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Agostino: La vita dalle sue opere

Madaura: il Teatro della città romana

Madaura: il Teatro della città romana

 

 

 

VITA DI AGOSTINO

dalle opere di sant'Agostino

 

 

 

354.  La nascita

 

Agostino nacque nella provincia d'Africa, nella città di Tagaste, da genitori dell'ordine dei curiali, di onesta condizione e cristiani.

POSSIDIO, Gesta Augustini 1, 1

 

Il tredici novembre ricorreva il mio compleanno.

AGOSTINO, De Beata Vita 1, 6

 

 

I genitori

Ispira Signore mio Dio e Dio mio, ispira i tuoi servi, i fratelli miei, i tuoi figli, i padroni miei, che servo col cuore e la voce e gli scritti, affinché quanti leggono queste parole si ricordino davanti al tuo altare di Monica, tua serva e di Patrizio, già suo marito, mediante la cui carne mi introducesti in questa vita, non so come.

AGOSTINO, Confessioni 9, 13, 37

 

Mia madre fu allevata nella modestia e nella sobrietà, sottomessa piuttosto da te ai genitori, che dai genitori a te. Giunta in età matura per le nozze, fu consegnata a un marito, che servì come un padrone. Si adoperò per guadagnarlo a te, parlandogli di te attraverso le virtù di cui la facevi bella e con cui le meritavi il suo affetto rispettoso e ammirato.

AGOSTINO, Confessioni 9, 9, 19

 

 

L'infanzia e la fanciullezza

Cominciai anche a ridere, prima nel sonno, quindi nella veglia. Così almeno mi fu riferito sul mio conto, e io vi ho creduto, perché vediamo che anche gli altri bambini fanno così.

AGOSTINO, Confessioni 1, 6, 8

 

Io non ero più un infante senza favella, ma ormai un fanciullo loquace, ben lo ricordo. Non mi ammaestrarono gli anziani, suggerendomi le parole con un insegnamento metodico, ma fui io stesso il mio maestro con l'intelligenza avuta da te, Dio mio.

AGOSTINO, Confessioni 1, 8, 13

 

Le parole costituivano per me, sventurato un diletto e perciò venivo definito un fanciullo di belle speranze.

AGOSTINO, Confessioni 1, 16, 26

 

Giunsi a dispiacere persino a quella gente con le innumerevoli menzogne usate per ingannare il pedagogo e i maestri e i genitori, tanto era grande il mio amore per il gioco, la mia passione per gli spettacoli frivoli e la smania d'imitare gli attori. Commisi persino qualche furto dalla dispensa e dalla tavola dei miei genitori, ora spinto dalla gola, ora per procurarmi qualcosa da distribuire agli altri fanciulli, che vendevano giochi. Nel gioco stesso, dominato dal vano desiderio di eccellere, spesso carpivo arbitrariamente la vittoria con la frode.

AGOSTINO, Confessioni 1, 19, 30

 

 

361-366.  I primi studi a Tagaste e Madaura

 

Prima, durante l'infanzia, anche di latino non conoscevo alcuna parola, ma con un poco di attenzione imparai senza bisogno d'intimidazioni e torture, anzi fra carezze di nutrici, festevolezze di sorrisi e allegria di giochi.

AGOSTINO, Confessioni 1, 14, 23

 

Fu da loro allevato ed educato con ogni cura e anche con notevole spesa, e fu istruito inizialmente nelle lettere profane, cioè in tutte quelle discipline che si chiamano liberali.

POSSIDIO, Gesta Augustini 1, 1

 

 

369.  Interruzione degli studi per le cattive condizioni economiche della famiglia

 

Quell'anno i miei studi erano stati interrotti. Richiamato da Madaura, una città vicina, ove in precedenza mi ero trasferito per studiare letteratura ed eloquenza, ora si andavano raccogliendo i fondi necessari al mio trasferimento in una sede più lontana, Cartagine, secondo le ambizioni, piuttosto che le possibilità, di mio padre, cittadino alquanto modesto del municipio di Tagaste ... Chi allora non faceva alti elogi a un uomo, mio padre, che per mantenere agli studi suo figlio in una città lontana spendeva più di quanto permettesse il patrimonio familiare? Molti cittadini assai più ricchi di lui non affrontavano per i loro figli un sacrificio simile.

AGOSTINO, Confessioni 2, 3, 5

 

Quando però nel corso di quel sedicesimo anno tornai presso i miei genitori e fui ridotto all'ozio, senza alcun impegno scolastico, dalle strettezze della mia famiglia, i rovi della passione crebbero oltre il mio capo senza che fosse là una mano a sradicarli.

AGOSTINO, Confessioni 2, 3, 6

 

 

370.  Agostino si reca a Cartagine dove conduce una vita sregolata

 

Mi attiravano gli spettacoli teatrali, colmi di raffigurazioni delle mie miserie e di esche del mio fuoco. Come avviene che a teatro l'uomo cerca la sofferenza contemplando vicende luttuose e tragiche e che, se pure non vorrebbe per conto suo patirle, quale spettatore cerca di patirne tutto il dolore e proprio il dolore costituisce il suo piacere? Miserevole follia, non altro, è questa.

AGOSTINO, Confessioni 3, 2, 2

 

Giunsi a Cartagine e dovunque intorno a me rombava la voragine degli amori peccaminosi. Amoroso d'amore, cercavo un oggetto da amare ... Amare ed essere amato mi riusciva più dolce se anche del corpo della persona amata potevo godere. Così inquinavo la sorgente dell'amicizia con le immondizie della libidine.

AGOSTINO, Confessioni 3, 1, 1

 

 

370-371.  Morte del padre Patrizio

 

Fu in tale compagnia che trascorsi quell'età ancora malferma, studiando i testi di eloquenza. Qui bramavo distinguermi per uno scopo deplorevole e frivolo quale quello di soddisfare la vanità umana ... Avevo allora diciannove anni e mio padre era morto da due.

AGOSTINO, Confessioni 3, 4, 7

 

L'aiuto di Romaniano

Tu Romaniano, quando ho perduto mio padre, mi hai confortato con l'amicizia, mi hai spronato con i consigli, mi hai somministrato il mantenimento. Tu con la tua simpatia e amicizia e col considerarmi di casa mi hai reso, come te, illustre e tra i primi nel nostro Municipio poi decisi di andare a Cartagine per ottenere un insegnamento più alto.

AGOSTINO, Contra Academicos 2, 2, 3

 

 

372-373. Si lega a una donna e diventa padre

 

In quegli anni stava con me una donna, non legata in nozze, come si dice, legittime, ma scovata nel vagolare della mia passione dissennata; una sola, però, a cui prestavo per di più la fedeltà di un marito. Sperimentai di persona in questa unione l'enorme divario esistente tra il patto coniugale stabilito in vista della procreazione e l'intesa di un amore libidinoso, ove pure la prole nasce contro il desiderio dei genitori, sebbene imponga di amarla dopo nata.

AGOSTINO, Confessioni 4, 2, 2

 

Nasce un figlio che chiama Adeodato

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo lasciammo la campagna e facemmo ritorno in città ... Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu bene l'avevi fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molte importanti e dotte persone.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14

 

 

373.  Lettura dell'Ortensio di Cicerone

 

Fu appunto il corso normale di studi che mi condusse al libro di un tal Cicerone, ammirato dai più per la lingua, non altrettanto per il cuore. Quel libro contiene un incitamento alla filosofia e s'intitola Ortensio. Quel libro, devo ammetterlo, mutò il mio modo di sentire e suscitò in me nuove aspirazioni e nuovi desideri, mi fece bramare la sapienza immortale con incredibile ardore di cuore.

AGOSTINO, Confessioni 3, 4, 7

 

Diventa uditore della setta dei Manichei

Così finii tra uomini orgogliosi e farneticanti, carnali e ciarlieri all'eccesso. Nella loro bocca si celavano i lacci del diavolo e un vischio confezionato mescolando le sillabe del Tuo nome con quelle del Signore Gesù Cristo e del Paracleto, lo Spirito Santo nostro consolatore. Questi nomi erano sempre sulle loro labbra, ma soltanto come suoni e strepito della lingua, per il resto il loro cuore era vuoto di verità. Ripetevano: verità, verità, e ne facevano un gran parlare con me, eppure mai la possedevano, e dicevano il falso non su te soltanto, che si davvero verità, ma altresì sui princìpi di questo mondo, che da Te sono creati, un argomento su cui avrei dovuto superare i filosofi anche quando dicevano il vero, in nome del Tuo amore.

AGOSTINO, Confessioni 3, 6, 10

 

 

374.  Insegna grammatica a Tagaste

 

In quegli anni, all'inizio del mio insegnamento nella città natale, mi ero fatto un amico, che la comunanza dei gusti mi rendeva assai caro. Mio coetaneo, nel fiore dell'adolescenza come me, con me era cresciuto da ragazzo, insieme eravamo andati a scuola e insieme avevamo giocato.

AGOSTINO, Confessioni 4, 4, 7

 

Così insegnò prima grammatica nella sua città e poi retorica a Cartagine, capitale dell'Africa.

POSSIDIO, Gesta Augustini 1, 2

 

 

375-383.  Insegna retorica a Cartagine

 

Dalla mia patria però fuggii ... così dal paese di Tagaste mi trasferii a Cartagine.

AGOSTINO, Confessioni 4, 7, 12

 

Trascorremmo questo periodo di nove anni, dal diciannovesimo al ventottesimo, cadendo e traendo in agguati, fra inganni subiti e attuati, in preda a diverse passioni, pubblicamente praticando l'insegnamento delle cosiddette discipline liberali, privatamente una religione spuria; superbi nel primo, superstizioni nella seconda. Attraverso l'insegnamento inseguivo una fama popolare vuota fino agli applausi teatrali, ai certami poetici, a gare per una corona di fieno, a spettacoli frivoli e passioni sregolate; attraverso la seconda cercavo la purificazione da queste macchie mediante le vivande che portavamo agli eletti e ai santoni, come li chiamavano, affinché nell'officina del loro ventricolo ne fabbricassero per noi gli angeli e gli dei nostri liberatori. Io seguivo queste pratiche, le compivo insieme ai miei amici, ingannandoli e ingannandomi con loro ... In quegli anni insegnavo retorica: vinto cioè dalla mia passione, vendevo chiacchiere atte a vincere cause.

AGOSTINO, Confessioni 4, 1, 1

 

Ma più che con gli altri e con maggior confidenza discorrevo di queste cose con Alipio e Nebridio. Alipio, nativo del mio stesso paese e figlio di genitori colà eminenti, era più giovane di me, e infatti era stato mio alunno alla mia scuola nei primi tempi del mio insegnamento sia in patria, sia poi a Cartagine.

AGOSTINO, Confessioni 6, 7, 11

 

 

383.  A Cartagine trova Fausto vescovo manicheo

 

Perciò durante i nove anni circa, in cui la mia mente vagabonda ascoltò i Manichei, attesi con desiderio fin troppo intenso l'arrivo di questo Fausto.

AGOSTINO, Confessioni 5, 6, 10

 

Poco prima era giunto a Cartagine un vescovo Manicheo di nome Fausto, gran lacciuolo del diavolo, in cui si lasciava impigliare molta gente ammaliata dalla dolce favella, che anch'io elogiavo.

AGOSTINO, Confessioni 5, 3, 3

 

L'avidità con cui avevo aspettato per tanto tempo il personaggio era appagata dall'eccitazione patetica delle sue dispute e dalla scelta delle parole adatte, che si ordinavano spontaneamente a rivestire i concetti. Ero dunque soddisfatto e come molti altri o anche più di molti altri, lo elogiavo e lo magnificavo... Quando infine me ne fu data l'opportunità e con i miei amici potei accaparrarmi la sua attenzione in un'ora adatta per un dibattito a due, esposi alcuni dubbi che mi turbavano; ma conobbi anzitutto un uomo che non conosceva le lettere, se si esclude la grammatica ... Dopo che mi apparve abbastanza chiaramente l'incompetenza di quell'uomo nelle discipline ove l'avevo pensato eccellente, incominciai a perdere la speranza di avere da lui spiegate e risolte le questioni che mi turbavano.

AGOSTINO, Confessioni 5, 6, 11 - 5, 7

 

Parte di nascosto per Roma

Fu dunque per la tua azione verso di me che mi lasciai indurre a raggiungere Roma e a insegnare piuttosto là ciò che insegnavo a Cartagine. Non tralascerò di confessarti cosa m'indusse a tanto, perché anche in questa circostanza si deve riconoscere e proclamare l'occulta profondità e l'indefettibile presenza della tua misericordia verso di noi. A raggiungere Roma non fui spinto dalle promesse di più alti guadagni e di un più alto rango, fattemi dagli amici che mi sollecitavano a quel passo, sebbene anche questi miraggi attirassero allora il mio spirito. La ragione prima e quasi l'unica fu un'altra. Sentivo dire che laggiù i giovani studenti erano più quieti e placati dalla coercizione di una disciplina meglio regolata; perciò non si precipitavano alla rinfusa e sfrontatamente nelle scuole di un maestro diverso dal proprio, ma non vi sono affatto ammessi senza il suo consenso. invece a Cartagine l'eccessiva libertà degli scolari è indecorosa e sregolata. Irrompono sfacciatamente nelle scuole e col volto, quasi, di una furia vi sconvolgono l'ordine instaurato da ogni maestro fra i discepoli e commettono un buon numero di ribalderie incredibilmente sciocche.

AGOSTINO, Confessioni 5, 8, 14

 

Mia madre pianse atrocemente per la mia partenza. Mi seguì fino al mare, quando mi strinse violentemente, nella speranza di dissuadermi dal viaggio o di proseguire con me, la ingannai, finsi di non voler lasciare solo un amico, che attendeva il sorgere del vento per salpare. Mentii a mia madre, a quella madre, eppure scampai, perché la tua misericordia mi perdonò anche questa colpa ... però si rifiutò di tornare indietro senza di me, e faticai a persuaderla di passare la notte nell'interno della chiesuola dedicata a san Cipriano, che sorgeva vicinissima alla nostra nave. Quella notte stessa io partivo clandestinamente, mentre essa rimaneva a pregare e a piangere. La riva scomparve al nostro sguardo la stessa mattina in cui ella folle di dolore riempiva le tue orecchie di lamenti e gemiti.

AGOSTINO, Confessioni 5, 8, 15

 

Insegna retorica a Roma

Iniziata volonterosamente l'attività per cui ero venuto a Roma, ossia l'insegnamento della retorica, dapprima adunai in casa mia un certo numero di allievi, ai quali e grazie ai quali cominciai a farmi conoscere; quand'ecco che vengo a sapere di altre abitudini di Roma, che non mi affliggevano in Africa. Certo ebbi la conferma che là non si verificavano i famigerati disordini degli scolari depravati. Tuttavia fui anche avvertito che improvvisamente, per non versare il compenso al proprio maestro, i giovani si coalizzavano e si trasferivano in massa presso altri, tradendo così la buona fede e calpestando la giustizia per amore del denaro.

AGOSTINO, Confessioni 2, 12, 22

 

 

384.  Grazie a Simmaco prefetto di Roma si trasferisce a Milano per insegnare retorica alla scuola imperiale.

 

Conosce il vescovo Ambrogio

Perciò quando il prefetto di Roma ricevette da Milano la richiesta per quella città di un maestro di retorica, con l'offerta anche del viaggio sulle vetture di Stato, proprio io brigai e proprio tramite di quegli ubriachi di favole manichee, da cui la partenza mi avrebbe liberato a nostra insaputa, perché, dopo avermi saggiato in una prova di dizione, il prefetto del tempo, Simmaco, m'inviasse a Milano. Qui incontrai il vescovo Ambrogio, noto a tutto il mondo come uno dei migliori e tuo devoto servitore. In quel tempo la sua eloquenza dispensava strenuamente al popolo la sostanza del tuo frumento, la letizia del tuo olio e la sobria ebbrezza del tuo vino.

AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23

 

 

385-386.  La madre Monica lo raggiunge a Milano.

 

Progetti di matrimonio

Già mi aveva raggiunto mia madre, che, forte della sua pietà, m'inseguì per terra e per mare, traendo sicurezza da Te in ogni pericolo ... Mi trovò in grave pericolo. Non speravo più di scoprire la verità. Tuttavia quando la informai che, pur senza essere cattolico cristiano, non ero più manicheo, non sobbalzò di gioia come alla notizia di un avvenimento imprevisto. da tempo era tranquilla per questa parte della mia sventura: ora mi considerava un morto, ma un morto da resuscitare con le sue lacrime versate innanzi a Te.

AGOSTINO, Confessioni 6, 1, 1

 

Frattanto i miei peccati si moltiplicavano e quando mi fu strappata dal fianco, quale ostacolo alle nozze, la donna con cui ero solito coricarmi, il mio cuore, a cui era attaccato, ne fu profondamente lacerato e sanguinò a lungo. Essa partì per l'Africa, facendo voto di non conoscere nessun altro uomo e lasciando con me il figlio naturale avuto da lei. Ma io, sciagurato, incapace d'imitare una femmina e di pazientare quei due anni di attesa, finché avrei avuto in casa la sposa già richiesta, meno vago delle nozze di quanto fossi servo della libidine, mi procurai un'altra donna, non certo moglie, quale alimento, quasi, che prolungasse, intatta o ancor più vigorosa, la malattia della mia anima, vegliata da una consuetudine che doveva durare fino al regno della sposa. Non guariva per questo la ferita prodotta in me dall'amputazione della compagna precedente.

AGOSTINO, Confessioni 6, 15, 25

 

L'incontro con il vescovo Ambrogio

A Milano incontrai il vescovo Ambrogio, noto a tutto il mondo, come uno dei migliori, e tuo devoto servitore. In quel tempo la sua eloquenza dispensava strenuamente al popolo la sostanza del tuo frumento, la letizia del tuo olio e la sobria ebbrezza del tuo vino. A lui ero guidato inconsapevole da te, per essere da lui guidato consapevole a te.

AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23

 

Con una lettera informai il tuo vescovo, il santo Ambrogio, dei miei errori passati e della mia intenzione presente, chiedendogli consiglio sui tuoi Libri che più mi conveniva leggere per meglio prepararmi e dispormi a ricevere tanta grazia. Mi prescrisse la lettura del profeta Isaia, credo perchè fra tutti è quello che preannunzia più chiaramente il Vangelo e la chiamata dei gentili. Trovandolo però incomprensibile all'inizio e supponendo che fosse tutto così, ne rinviai la lettura, per riprenderla quando fossi meglio addestrato nel linguaggio del Signore.

AGOSTINO, Confessioni 9, 5, 13

 

Ambrogio amava mia madre a motivo della sua vita religiosissima, per cui fra le opere buone con tanto fervore spirituale frequentava la chiesa. Spesso, incontrandomi, non si tratteneva dal tesserne l'elogio e dal felicitarsi con me, che avevo una tal madre. Ignorava quale figlio aveva lei, dubbioso di tutto ciò e convinto della impossibilità di trovare la via della vita.

AGOSTINO, Confessioni 6, 2, 2

 

 

386.   Frequenta il circolo neoplatonico milanese, Simpliciano, Verecondo e alcuni amici africani

 

Allora m'ispirasti il pensiero, apparso buono ai miei occhi, di far visita a Simpliciano, che mi sembrava un tuo buon servitore. In lui riluceva la tua grazia; avevo sentito dire che fin da giovane viveva interamente consacrato a te. Allora era vecchio e nella lunga esistenza passata a seguitare la tua via con impegno così santo, mi sembrava avesse acquistato grande esperienza, grande sapienza; né mi sbagliavo.

AGOSTINO, Confessioni 8, 1, 1

 

Feci dunque visita a Simpliciano, padre per la grazia, che aveva ricevuto da lui, del vescovo Ambrogio e amato da Ambrogio proprio come un padre.

AGOSTINO, Confessioni 8, 2, 3

 

Con me era Alipio, che, libero dagli impegni di legale dopo essere stato assessore a tre riprese, stava aspettando qualcuno, cui vendere ancora pareri come io vendevo l'arte del dire, se pure la si può dare con l'insegnamento. Quanto a Nebridio, cedendo alle sollecitazioni di noi amici, era divenuto assistente di Verecondo, un maestro di scuola, cittadino milanese, intimo di tutti noi. Verecondo desiderava vivamente, ce ne richiese in nome dell'amicizia, di avere dal nostro gruppo quell'aiuto fedele, di cui troppo mancava.

AGOSTINO, Confessioni 8, 6, 13

 

Lettura delle Lettere di San Paolo

Un certo giorno ecco viene a trovarci, Alipio e me, né ricordo per quale motivo era assente Nebridio, un certo Ponticiano, nostro compatriota in quanto africano, che ricopriva una carica cospicua a palazzo. Ignoro cosa volesse da noi. Ci sedemmo per conversare e casualmente notò sopra un tavolo da gioco che ci stava davanti un libro. Lo prese, lo aprì e con sua grande meraviglia vi trovò le Lettere dell'Apostolo Paolo. Allora mi guardò sorridendo e si congratulò con me ... Dirò che era cristiano e battezzato... Ci raccontò la storia di Antonio, un monaco egiziano, il cui nome brillava di chiara luce fra i tuoi servi, mentre per noi fino ad allora era oscuro.

AGOSTINO, Confessioni 8, 6, 14

 

La conversione

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi. Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29

 

 

386-387.   A rus Cassiciacum nella villa di Verecondo

 

Al termine delle vacanze vendemmiali avvertii i Milanesi di provvedersi un altro spacciatore di parole per i loro studenti, poiché io avevo scelto di passare al tuo servizio e non ero più in grado di esercitare quella professione per la difficoltà di respirare e il male di petto.

AGOSTINO, Confessioni 9, 5, 13

 

Il dolor di petto mi ha fatto abbandonare l'insegnamento, sebbene già, anche senza tale evenienza, stessi tentando di rifugiarmi nella filosofia. Mi condussi subito nella villa del nostro buon amico Verecondo. Dovrei dire col suo consenso ? Conosci bene la sua schietta generosità verso di tutti, ma particolarmente verso di noi. Ivi discutevamo assieme gli argomenti che ritenevamo giovevoli. Eravamo ricorsi all'impiego dello stilo per raccogliere tutti gli interventi perché il sistema giovava alla mia salute.

AGOSTINO, De Ordine 1, 2, 5

 

Il tredici novembre ricorreva il mio compleanno. Dopo un pranzo tanto frugale che non impedì il lavoro della mente, feci adunare nella sala delle terme tutti coloro che non solo quel giorno ma ogni giorno convivevano con me. S'era presentato come luogo appartato, adatto all'occorrenza. Partecipavano e non ho timore di presentarli per ora con i soli nomi alla singolare tua benevolenza, prima di tutto mia madre, ai cui meriti spetta, come credo, tutto quello che sto vivendo, Navigio mio fratello, Trigezio e Licenzio miei concittadini e discepoli. Volli che non mancassero neanche Lastidiano e Rustico, miei cugini, sebbene non avessero frequentato neppure il maestro di grammatica. Ritenni che il loro buon senso fosse sufficiente all'argomento che intendevo trattare. Con noi era anche mio figlio Adeodato, il più piccolo di tutti. Egli ha tuttavia un ingegno che, salvo errore dovuto all'affetto, promette grandi cose.

AGOSTINO, De Beata Vita 1, 6

 

Quando ricorderò tutti gli avvenimenti di quei giorni di vacanza? Non li ho però dimenticati, né tacerò la durezza del tuo flagello e la mirabile prestezza della tua misericordia. Mi torturavi allora con un male ai denti. Quando si aggravò tanto che non riuscivo a parlare, mi sorse in cuore il pensiero di invitare tutti i miei là presenti a scongiurarti per me, Dio di ogni salvezza. Lo scrissi sopra una tavoletta di cera, che consegnai loro perché leggessero, e appena piegammo le ginocchia in una supplica ardente, il dolore scomparve. Ma quale dolore? O come scomparve? Ne fui spaventato, lo confesso, Signore mio e Dio mio, perché non mi era mai capitato nulla di simile da quando ero venuto al mondo. S'insinuarono così, nel profondo del mio essere, i tuoi ammonimenti, e giulivo nella fede lodai il tuo nome. Quella fede tuttavia non mi permetteva di essere tranquillo riguardo ai miei peccati anteriori, perchè non mi erano stati ancora rimessi mediante il tuo battesimo.

AGOSTINO, Confessioni 9, 4, 12

 

 

387.  Nella notte di Pasqua riceve a Milano il battesimo da sant'Ambrogio

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14

 

 

387- 388.  Decide di ritornare in Africa: A Ostia muore la madre Monica

 

Tu che fai abitare in una casa i cuori unanimi, associasti alla nostra comitiva anche Evodio, un giovane nativo del nostro stesso Municipio. Agente nell'amministrazione imperiale, si era rivolto a Te prima di noi, aveva ricevuto il battesimo e quindi abbandonato il servizio del secolo per porsi al tuo. Stavamo sempre insieme e avevamo fatto il santo proposito di abitare insieme anche per l'avvenire. In cerca anzi di un luogo dove meglio operare servendoti, prendemmo congiuntamente la via del ritorno verso l'Africa. Senonché presso Ostia Tiberina mia madre morì.

AGOSTINO, Confessioni 9, 8, 17

 

Alla sepoltura del suo corpo andai e tornai senza piangere. Nemmeno durante le preghiere che spandemmo innanzi a te mentre veniva offerto in suo suffragio il sacrificio del nostro riscatto, col cadavere già deposto vicino alla tomba, prima della sepoltura, come vuole l'usanza del luogo, ebbene, nemmeno allora durante quelle preghiere piansi. Ma per tutta la giornata sentii una profonda mestizia nel segreto del cuore e ti pregai come potevo, con la mente sconvolta, di guarire il mio dolore.

AGOSTINO, Confessioni 9, 12, 32

 

 

388.  A Tagaste fonda un monastero

 

Io ho amato ardentemente questo ideale e con tutte le mie forze esorto gli altri a seguirlo, ed ho con me fratelli che si sono decisi ad abbracciarlo per l'opera del mio ministero.

AGOSTINO, Lettera a Ilario

 

 

389-390.  Muore il figlio Adeodato

 

In uno dei miei libri, intitolato Il Maestro, mio figlio conversa con me. Tu sai che tutti i pensieri introdotti in quel libro dalla persona del mio interlocutore sono suoi, di quando aveva sedici anni. Di molte altre sue doti, ancora più straordinarie, ho avuto la prova. La sua intelligenza m'ispirava un sacro terrore; ma chi, al di fuori di te, poteva essere l'artefice di tali meraviglie? Presto hai sottratto la sua vita alla terra. Il mio ricordo di lui è tanto più franco, poichè non ho più nulla da temere per la sua fanciullezza, per l'adolescenza e l'intera sua vita.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14

 

 

391.  A Ippona è acclamato sacerdote dal popolo

 

In quel tempo esercitava l'ufficio di vescovo nella comunità cattolica di Ippona il santo Valerio. Mentre egli un giorno parlava al popolo di Dio circa la scelta e l'ordinazione di un prete e l'esortava in proposito, perché così richiedeva la necessità della chiesa, frammisto in mezzo al popolo assisteva Agostino, sicuro e ignaro di ciò che stava per succedere. Allora alcune persone, che conoscevano la dottrina di Agostino e i suoi propositi, gettategli le mani addosso, lo tennero fermo e, come suole accadere in casi del genere, lo presentarono al vescovo perché fosse ordinato, mentre tutti unanimi in quel proposito chiedevano che così si facesse. Infine la cosa si compì secondo quanto voleva il desiderio del popolo.

POSSIDIO, Gesta Augustini 4, 1

 

 

391.  Fonda un monastero a Ippona

 

Fatto prete, subito istituì un monastero accanto alla chiesa e cominciò a vivere con i servi di Dio secondo il modo e la norma stabiliti al tempo degli apostoli.

POSSIDIO, Gesta Augustini 5, 1

 

 

392.  Disputa con Fortunato

 

In quel tempo ad Ippona la peste dei manichei aveva infettato e contagiato molti cittadini e stranieri, sviati e tratti in errore da un prete della setta, di nome Fortunato, che lì risiedeva e operava. Allora alcuni cristiani vanno dal prete Agostino e gli chiedono d'incontrare quel prete manicheo ... Fortunato aveva già conosciuto a Cartagine Agostino quando questo era ancora implicato nel suo stesso errore e temeva di entrare in discussione con lui. Tuttavia fu costretto a venire a discussione con lui. S'incontrarono nel giorno e nel luogo stabilito dove si erano radunati molti che erano interessati alla questione e gran folla di curiosi: gli stenografi aprirono le tavolette e cominciò la discussione nel primo giorno per concludersi nel successivo. In essa Fortunato non fu in grado di confutare la posizione cattolica ... Fortunato, pieno di vergogna successivamente partì da Ippona e non vi fece più ritorno.

POSSIDIO, Gesta Augustini 6, 1-8

 

 

395.  Agostino consacrato vescovo della città di Ippona in aiuto del vecchio vescovo Valerio

 

Il beato Valerio, vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e dell'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino venisse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo assieme a lui ... Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona e a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse subito messa in atto.

POSSIDIO, Gesta Augustini 8, 1-3

 

Non vi scriviamo però soltanto per rallegrarci che Agostino abbia ricevuto l'episcopato, ma che le Chiese d'Africa abbiano meritato questa prova di sollecitudine da parte di Dio, di sentire cioè le parole del cielo per bocca di Agostino: questi, elevato in modo insolito a un più alto ufficio della religione cristiana, è stato consacrato non per essere il sostituto del vescovo nella cattedra, ma per essergli d'aiuto; in realtà, essendo ancora vivente il vescovo Valerio, Agostino è solo vescovo coadiutore della Chiesa d'Ippona.

PAOLINO e TERASIA, Lettera 32 a Romaniano

 

Io fui ordinato vescovo quando era ancora vivo il vegliardo Valerio, padre e vescovo mio di santa memoria, e occupai la cattedra insieme con lui; ma né io né lui sapevamo che ciò era proibito dal Concilio di Nicea.

AGOSTINO, Lettera 213, 4

 

 

397.  Agostino si ammala

 

Quanto allo spirito sto bene, come piace a Dio che si degna di darmene le forze, ma non quanto al corpo poiché sto a letto: non posso infatti né camminare, né stare in piedi o seduto per il dolore e l'ingrossamento delle ragadi o emorroidi.

AGOSTINO, Lettera 38 a Profuturo

 

 

399.  Interventi contro i culti pagani a Cartagine

 

L'anno seguente, sotto il consolato di Manlio Teodoro, quando secondo il respondo dei dèmoni o la fandonia degli uomini non doveva esservi più la religione cristiana, non fu necessario investigare cosa avvenne nelle altre parti del mondo. Frattanto, questo lo sappiamo, nella famosa e illustre città di Cartagine in Africa, Gaudenzio e Giovio, conti dell'imperatore Onorio, il 19 marzo, demolirono i templi dei falsi dèi e ne fracassarono le statue. Da allora fino ad oggi ognuno può costatare quanto è aumentato di numero il cristianesimo, soprattutto dopo che si son resi cristiani molti di quelli che da quel responso, ritenuto vero, erano allontanati dalla fede e si accorsero, ormai compiuto il numero degli anni, che era stupido e ridicolo.

AGOSTINO, Città di Dio, 18, 54, 1

 

 

403.  Attentato donatista all'amico e confratello Possidio di Calama

 

E che cos'altro facevamo quando uno di noi, Possidio, vescovo di Calama, si recava al fondo di Figline, al solo scopo di visitarvi il sia pur piccolo numero dei nostri fedeli ivi residenti ? Egli vi si recava solo affinché, dopo aver udito la parola di Dio, coloro che l'avessero voluto si convertissero all'unità di Cristo! Ora mentre egli andava per la strada, i vostri gli tesero un agguato, come sogliono fare i banditi. Siccome però aveva potuto evitarlo, cercarono con un manifesto atto di violenza nel fondo rustico di Liveti, di farlo bruciare vivo assieme alla casa in cui si era rifugiato. Non si sarebbe salvato se i contadini di quel medesimo fondo, per evitare i pericoli che correvano essi stessi, non avessero spente le fiamme appiccate per ben tre volte.

AGOSTINO, Lettera 105, 2, 4

 

 

408.  Insurrezione pagana a Calama

 

Trasgredendo le leggi recentissime, il primo giugno fu solennemente celebrata dai pagani la loro sacrilega festa senza che nessuno vi si opponesse: anzi una turba di scapestrati danzatori ebbe l'arrogante ardire di passare proprio davanti alla porta della chiesa, come non era mai avvenuto nemmeno ai tempi di Giuliano. Siccome il clero tentava d'impedire sì sconcia gazzarra, quelli si misero a scagliare sassi contro la chiesa. In seguito, quasi otto giorni dopo, avendo il vescovo richiamato alla mente dei magistrati le leggi, per altro arcinote, la chiesa fu fatta nuovamente bersaglio di una sassaiola ... Quello stesso giorno però alla sassaiola seguì una grandinata, come se Dio volesse spaventare i ribaldi almeno con quel segno. Invece, appena la grandine cessò, quelli tornarono per la terza volta alla sassaiola e appiccarono infine il fuoco alla chiesa e alle persone addette alla chiesa. Uccisero anche un servo di Dio che era giunto loro a tiro mentre tentava di fuggire.

AGOSTINO, Lettera 91, 8

 

 

410 - 411.   Nuova malattia di Agostino

 

Mi sarei astenuto pure dal trattare i quesiti rivoltimi, se non avessi dovuto allontanarmi per un po' di tempo da Ippona per una convalescenza. AGOSTINO, Lettera 118 , 5, 34 a Dioscoro

 

 

411.    Attentato donatista contro i preti di Ippona e Concilio di Cartagine

 

Essi stessi per primi, inoltre, fecero quel che adesso rimproverano a noi per trarre in inganno i sempliciotti, dicendo che i cristiani non debbono chiedere alcun appoggio agli Imperatori cristiani contro i nemici di Cristo. Questo fatto i donaisti non hanno osato negarlo neppure nella conferenza che tenemmo insieme a Cartagine. Non solo, ma hanno perfino osato vantarsi che i loro predecessori intentarono un processo criminale contro Ceciliano, e per giunta hanno sparso la menzogna d'aver fatto condannare Ceciliano ... In qual modo poi nella stessa conferenza, essi fossero battuti su tutta la linea, lo affermano i verbali relativi.

AGOSTINO, Lettera 185, 2, 6 a Bonifacio

 

 

413.  Agostino interviene presso l'autorità romana in favore di Marcellino

416.  Agostino tratta la questione pelagiana

 

Questi errori ... cercavamo di confutarli ... allo scopo che anche Pelagio, venendone a conoscenza, li correggesse senza essere attaccato personalmente: in tal modo sarebbe stata eliminata la sua funesta dottrina e gli sarebbe stata risparmiata la confusione ... Furono pertanto inviati alla Sede Apostolica dai due Concili di Cartagine e di Milevi rapporti concernenti tale questione prima che arrivassero in mano nostra o nell'Africa i verbali del processo ecclesiastico in cui si afferma che Pelagio si sia giustificato davanti ai vescovi della Palestina.

AGOSTINO, Lettera 186, 2 a Paolino

 

 

421.  Agostino incontra il conte Bonifacio

 

Ascoltami dunque, o meglio, per mezzo della mia debole persona, ascolta il Signore Dio nostro. Rammenta come ti comportavi quando era ancora viva la tua prima moglie, di santa memoria, e come poco dopo la sua morte sentisti nausea delle vanità mondane e come bramasti di consacrarti al servizio di Dio. Sappiamo, anzi, siamo testimoni della conversazione avuta tra noi a Tubune circa i tuoi sentimenti e propositi. Eravamo soli con te io e il fratello Alipio ... Desideravi abbandonare tutte le cariche pubbliche, in cui eri occupato, per ritirarti nella santa vita contemplativa, a vivere cioè la vita dei monaci servi di Dio. Ma che cosa ti dissuase dal farlo se non il fatto che tu considerasti quanto noi stessi ti dicevamo, quanto cioè era utile alle Chiese di Cristo il compito che tu esplicavi, purché anzitutto tu lo esplicassi con l'intenzione di difenderle dalle incursioni dei barbari, in modo che potessero condurre una vita serena e tranquilla in tutta pietà e dignità.

AGOSTINO, Lettera 220, 3 a Bonifacio

 

 

426.  Il sacerdote Eraclio è designato a succedere ad Agostino sulla cattedra di Ippona

 

Orbene per evitare ogni lamentela sul mio conto, porto alla conoscenza di voi tutti la mia volontà che credo pure la volontà di Dio: desidero avere per successore il prete Eraclio. Non c'è bisogno che io ne tessa le lodi. Ammiro la sua saggezza e rispetto la sua modestia. E' sufficiente, perché voi lo conoscete. Eraclio rimarrà prete com'è adesso: diventerà vescovo quando Dio vorrà ... Ora supplico tutti voi e vi scongiuro, nel nome di Cristo, di accettare che io riversi il peso delle mie occupazioni di vescovo su questo giovane sacerdote che è Eraclio, che oggi io, nel nome di Cristo, designo quale mio successore nell'episcopato.

AGOSTINO, Lettera 213

 

 

427.  Conferenza con Massimino

 

Ancora con un vescovo ariano, di nome Massimino, che era venuto in Africa con i Goti, Agostino ebbe una pubblica discussione ad Ippona, per desiderio e richiesta di molti, alla presenza di persone importanti: ciò che le due parti esposero sta scritto.

POSSIDIO, Gesta Augustini 17, 7

 

 

429.  Conquista vandala dell'Africa romana

 

Avendo inviato alla tua carità una copia della lettera che ho scritto al fratello Quodvultdeus, nostro collega di episcopato, pensavo d'essermi liberato dal peso che mi hai addossato, chiedendomi consiglio riguardo a quanto dovete fare in questi pericoli che incombono ai nostri tempi ... da una parte non si deve proibire, a chi lo desidera, di trasferirsi in qualche località sicura, se gli è possibile; e d'altra parte non si devono rompere i legami con il nostro ministero ... alcuni santi vescovi fuggirono dalla Spagna, quando già i fedeli erano in parte fuggiti, in parte uccisi, in parte periti durante l'assedio, in parte dispersi in schiavitù.

AGOSTINO, Lettera 228 a Onorato 1 - 5

 

 

430.   Agostino muore il 28 agosto mentre i Vandali di Genserico stanno assediando Ippona

 

Quel sant'uomo, nella lunga vita che Dio gli aveva concesso per l'utilità e il bene della santa chiesa (visse infatti 76 anni e circa 40 da prete e vescovo), parlando con noi familiarmente era solito dire, che ricevuto il battesimo, neppure i cristiani e i sacerdoti più apprezzati debbono separarsi dal corpo senza degna e adatta penitenza. In tal modo egli si comportò nella sua ultima malattia: fece trascrivere i salmi di Davide che trattano della penitenza - sono molto pochi - e fece affiggere i fogli contro la parete, così che stando a letto durante la sua infermità li poteva vedere e leggere, e piangeva ininterrottamente a calde lacrime. Perché nessuno disturbasse il suo raccoglimento, circa dieci giorni prima di morire, disse a noi, che lo assistevamo, di non far entrare nessuno, se non soltanto nelle ore in cui i medici entravano a visitarlo o gli si portava da mangiare. La sua disposizione fu osservata, ed egli in tutto quel tempo stette in preghiera. Fino alla sua ultima malattia predicò in chiesa la parola di Dio ininterrottamente, con zelo e con forza, con lucidità e intelligenza. Conservando intatte tutte le membra del corpo, sani la vista e l'udito, mentre noi eravamo presenti osservavamo e pregavamo egli - come fu scritto - si addormentò coi suoi padri, in prospera vecchiaia. Per accompagnare la deposizione del corpo, fu offerto a Dio il sacrificio in nostra presenza e poi fu sepolto. Non fece testamento, perché povero di Dio non aveva motivo di farlo. Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri alla biblioteca della chiesa con tutti i codici ... Quel che la chiesa aveva di suppellettili e ornamenti, affidò al prete che alle sue dipendenze curava l'amministrazione della casa annessa alla chiesa. Né durante la vita né al momento di morire trattò i suoi parenti, sia quelli dediti alla vita monastica sia quelli di fuori, nel modo consueto del mondo ... Lasciò alla chiesa clero abbondante e monasteri di uomini e donne praticanti la continenza con i loro superiori; inoltre biblioteche contenenti libri e prediche sia suoi sia di altri santi, dai quali si può conoscere quanta sia stata, per dono di Dio, la sua grandezza nella chiesa e nei quali i fedeli lo trovano sempre vivo.

POSSIDIO, Gesta Augustini 31, 1 - 8

 

 

V secolo.  Il suo corpo viene portato in Sardegna

VII secolo.  Liutprando re dei Longobardi acquista il corpo di Agostino e lo pone a Pavia in San Pietro in Ciel d'Oro

 

Liutprando, sentendo che i Saraceni, devastata la Sardegna, infestavano anche quei luoghi ove un tempo, per salvarle dalla profanazione dei barbari, erano state trasportate e onorevolmente sepolte le ossa di Sant'Agostino vescovo, mandò dei messi e, pagando una forte somma, le ottenne, le trasportò a Pavia e le ripose con l'onore dovuto a così grande padre.

PAOLO DIACONO, Historia Longobardorum 6, 48

 

Peripezie delle sue spoglie mortali

In quegli anni i Vandali devastarono l'Africa non avendo riguardo né ad età né a sesso, né a condizione sociale; datisi alle più gravi e disastrose azioni di saccheggio giunsero ad Ippona e la cinsero di stretto assedio. Questo periodo fu causa per Agostino di grandi tribolazioni, e la vita di lui, già vecchio, ne fu piena di dolore e di amarezze. Le lacrime gli furono pane e notte e giorno quando vide chi scannato, chi costretto a fuggire, le chiese private dei loro pastori e le città distrutte. Radunati gli amici monaci disse loro: "Ho pregato il Signore o che ci liberi da tanti pericoli o ci dia la forza per sopportarli, oppure che mi tolga di questa vita perché io non ho più la forza di sopportare tanti mali e di esserne testimonio." Ottenne la terza cosa che aveva domandato perché tredici giorni dopo che era stato posto l'assedio, nel mese di febbraio, preso da forte febbre si mise a letto.

Comprendendo che la fine era ormai vicina, fece trascrivere i sette salmi penitenziali, e fattili mettere sul muro a fianco del suo letto, li leggeva e rileggeva tra abbondanti lacrime. Per non dover pensare che a Dio e non subire alcuna distrazione proibì nei dieci giorni che precedettero la sua morte di entrare nella sua camera a chiunque, eccettuato il medico o chi veniva a portargli qualche medicina. Intanto venne da lui un ammalato a domandargli con insistenza che lo guarisse ed egli rispose: "Figlio mio, credi tu che se io ne avessi avuto il potere non ne avrei usato prima per me ? "

Ma l'ammalato insisteva dicendo che in una visione gli era stato dato questo comando. Vedendo la sua fede, il santo gli impose le mani e lo guarì. Liberò molti indemoniati e fece altri miracoli. Morì nella pace del Signore alla presenza dei suoi monaci che pregavano, in età di 77 anni, dopo quaranta anni di episcopato. Morì senza far testamento perché nella sua povertà evangelica nulla aveva di cui potesse disporre.

Alcuni anni dopo la sua morte i barbari che erano divenuti padroni della città profanavano le chiese; allora i fedeli presero il corpo del santo e lo trasportarono in Sardegna, erano passati 280 anni dalla sua morte. Nell'anno 718 Liutprando, re dei Longobardi, saputo che i Saraceni avevano devastato la Sardegna, vi mandò ambasciatori a rilevare le reliquie del santo e portarle a Pavia, ed essi pagarono un forte riscatto.

JACOPO DA VARAGINE, La Leggenda Aurea