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AFRICA ROMANA: Thabraca

Mosaico funerario del diacono Crescentius

Mosaico funerario del diacono Crescentius

 

 

THABRACA

 

 

 

Antico approdo commerciale dei Fenici, Thabraca (l'odierna Tabarka) ebbe una certa rilevanza sotto la dominazione romana e ancor più nel III e IV secolo d. C. grazie al porto, dove venivano esportati minerali di ferro e di piombo, marmo di Chemtou, cereali della pianura di Béja, olio d'oliva, legno da costruzione e persino belve per i giochi circensi. Armatori e commercianti si arricchirono rapidamente e la città si abbellì di dimore private lussuose, che rivaleggiavano in splendore con i monumenti pubblici e gli edifici religiosi.

Anche l'epoca cristiana fu per Thabraca molto importante: la cittadina diventò uno dei principali vescovati dell'Africa e vi furono costruite basiliche, cappelle e conventi. Pare che le basiliche cristiane fossero almeno tre e che una di esse fosse dotata di un battistero monumentale. I mosaici funerari che decorano la sala 5 e la scalinata principale del Museo del Bardo provengono da una di queste chiese e dalle necropoli situate fra il borj Messaoud (una cisterna) e il Borj el-Jédid (forte turco nei pressi delle vestigia di un teatro romano).

Sul fianco della collinetta si trova la cosiddetta basilica, in realtà un'antica cisterna romana del III-IV secolo con una capienza di 2700 metri cubi, che serviva ad alimentare le terme e le fontane pubbliche. Fu trasformata in chiesa a tre navate con sei campate dai Padri Bianchi.

 

 

Nell'immagine si può osservare un mosaico funerario cristiano che ricopriva la tomba del diacono CRESCENTIUS. Composto da tre registri ci mostra, sopra un lungo epitaffio di nove righe, il defunto che viaggia nei cieli, fra gli angeli, con le mani levate al cielo in segno di perdono. Nell'ultimo registro si vede un delfino, una barca e un crisma, simboli tradizionali della iconografia cristiana. Il mosaico è conservato al Museo del Bardo.

 

 

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