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AFRICA ROMANA: Tingis

Mosaico con la dea dell'Abbondanza, museo del Bardo a Tunisi

Mosaico con la dea dell'Abbondanza

 

 

TINGIS

 

 

 

Il carattere marittimo della terra di Tangeri trova simbolica eco nella mitologia greca, che attribuiva la fondazione del primo nucleo a Tingi, sposa del gigante Anteo, figlio di Poseidone signore del Mare, e di Gea dea della Terra. Sembra tuttavia che il nome derivi da una popolazione berbera qui insediatasi in età neolitica. Forse frequentata da navigatori fenici, Tingis è citata da Ecateo di Mileto nel VI secolo a. C., e cent'anni dopo nel « Periplo» di Annone, ardito esploratore cartaginese.

Indipendente fino alla distruzione di Cartagine (146 a. C.), la città fu poi assorbita nel regno di Mauretania. Più tardi, al tempo del conflitto tra Antonio e Ottaviano, si ribellò al re Bogud, schierato a fianco del primo, e per questo ebbe dal vincitore il riconoscimento dello stato di colonia romana. Nodo delle comunicazioni tra Spagna, Sala (Rabat) e Volubilis, Tangeri divenne sotto Claudio (42 d. C.) capitale della Mauretania Tingitana e, dopo l'annessione alla diocesi della Spagna voluta da Diocleziano, forse addirittura di tutta la circoscrizione.

Nel 429 i Vandali di Genserico, dopo aver attraversato la Spagna, si lanciarono alla conquista dell'Africa settentrionale e occuparono la città; ma nel 533 Belisario, generale di Giustiniano, la reintegrava nell'impero bizantino. La storia di Tangeri è avvolta nel mistero fino alla seconda invasione araba, quando, verso il 706, Moussa ibn Noceir si impossessò della città e mobilitò il suo esercito per la conquista della Spagna.

Ma la conversione all'lslam non riuscì a soffocare il desiderio d'indipendenza, esasperato da una soffocante politica fìscale, alcune tribù berbere che, dopo l'adesione allo scisma kharigita, originatosi nell'Ifriqiya (Tunisia), si impadronirono di Tangeri resistendo alla reazione sferrata contro di loro dagli Arabi.

Con la nascita nel 788 del potente regno degli Idrisidi, la città entrò nelle mire espansionistiche di questi e degli Omayyadi spagnoli; dopo un secolo di lotte cadde sotto la dominazione della dinastia fatimita di Tunisia (956), per passare poi sotto gli Almoravidi (1075) e quindi gli Almohadi (1149). Nel 1243 si pronunciò a favore degli Hafsidi di Tunisi e nel 1247 fu sotto i Merinidi. Nel corso del XIV secolo Tangeri commerciava con i principali porti del Mediterraneo (Genova, Venezia, Barcellona e Marsiglia) esportando pelli, lane, tappeti, cereali e zucchero. Ambita dai Portoghesi fin dal 1437, cadde nelle loro mani nel 1471 e solo nel secolo successivo passò, insieme alla corona portoghese, a Filippo II di Spagna.

Il Museo Archeologico è ordinato nei locali delle antiche cucine del vicino palazzo di Dar Chorfa. Le tre sale a pianterreno e il cortile rievocano il Marocco preistorico e romano: la Navigazione di Venere, mosaico proveniente da Volubilis raffigurante la dea e il suo corteo; reperti del Paleolitico e del Neolitico, carte del Marocco all'epoca di Giuba II; calchi dei bronzi rinvenuti a Volubilis (gli originali sono nel Museo Archeologico di Rabat); vari reperti da Volubilis, Lixus, Banasa, Tamuda, Cotta. Una parte del museo è dedicata alla storia di Tangeri e della sua regione.

Oltre alla raccolta preistorica (ceramiche, utensili vari) notevole il plastico a grandezza naturale di una tomba fenicia scoperta a Moghogha es-Séghira (a sud-est di Tangeri), completa di arredo funerario. Gli antichi riti funerari sono documentati dalla sepoltura di un bambino inumato in una giara, dai piccoli sarcofagi in piombo, da un frammento di affresco proveniente da una tomba romana e da altri manufatti. Il museo conserva inoltre una collezione di monete d'argento e ceramiche dell'antica Tingis.