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Percorso : HOME > Sant'Agostino > BolisMostre: Si conosce solo ciò che si ama
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SANT'AGOSTINO
SI CONOSCE SOLO CIO' CHE SI AMA
RIMINI
30° Meeting per l'Amicizia fra i Popoli
23-29 agosto 2009
Il 30° Meeting per l'Amicizia fra i Popoli, che si è tenuto a Rimini dal 23 al 29 agosto, ha ospitato per la prima volta una mostra su Sant'Agostino.
"Si conosce solo ciò che si ama" è il titolo suggestivo di questa mostra che è stata curata da Giuseppe Bolis e che ha avuto il significativo contributo della Provincia di Pavia. Si tratta di una mostra originale, perché, lungi dal proporre un discorso su sant'Agostino o una riflessione sulle tematiche teologiche o filosofiche che hanno visto impegnato il santo di Ippona, racconta la sua vita, si sofferma sui fatti più significativi della sua esistenza, documenta la sua appassionata attività.
È un sant'Agostino vivo quello che viene presentato dai pannelli che parlano di lui, e per entrare in contatto diretto con la sua persona il percorso della sua vita è corredato da allestimenti suggestivi e multimediali, con scenografie create per l'ascolto di suoi brani "dal vivo".
Sono stati inoltre esposti manoscritti antichi scelti dall'immensa produzione letteraria del vescovo di Ippona. Una mostra quindi che vuole creare un'occasione suggestiva perché chi la visiti possa incontrare un uomo, segnato da un desiderio profondo, insopprimibile, quello della felicità, e che proprio per questo ha trovato in Dio un abbraccio totale.
Infatti il percorso della mostra segue quello della vita di Agostino, mostrando come ogni fatto che gli accadesse, ogni episodio di cui fosse protagonista, sia stato per lui una sfida ad andare sempre più al fondo del suo desiderio, fino a incontrare dentro la sua interiorità la presenza del Mistero, quella presenza che sola risponde all'inquietudine del suo cuore. È questo il filo rosso della mostra, perché è il filo rosso della vita di Agostino, che non fu un uomo con alcune buone idee da realizzare, ma un uomo impegnato totalmente con la realtà, tanto che la sua conoscenza del mistero cresceva proporzionalmente all'esperienza che faceva del reale.
La vicenda umana di Agostino è così una esemplificazione affascinante del titolo del 30° Meeting, "La conoscenza è sempre un avvenimento"; in ogni passo della mostra si potrà quindi vedere come per Agostino conoscere non sia uno sforzo intellettuale, ma il frutto di una passione irriducibile, quella del cuore che cerca Dio dentro ciò che accade. Per questo Agostino dirà che "non si conosce se non per amicizia", perché tutta la sua esistenza testimonia che solo una passione per il proprio destino apre lo sguardo alla conoscenza, e lo apre al Mistero, che solo può soddisfare pienamente il desiderio dell'uomo.
In un brano dei Soliloqui Agostino scrisse:
«Ecco: ho pregato Dio
- Che cosa vuoi dunque sapere ?
- Tutte queste cose che ho chiesto nella preghiera
- Riassumile in poche parole
- Desidero conoscere Dio e l'anima
- E nulla più? -
Proprio nulla !»
(Soliloqui I, 2, 7).
È questo il brano da cui inizia il percorso della mostra, a indicare che tutta la vita di Agostino è segnata dal desiderio del cuore, conoscere l'io e Dio.
Una testimonianza di un padre Agostiniano
Così, in quella mostra, ho ritrovato un padre
Arrivo a Rimini domenica. È molto caldo. Ma ancora più calda è l’attesa di vedere una delle mostre allestite al Meeting dedicata a sant'Agostino. Ad attendermi c'è padre Giustino di Pavia e altri confratelli agostiniani come me. Non esito a inoltrarmi nell'area della mostra e a seguire le visite guidate. Voglio imparare. Ascolto. Paragono. Passo passo comincia a prendere forma una prima certezza: io quell'uomo, Agostino, non l'ho mai conosciuto così.
Mi trovo davanti a un uomo, vissuto 1600 anni fa, che parla di sé, della sua inquietudine, dei fatti che gli capitano nella vita e che gli accendono il desiderio di trovare qualcosa o qualcuno capace di rispondere alle sue domande. Agostino è cristiano, ma ha bisogno di una fede ragionevole. Non di una fede razionale, che spiega tutto solo con la ragione. Questa l’aveva già sperimentata incontrando i manichei. Ma quando gli muore l’amico più caro, si accorge che quella fede non regge al dramma di quella morte inaspettata. Mi fermo. Rifletto.
Ma quell'uomo sono io, quella è la mia vita. Il desiderio di Agostino è anche il mio: niente basta nella vita e tutto rimanda ad altro, a quell'inesorabile Destino che testardamente si impone davanti a ogni fatto, a ogni circostanza, giorno dopo giorno. Incomincia a colpirmi quel taglio così inusuale che don Giuseppe e i suoi amici hanno dato alla mostra.
Mi colpisce perché per la prima volta sento parlare un uomo vivo, vicino. Mi trovo dentro la ricostruzione del Battistero di Milano dove sono descritti gli incontri e i passi di Agostino che lo porteranno ad abbracciare Cristo. Perché lo abbraccia, finalmente, dopo tanta incertezza? Perché si accorge che Cristo non è un'idea o una morale, ma una presenza, l'unica in grado di rispondere al suo bisogno. E dove riconosce presente Cristo?
Nel volto degli amici che incontra, nel volto di Simpliciano, di Ponticiano, di Alipio, di Ambrogio, nella Chiesa viva di Milano. Rimarrà colpito dal vescovo Ambrogio perché lo sente spiegare le Scritture, usando la ragione, cioè mostrandone la pertinenza con le sue domande, le sue attese, i suoi drammi. Pieno di entusiasmo, nei giorni seguenti mi avventuro anch'io a guidare le numerose visite.
C'è tantissima gente che vuol vedere la mostra, specialmente giovani. Ne esco ancor più entusiasta perché mi impressiona l'attenzione, il silenzio, l'interesse. Agostino parlava a loro. Insomma: ho ritrovato un padre.
Quel padre che credevo di conoscere solo perché sono agostiniano, ora mi è diventato davvero familiare. Per troppo tempo Agostino è rimasto tra gli eruditi. Ora finalmente è ritornato tra gli uomini.
Padre Giuseppe, Latina