricorda e mi saluta. Prima del mio viaggio avrò qui un grande ricevimento in occasione della festa del Papa. Pensate tutti gli uomini più importanti del Governo Francese: tutti i capi missione diplomatica residenti a Parigi, circa una sessantina, tutti i Cardinali e gli arcivescovi di Francia. Circa 200 persone, ma tutte di primo ordine. Avrà luogo il 14 marzo. Grande da fare qui in casa, per invitare, per ricevere, e per provvedere al buffet, che anche ridotto, costerà sempre parecchie decine e decine di migliaia di franchi. Prima della guerra si arrivava sino a 1.800 persone.

Ora riduco il numero degli invitati, escludo le signore di qualunque rango e la nobiltà, per non far torto a nessuno. Tutte cose di grande apparenza, ma che anch'esse servono a fare un più grande bene, quando la festa è passata. E non vi aggiungo altro. Ma tutti benedico. Santifichiamo bene la Quaresima, nella cenere e nel cilizio, per i nostri peccati e per i peccati del mondo intero. È la sola maniera di meritare la pace.

 

† a. g. r.

 

 

 

 

543. Alla nipote Anna Roncalli

Parigi, 15 marzo 1950

 

Mia cara Suor Anna,

Le tue lettere mi sono carissime, tanto la prima, quanto la seconda, piene di ottimo sentimento e di augurio. Ma che cosa vuoi? Il rispondere mi costa, nel senso che innanzi alle cose più importanti del mio ministero mi sento piuttosto portato a queste che alle relazioni di famiglia, che perciò ne soffrono un poco. Ma tu hai pazienza come ne ho anch'io, e ci teniamo subito in pace. Appena tu puoi credere come mi interessa la tua vita di missionaria: le tue prime impressioni, la rettitudine del tuo giudizio ed il fervore che ti ispira. Continua a scrivermi. Mi darai vero sollievo. Come ti hanno riferito sto per recarmi in Africa, Africa del Nord, soggetta alla dominazione Francese. Il 19 sarò ad Algeri: il 26 a Tunisi, il 29 e 30 ad Ippona (Bona), il 2 aprile a Costantina, ed il 9 (Pasqua) ad Oran. Siccome viaggerò colla mia auto, credo che ritornerò a Parigi passando attraverso la Spagna. È con questo viaggio che io celebrerò il XXV del mio episcopato, in uno studio continuo di far dimenticare me stesso e di far onore al Santo Padre. Perché tu sai che io sono stato fatto arcivescovo non per altro servizio che quello di rappresentare il Papa in vari paesi. Potessi arrivare dall'Africa del Nord fino all'Eritrea, ma questi sono sogni. Però terra d'Africa per tè e terra d'Africa per me. Rammenta che l'Africa è oggi la parte del mondo che offre più promesse per il regno di Cristo. Ed io sono ben contento che una mia carissima nepote, la prima figlia di mio fratello Giuseppino, sia stata chiamata dalla Provvidenza a santificarsi ed a consacrare le sue energie al Signore per la salute delle anime in Africa.

Il Signore ti benedica tanto tanto, accenda il tuo fervore, ti perfezioni nello studio della calma, della umiltà e della letizia spirituale che non ci viene meno quanto più riputiamo niente noi stessi, e ci perdiamo in Dio. Ti accludo una cartolina dove troverai quattro Bergamaschi cioè: mons. Testa di Cenate, che fu per tanti anni mio segretario in Oriente, il tuo zio, mons. Piero Sigismondi che fu già mio alunno ed ora viene mandato alla Missione del Congo Belga come Delegato Apostolico, una magnifica missione d'Africa; e un giovane sacerdote di Valle Imagna che trovasi pure a Parigi per ragioni di studi.

Come vedi mentre alcuno, come tuo zio, invecchia, altri giovani sorgono a prendere il posto nel servizio della Santa Sede. Intanto coraggio, prega per me che sempre ti porto nel cuore. Tengo la bella immagine della tua professione religiosa nel mio breviario, col tuo nome e cognome. Ti benedico con la tua Rev. Superiora, con le tue consorelle. Oh! le care Pie Madri della Nigrizia del tempo di guerra al Banco Sete a Bergamo, 1916-17-18-19, dove io ero cappellano. E come cantavano bene ogni sera prima delle ultime preghiere : « O cara Africa, mio sol desio, deh, faccia Iddio, che io venga a tè ». Dall'Africa del Nord, ti saluterò ancora. Continuiamo a pregare insieme.

 

Aff.mo tuo zio

† Angelo Gius. arciv.

 

 

 

544. Alla nipote Giuseppina Roncalli

Parigi, 15 marzo 1950

 

Mia cara Suor Maria Angiola,

Sto per partire per una visita in Africa del Nord dove pure si estende il mio ministero di Nunzio Apostolico in Francia. Canterò la mia Messa giubilare ad Algeri domenica prossima 19 corr., festa del nostro caro S. Giuseppe, speciale protettore tuo e mio. Scusami se non ti ho scritto dopo Natale. Mi accontentai di versare nel cuore del Signore durante la mia preghiera le piccole ansietà del tuo spirito che mi confidasti nella tua ultima lettera. Non bisogna pensare che i giorni siano tutti sereni Anche i più belli portano qualche nuvola, talora portano pioggia, vento e tempesta. Ma poi torna il sole, e tutto diventa più bello nell'insieme; e si comprende la varietà delle stagioni come la varietà degli stati d'animo. Allegri o mesti, però, incerti o decisi, solidi o barcollanti, si sta sempre sotto il sole. La luna non c'entra, o è buona per la notte: buona a riguardarsi d'improvviso e di sfuggita. Il nostro sole è il Sacro Cuore che ci illumina, ci rasserena e ci accende. Ad Algeri domenica si celebra giusto il centenario della consacrazione dell'Algeria al Sacro Cuore di Gesù, e vuol essere festa grande, nella cui luce il mio giubileo episcopale deve scomparire. Sono giunto a tanto di onoranze e di feste intorno a me e in onore del Papa in Francia, che non ho alcun gusto di festeggiamenti per la mia povera persona. Ieri sera per es. ho ricevuto qui alla Nunziatura, in onore del Santo Padre, i Capi del Governo Francese di ogni colore politico, i capi Missione di tutti i paesi del mondo, ben 4 cardinali e 15 arcivescovi per non dirti di altre onorevoli persone che sono il più ed il meglio di Parigi. Non basta questo alla soddisfazione umana ? Basta sicuramente. Per questo ho deciso di recarmi in Africa, dove [ci] sarà una serie di ricevimenti, non per la mia povera persona che val ben poco ma per il Papa che io rappresento. Mi recherò dunque, dopo Algeri, a Tunisi e Cartagine, ad Ippona ed a Costantina, ad Oran, cercando lungo la via i ricordi gloriosi di primi martiri cristiani dell'Africa e dei grandi Santi Cipriano vescovo e martire Agostino che furono appunto di là. Forse dopo Pasqua sulla via del ritorno passerò attraverso la Spagna; terra di ricordi egualmente gloriosi: Santa Teresa, la grande, S. Ignazio, S. Francesco Saverio ecc. Tu prega per me, ogni giorno. Sarò di ritorno verso 20 di aprile. Queste notizie per darti un po' di distrazione piacevole per dirti che io continuo a star bene, e sempre prego per tè e ti benedico insieme con le tue compagne di Cori e di Roma e di tutto il mondo. Vedo bene cogli occhi che invecchio ma ancora non lo sento nelle ossa: eppure bisognerà pure che mi prepari. Ti aggiungo una fotografia dove vedi con me tre Bergamaschi: mons. Testa di Cenate, il nuovo mons. Delegato del Congo Belga arciv. Pietro Sigismondi, già mio alunno al Seminario di Bergamo, ed un giovane prete ancora studente di Costa Imagna. Vedi nella Chiesa tutti vecchi e giovani intesi a servirla, ed a servire con essa Nostro Signore. Coraggio, mia cara Suor Angiola. San Giuseppe ci protegga insieme. Il Signore ci benedica. Ricordami alla tua Superiora e particolarmente a Suor Pierina ed alle tue compagne di Sotto il Monte.

 

† a. g. r.

 

 

 

 

545. Al nipote Saverio Marchesi

Parigi, 28 aprile 1950

 

Caro Zaverio,

Tornato appena da un lungo viaggio in Nord-Africa trovo la tua lettera del 4 corr. Essa mi affligge nel pensiero delle tue tribolazioni. Ma insieme mi consolo dei tuoi buoni sentimenti di abbandono alla volontà di Dio che tutto dispone per il nostro bene ed in cui si può trovare pace e conforto in ogni tempo. Oggi stesso ho disposto che ti siano inviati franchi svizzeri 240 che corrispondono a 20.000 Franchi Francesi, e tu sai a quante mille lire Italiane. È una somma che non sarà forse gran cosa per tè; ma è grossa per me, che ho tutte le apparenze di essere un grande signore, perché vivo a spese della Santa Sede che provvede alle necessità della mia funzione diplomatica. Ma in realtà io ho uno stipendio personale mensile di poco conto, e che mi lascia povero coi poveri. Ciò mi piace del resto, perché io non mi sono fatto sacerdote per arricchire.

Tu scrivimi quando hai ricevuto la somma. Ringrazia con me la Provvidenza: e preoccupati sopratutto di mantenerti calmo e buono, come è il tuo carattere, io credo, bene unito colla tua moglie e col tuo bambino che benedico con tè. Sempre letizia e coraggio. È coi sacrifìci quotidiani che si preparano i giorni più belli. Dal 19 marzo, ti dissi, al 21 aprile, ho percorso tutta l'Africa del Nord, da Tunisi a Tangeri, compreso il Marocco, e sono tornato a Parigi passando dalla Spagna.

In tutto 10.000 kilometri di auto. Siccome ho fatto per la mia missione, tutto andò bene. Anche la salute mi si conserva buona, mentre i primi che batteranno alla mia porta il prossimo 25 novembre saranno i 70. Settanta o cento, tutti gli anni sono e devono essere del Signore. Ancora ti benedico di cuore con la tua famigliuola.

 

† a. g. r.

Nipote Marchesidai Reist, Rathausgasse 16 Baden-Aargau

 

 

 

 

546. Alla famiglia

Parigi, 29 aprile 1950

Mie care sorelle e tutti della famiglia,

Da sabato scorso 22 corr. mi trovo a Parigi, dopo un viaggio felicissimo ed incantevole. Enrica potrà cercare sopra un atlante tutto il mio giro: Parigi-Ars-Lione-Valenza-Marsiglia-traversata in mare-Algeri-Tunisi-Costantina-ancora Algeri-Oran. San Giuseppe ad Algeri, domenica di Passione a Tunisi, le Palme a Costantina, Pasqua a Oran. Posso dire, non per me figlio del Batista di Roncai, ma rappresentante del Papa, che per la prima volta si recava in Africa Francese un vero trionfo della devozione di tanta gente al Santo Padre ed alla Chiesa. Dal 19 marzo al 10 aprile una successione di manifestazioni religiose e civili inattese ed incomparabili Poi dal 10 aprile sono entrato in forma privata nel Marocco che io credevo un paese arido e bruciato; invece un vero paradiso terrestre in primavera.

Là ho visitato tutte le città sacre del maomettanesimo, i luoghi dove i Mori una volta tenevano schiavi i cristiani: Fez, Marrakec, Merkez, Casa Blanca, Rabat, ecc. Poi Tangeri, Tetuan, Ceuta. Di là passaggio del mare presso Gibilterra ed attraversata della Spagna da Siviglia sino a Granata, Cordova, Toledo, Madrid, coll'Escuriale, poi Burgos, S. Sebastiano; e poi passata la frontiera Francese, Biarritz, Bayonne, Lourdes dove passai una notte ed un mattino per ringraziare la Madonna, e poi Bordeaux, Poitiers, e Parigi. Pensate, 10.000 (diecimila) kilometri con Dino sempre colla mia grande macchina e senza il più piccolo inconveniente. La salute sempre ottima, perché tutto fu fatto con calma. II mio viaggio è già tutto stampato: ma voi non leggete il Francese. E ci vuol pazienza. Siate grati con me al Signore.

Quando mi trovo fra tante grandezze e insieme tante miserie, perché il mondo è grande, è bello, ma è vario, penso sempre alla semplicità di Sotto il Monte. E questo pensiero mi aiuta sempre, mi tiene umile e coraggioso insieme. Pensate che sarò stato ricevuto con grande onore, addobbi, discorsi, brindisi, sentiti e fatti, in 40 fra città, borgate e parrocchie. Una festa, una gioia per salutare il Nunzio del Papa. Spesso chi faceva i complimenti era un ebreo; gli Arabi, che sono la grande parte degli abitanti dell'Africa, rispettosi anch'essi, e parecchi di loro uniti alle Autorità Francesi. A Tunisi alloggiai nel palazzo del Presidente o Governatore Francese. Mi ricevette però solennemente anche il Bey o Califfo di Tunisia, che mi conferì la più grande decorazione. Tutte cose a cui, come sapete, io tengo poco, ma che sono espressive.

Come vedete, la verità è una sola, in Europa come in Africa: ed è nel Vangelo del Signore. Quando dopo la metà di maggio verso il 20, come mi propongo, verrò per qualche breve ora a Camaitino, vi potrò dire tante cose interessanti, che io in parte già conosco ma che viste sul posto fanno più impressione. Fra l'altro ci fu un vero trionfo ad Ippona, la città di Sant'Agostino dove oltre ad un ricevimento sontuoso al municipio, la sera parlai ad una folla di 20.000 persone. Naturalmente dicendo le stesse cose che si dicono a Sotto il Monte. Ma questo è il bello della nostra Santa Religione.

Basta Ringraziarne il Signore, sempre, ogni giorno. Dalla lettera ultima di Enrico, di Giovanni, di Giuseppino e di tutti vedo che anche voi state bene. Continuiamo cosi. Finché potremo tenere. Vi scriverò ancora presto per precisarvi le particolarità della mia venuta. Però ancora ripeto, non conviene parlarne troppo perché trattasi di cosa che deve passare quasi inosservata. Intanto vi benedico, e vado a letto, perchè siamo a mezzanotte. Oggi ebbi qui il prevosto Lazzari di Gazzanica con un suo nipote sacerdote. Mi fu molto caro. Penso di rivolgermi al Signor Maffeis per qualche servigetto della sua auto; Poiché io Penso di venire in ferrovia ed avrò come compagno mons.

Testa Giacomo, col quale vi saluto tutti insieme delle varie famiglie. Siamo ora nella ottava del Patrocinio di San Giuseppe. Continuiamo a pregare il grande Santo insieme.