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AFRICA ROMANA: Neapolis

Scena di caccia al cinghiale: mosaico al Museo del Bardo a Tunisi

Scena di caccia al cinghiale

 

 

 

 

NEAPOLIS

 

 

 

Neapolis, l'odierna Nabeul, è una città posta sulla costa meridionale di Capo Bon, a circa 60 Km a sud-est di Cartagine. Letteralmente Città Nuova - in greco - questo insediamento ha delle origini preromane. Costretta a intervenire nel conflitto punico-romano la città si alleò con Cartagine contro Roma. Questa alleanza scatenò la reazione dei romani vittoriosi. Passati i primi periodi dell'occupazione, Neapolis si romanizzò molto rapidamente, ottenendo in breve tempo la condizione di colonia.

Fu prospera fino agli inizi del Medio Evo, dopodichè iniziò un lento declino fino al XII secolo quando il geografo arabo al-Idrissi la descrisse come un campo di rovine. Le vestigia di questa città sono ancora in fase di studio, tuttavia già incomincia a riemergere l'importanza di questa città antica. Si possono menzionare a questo proposito i grandi edifici adibiti alla conservazione del pesce e alla produzione del garum.

Sono segnalati anche altri edifici e dimore ricche di mosaici sontuosi e spettacolari. L'antica Neapolis è, dopo Cartagine, la città dell' Africa settentrionale che può vantare la più antica menzione: Tucidide la cita infatti come emporio commerciale cartaginese e riferisce anche che, all'epoca della guerra del Peloponneso (V secolo a. C.), essa servì da scalo ai Greci dì Cirene in viaggio verso la Sicilia, dalla quale distava «meno di due giorni e una notte di navigazione».

Conquistata da Agatocle nel corso della guerra contro Cartagine, la città venne tuttavia trattata con clemenza dal tiranno siracusano. Nel 148 a. C., durante la terza guerra punica, i Romani la ridussero alla condizione di città tributaria e solo nel II secolo d. C. le concessero lo status di colonia, cambiandone il nome in Colonia Julia Neapolis come risulta da un'iscrizione del III secolo Si apri allora un periodo di prosperità, confermata dalle recenti scoperte archeologiche e dall'esistenza di un'associazione di armatori (navicularii) ancora attiva nell'anno 400. La presenza di Cristiani è attestata dalla metà del III fino al VII secolo, mentre frammenti di diverse menorah testimoniano che una colonia ebraica visse qui sin dalla tarda antichità.

Ancora sconosciute sono invece le ragioni della decadenza di Neapolis: nel XII secolo viene descritta da el-Idrisi come un complesso di rovine abbandonate, spodestata da un insediamento musulmano posto più a nord. L'arte della ceramica è presente a Nabeul sin dall'epoca romana, forse addirittura dall'età punica; il vasellame viene prodotto in un centinaio di botteghe artigianali, che è possibile visitare rivolgendosi a un qualsiasi negoziante di ceramiche. Di stampo tradizionale è una ceramica verniciata al piombo (motli) in cui la vernice, verde o gialla, è sempre trasparente e lascia intravedere motivi decorativi disegnati con ossido di manganese; alcune botteghe lavorano anche una ceramica porosa detta chawat.

Nabeul non presenta monumenti di particolare interesse artistico, se si escludono gli scavi di Neapolis e i reperti del Museo archeologico regionale. Le vestigia dell'antica Neapolis sono venute alla luce in seguito agli scavi iniziati nel 1965.

È stata cosi scoperta una grande casa con peristilio e viridarium: la bella pavimentazione a mosaico (metà IV secolo d. C.) presenta motivi geometrici, scene mitologiche (Pegaso alla fonte, le nozze di Bellerofonte, Poseidone e Amimone) e, nella vasca del peristilio, il volto di Oceano. In prossimità del mare gli archeologi hanno rinvenuto un complesso artigianale destinato alla conservazione di vivande sotto sale e alla produzione di garum (in diversi contenitori rivestiti di cocci di tegole sono state trovate anfore ancora piene di resti di alimenti polverizzati).

Il garum era una salsa, particolarmente saporita, che i Romani usavano per condire carni, verdure e persino la frutta; era preparato con le interiora di grossi pesci, o con pesciolini interi, che venivano salate e fatte seccare al sole per circa due mesi, oppure, per accelerarne la preparazione, in forno. Nel corso degli scavi sono stati riportati alla luce anche alcuni tratti di strade e una sorta di sacello ornato con un mosaico raffigurante una corona agonistica fra due candelabri accesi, forse una celebrazione dei giochi in onore di Artemide. Il Museo archeologico regionale ospita una collezione di reperti provenienti dalla regione di capo Bon. Nel Salone d'ingresso si trova una planimetria dell'antica Neapolis e una carta storica del capo Bon, dove si possono distinguere 1l siti punici, 12 romani e 15 islamici.

La sala 1 (a sinistra dell'atrio) raccoglie soprattutto oggetti di epoca punica (VII-IV secolo a.C.): ceramiche, lucerne in terracotta, amuleti, gioielli e monete provenienti dalla regione di Kerkouane. Notevoli anche le anfore, le piccole giare in terracotta e alcune statuette di figure femminili. Corridoio: reperti punici e romani provenienti dalla zona di Bir bou-Rekba. Si segnalano le statue in terracotta dedicate agli dèi tutelari di Cartagine, Tanit e Baal Hammon, che testimonia il persistere, soprattutto in ambiente rurale, di antiche credenze puniche tollerate da Roma. Inoltre, statue di dea mentre allatta un bambino e di Atena. Sono anche esposte anfore in terracotta (IV secolo a. C.), lucerne a olio con relativo stampo di epoca romana, coppette di vetro, piatti in alabastro, vasi a forma di testa femminile e oggetti d'arredo in bronzo. Patio: vi sono riuniti bei mosaici d'epoca romana (II-III secolo d. C.), tra cui uno rappresentante la leggenda di Marsia e Apollo (da Kelibia); un altro, scoperto nella casa delle Ninfe (IV secolo d. C.) a Neapolis, raffigurante due galli con alcune monete nel becco, e, infine, il mosaico dei due pavoni, posti ai lati di un vaso. Interessanti anche le stele funerarie di epoca romana (IV secolo d. C.) e alcune corazze in marmo, fra le quali è notevole quella imperiale rinvenuta a Korbous.