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ITINERARI AGOSTINIANI: da Selja a kairouan

Le gole di Sejla fra le montagna

Le gole di Sejla

 

 

SELJA - LE OASI - CHOTT EL JARID - KAIROUAN

 

 

 

 

SELJA

Le Gole del Selja: una faglia stretta a picco, che si dilata in un anfiteatro naturale dove l'acqua scende ad irrorare un letto di sabbia, incassata in una gola detta "colpo di sciabola", mentre a monte s'aprono vedute sulla catena dei Tarfaoui. Il nome della gola deriva dalla leggenda di Liela, principessa di rara bellezza: si narra di come riuscì a fuggire dalla tenda del suo padrone insieme con un guerriero di nome Mansour, dopo che egli ebbe tagliato il letto nuziale con un netto colpo di sciabola. Oltrepassando questa breccia, la gola si allarga per circa cinquanta metri, dominata da scogliere alte centinaia di metri. A circa quattro chilometri si restringe nuovamente ed è qui la sezione più interessante della gola. Di particolare importanza l'ipotesi avanzata dagli storici, secondo cui i romani avessero posto vari sbarramenti nella gola, per l'irrigazione delle culture di una colonia agricola stabilitasi all'uscita della gola. Vi si può accedere in fuoristrada lungo le miniere di fosfati a cielo aperto che la ricoprono oppure sul treno d'epoca "Lezard Rouge" che fu del Bey e che ora trasporta migliaia di turisti sino alla stazione ferroviaria di Selja.

 

 

Le oasi di montagna MIDES, TAMERZA, CHEBIKA

Tre oasi fuori del comune, situate sulla sommità delle montagne, che particolarmente meritano una visita: vi crescono palme tenaci che si innalzano sopra le rocce in un paesaggio di rara bellezza, dove il tempo sembra stranamente sospeso tra presente e passato, in un ambiente incontaminato, armonioso e sereno.

 

Mides

Identificata come la romana Mades. Vi si trovano numerosi resti d'epoca neolitica: selci tagliate, frammenti di stoviglie, fossili.

 

Tamerza

Fresca oasi di montagna situata sul sito romano di Ad Turris, fu nucleo difensivo romano e poi bizantino. Essa si barrica dietro una catena di montagne granitiche che si apre verso un gigantesco canyon da cui lo sguardo spazia sulla vasta pianura verso il Chott, verso le colline di sabbia e sino al grande deserto. Tamerza assomiglia ad un balcone spalancato sul Sahara. Scendendo per il centro di Tamerza, si raggiunge il uadi El Khanga dove si arriva passando a monte di una bella cascata. L'antico villaggio è quasi totalmente abbandonato ed in rovina, mentre sta sorgendo un nuovo agglomerato urbano presso l'oasi.

 

L'antico villaggio romano di Cebika

Il villaggio di Cebika

Chebika

Il villaggio corrisponderebbe alla romana Ad Spéculum. Aggrappato sul fianco della montagna, ben visibile dalle rocce che lo circondano nonostante sia costruito in pietra e terra, è oggi in rovina e quasi del tutto abbandonato.

Le sorgenti nascono a cinquecento metri dal villaggio, in una gola in cassata nelle rocce che dominano il letto di sabbia del fiume, sino ad una piccola cascata. Il lavoro di ricerca di sociologi, come Jean Duvignaud, ha reso mondialmente famoso sia il villaggio sia l'intera regione.

 

 

 

CHOTT EL JERID

La più grande depressione paludosa dell'Africa del Nord Il sud della Tunisia si caratterizza per la presenza di depressioni paludose denominate Chott. Chott El Jérid è la più estesa, con i suoi 4600 chilometri quadrati che si col legano al Chott El Gharsa (seicento chilometri quadrati) tramite un rilievo denominato Draa Jérid. Considerando la loro disposizione est-ovest il Chott Jérid, con il suo prolungamento settentrionale dello Chott Fejaj, occupa in larghezza la Tunisia meridionale fra il confine algerino ed il golfo di Gabès, distante solo una ventina di chilometri.

Il Chott El Gharsa è situato fra la strada Tozeur - Gafsa e la frontiera algerina. A nord il Chott Jérid e Chott Fejaj sono chiusi dalla catena montuosa di Cherb mentre a sud una zona pianeggiante assicura il passaggio verso il Sahara. Lì troviamo altri Chott circondati da dune sabbiose che annunciano l'approssimarsi del deserto del Grande Erg orientale vera e propria distesa di sabbia infinita.

Il clima dei Chott e loro dintorni è caldo e secco, molto piacevole d'inverno, prettamente arido, con una stagione calda e secca ed un'altra fresca e leggermente piovosa le cui precipitazioni si aggirano in media sui 134 millimetri l'anno pur con annate molto diverse. Le temperature estive medie si aggirano attorno ai 25-50° mentre per il resto dell'anno attorno ai 10-25°.

 

L'acqua dei Chott

Gli uadi riversano nei Chott solo acque a carattere torrentizio. A parte le piogge stagionali, esiste uno scorrimento idrico sotterraneo, nel letto degli uadi a poca profondità.

Il deserto di Chott el Jerid

Il deserto

 

Il paesaggio attorno ai Chott

È estremamente vario: vegetazione salina (Hmadha), oasi, dune.

 

Hmadha

Termine usato dagli abitanti della zona per indicare la tipica vegetazione dei terreni, generalmente stepposi, ricchi di sale. Oasi tradizionali ed oasi moderne. Attorno ai Chott s'incontrano due tipi di grandi oasi: quelle tradizionali e le oasi di recente creazione. Le oasi tradizionali sono situate sia attorno ai Chott sia nelle vallate e in zone montagnose.

Nei pressi di sorgenti naturali troviamo Nefta e Tozeur, nel Jérid invece: Kébili e Douz. Le oasi di valle si sviluppano su bassi terrazzamenti de gli uadi, alla loro uscita dalle montagne, come ad esempio Chebika. Le oasi di montagna, situate nelle regioni di Tamerza e Mides, sopravvivono grazie a sorgenti tuttora attive che riversano le loro acque dapprima in bacini naturali in mezzo alle montagne e poi negli uadi, alimentati anche dall'acqua di drenaggio dopo le irrigazioni.

 

Le Dune

In alcuni punti, attorno ai Chott incontriamo formazioni di dune sabbiose, così tipiche dei paesaggi desertici: ad esempio le gran di dune di sabbia dorata nella via tra Nefta e Hezouai presso il bivio in direzione del Chott El Gharsa. Non meno spettacolari sono le dune attorno ai Chott El Gharsa a Nefta e a Onk EI Jmel, dove furono girati gli esterni di due grandi film: "Guerre stellari" e "il paziente inglese".

Il paesaggio all'interno dei Chott: argilla e sale. La superficie dei Chott è in gran parte ricoperta di argilla ricca di sale e gesso cristallizzato in diverse forme. In inverno e dopo le piogge, il sale dei Chott si trasforma in fango molto pericoloso se si abbandonano le strade principali, per questo costantemente in manutenzione e rinforzate. Nel cuore del Chott è presente anche una grande salina.

 

L'effetto dei miraggi

Su queste superfici immense che si estendono a perdita d'occhio, l'effetto dei miraggi stravolge ingannevolmente la realtà. il fenomeno del miraggio è spiegato dalla rifrazione della luce attraverso strati atmosferici di calore differente, gli oggetti sembrano spostati lateralmente o innalzati sull'orizzonte, o capovolti come se si specchiassero in un lago.

 

 

Immagine della grande moschea di Kairouan

Kairouan: la Moschea

KAIROUAN

La scelta di fondare la città di Kairouan in sostituzione di Cartagine, in una zona parzialmente stepposa, dal clima caldo ed abbastanza secco, con precipitazioni deboli ed irregolari, uadi capricciosi ed impetuosi nel periodo delle piene, è per lo meno sorprendente. Ciò è spiegato, tuttavia, da motivazioni strategiche e militari, piuttosto che geografico od economico. L'ubicazione di Cartagine sul mare rendeva la città costantemente minacciata dalle incursioni dei bizantini, quando essi potevano contare ancora sulla potenza della propria flotta.

Al contrario, Kairouan situata a cinquanta chilometri dal litorale, era avvantaggiata dalla distanza della costa pur essendo sufficientemente vicina al porto di Sousse, ed inoltre si trovava nel pieno centro del Paese da dove il suo esercito poteva muoversi a raggiera alla conquista delle tribù berbere. Fu fondata nel 670 d.C. (anno 50 dell'Egira, nel calendario islamico) come grande accampamento militare, da cui ne deriva il nome Qayrawan (luogo di sosta delle carovane) da Oqba che vi vide giustamente un ideale luogo strategico.

Era in effetti alla stessa distanza dalla costa in possesso dei Bizantini e dalle montagne, rifugio dei Berberi. Kairouan divenne così il punto di partenza per le campagne delle armate arabe nel Maghreb. Conclusa la conquista questa base militare si trasformò in città e divenne la capitale dell'Islam magrebino. L'apogeo della sua potenza fu raggiunto ai tempi di un principato locale, quello degli Aglabidi, che prese il nome dal fondatore di questa dinasta Ibrahim ibn Al-Aghlab.

Nel IX secolo divenne un fiorente centro dotato di infrastrutture proprie delle città islamiche. Risalgono a questo periodo i suoi principali monumenti come la Grande Moschea d'Oqba, in seguito ricostruita; i bacini circolari utilizzati come serbatoi a cielo aperto ed ancora le città reali di Abbassiya, a pianta circolare come Bagdad, capitale dell'impero abbassi de, e Raqqada a dieci chilometri a sud, dove gli scavi hanno portato alla luce resti imponenti di un palazzo aghlabide. Pregevole e ricca di stucchi e di ceramiche la moschea detta "del barbiere" dove un seguace del profeta Maometto si dice sia stato sepolto insieme con alcuni peli della barba del profeta. Con l'avvento degli sciiti Kairouan subì la concorrenza di Mahdiya che era diventata la capitale dell'Ifriqiya nel 921. Abbandonata nel X secolo a favore di Mahdia, fu per breve tempo occupata dai Fatimidi che costruirono nei pressi la loro residenza reale di Sabra-Mansouriya.

In seguito, dopo la partenza dei Fatimidi per l'Egitto nel 973, dovette fare i conti con la predominanza del Cairo. Da allora la città perdette il suo raggio di influenza a poco a poco sostituita da Tunisi di cui gli Hafsidi fecero la loro capitale. L'invasione degli Hilaliani nel 1057, causò la rovina della città che conobbe un lungo periodo di crisi riuscendo però a conservare il proprio prestigio e splendore come città santa. Ancor oggi le festività religiose, come il Mouled (anniversario della nascita del Profeta) sono particolarmente sentite dai credenti.

I visitatori scoprono una città orientale che, nel bene o nel male, ha saputo conservare tutto il fasci no del suo passato. Attraverso le sue moschee, i suoi muri di mattone, i suoi souk animati rinomati per la tessitura e vendita dei tappeti detti proprio di "Kairouan", i suoi vicoli di colore leggermente bluastro, il mausoleo di Sidi Sahabi (Abou Dhama el-Balaoui uno dei compagni del profeta), quello di Si di Abid el-Ghariani (sede dell'Associazione per la salvaguardia della Medina). Il santuario di Sidi Amor Abada detto moschea delle spade (1860), il bir Barouta (pozzo che secondo la leggenda comunicherebbe con il pozzo di Zernzem a La Mecca). Malgrado le tante vicissitudini storiche, il luogo ha conservato molti dei suoi monumenti dell'antichità. E' così per la Medina cinta da una muraglia in mattoni cotti, un materiale tradizionale secolare, lunga 3,5 Km e alta 10 m: questa struttura, che è rinforzata da 20 torri circolari ospita numerosi monumenti religiosi fra cui la grande moschea, il più antico santuario del Maghreb islamico. Totalmente costruito in mattoni, la struttura dispone di una decina di porte di cui una apre sulla sala di preghiera dove il mihrab è abbellito da un pavé di faïence dai riflessi metallici.

Sulla destra di questa nicchia, troneggia il minbar qui è la più antica tribuna musulmana. La sontuosa sala per le preghiere è divisa da 17 navate sormontate da 6 cupole ritmate da 414 colonne dai capitelli di età romana e bizantina. Di fronte alla moschea, il museo Ibrahim ibn El-Aghlab espone oggetti assai belli provenienti dalla stessa Kairouan, come pure dai suoi dintorni, in particolare da Raqqada e da Sabra el-Mansouriyya. Di grande interesse storico sono anche il bacino monumentale degli Aghlabidi che oggi è stato valorizzato con uno spazio esclusivo oltre alla Moschea dalle tre porte, quella di Barbier, quella di Sabres.

 

 

 

Guerre stellari a Onk El Jmel

Guerre stellari

EL JEM (Thysdrus)

Thysdrus, d'origine punica, diventando città romana seppe trarre profitto dalla sua posizione di crocevia della Tunisia centrale e dall'impulso dell'ulivocoltura sotto Adriano (117-138), al punto di di venire la seconda città della provincia dopo Hadrumetum (Sousse).

Nel III secolo contava circa 30.000 abitanti, la sua estrema ricchezza la faceva ambire al ruolo di capitale forse anche con pretese di dirigere l'impero: l'anfiteatro era il terzo del mondo romano ed il circo possedeva le medesime dimensioni del circo di Massenzio a Roma. Dopo l'assassinio di Alessandro Severo e l'elezione ad imperatore di Massimino nel 235, la pressione fiscale esercitata sulla provincia scatenò la rivolta dei latifondisti di Thysdrus, sostenuti dai contadini della Tunisia centrale, che proclamarono decaduto Massimino e gli sostituirono il proconsole Gordiano nel 238, con l'assenso del senato di Roma.

La risposta di Massimino fu immediata: suo figlio Gordiano II fu vinto ed ucciso lo stesso anno dalle truppe della III Legione e Gordiano I finì per suicidarsi nel suo palazzo a Cartagine. Nonostante la forte repressione che in seguito si abbatté sulla regione, Thysdrus rimase relativamente prosperosa sino alla fine dell'impero. Il periodo Vandalico e bizantino portarono al declino inarrestabile della città, posta ai limiti della regione stepposa come Sufetula (Sbeitla) e sempre più a contatto con le tribù berbere provenienti dalla Tripolitania e da Aurès.

 

L'anfiteatro

Risale alla fine del II e inizio del III secolo, misura 149 metri di lunghezza, 124 di larghezza e 36 d'altezza, é composto di tre ordini di arcate ornate di semicolonne e sormontate da un muro di coronamento. Sotto il pavimento dell'arena, lunga 65 metri, s'incrociavano due gallerie a volta, dove erano custodite le belve. Luogo di rifugio durante l'invasione Vandala (430) e nei primi tempi della conquista araba (647), l'anfiteatro fu trasformato in fortezza da La Kahina in guerra contro Hassan Ibn Noaman, e nel 1695 Mohamed Bey vi fece aprire una breccia per stanare i partigiani di Ali Bev.

 

Il museo Raccoglie una superba collezione di mosaici pavimentali provenienti da EI Jem e dalle zone circostanti. Sotto il peristilio, si notano alcuni frammenti di sculture e iscrizioni di sarcofagi. Tra i mosaici, quello nella galleria di fondo, raffigura due Amorini che affiancano un pavone che fa la ruota. La sala di fondo riunisce i mosaici di maggior vanto del Museo. Dopo un'enorme composizione troviamo il mosaico di Sileno: un medaglione esagonale con al centro Sileno e gli Amorini e negli angoli tralci di vite. Altri mosaici raffigurano una processione dionisiaca; leoni che divorano un cinghiale e, subito accanto, una tigre che assale due onagri.

 

 

La casa d'Africa

Nel 1991, una maldestra costruzione abusiva alla periferia della città antica, consentì - al momento della distruzione - alla Sovrintendenza di EI Jem di individuare una delle più grandi, se non la maggiore, domus romane in terra d'Africa: circa tremila metri quadrati portati alla luce fino ad oggi. E composta dal corpo principale strutturato attorno ad un triclinium-oecus, e da un peristilio, abbellito da una vasca, da cui si accede agli appartamenti privati.

La villa possedeva uno stabilimento termale di cinquecento metri quadrati. Oltre che per le dimensioni, questa villa è famosa per i suoi mosaici pavimentali, unici nel loro genere. Tra questi eccelle il mosaico in cui appare la figura della dea bene fattrice Africa, per la prima volta raffigurata su un mosaico, oltre che su monete e ceramiche.

Ciò porta a supporre che il padrone della domus fosse un ricco signore locale, certamente devoto a Roma, ma fortemente impregnato di cultura africana. L'allegoria dell' Africa, questa volta intesa come provincia romana, si ritrova su un altro mosaico che evoca l'approvvigionamento dell'impero romano. L'Africa ha i tratti di una giovane donna bruna di carnagione, sul capo una pelle d'elefante, accompagnata dalle immagini allegoriche delle altre province romane: l'Egitto, l'Asia, la Spagna, la Sicilia ed una quinta non ben identificata, che incorniciano la figura di una possente Minerva rappresentante Roma. Anche il Triclinium è pavimentato elegantemente da un immenso mosaico.

La "Casa d'Africa" è stata ricostruita all'interno del recinto del museo grazie ad un progetto con giunto tunisino-francese. Oggi si può ammirare una bellissima ricostruzione fedele, di oltre duemila mq., che riproduce il peristilio, o cortile centrale; il triclinium o sala da pranzo, la bella cucina, due salette per gli ospiti, un locale per il culto agli dei della casa a forma di semicerchio con un bellissimo mosaico che raffigura la nascita di Venere, le stanze da letto padronali con i mosaici sulla dea Africa già descritti, alcuni cortili interni, ecc. Questa costruzione è unica al mondo.