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Percorso : HOME > Africa agostiniana > Siti archeologici > TamugadiAFRICA ROMANA: Tamugadi
La strada che porta all'Arco di Trionfo
TAMUGADI
Timgad (l'antica Tamugadi), uno degli accampamenti militari più vasti e ricchi che i Romani abbiano costruito, - testimonianza della serenità ammirevole di Roma anche negli ambienti più ostili, - sorgeva a più di 1300 metri in un paesaggio di colline ondulate su un altopiano arido, spazzato dai venti, delle ultime propaggini dei Monti Aures. Anche in piena estate la temperatura è mite. La ricchezza del sito archeologico con i suoi reperti, che per vastità ed importanza sono i meglio conservati in Algeria, merita una visita accurata ed attenta. Progettata nel 110 da Lucio Munazio Gallo, un legato imperiale di Traiano, questa città militare aveva per base un quadrato perfetto di 370 metri circa di lato.
Oggi le sue mura e le sue quattro porte sono scomparse (i resti della città furono scoperti da un viaggiatore inglese nel 1765). La città ebbe uno sviluppo repentino, tant'è che le mura di cinta furono presto superate arrivando a coprire ben 50 ettari, contro i 12 iniziali. Timgad fu fondata non soltanto per la difesa di quella zona ma per sistemarvi i legionari della Legio Ulpia Victrix che avevano combattuto sotto Traiano contro i Parti. Benché nel Nord Africa se ne incontrino molte ancora in uso, la porta di Timgad - che ricorda l'Arco di Settimio Severo nel Foro Romano - è senz'altro la più elegante.
La sua iscrizione ci spiega come fu decisa la fondazione della città. «L'imperatore Traiano Augusto Germanico, figlio del divino Nerva, Sommo Pontefice, Padre della Patria, per fa terza volta Console e rivestito per la quarta volta del potere tribunizio, fondò con l'aiuto della III Legione Augusta la colonia di Tamugadi, essendo legato imperiale e propretore L. Munazio Gallo». Dalla dominazione romana ne seguì una bizantina, con la costruzione di una fortezza ancora oggi visibile nella parte a sud. Poi subentrò un lento decadimento in seguito ad un violento incendio, di cui non si conobbe la causa. Distrutta dal suo tragico isolamento, fortunatamente la città non fu usata come cava di pietra dagli Arabi (come quasi tutte le altre del Nord Africa). Sopravvisse perfino alla invasione dei Vandali, e sebbene incendiata dai Numidi per evitarle di cadere nelle mani dei Bizantini «che fecero più danni nel Nord Africa dei Barberini a Roma», non venne mai ricostruita dagli indigeni. Si spiegano così le sue grandiose rovine.
Il Decumano e l'Arco di Traiano
Consumati dal fuoco i tetti e gl'interni degli edifici, le colonne e i muri che li sostenevano crollarono. I loro resti dovevano rimanere indisturbati per secoli, sepolti a poco a poco dalla sabbia, finché, dopo duemila anni, non sono stati infine rialzati nelle loro posizioni originati. Resta comunque immutato il fascino di questo enorme complesso, da cui si elevano verso il cielo le colonne romane ed i poderosi archi. Nel museo che si trova all'ingresso del complesso, sono conservati statue e mosaici. Adagiati sul pavimento degli steli votivi a Saturno e steli funerari in marmo con decorazioni e scritte dei defunti. Tra gli oggetti conservati c'è una serie straordinaria di varie suppellettili legate alla vita quotidiana che danno un'immagine molto vivida di come viveva la gente.
Ci sono oggetti quali gioielli, strumenti geometrici e chirurgici, monete, serrature e chiavi, spille e fibbie in osso e uno stupefacente mucchio di monete d'oro difficilmente riconoscibili perchè fuse e ridotte in un unico blocco in seguito a un incendio. La visita inizia dall'antica via principale Cardo Maximus, dal quale sono ancora ben visibili le abitazioni con il patio circondato da colonne. Nel sesto isolato si incrociano il Cardo sud e il Decumanus Maximus, che costeggia il Foro e termina con l'Arco di Traiano. Nel complesso vi erano ben 14 terme pubbliche per 20.000 abitanti, che funzionavano a legna di cui sono stati rinvenuti resti di cedro fossilizzato ed avevano oltre al Caldarium, Tiepidarium e Frigidarium, sale di massaggi all'olio di oliva. Al di fuori dei limiti della città ci sono le Grandi Terme Settentrionali, un complesso di 80 m per 66 m che aveva più di 30 camere. Dei gradini portano al Foro con alcune forme di giochi visibili sul pavimento, ed una serie di colonne in diagonale portano al teatro che poteva contenere 4.000 spettatori. Una solenne scritta all'entrata spiega che il teatro fu costruito con soldi della comunità. Dalla sommità si ha una notevole vista sulla fortezza bizantina (534 d. C.), sulla necropoli cristiana (scoperti più di 9.000 sarcofaghi) ed sui monti Aures. Quindi si passa al quartiere commerciale di Sertius dal nome del personaggio che ha donato alla città un mercato con interessanti resti, originariamente coperto, a semiarco di banchi e capitelli che riproducevano gli alimenti venduti, il perimetro con i negozi e, al centro una piazzetta. Sulla via sacra le pietre cambiano di colore per distinguere i diversi luoghi.
Dopo aver superato la Porta Nord con la sua pavimentazione piena di solchi a causa delle ruote dei carri che hanno consumato la pietra, il tratto nord del Cardo conduce su per il pendio e oltrepassa la biblioteca sulla sinistra. Questa ha delle colonne e una stanza a semicerchio; il pavimento lastricato è ancora intatto. Il Cardo incontra il Decumanus Maximus in un incrocio a T: voltando a sinistra ci si porta sul mercato. In alcune zone troviamo delle fonti battesimali del V sec. Imponenti le rovine del tempio dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Singolare il quartiere dei bordelli segnalato con un fallo alla base di una colonna, di fronte alle prigioni. A pochi passi si erge il maestoso arco di Traiano, costruito nel III secolo, una delle porte principali di accesso alla città (Porta ovest Ambasis - Porta est Mascula ) che segna l'estremità occidentale della città: sono ancora evidenti sulle lastre del pavimento i segni lasciati dalle bighe (le pietre venivano poste in diagonale per frenare la corsa dei carri). Alla base dell'arco si scopre un ceppo chilometrico.
APPROFONDIMENTO
Prima della Porta Mascula ci sono le Terme Orientali costruite nel 146 d. C. Più avanti sulla sinistra, dopo il Mercato, si trova il Campidoglio , che si trova su un punto elevato e in realtà fuori dai confini della città. Fu costruito alla fine del II secolo su una grande piattaforma che presenta sulla parte frontale una fila di piccole colonne. Il tempio era enorme e aveva una scalinata di 28 gradini che portava all'ingresso. In origine aveva sei colonne alte 14 m, due delle quali sono state rialzate. Dalla collinetta vicino al Campidoglio si ha una bella vista di tutto il sito. Le Grandi Terme meridionali si trovano un po' oltre a est.
Procedendo per 300 m verso sud lungo una strada dissestata si arriva a un grande forte bizantino costruito durante il regno di Giustiniano. Le pareti sono spesse più di due metri e mezzo e racchiudono una superficie lunga 110 m per 70 m. All'interno le stanze e le altre strutture sono ancora ben conservate. A destra, dopo l'ingresso, ci sono una piscina e una terrazza che conservano ancora la pavimentazione originaria in piastrelle. Numerosi edifici che costituivano la città romana sono ancora da scoprire, mancano infatti il circo e l'anfiteatro per i gladiatori.