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Dragone pontificio

acquaforte con l'immagine di Dragone pontificio

Dragone pontificio

 

 

DRAGONE DI CAVALLERIA

Filippo Ferrari

Roma datato 1822

 

 

 

In origine nel XV secolo il termine si riferiva ad un archibugiere a cavallo. Sulla falsariga e quasi a imitazione dei dragoni napoleonici, all'inizio del XIX secolo anche lo stato pontificio creò un proprio corpo di dragoni. Questi avevano compiti di contrastare il dilagante brigantaggio all'interno dello Stato Pontificio, nonché di fiancheggiare la fanteria pontificia sui campi di battaglia.

Il momento più glorioso dei dragoni pontifici fu la carica di Cornuda del 9 maggio 1848, in cui uno squadrone di dragoni scompigliò una divisione di fanteria austriaca, subendo praticamente il 90% delle perdite ma salvando in quel modo i volontari italiani dalla distruzione per opera del comandante austriaco Nugent.

Gli stessi reparti ebbero un ruolo decisivo fiancheggiando la propria fanteria durante la battaglia di Mentana, mettendo in fuga lo stesso Giuseppe Garibaldi. A motivo dell'utilizzo a cavallo dell'archibugio, che produceva una vistosa emissione di fuoco e fumo, questo corpo militare venne idealmente accomunato ai draconarii, signiferi a cavallo dell'esercito romano che portavano un vessillo con una testa di drago.

Da draconarius discende il termine "dragone". I dragoni erano organizzati non in squadroni come la cavalleria ma in compagnie come la fanteria, da cui i loro ufficiali provenivano. La flessibilità derivante dall'essere in pratica una "fanteria a cavallo" li rese un'arma efficace, specie quando impiegati per quella che oggi verrebbe definita "sicurezza interna" per fronteggiare il contrabbando, la guerriglia o i disordini civili, essendo addestrati anche per il combattimento a terra.