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Percorso : HOME > Sant'Agostino > Mostra > Preziosi e FischellaPREZIOSI E FISICHELLA: Sant'Agostino
Mons. Fisichella, Maurizio Lupi e Preziosi a Cassago
CHIESA PARROCCHIALE DI CASSAGO BRIANZA
09 APRILE 2010
PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA
"SI CONOSCE SOLO CIO' CHE SI AMA"
INCONTRO DIBATTITO TRA:
S.E. MONS. RINO FISICHELLA - RETTORE PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE
ONOREVOLE MAURIZIO LUPI - VICEPRESIDENTE CAMERA DEI DEPUTATI
ALESSANDRO PREZIOSI - ATTORE INTERPRETE DI S. AGOSTINO NELLA FICTION RAI TV
SONO INTERVENUTI:
DON ADRIANO VALAGUSSA - PARROCO DI CASSAGO BRIANZA
DOTT. GIAN MARIO FRAGOMELI - SINDACO DI CASSAGO BRIANZA
ONOREVOLE MAURIZIO LUPI
Penso che chi è qui non abbia bisogno di presentazioni. Il luogo è veramente insolito e di questo dobbiamo ringraziare il Parroco per averci concesso la possibilità di essere ospitati questa sera nella sua Parrocchia, nella sua Chiesa. Gli chiederemo anche di rivolgerci un saluto. Siamo qui stasera per un evento importante ed insolito. Si inaugura, domani, una mostra che la fondazione "Costruiamo il Futuro", ha voluto proporre al territorio della Brianza. Chi ci conosce sa che noi per Brianza [siamo ecumenici], intendiamo sia il territorio della provincia di Monza che della provincia di Lecco. Ogni anno noi vogliamo dare un segno importante legato alla storia e alle tradizioni di questo territorio.
Quest'anno abbiamo scelto la mostra su S. Agostino: "SI CONOSCE SOLO CIO' CHE SI AMA" ; ed abbiamo scoperto che S. Agostino è parte della storia di questa terra ed in particolare di questo paese. Abbiamo quindi chiesto di poter organizzare questa mostra che per una settimana sarà aperta presso l'oratorio della Parrocchia di Cassago. A due carissimi amici, oltre che due persone che stimiamo, per ruoli e responsabilità diverse, abbiamo chiesto di introdurci alla mostra. Sua eccellenza Mons. Rino Fisichella non ha bisogno di presentazioni: è rettore della Pontificia Università Lateranense e presidente della Accademia Pontificia della Vita. Per me, oltre ad essere un carissimo amico è significativamente anche il Cappellano del Parlamento. Noi ci siamo incontrati otto anni fa, nel 2001, quando io sono diventato parlamentare. Come credo molti di voi, una sera ho visto la televisione. Normalmente in televisione passano tante cose e tante volte discutiamo della televisione pubblica, della sua qualità, della sua funzione alla formazione. Pensate al ruolo che ha svolto in tutti questi cinquanta o sessant'anni, la televisione pubblica nel nostro paese.
E' stata un grande elemento di alfabetizzazione ed è un grande [volenti o nolenti] soggetto educativo, perché propone dei messaggi e dei contenuti. Una sera ero a casa con mia moglie e la mia famiglia [normalmente non sono a casa] e quella domenica ho visto questo sceneggiato, [fiction si chiama] su Sant'Agostino. Ne sono rimasto colpito, sia perché raccontava la storia di un Grande Santo, sia perché la raccontava in un modo che tanti cittadini italiani la potessero comprendere. La sentivo vera, mi toccava, tant'è che poi quella domenica sera, ho chiamato Sua Eccellenza Monsignor Fisichella, sapendo che lui è un profondo conoscitore di S. Agostino per chiedergli: "Ma è vero questo ... è vero quest'altro che ho visto nella fiction?" Così è nata questa idea che vediamo concretizzata questa sera con l'aiuto della Fondazione Costruiamo il Futuro.
Una mattina come Vicepresidente della Camera dei Deputati ho chiamato Alessandro Preziosi domandandogli se era disponibile a venire per una volta, [penso che questo sia interessante], non nel suo ruolo solito, ma in quello che credo sia la responsabilità di ognuno di noi attraverso il proprio lavoro. Portare con le proprie capacità, la testimonianza di cosa ha voluto dire per lui interpretare e conoscere la storia e la figura di S. Agostino, Noi abbiamo sempre bisogno di segni molto semplici che raccontino e testimonino la Verità. E' ciò a cui noi tendiamo e che ci interessa ed affascina. Questo è lo scopo dell'incontro di questa serata in cui vorremmo, [anche per chi non l'ha visto], far vedere una parte della fiction ed in particolare due pezzi importanti. Prima ci sarà un altro momento importante: il canto con un testo di S. Agostino. Chiedo ora al Parroco don Adriano Valagussa, che ringrazio ancora veramente di cuore, di rivolgere un saluto a tutti noi e ci dà la sua breve testimonianza. Grazie ancora di cuore.
DON ADRIANO VALAGUSSA - PARROCO DI CASSAGO BRIANZA
Buona sera a tutti. A nome di tutta la Parrocchia do' il più cordiale saluto a tutti voi. Saluto Sua Eccellenza Monsignor Rino Fisichella, l'onorevole Maurizio Lupi ed Alessandro Preziosi per la loro presenza questa sera. Colgo anche l'occasione per ringraziare la fondazione "Costruiamo il Futuro", l' "Associazione S. Agostino" di Cassago ed altri che hanno contribuito a quest'incontro ed a tutti gli appuntamenti che accompagneranno questa settimana. Dopo il saluto vorrei sinteticamente dire questo: grazie perché ci aiutate ad avvicinarci di più alla figura di S. Agostino.
E' La figura di un Santo e di un uomo vero, e perciò siamo qui per imparare a vivere da uomini. Credo non ci sia come la figura di S. Agostino per aiutarci a guardare come siamo fatti noi e chi siamo noi, perché il suo cammino è anche il nostro cammino. Quindi davvero un grazie sincero perché ciò che ci unisce non è un discorso teorico, e vorremmo andare a casa con la gioia e l'entusiasmo di reimparare a riprendere in mano la vita in modo aperto, proprio come ha vissuto S. Agostino nella sua esperienza. Grazie a tutti.
MAURIZIO LUPI
Grazie a Lei. E permettetemi di ringraziare anche voi, perché quando si fanno delle proposte affascinanti e interessanti si è disposti ad uscire di casa così tanti e numerosi, come diceva per l'appunto don Adriano, per conoscere, capire e comprendere. C'è anche il Sindaco e credo sia doveroso come rappresentante della città che ci ospita, chiedere anche a lui un saluto.
GIANMARIO FRAGOMELI - SINDACO DI CASSAGO BRIANZA
Grazie. Bentornati e benvenuti a Cassago a tutti. Oggi rivolgo innanzitutto un saluto istituzionale. Un saluto ed un ringraziamento a Monsignor Fisichella di cui è già stato indicato quello che è l'impegno umano, religioso e sociale che lui espleta giorno dopo giorno. Non è solo il Direttore della Pontificia Università Lateranense, è anche Cappellano del nostro Parlamento, nello specifico della Camera dei Deputati. Una figura fondamentale ed un profondo conoscitore di S. Agostino. Io mi limito semplicemente a chiedere a Monsignor Fisichella se ci aiuterà questa sera a capire qualche tratto caratteristico della spiritualità di S. Agostino. Quella spiritualità che vorremmo riscoprire e coltivare in un percorso. Quindi lo ringrazio sinceramente di essere con noi questa sera. Ho invertito il protocollo se mi è stato permesso di ringraziare prima Monsignor Fisichella, ma chiaramente oggi non posso non rivolgere un importante saluto al Vicepresidente della Camera dei Deputati. A volte rischiamo che le appartenenze politiche facciano confondere i poteri istituzionali. Bene, sto parlando del Vicepresidente della terza carica istituzionale dello Stato. Non vorrei che il fatto che il Vicepresidente risieda a pochi chilometri di distanza, faccia venir meno l'importanza della sua venuta e della sua partecipazione, perché più si hanno ruoli importanti, più ci sono altrettanti impegni ed appuntamenti da mantenere. Quindi la sua venuta oggi a Cassago è sicuramente una vicinanza alla nostra comunità ed una riscoperta della funzione di Cassago.
Di questo lo ringrazio vivamente. Ringrazio poi colui che stasera è al centro dell'attenzione di molte persone, in particolare penso delle giovani ragazze: l'attore Alessandro Preziosi. Io ho scoperto di avere la sua stessa età. Non so se posso vantarmene, però a prescindere da questo dettaglio, vorrei aggiungere due cose semplicissime. [Rivolgendosi direttamente ad Alessandro Preziosi] Noi l'abbiamo scoperto con la fiction, ma leggendo sono venuto a sapere del rapporto che tu hai con S. Agostino, nel senso che hai portato in scena a teatro "Le Confessioni", quindi il tuo amore per Agostino è più datato. Questo è importante. Concludo dicendo che questo per noi è un appuntamento fondamentale; è l'inizio di una settimana che ci vedrà fortemente impegnati. Domani ci sarà l'inaugurazione della mostra, martedì ci sarà la costituzione del comitato civico per S. Agostino.
Quel "civico" non deve confondere, perché a quel comitato parteciperanno tutte le istituzioni. Sarà un comitato di rilievo nazionale: ci sarà l'ex assessore attualmente consigliere regionale Boscagli, ci saranno gli assessori provinciali, ci sarà la sovrintendenza .... Non vi faccio l'elenco perché diventerebbe troppo lungo. Però il comitato è importante perché in qualche modo abbiamo deciso di valorizzare un percorso che a Cassago è lungo quattrocento anni. La venerazione per S. Agostino a Cassago risale al milleseicento. Da oltre quarant'anni c'è l'Associazione Culturale S. Agostino di cui ringrazio il Presidente onorario Mario Colnago di essere qui presente. Direi di fargli un applauso [applausi]. Dobbiamo chiaramente insistere e lavorare perché vorremmo che quello che è stato Cassago nella storia di S. Agostino, cioè il luogo in cui lui riposò dalla bufera del mondo, sia un luogo altrettanto importante per molte altre persone. Grazie
[applausi]
ONOREVOLE MAURIZIO LUPI
Continuiamo il nostro incontro. Con il professor Luigi Beretta che è il Presidente dell'Associazione S. Agostino di Cassago, abbiamo pensato di iniziare chiedendo alla signora Luisa Viganò [che ringraziamo], di introdurci con un canto: Tardi t'amai di S. Agostino. Grazie ancora.
CANTO
Tardi t'amai, bellezza infinita, tardi t'amai, tardi t'amai, bellezza così antica e così nuova.
Eppure, Signore, tu eri dentro me, ma io ero fuori; deforme com'ero, guardavo la bellezza del tuo creato.
Tardi t'amai, bellezza infinita, tardi t'amai, tardi t'amai, bellezza così antica e così nuova.
Eri con me, e invece io, Signore, non ero con Te; le tue creature mi tenevano lontano, lontano da Te.
Tardi t'amai, bellezza infinita, tardi t'amai, tardi t'amai, bellezza così antica e così nuova.
Tu mi chiamasti, e la Tua voce squarciò la mia sordità; Tu balenasti e fu dissipata la mia cecità.
Tardi t'amai, bellezza infinita, tardi t'amai, tardi t'amai, bellezza così antica e così nuova.
Tu esalasti il dolce Tuo profumo ed ho fame e sete di Te; mi hai toccato: ecco ora io anelo alla Tua pace.
Tardi t'amai, bellezza infinita, tardi t'amai, tardi t'amai, bellezza così antica e così nuova
[applausi]
ONOREVOLE MAURIZIO LUPI:
Dopo questo canto vorremmo continuare il nostro incontro con due spezzoni della fiction che è stata trasmessa dalla R.A.I. Due momenti importanti della Vita di S. Agostino: il primo quando Agostino arriva a Milano e sa della fama di Ambrogio, il grande Vescovo e grande predicatore, ma anche l'antagonista dell'Impero e dell'imperatore romano Valentiniano II. Poi ovviamente preciseremo queste cose ed il suo incontro con Agostino. Il secondo spezzone è il momento decisivo della conversione. Direi di vedere questi due momenti che durano una decina di minuti in tutto, ma credo ci introducano meglio di qualsiasi altra parola al tema e al contenuto del nostro discorso.
PROIEZIONE DELLA FICTION
ONOREVOLE MAURIZIO LUPI
Possiamo iniziare da qui il nostro dialogo. Le immagini che ora abbiamo visto valgono più delle parole. [Rivolgendosi ad Alessandro Preziosi]. In un'intervista che tu Alessandro ha rilasciato dici: "S. Agostino è "un' urgenza," i suoi temi sono di strettissima attualità, per questo la gente è così interessata alla sua storia e alle sue parole" Come fa ad essere di strettissima attualità quello che noi abbiamo sentito? Che cos'è la verità e può essere credibile la verità? Tu sei felice e che cos'è la felicità? La verità non è un'idea dice S. Ambrogio. La verità è una persona. Ecco, sono tutti spunti che provocano la libertà di ognuno di noi, la nostra vita, l'incontro . . . . Perché ciò che mi ha colpito nella vita di S. Agostino, è una serie di incontri: la mamma, il padre con la sua drammaticità e le sue debolezze, la schiava che poi diventa compagna e gli darà un figlio, S. Ambrogio, il potere ... Tutto è un incontro nella vita, ma tutto è teso a quella domanda: "che cos'è la verità ? - E tu sei felice ? ". Ecco, sono spunti che ti lasciamo. Ci piacerebbe sapere come per te è stato l'incontro con S. Agostino. Non solo averlo interpretato, ma anche se ti è rimasto dentro e se ti sei paragonato con tutte queste domande. Grazie.
ALESSANDRO PREZIOSI
Visto che la vita di S. Agostino è scandita da incontri, veniamo a questi incontri. Credo che l'espediente più facile per non capire a fondo le cose sia cercare di strumentalizzarle, o di non rendersi conto che realmente nella vita si fanno degli incontri. Ci sono molti modi di rispecchiarsi nella vita degli altri, negli incontri casuali e negli incontri che appartengono al nostro spirito: la nostra famiglia, le persone che ci sono vicine da sempre. S. Agostino a me appartiene nella misura in cui io stento ad appartenere a me stesso. In questo incontro, prima ero seduto e guardavo lo schermo, ho abbassato lo sguardo, l'ho rialzato e ho visto il Crocifisso sopra lo schermo, più in alto veramente non sono andato e non ce n'era bisogno. Quindi vi ringrazio fortemente ...
Mi viene in mente il film con Massimo Troisi e Roberto Benigni che si trovano davanti alla porta, prima di ritornare [dal Medioevo] nel Millenovecento nel film: "Non ci resta che piangere" e lui fa:
- Ebbene dai aiutami.
- No, fallo da solo.
- No, ma da solo non mi viene.
- Ma come non mi viene ...
- Chi ci ha mandato qua ?
Scusate questa piccola parentesi ma cerco di alleggerire il peso di avere visto per l'ennesima volta qualcosa che mi colpisce molto. Il mio incontro con S. Agostino è paragonabile all'incontro che faccio qui oggi. Ero in ritardo, mi sono sentito in ritardo mentre l'ho girato e oggi sono ancora in ritardo.
Questa condizione, non ha bisogno di essere secondo me considerata un innesto di modernità. Quando si parla di modernità in qualche modo [dicevo prima] ci assolviamo dall'approfondire che cosa veramente rappresenta un personaggio come S. Agostino nei nostri tempi. Pensiamo alle figure di Amleto, di Agostino e di tutti quelli che noi tiriamo fuori dalle tragedie classiche e che nel caso del mio mestiere sono "moderne".
Perfetto. Ma non approfondiamo questa modernità, non capiamo che sono duemila anni che ci accolliamo il peso delle difficoltà altrui non superando le nostre difficoltà. Siamo in grado di risolvere le infelicità dei nostri figli, la stentatezza della vecchiaia dei nostri genitori, ma continuiamo a vivere secondo regole che non appartengono al nostro spirito; cioè che non appartengono alla conoscenza di noi stessi, che è fatta attraverso lo spirito - credenti o meno -; che sia o meno credente l'interlocutore di noi stessi. Quindi il mio incontro con S. Agostino, è stato per la prima volta nella mia vita, profondamente umano, nel senso che non ho usato nessun tipo di filtro. Lo posso dire con autenticità e verità perché so di vedere "Alessandro" e questo mi fa male, mi mette in grande difficoltà anche a parlare con voi adesso. Ed è vero che S. Agostino rappresenta l' intera umanità. Di chi stiamo parlando ... parliamo di un "ragazzo" che ha incontrato S. Agostino con un regista americano appartenente ad un'altra cultura, con una produzione, quella della Lux Fide che credo conosciate tutti nel percorso di approfondimento che ha fatto e che paradossalmente si è concluso con la decadenza dell'Impero Romano. Altro tassello di modernità.
A distanza di duemila anni questa fiction è andata in onda in un momento in cui la parola, la politica, la difesa del messaggio cristiano è minata. Agostino viene "assunto, scritturato" per andare contro i cristiani perché la sua parola è più forte della verità oggettiva. Riesce a convincere qualcuno che le parabole e le metafore del "Verbo" sono fandonie. Ed anche noi, nel nostro reale non facciamo altro che nasconderci dietro verità relative su cui si fonda il nostro credo quotidiano. La modernità, ripeto è superflua nell'approccio alla materia di S. Agostino. L'invito a questo incontro nel contesto di queste personalità e del vostro silenzio dovrebbe [come è capitato a me], riuscire a sensibilizzarvi e sensibilizzarmi per capire che ancora dopo duemila anni stentiamo ad accettare che la felicità non è una liberazione, ma una condizione che ci permette di non accettare lo stato della specie per consentirci la possibilità di renderla migliore. Se non interessa la nostra condizione perché siamo dei romantici, perché siamo amanti della precarietà e dell'incerto, almeno porti ad assicurare a quei poveri cristi che sono i nostri figli qualcosa che abbia a che fare con questo percorso: il percorso che ho avuto io con l'affrontare S. Agostino, cioè di fare chiarezza su che cosa realmente ci fa stare bene Se riusciamo a trovare qualcosa al di fuori di questa Chiesa, ben venga. Se non riusciamo a trovare, come sembra che sta accadendo [nulla], al di fuori del luogo della condivisione, beh ... stiamo qui anche guardandoci le punte delle scarpe.
[applausi]
ONOREVOLE MAURIZIO LUPI
[rivolgendosi ad Alessandro Preziosi] Hai paura della mia domanda? Anche perché non hai più bisogno di domande!
ALESSANDRO PREZIOSI
Scusate, spero di aver risposto alla domanda. E' vero, per Agostino ci sono delle cose necessarie ed urgenti che non appartengono al nostro ego; [che per quello che mi riguarda può essere addirittura smisurato]. Però, quando noi non lo conteniamo, perché siamo dei numeri periodici e non possiamo pretendere di contenerci, allora bisogna guardare quello che è fuori di noi. In questo momento (ed è veramente impressionante), pensiamo a quello che sta succedendo sulla stampa americana ed a chi cerca di sollevare da questa responsabilità, mettendosi a favore del Santo Padre, come se ce ne fosse bisogno. C'è qualcosa che viene messo sistematicamente in discussione, come era all'epoca nella società di S. Agostino. C'è una decadenza morale che non ha limiti, che non è contenuta e non è più contenibile, perché la gente ha perso fiducia nella parola. Ho speso qualche parola in più per esprimere il mio pensiero. Ho un dubbio atroce: Sarò in grado di essere coerente con questa evoluzione quando uscirò da qui ? Questa è una domanda che faccio a Lei, Eccellenza.
ONOREVOLE MAURIZIO LUPI
[rivolgendosi ad Alessandro Preziosi]. Lasciamo questa cosa in sospeso. E'interessante quel richiamo all'attualità perché tutta la figura di S. Agostino è il dramma dell'uomo. La vita dell'uomo, la vita di ognuno di noi, tra il desiderio di verità e felicità e l'incontrarsi o lo scontrarsi con il proprio limite, che però, come tu hai detto non diventa uno scandalo. Ti cito un'altra domanda che mi ha colpito molto, e che come le mie parole di prima ho tratto dal mensile "Vivere", [non la Gazzetta del Mezzogiorno]. La domanda era: "E' stato difficile entrare nel personaggio ?"
E la tua risposta: "non ho fatto altro che guardarmi dentro con sincerità. Ho cercato di ricordare in ogni momento la mia incoerenza, i contraccolpi della Provvidenza, del destino di un uomo che scorre in un'altra direzione. Agostino è figlio della società in cui vive, che è simile alla nostra. Nella consapevolezza delle sue mancanze io mi ci sono ritrovato. Lui sa di dover fare tantissimo e di fare troppo poco, consapevole che la sua avvenenza gli gioca a favore e che le sue capacità dialettiche gli permettono di superare gli sbarramenti. Ma sa di poter andare ancora oltre. "
ALESSANDRO PREZIOSII
Mi viene in mente una frase. Quando ad Agostino è arrivato alla conversione, nel linguaggio della fiction, Ambrogio chiede, auspica l'immediata vestizione ecclesiastica e sogna di far prendere gli ordini ad Agostino. In quel momento Agostino lo ferma e dice: "No, prima di cominciare questo percorso ho bisogno di stare da solo. "
Preziosi in chiesa parrocchiale a Cassago
Oggi, chi di noi, incaricato da una figura così alta, di qualunque genere sia: politico, religioso, professionale, avendo la possibilità di ricoprire un ruolo, è in grado di dire: "Un attimo, ho bisogno di stare da solo."
Quello che mi ha veramente colpito di S. Agostino (parliamo di cose che sono scritte da lui, non di interpretazioni), è la consapevolezza, fin da quando è nato, di che cosa sarebbe stato il suo futuro. Consapevolezza che ho vissuto anch'io nella mia vita. Io però non posso diventare (forse, chi lo sa ?) un seminarista, un prete .... Non so ...., non credo che nella vita oggi ci sia bisogno di isolarsi per poter realizzare la possibilità di essere utili alla società. S. Agostino è morto e la Chiesa a distanza di molti anni ha usato le sue opere per poter parlare della fede. Ancora oggi noi leggiamo le opere di S. Agostino e meditiamo la possibilità del "credo ma ...", del "credo, ma ho bisogno del differimento del Battesimo".
E' una delle cose più oneste che questa società dovrebbe imparare. Sant'Agostino mi dovrebbe aiutare. La risposta reale a quella domanda: "che cosa ha rappresentato per me S. Agostino?", è la sincerità con la quale oggi si può affrontare anche grazie ad una fiction un percorso.
"Qualcuno", che ti conosce, ti incontra, ti mette una mano sulla spalla e dice "qualcosa", anche se non è il tuo prete confessore, il tuo genitore o il tuo amico di riferimento. La forza di S. Agostino è quella di superare la consapevolezza del contingente, che è la cosa che mi fa stizzire. Come dire, benissimo, ne sono consapevole. Ma come sono consapevole di questa possibile relazione, sono consapevole della mia vita spesa e di ciò che farò del mio proposito. Questa mi sembra una lancinante condizione (di cui sono consapevole) della nostra società. Basterà Agostino? Basterà la lettura delle Confessioni? Ripeto, è una catena di Sant'Antonio ....
ONOREVOLE MAURIZIO LUPI
... e adesso la catena finisce e arriva Monsignore Fisichella.
Prego.
MONS. RINO FISICHELLA
Io vorrei che continuasse a parlare Preziosi perché parto da una consapevolezza: che da un prete, da un Vescovo ci si aspettano alcune cose, quindi io necessariamente dico delle cose perché sono Vescovo, anche se non necessariamente le dico perché sono Vescovo. Ma da un attore, da un bravissimo attore come lui, le stesse cose che potrei dire io, vi toccano in maniera diversa, perché lui lo sentite più vicino. Io sono distante, e come Vescovo, come prete io debbo dire alcune cose.
Ma il fatto che le dica lui colpisce, perché è un'esperienza quotidiana, perché non ha un colletto, perché è un padre di famiglia, perché se dice che partecipa, lo fa molto più direttamente di quella che è la mia esperienza. Ecco perché io vorrei ascoltarlo ancora di più, anche se poi, condividendo alcune delle cose che lui dice, anch'io vorrei dire qualcosa dell'incontro con Agostino. Almeno tre punti vorrei toccare di quelli che ha detto prima Alessandro Preziosi. Per venire qui, io stamattina mi sono arrampicato sulla mia libreria e ho tirato fuori il libro delle Confessioni, un po' tutto rovinato, sottolineato, perché è quello che ho usato tanto, quindi la copertina è tutta rotta. Per curiosità sono andato a vedere come l'avevo acquistato e la data che avevo messo, perché all'epoca io mettevo anche la data sul libro. Ho visto la data del 27 agosto 1968 e mi sono detto: "ma tu guarda un po' che casualità!". Io compio gli anni il 25 di agosto, quindi certamente mi sono regalato quel libro per il mio compleanno, ed ho incontrato Agostino ... Avevo diciassette anni, e la curiosità (perché di curiosità si tratta), di aver preso Le Confessioni, era una curiosità tipicamente filosofica. Io ho avuto un bravo professore di filosofia, talmente bravo che prima mi metteva il voto e poi mi interrogava, perché sapeva che avevo un piacere filosofico. Quindi il mio interesse è stato filosofico.
Quando però io mi trovo questo libretto tra le mani sono contento anche se non sono come dice lui un esperto di S. Agostino, sono solo uno che frequenta S. Agostino. Quasi quotidianamente io ho la volontà, il desiderio e l'impegno di leggere Agostino, quindi non sono un esperto, sono uno che lo frequenta, che mi piace frequentarlo e leggerlo. Mi piace, per alcuni versi ed inizialmente, come ad Agostino piaceva Ambrogio. Perché ad Agostino piaceva Ambrogio non per quello che diceva, ma per come lo diceva. Agostino in un primo momento pensa che i Testi Sacri, i Vangeli e via dicendo, non dicano niente di interessante, siano di fatto solo storie per ragazzini. Ma Ambrogio lo stuzzicava intellettualmente, gli dava la possibilità con la retorica di pensare, di riflettere, di avere qualche cosa di più. E vediamo una cosa storicamente vera che è l'attualità di Agostino oggi dal punto di vista culturale. Il quarto secolo segna di fatto la fine dell'impero romano, e la fine anche della cultura che era legata a quel sistema. Uno dei primi che se ne accorge è Ambrogio. Agostino viene mandato a Milano da Simmaco, il che può significare niente. In realtà Simmaco è colui che scrive all'imperatore perché abbia a riportare nel senato di Roma l'altare alla dea Vittoria, affinché i senatori possano di nuovo giurare sull'altare della divinità pagana. Ambrogio scrive anche lui lettere a Valentiniano II contestando le posizioni di Simmaco. Noi ci ritroviamo con questi due personaggi: Simmaco (senatore dell'impero) ed Ambrogio (Vescovo) che segnano la fine della cultura pagana e l'imporsi del Cristianesimo. Agostino si inserisce all'interno di questo processo culturale. Nella scena che noi abbiamo visto di Ambrogio che predica, sarebbe stato bello se lo sceneggiatore (o non so chi per lui) avesse messo in quella predicazione la frase della lettera ai romani che Ambrogio ripeteva costantemente: "La lettera uccide, lo Spirito dà vita."
Lì si è sentito il richiamo allo spirito ed Ambrogio cita San Paolo e dice: "la lettera uccide" e questo per Agostino era sconvolgente. Agostino veniva dal manicheismo, da una lotta culturale e spirituale che lo ha portato poi ad allontanarsi dal manicheismo ed a capire che c'era qualche cosa che andava molto più in là. Non era solo "la lettera", bisognava interpretarla, bisognava "entrare" e poi c'era lo Spirito che vivifica. La cosa impressionante è che noi oggi viviamo la stessa identica situazione. Si sta, amici miei, concludendo realmente un'epoca, si conclude una cultura, e non è un caso che si parli di modernità e post-modernità. Si sta concludendo, che ci piaccia o no! C'era già un autore, grande pensatore, Romano Guardini che nel 1950 scrisse un piccolo libretto: "La fine dell'epoca moderna". Se voi riflettete oggi e rileggete quelle pagine dite: "Ma è di una profonda attualità". Si sta concludendo un'epoca e se apre un'altra. Quale sarà? Chi lo sa! Quello che riflettendo mi fa diventare un po' triste è che mancano oggi un S. Ambrogio e un S. Agostino. Mancano cioè delle personalità talmente forti dal punto di vista della spiritualità e della cultura, tali da presentare un nuovo progetto che abbia ad indicare quello che sarà il futuro che abbiamo dinnanzi.
E qui c'è la terza dimensione che riflette un'ultima affermazione di Alessandro Preziosi, quando diceva: "Ma chi oggi può essere capace davanti a una cosa di dire no, fammi prendere po' di pausa, un attimo di silenzio". Qui, per come lo incontro io, noi scopriamo veramente Agostino. A mio modestissimo modo di vedere, se vogliamo capire Agostino, dobbiamo andare proprio lì. In quell'espressione che tutti noi conosciamo "Noli foras ire, in te ipsum redi; in interiori homine habitat veritas."
Non andare fuori da te, perché la verità abita nell'uomo interiore." Cioè, ritorna in te stesso. Quello che noi oggi dovremmo essere capaci di fare, ma che nella cultura in cui viviamo diviene la cosa più difficile, è rientrare in noi stessi. Vedete che normalmente non si ascolta il seguito di quello che Agostino scrive, perché Agostino scrive: "Vai nel più profondo di te stesso, cioè fai silenzio? Trovi nella tua giornata un momento di silenzio per andare nel più profondo di te stesso? Per capire chi sei? Per cercare di rispondere a degli interrogativi profondi? Perché noi [con noi stessi] non parliamo mai!. Non ricordo se si vede nella fiction, ma Agostino spesso è ammalato, ed Agostino si pone degli interrogativi sulla sua malattia. Perché quando uno è ammalato e soffre, vede la precarietà della propria esistenza. E' come quando noi dobbiamo andare a fare le analisi. Prima di andare a ritirarle ... se abbiamo vent'anni ..., ma se si va oltre i quaranta o cinquant'anni, prima di andare a ritirare le analisi, cominci a pensare, a riflettere e dici: "Speriamo che vada tutto bene ...."
Ad aprire la busta del medico, è evidente, c'è un po' di angoscia e di paura. Pensate che umanamente Agostino non abbia vissuto la stessa esperienza con la malattia? Stiamo parlando del IV secolo, con tutto quello che era la malattia e la sofferenza! Credete che Agostino non si sia posto le domande che anche noi oggi dovremmo porci, ma che nel contesto culturale in cui noi ci troviamo, si fa di tutto per allontanarle dalla nostra riflessione? Che ne è e che ne sarà di me? Che ne sarà della mia vita? Da dove vengo e dove vado? Ci sarà una vita dopo questa vita? E Agostino non si è posto questi interrogativi? Eccome se li è posti! "Noli foras ire", non andare fuori da te stesso, "in interiori homine habitat veritas." La verità abita nel più profondo di te stesso. Poi però aggiunge qualche cosa: " Et si natura tua", e se nel più profondo di te stesso vedi che sei contradditorio, per cui dici una cosa e poi ne fai un'altra, allora trascendi, vai oltre te stesso, allora sai che ti devi abbandonare a Dio. Devi abbandonarti al mistero. Agostino è questo, io lo sento così, perché questa è l'esperienza dell'uomo contemporaneo. A me è dispiaciuto vedendo la scena e rivedendola oggi, che lo sceneggiatore o il regista (non so esattamente chi perché non me ne intendo), non abbia fatto vedere la scena di Agostino che si allontana dal suo amico Alipio, va sotto un albero di fico, e piange .... , piange ... !
Lì non si vede l'esperienza del pianto, che anche dal punto di vista della comunicazione penso sarebbe stata dirompente. Quest'uomo così forte, che viene presentato in tutta la prima parte come un dissoluto a cui non interessa niente della verità, basta che vinca al processo ... piange . . ! Chateaubriand, anche lui un grande convertito, ha una bell'espressione: "Ho pianto e ho creduto." L'esperienza del pianto è qualche cosa che viene dall'intimo, dall' "uomo interiore" e fa capire completamente il cambio di rotta. Fa cambiare prospettiva ed è la conversione. La conversione sta tutta lì. Sua madre Monica gli diceva: "Non allontanarti da te stesso." Noi invece oggi siamo distratti, andiamo a guardare a destra e a manca. Pensate, il Papa parlando ai giovani diceva: Non pensate che oggi la Religione sia come entrare nel supermercato delle religioni, dove ognuno si prende il prodotto che più gli piace e si mette quello addosso. L'incontro con Dio non è quello! Per Agostino incontrare Dio è incontrare se stesso, cioè l'uomo (sono di fatto la stessa cosa). Quella predica di Ambrogio è profondamente vera, ed Agostino capisce che c'è l'immagine della Trinità in ciascuno di noi. Noi scopriamo che siamo immagine di Dio. Quando tu vuoi scoprire qualcosa sulla tua vita, devi incontrarti con Dio, non c'è alternativa.
[applausi ]
ONOREVOLE MAURIZIO LUPI
Mi ha colpito molto la figura della mamma di S. Agostino ed il rapporto tra la madre ed il figlio. La mamma è stata una presenza continua, discreta. Volevo capire come ...
ALESSANDRO PREZIOSI
Secondo me, avendo una madre molto simile a quella, (sicuramente giusta per Agostino) mi spaventa l'idea di una donna così lungimirante rispetto alla figura del figlio. Sa quando e come è il momento di indirizzare o di fare che il figlio si indirizzi su una strada dalla quale non dover tornare indietro. Mi viene in mente un passo delle Confessioni dove Agostino riporta l'atteggiamento e la mentalità della madre nel lasciare che lui, Agostino, continuasse ad essere tentato dalla vita, non gli fossero allentate le briglie delle tentazioni e continuasse a fare quanto gli pareva. Oggi questa situazione non sarebbe possibile. Io considero veramente Agostino una persona che mi rappresenta, ed in quanto rappresentante della mia condizione è vicino a me. Non riesco a nascondermi dietro il fatto: beh, ma all'epoca era diverso, era una società diversa, forse c'erano meno droghe, non so ... ? Ce n'era di meno? Penso che Agostino abbia fatto una vita sana, soprattutto dal punto di vista intellettuale, perché di cose ne ha fatte. Certo poi ha pianto ... , anch'io ho pianto, (poco, ma ho pianto), e devo dire la verità: è una grande liberazione perché mi è venuto molto naturale, dopo la fine della scena della conversione. Quindi la madre ha voluto fortemente che il figlio giungesse ad un "momento", tale da corrispondere alla semplicità con la quale lei era arrivata a Dio.
Ma [la meta] non poteva essere la stessa per la mente "diabolica" di Agostino. Intelligente, perspicace, sensibile quale qualunque altra donna lo è rispetto a una grande figura come era ed è S. Agostino. Con quale coraggio oggi la madre ti lascerebbe ritornare a casa ubriaco, ti lascerebbe in un bar o ti lascerebbe bestemmiare .... ? Quale ...? Bisogna avere molto coraggio e Monica è sicuramente una delle figure di donna, più coraggiose e forti della storia. E gli è andata bene! Il momento secondo me più alto di questa fiction, che ha il demerito di non aver voluto osare (perché la televisione ci deve lasciare mangiare, dormire, svegliarci, dobbiamo bere, mettere a letto il figlio e per forza di cose, non può catturare l'attenzione) di non essere andata a fondo, (ma forse è un merito che ho constatato da spettatore); è quello in cui muore la madre. Sono sulla spiaggia, la madre ha già assistito all'inizio della conversone del figlio e gli parla ancora, ormai morente. Rimane appoggiata al fianco, e dice: "Non ti stai accorgendo che stiamo già vivendo una vita eterna!" - Secondo me la madre per Agostino, rappresenta il senso e la ricerca continua che lui, Agostino, ha avuto rispetto al concetto di tempo, arrivando alla conclusione che il tempo non esiste. E' passato attraverso i tempi, il passato, la memoria, il presente, i tempi della previsione e quelli del futuro. La madre rappresenta proprio questo.
E' la dimostrazione dialettica, non solo concettuale e filosofica che l'eternità è già alla nostra portata. La Vita è quello verso cui i nostri genitori, ci hanno indirizzato, pur con le loro contraddizioni, le loro esasperazioni, le loro banalità ed il loro essere tradizionali. Se molte donne, molte mamme come Monica avessero un figlio come Agostino! Sarebbe avere un figlio come Pelè, (non posso dire Maradona perché ne ha fatte troppe). Nel ruolo della madre di Agostino, mi ha colpito moltissimo la straordinaria interpretazione di Monica Guerritore, anche perché è una donna che conosceva molto meglio di me Le Confessioni e mi ha aiutato moltissimo. Per Agostino sua madre Monica credo sia stata fondamentale, perché se non l'avesse contraddetto e lottato per lui fin alla fine, noi oggi forse non saremmo qui a parlare di Agostino d'Ippona come di un Padre della Chiesa. .... Non ho mai capito perché l'anno fatto Santo. Un po' lo sospetto, però non lo posso dire. Perché l'hanno fatto Santo? [rivolgendosi a Mons. Rino Fisichella] Agostino perché l'hanno fatto Santo? Immagino non sia stato Lei.
BREVE SCAMBIO DI BATTUTE TRA I RELATORI
MAURIZIO LUPI
[Parlando di Mons. Fisichella] Beh, ci hai quasi beccato perché fa parte della Congregazione dei Santi. A Monsignor Fisichella non puoi fare nessuna domanda [su questo argomento] perché direbbe tutto quello che sta facendo su Giovanni Paolo II, Pio XII, eccetera. Nel senso che partecipa ai lavori su queste cause [di beatificazione]. Le faccio un'altra domanda ... collegata ovviamente ... l'ultima poi qui chiudiamo.
MAURIZIO LUPI
[Rivolgendosi a Mons. Fisichella] Beh, Lei non è qui per far domande .... C'è un rapporto di amicizia tra me e lui . . ..! Mi collego a quanto diceva Alessandro ... Deve rispondere:
a) alla domanda perché è stato fatto Santo,
b) a questa domanda. Tirando le conseguenze di quello che diceva Alessandro circa la figura della mamma, e quanto Lei ha detto prima sulla libertà dell'uomo.
Non si puoi mai andar contro la libertà di ognuno di noi. Quando Lei diceva: dobbiamo rientrare in noi stessi e questa via ci porta alla libertà. Alla libertà di ognuno di noi non ci si può opporre, e questa "libertà" nel senso di prendere sul serio ciò che siamo, pur con tutte le nostre contraddizioni, ci fa porre la domanda vera: cos'è la felicità? Dove sta la verità? Che senso ha la vita? Dove la posso incontrare? Più questo dramma lo vivi, più cerchi e senti il bisogno di figure che ti accompagnino e che siano Segni di presenze. Però il titolo della mostra è: "Si conosce solo ciò che si ama", ed io vorrei che ci aiutasse, concludendo l'incontro, a capire che cosa per Lei vuol dire questa frase di S. Agostino: "Si conosce solo ciò che si ama."
SEGUE UN NUOVO BREVE SCAMBIO DI BATTUTE
ALESSANDRO PREZIOSI
E anche qual è la capitale ....
ON. MAURIZIO LUPI
E' anche spiritoso, si vede che è napoletano ! ALESSANDRO PREZIOSI: Ed anche chi ha rubato i soldi del Belice ....?
ON. MAURIZIO LUPI
Tanto piangeva nella fiction di prima e tanto è spiritoso stasera. Facciamo un applauso ad Alessandro ....
[applausi]
MONS. RINO FISICHELLA
Ho in mente tante cose, ma una vorrei dire: quella fiction è servita molto, ed io l'ho apprezzata, come diverse altre fiction che vengono fatte. Mi auguro e spingo continuamente perché ne venga fatta una su di una grandissima donna: Francesca Saverio Cabrini. Una donna incredibile che ha fatto tanto [applausi]. Voi forse non la conoscete. Io la conosco perché è la Santa di Codogno ed io sono di Codogno e devo fare il tifo. Ma questo aeroporto Malpensa per cui tanto si è fatto si chiama soltanto Malpensa? Intitoliamolo ad una donna che nell'ottocento è andata almeno una ventina di volte negli Stati Uniti, sulle Ande .... che ha capovolto il mondo. Chiamiamolo: Aeroporto Francesca Cabrini. [rivolgendosi all'On. Maurizio Lupi] - Volete fare qualche cosa ...?. Sei il vice della terza carica dello stato! Si capisce come è il mio rapporto con i deputati che la mattina mi fanno diventare pazzo! Specialmente Maurizio ...
[applausi]
Io faccio diventare matti loro [i politici], perché li bacchetto continuamente, ma non solo, gli metto chili di cenere ed il mercoledì delle ceneri escono tutti .... Riprendendo il discorso ... quella fiction è bella, ma certo non si può pensare di tradurre il pensiero di Agostino in una fiction. E' impossibile, non si può!
Quella fiction poi è servita, perché se questa sera siamo qui a parlare di Agostino è perché c'è stata anche quella fiction. Penso che milioni di persone l'abbiano vista ed apprezzata e siano anche state provocate a capire chi è quest'uomo. Perché Agostino, sappiano tutti che c'è, ma nessuno sa chi realmente fosse questo Agostino. Perché è stato fatto Santo Agostino? Io credo perché è stato capace di esprimere realmente quello che c'è nel profondo del cuore di ognuno di noi, cioè una tensione verso il bene. Io concepisco Agostino come uno che ha una passione continua per la verità. Agostino è instancabilmente alla ricerca della verità e dell'indagine sulla verità una volta che l'ha trovata. Quindi fa due cose: ricerca la verità.
Chi tra di noi non ricerca la verità? Tutti!
La vita dell'uomo è fatta per ricercare la verità, e la prima verità sono i Testi, come dicevamo prima. Ed una volta trovata, Agostino vuole un'intelligenza sempre più profonda di ciò che ha trovato, tanto è vero che Agostino provoca, mette degli imperativi: "Ergo noli quaerere intelligere ut credas, sed crede ut intelligas" , cioè: "cerca di riflettere, ragiona per poter credere e poi credi per poter riflettere ancora di più". [Agostino lo chiede] adesso, a noi, all''uomo di oggi, nostro contemporaneo, [che soffre] per una mancanza di spessore culturale che non ha più, perché si è perso il rapporto con un patrimonio di antica saggezza, e si è creata una rottura tra noi ed il passato. Sentirsi dire da Agostino che la fede, se non è pensata è nulla, questa è una rivoluzione: fides si non intelligitur nulla est. La fede non è un essere creduloni, un correre da una parte all'altra. La fede, amici miei, è un "credere", è la fatica quotidiana del dover domandarsi il perché io credo, ed è dare un'intelligenza a questo contenuto del credere.
Agostino è quello che scrive nel "de vera religione" (se non erro, se ricordo bene): "Ma io ti ho forse raccontato delle favole? Io non ti ho raccontato delle favole, però se tu hai una verità più grande di questa che ti ho esposto io, fammela conoscere e io ti seguirò. Se però non l'hai, allora segui tu la mia. Agostino che è appassionato della verità! Amici miei, qui oggi il tema è la verità. Di quale verità? E' la verità sulla mia vita? Noi non siamo qui a parlare della verità matematica.
La verità matematica non ha bisogno di un filmato di fede. Due più due fa quattro, ed è talmente evidente che non ha bisogno di alcuna dimostrazione. Poi dopo ci sarà la dimostrazione perché uno più uno più uno .... Ma io non sto ricercando quella verità. Noi non siamo qui per ricercare la verità matematica. Io sono qui per ricercare la verità sulla mia vita, sul cercare di capire realmente chi sono, ed Agostino a questo ha saputo dare una risposta. Perché . . ? Perché si è letteralmente abbandonato al mistero. Ha preso la propria vita, si è tuffato nel mistero ed ha fatto capire che la via che il Vangelo propone, è una via che si può veramente vivere. Questa è la santità: il Vangelo può realmente essere vissuto e la parola che Gesù ci ha detto, non l'ha detta per "gli altri". Sì, ma tanto Lui era il figlio di Dio! No, Lui era un uomo! Lui ha patito la morte. Siamo qui nella settimana dopo Pasqua .... Lui ha vissuto pienamente tutto quello che è l'esistenza dell'uomo, e perché nessuno di noi, nessuno potesse avere un alibi per non credere, ha vissuto anche l'esperienza della morte. Dio, perché Gesù è il figlio di Dio, ma sulla croce era inchiodato lui, non un altro come i docetisti potevano pensare. Sapete perché Agostino è Santo? In uno dei dibattiti che Agostino ha avuto con i Donatisti, che erano dei cristiani che seguivano Donato, un sacerdote che proponeva che di fatto potevano essere Cristiani soltanto i perfetti. Solo se sei un perfetto cristiano ... Io oggi mi sento dire tante volte anche dai sacerdoti: "Ma perché devo sposarli in Chiesa? Non vengono mai ... Non frequentano mai la Chiesa ..."
Quante obiezioni oggi, amici miei ... Oppure quando qualcuno dice: "No, quello ha un forte handicap e non gli dò la Cresima". E' una roba tua la Cresima? Ha un forte handicap, quindi è ancora più amato da Dio! E' più benvoluto, e tu devi alzare un altare oggi ai suoi genitori! E tu non gli dai la Cresima? Ma stati scherzando? Perché a chi dai la Cresima, a chi dai il Battesimo, a chi il Matrimonio, a chi dai la Comunione? Soltanto ai perfetti ed ai santi? Ma noi siamo tutti peccatori, tutti! Agostino è quello che ha avuto la stragrande illuminazione di dover dire che la Chiesa è Santa, ma è anche fatta di peccatori, che ogni giorno devono fare la fatica della conversione. Ogni giorno! E proprio per questo il Signore ti viene incontro e ti ama, perché da solo non ce la faresti mai. Ed è lì che Agostino si ribella toccando il tema della libertà. Si ribella al fatto che quelli (i Pelagiani) dovessero dire: "Tutto dipende da me". Ma cosa dipende da te? E la Grazia di Dio dove la metti? E chi ti apre il cuore per comprendere? "Grazia facit fidem" E' la Grazia che crea il primo atto della Fede, non è cosa tua. Agostino è quello che discutendo un po' con il Signore Gesù, (nelle Confessioni troviamo anche questo), si sente dire: "Agostino, tu voi trasformare Me in te? Io trasformerò te in Me".
Quando si leggono queste cose, come si fa a non credere? Cioè tu voi trasformare Me in te? Tu vuoi fare di Dio una tua immagine e somiglianza? Ti costruisci Dio secondo i tuoi bisogni, le tue esigenze ...? Quando vuoi, quando hai bisogno tu, altrimenti lo metti in un angolino, e via dicendo. Tu voi trasformare Me in te? Io trasformerò te in Me. Io ti innalzo da quella miseria in cui ti trovi e ti invito a vivere la mia stessa vita. Agostino vedete ha avuto il grande pregio di farci capire queste cose.
Perché è Santo?
Perché le ha vissute! E le ha vissute con tutta la fatica come ognuno di noi, cominciando da qui. Uscendo da questo incontro io vi invito a prendere tra le mani "Le Confessioni," e cominciare a leggerlo, magari non tutto perché alcune pagine sono difficili ..., il problema del tempo, il problema del male ... Ma quanta poesia, quanta esperienza profonda è presente in queste pagine, da farci sentire Agostino veramente un contemporaneo. Il Vangelo si può vivere, nonostante tutte le nostre contraddizioni perché Dio ti ama. Non c'è nessun altro motivo se non questo: "Dilige et quod vis fac. - Ama e fai quello che vuoi" Perché? Perché quando tu ami non potrai fare niente altro se non ciò che la persona amata desidera da te.
La parola con la quale Agostino raggiunge il culmine, è quello della riflessione sull'amore. E' solo questo. C' è un bel brano in cui Agostino dice: "Ma quando io parlo dell'amore, che cosa ti ho messo davanti: delle pietre preziose? Oppure avete visto il mio volto che si trasformava parlandovi dell'amore? Oppure, parlandovi dell'amore voi avete sentito dentro di voi qualche cosa che vi faceva sentire che è vero quello che io vi dicevo? E ritorniamo sempre: entra nell'intimo di te stesso, perché quell'amore con il quale sei amato è ciò che ti fa esistere. Questa è la realtà. Agostino non fa niente altro che darci testimonianza di essere stato profondamente amato. Amato da quella donna: Monica, che non solo gli ha dato la vita. Io credo che la grandezza di Monica sia stata anche quella di aver rispettato i tempi di Dio. Perché vedete, noi vogliamo sempre anticipare tutto, stabilire che incontriamo Dio quando l'abbiamo deciso noi. Non è così, i tempi di Dio non sono i nostri. Dio ha i suoi tempi, Dio mi incontra quando vuole Lui, non quando l'ho deciso io. Perché è Grazia, è gratuità, è dono, è amore. Vedete, [Monica] ha saputo rispettare questo. Io poi non posso dimenticare quella bella espressione di Monica ammalata, quando con Agostino è anche suo fratello.
Perché Agostino aveva un fratello ed una sorella, forse più di uno, e certamente ad Ostia c'erano Agostino, suo fratello e Monica. Monica dice che non tornerà più ... ed allora incominciano a litigare .. "la portiamo o non la portiamo di nuovo a Tagaste ...?" Monica dice: "Non mi interessa dove mi seppellirete." Tanto è vero che la tomba di Monica adesso è a Roma. E' stata poi trasportata a Roma da Ostia. "Non mi importa dove mi seppellirete. Una sola cosa vi chiedo: che ogni volta che andrete all'altare, vi ricorderete di me". Monica mette il suo ricordo nei suoi figli quando vanno all'altare. Perché? Perché lì c'è la vita, lì si celebra l'Eucarestia. Io credo che questo sia di una profondità che soltanto una donna di grande fede poteva esprimere. Lascia i suoi figli e dice: "Non preoccupatevi di tutte queste cose, lasciate perdere dove mi seppellirete, non mi interessa. Quando andate all'altare e ogni volta che salirete all'altare ricordatevi di me." Questo lo dico perché l'ho detto al funerale di mia mamma. Perché come ogni mamma, anche la mia, mi ha insegnato tante cose. Prima me le ha insegnate mia mamma, poi le ho apprese sui libri di teologia in seminario .... Mia mamma mi ha insegnato a pregare, a starmene in alcuni momenti da solo per poter essere capace di capire quello che dovevo fare. Mi ha insegnato soprattutto che quando si va all'altare bisogna ricordare le cose più importanti.
E la cosa più importante era lei: [Monica]. "Quando vai all'altare, ricordati di me." Poi il cimitero ..., lascia perdere ...., perché lì [all'Altare] c'è la vita, lì c'è Dio che mi trasforma in Lui. Credo che queste frasi sconnesse e frammentarie ci possono dare almeno una idea del perché Agostino sia non solo un Santo, ma un Grande Santo.
[applausi]