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AFRICA ROMANA: Pupput

Statuetta in terra cotta che rappresenta la divinità di Tanit - Giunone - Caelestis, vestita di una lunga tunica, abbigliata con una cilindrica sulla testa. la dea è seduta su un trono con un largo schienale. Mosaico al Museo del Bardo

La divinità di Tanit - Giunone - Caelestis

 

 

PUPPUT

 

 

 

Nei pressi di Hammamet si trovano alcuni resti dell'antica città di Pupput. Il nucleo principale dell'insediamento romano si trovava nel luogo oggi chiamato souk el-Abiod, al bivio delle due strade che da Hammamet conducono a Sousse e Tunisi. Alla metà del II secolo l'agglomerato di Pupput era ancora un semplice vicus, un borgo cioè privo di autonomia municipale, che probabilmente dipendeva dalla città di Siagu.

Sotto l'imperatore Commodo diventò colonia romana e si arricchì di un Capitolium, di un teatro e di un anfiteatro. Avviati alla fine dell'Ottocento, gli scavi hanno permesso di ricostruire la topografia della città e di localizzare i vari monumenti, nonchè il sistema idrico. Sono state rinvenute tombe, iscrizioni, vari oggetti, statuette, mosaici oggi conservati per lo più al Museo del Bardo, grandi abitazioni, alcune terme e una basilica cristiana.

Una di queste case con terme private, è decorata da mosaici geometrici e floreali del V secolo e da un insolito pannello dove è stata rappresentata la proiezione al suolo di un portico con le relative colonne. Poco oltre è stata scoperta una abitazione dove mosaici neri e bianchi della fine del II secolo convivono con un pavimento più recente, ornato con la testa di Dioniso. Altri mosaici a motivi geometrici e figurati con scene di pesca, xenia (tipo di mosaico raffigurante nature morte) e uccelli risalenti al IV secolo sono rinvenibili presso altre abitazioni.

Mosaico con una iscrizione votiva di un certo Quintus dedicata a Cerere, Demetra e Core

Mosaico con una iscrizione votiva di un certo

Quintus dedicata a Cerere, Demetra e Core

Tra gli scavi sono state rinvenute anche delle maschere in terra cotta, una vera rarità nelle tombe romane, che sembra siano state dettate dalla volontà degli abitanti di dedicare ad Ermes il volto del defunto affinché venisse salvaguardata l'identità del suo viso.

Fra le tombe ne è stata rinvenuta una con un'apertura a tubo in terracotta che pare ricordare i riti funebri romani: da questa apertura il vino veniva versato direttamente nella tomba per far partecipare il defunto stesso ai riti in memoria dei morti, quando si mangiava e si beveva sulle tombe.

 

 

Mosaico con una iscrizione votiva dedicata a Cerere, Demetra e Core, divinità designate collettivamente come Domnabus. Il dedicante è un certo QUINTUS che appartiene a una corporazione dell'anfiteatro, di cui appare il simbolo.

Questo emblema, una specie di corona con cinque punte, è nota anche da altri mosaici e corrisponde a quello che aveva adottato per sé la corporazione dei Pentasi, che si erano posti sotto la protezione di Cerere. Il mosaico si trova al Museo del Bardo.