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 2015: festa di sajopp

Studio per A messa prima - 1885

Studio per "A messa prima" - 1885

 

 

FESTA DI SAJOPP

10 maggio 2015

 

 

Riscoperto un quadro che Giovanni Segantini dipinse a Tremoncino lungo il viale che porta al colle di san Salvatore.

 

 

 

Giovanni Segantini

Studio per "A messa prima" - 1885

 

Questo dipinto di Giovanni Segantini è antecedente alla costruzione del Sepolcreto Visconti a Tremoncino, che venne costruito nel 1887-1888 e benedetto nel 1890. Si tratta probabilmente di uno studio collegato al tema del dipinto "A messa prima" realizzato a Veduggio.

Lo scenario è quello del viale alberato del colle di san Salvatore e sullo sfondo si può intravedere l'antecedente Sepolcreto costruito nel 1837 dall'architetto Clerichetti, come viene ricordato da Ignazio Cantù nella sua "Guida per la Brianza".

Segantini ha modificato in parte l'ambiente: un viale costeggiato da cipressi e piante di iucca è diventato un'imponente scalinata, su cui gli alberi gettano mutevoli ombre.

Olio su cartoncino incollato su legno, 79,8×58,2 cm.

Collezione Georg Schaefer - Euerbach, a Schweinfurt nella Germania Federale)

 

 

Il quadro è stato presentato ai visitatori attraverso anche una mostra in nove pannelli, che vengono qui di seguito descritti.

 

 

MOSTRA

 

1.  Giovanni Segantini (1858-1899)

 

Giovanni, figlio di Agostino Segatini (fu lo stesso pittore a cambiare il proprio cognome in Segantini), nasce ad Arco, nella parte italiana del Tirolo, in una famiglia povera. Alla morte della madre nel 1865 viene mandato dal padre a Milano, in custodia presso la sorella Irene. Segantini vive una giovinezza chiusa e solitaria, spesso vagabonda, tanto da venire arrestato: nel 1870 è rinchiuso nel riformatorio "Marchiondi", dal quale tenta di fuggire nel 1871, ma vi viene riportato e vi rimane poi fino al 1873.

Segantini viene quindi affidato al fratellastro Napoleone che vive a Borgo in Valsugana dove rimane fino al 1874. Al suo ritorno a Milano si iscrive ai corsi serali dell'Accademia di Belle Arti di Brera, che frequenta per quasi tre anni seguendo le lezioni di Giuseppe Bertini. Lavora presso la bottega di Luigi Tettamanzi, artigiano decoratore, e insegna disegno all'istituto "Marchiondi". Comincia a dipingere, con evidenti influssi dati dal verismo lombardo, ma già nel 1879, durante l'esposizione nazionale di Brera, viene notato dalla critica e ottiene i primi riconoscimenti: tra chi lo sostiene c'è Vittore Grubicy, con il quale instaura un rapporto di lavoro e di amicizia che durerà per lungo tempo.

 In questa fase giovanile produce alcune vedute milanesi, di piccolo formato, dipinte secondo la moda del tempo, quali Il coro della chiesa di Sant'Antonio, che mostra un notevole studio della luce, e Il Naviglio a Ponte San Marco, del 1880. L'anno dopo conosce Luigia Bugatti, detta Bice, la donna che gli sarà compagna per tutta la vita; si trasferisce in Brianza, a Pusiano collaborando strettamente con Emilio Longoni: in questi anni la sua arte tenta di distaccarsi dalle impostazioni accademiche giovanili, ricercando una forma espressiva più personale e originale.

 

 

2.  Giovanni Segantini in Brianza (1881)

 

La scelta di Segantini di trasferirsi in Brianza nasce dal suo bisogno di contatto con la natura, quasi a ritrovare nelle Prealpi briantee il mondo perduto dell'infanzia. Nello stesso tempo è il rifiuto di un'idea metropolitana dell'esistenza e dell'arte come era proposta dagli Scapigliati. Segantini prende le distanze dal clima tardo romantico e si stacca dagli ambienti frequentati nella stagione di Brera. Lontano, dunque, dalle osterie e dai caffè, dalle combriccole di una Milano cui, per altro, sempre lo legherà un rapporto di amore-odio, fresco d'Accademia, nell'ottobre 1881, Segantini, con la compagna Bice Bugatti, si stabilisce in Brianza da principio a Pusiano.

Vuole impossessarsi del "vero" dei paesaggi miti, spesso velati di nebbia, e vuole tradurli in ricche sfumature tonali, nell'intento di farsi interprete di una natura concepita come vita contadina.

A Pusiano si ferma sino alla fine del 1882 (in maggio era nato il primogenito Gottardo): il soggiorno più lungo in uno stesso posto prima della Svizzera. Da Pusiano passa a Carella, dove, dopo un'iniziale sistemazione, s'insedia nella "Ca' dii strii", per leggenda popolare abitata, appunto, dagli spiriti. A Carella, nell'ottobre 1883, nasce Alberto; mentre Mario e Bianca nasceranno a Milano a marzo 1885 e maggio 1886. Sia a Pusiano che a Carella, dal 1882 al 1884, con Segantini vive, in stretta comunione di lavoro, il collega pittore, compagno d'Accademia, Emilio Longoni. I soggetti di questo periodo sono ispirati alla vita contadina: fra le scene si ricordano Zampognari in Brianza, La raccolta dei bozzoli (1882), La benedizione delle pecore, Ave Maria a trasbordo (1883) e A messa prima.

 

 

3.  Giovanni Segantini a Veduggio

 

In una delle opere brianzole è particolarmente riconoscibile una veduta di Veduggio. Tuttavia essa non è resa fedelmente dal pittore, ma reinterpretata in modo da rendere la composizione maggiormente monumentale e suggestiva. In A messa prima, ad esempio, il fronte della chiesa è ruotato di 180 gradi rispetto alla scalinata del sagrato, in modo da isolare la figura solitaria del sacerdote che sale i gradini che si stagliano contro il cielo con un effetto quasi mistico.

Questa scalinata è stata dipinta da Giovanni Segantini verso il 1885 mentre si trovava a Veduggio. Segantini visse a Veduggio solo un anno, poi si spostò in altre parti della Brianza, a Pusiano e Caglio dove dipinse i suoi quadri più famosi. Giusto in quell'anno la compagna di Segantini, Bice Bugatti (era sorella dei Bugatti delle famose auto) era rimasta incinta del suo primogenito Gottardo, e i due non erano sposati. In realtà la prima stesura dell'opera risale al 1883: era assai diversa e aveva un altro titolo.

 

 

4.  A MESSA PRIMA: le due pitture

 

Il quadro "A Messa Prima" in alcuni testi è chiamata "La penitente", in altri "Non assolta". I commenti dei maligni lo titolano "Ritrae una donna incinta che scende le scale mentre tre figure (tre frati forse) mormorano contro di lei". Il quadro voleva quindi denunciare una morale del tempo. Non si sa cosa abbia poi spinto il pittore a cambiare versione e a sostituire la giovane donna col pancione e cagnolino che scende, con il vecchio prete, che sale le scale, guardando a terra. Le radiografie al quadro hanno confermato la presenza della donna.

Non si vede bene nel raffronto tra le due versioni, ma la luna della nuova versione, prima non c'era. Qualche storico afferma che Segantini avesse pochi soldi per pagare il macellaio di Veduggio e che gli abbia dato alcune tele in pagamento, ma che furono poco apprezzate. Chissà dove sono finite!

 

Particolare del sacerdote che sale le scale

Particolare del sacerdote che sale le scale nel quadro "A Messa Prima"

 

5.  Segantini a San Salvatore di Tremoncino

 

Studio per "A messa prima" che è datato 1885, fu eseguito ad olio su cartoncino incollato su legno con dimensioni 79,8×58,2 cm. L'opera è probabilmente uno studio collegato al tema del dipinto "A messa prima" realizzato a Veduggio. Attualmente appartiene alla Collezione Georg Schaefer – Euerbach, a Schweinfurt nella Germania Federale. Questo dipinto di Giovanni Segantini ha la particolarità di essere stato dipinto prima della costruzione dell'attuale Sepolcreto Visconti a Tremoncino, che fu eretto nel 1887-1888 e benedetto nel 1890.

Lo scenario è quello del viale alberato del colle di san Salvatore e sullo sfondo si può intravedere il precedente Sepolcreto costruito nel 1837 da Clerichetti, come viene ricordato da Ignazio Cantù nella sua "Guida per la Brianza". Segantini ha modificato in parte l'ambiente: un viale costeggiato da cipressi e piante di iucca è diventato una imponente scalinata, su cui gli alberi gettano mutevoli ombre.

 

 

6.  La chiesa medioevale di San Salvatore

 

XIII secolo

La prima citazione di questa chiesa, è contenuta in un elenco delle chiese di Cassago che venne redatto da Goffredo da Bussero nel suo "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani": Memoria ecclesiarum et altariorum sancti Salvatoris in plebe Alliate, loco Tornago ecclesia sancti Salvatoris. La chiesa di san Salvatore, una tipica dedicazione longobarda (la troviamo anche nella vicina Barzanò), è qui ricordata in territorio di Tornago, nella pieve di Agliate.

1571

Il 20 agosto 1571 quando Monsignor Fabrizio Piscina arriva a S. Salvatore incaricato da Carlo Borromeo che sta visitando la parrocchia di Cassago. Fotografa la situazione con queste note: "Vi è sotto la cura di Sancto Jacomo et Brigida di Casagho una chiesa chiamata sancto Salvatore la quale è in cima un monticello da una banda boscho da laltra Roncho, dirutta senza altare non ha su il tetto e caschava una gran parte della muraia, et non ha reddito ne beni alcuni. Ne l'anno 1571 adi 20 agosto fu visitata dal Reverendo Fabritio Piscina nella visita che si fece a Cassagho dall'Illustrissimo et Reverendissimo monsignor cardinale ma de detta visita non se mai visto ordinatione per lo si adimandato provisione che cosa se debba fare con questa chiesa."

Nel 1571 la chiesa era dunque abbandonata e cadeva in rovina, ma il cardinale Borromeo non prese provvedimenti, forse perché probabilmente era di proprietà privata della nobile famiglia dei Pirovano.

 

 

7.  La cappella sepolcrale di San Salvatore

 

1837

"Di là (da Cremella) si progredisce a Cassago, che molti pretendono sia il Cassiciaco, dove si ritirò Sant'Agostino presso Verecondo gramatico, mentre si preparava al battesimo. Qui merita essere veduto il vasto palazzo Pirovano-Visconti e la chiesa decorata dei recenti freschi di Carlo Ronchi. Oh se io fossi, senza danno d'alcuno, possessore del Baciolago ! sclamai la prima volta che mi venne veduta questa deliziosa collina poco discosta da Cassago, coi suoi viali a chiocciuola, colla sua vista portentosa, con quel tutto insieme la che rende sì vagheggiata e ricercata. Oh fosse perenne la vita ! dove goderla più felice ? Se non che il poco discosto monumento sepolcrale Visconti che si sta erigendo dall'architetto Clerichetti, ricorda che passano come un lampo i giorni dell'uomo tra cenci e la porpora, tra le delizie e le miserie."

Guida per la Brianza e per le terre circonvicine di Ignazio Cantù pubblicato a Milano da Santo Bravetta nel 1837

 

 

8.  Campo dei Morti del Salvatore

 

1839

Il parroco si lamenta con l'arcivescovo di Milano per l'uso della chiesa di san Salvatore da parte di Carlo Visconti di Modrone e del cugino Uberto, che la consideravano come una cappella privata dove seppellire i propri parenti defunti.

"Eminenza Reverendissima nella parrocchia di Cassago, Pieve di Missaglia, vi è un luogo denominato Campo del Salvatore posseduto ora da Sua Eccellenza il V. duca Uberto Visconti di Modrone, dove furono riposte le Ossa dei defunti della Parrocchia in occasione, come si crede, di spurgare i sepolcri e forse anche i morti del Contagio e furono nominati i morti del Salvatore. Col tempo vi fu eretto un Oratorio in mezzo a questo campo e nell'anno 1814 è stato benedetto. D'allora in poi vi si celebrò qualche volta la S. Messa. Sembra che questo Oratorio sia destinato per sepolcro della famiglia, poiché nel 1814 venne trasportato il Cadavere della V. Marchesa Fagnani Visconti di Modrone da Milano e tumulato nel detto Oratorio. Parimenti il fu Duca Carlo Visconti di Modrone figlio della suddetta nel 1836. Nel 1837 furono seppelliti due figli di S. E. il V. Duca Uberto Visconti, erede del predetto Duca Carlo. I fedeli non solo dai contorni, ma anche da lontano paese hanno una particolare devozione a quei defunti e vi si portano in quell'Oratorio a pregare e vi lasciano elemosine.

Queste elemosine venivano in varie volte dell'anno raccolte dal rappresentante della Casa padronale e di mano in mano si consegnavano al Parroco locale ... In quest'anno 1839 le elemosine raccolte dal V. Duca Uberto non vennero consegnate al Parroco, come si faceva in addietro per cui non si sono fatte le funzioni in suffragio di quei Defunti ed il popolo esternò qualche lamento. Il Parroco stimò bene avvertire il V. Duca con lettera del 9 settembre 1839 che la novità di non aver fatto alcuna funzione pei Morti del Salvatore a motivo di non aver ricevute le elemosine, aveva destato un po' di sussurri e lo pregava di fare che le elemosine venissero convertite in quelle sacre funzioni ... Il V. Duca rispose con lettera del 10 settembre 1839 … dove si scorge che il Duca essendo padrone dell'Oratorio, intende d'essere padrone di disporre delle elemosine. Il giorno 2 novembre 1839 il Duca ha ordinato un officio da morto da celebrarsi nel suddetto Oratorio … L'infrascritto Parroco essendo di parere che queste elemosine di diritto parrocchiale e da disporsi dal Parroco medesimo, contrario di prolungare qualunque controversia ed altercazione specialmente col suddetto V. Duca vide bene di riferire il suesposto a V. E. Reverendissima rimettendosi pienamente al prudente giudizio del suo superiore e si umili col più ossequioso rispetto e profonda venerazione.

Curato Michele Castelli."

 

 

9.  Il Sepolcreto di San Salvatore

 

1890

Benedizione del nuovo sepolcreto eretto su progetto dell'arch. e ing. Giovanni Ceruti.

ALOISIUS NAZARI A CALABIANA Dei et apostolicae sedis gratia SANCTAE MEDIOLANENSIS METROPOLITANAE ECCLESIAE ARCHIEPISCOPUS

Dilecto in Christo ill. mo et Rev. Presbyt. DD. Iosepho Calvi Can. Praeposito Nostrae Metropolitanae Ecclesiae Capituli in Domino Salutem. Precibus ab Ill. ma Familia cui nomen Visconti di Modrone Nobis perrectis benigne annuentes praesentium tenore delegamus, ut Sacellum cum Altare ad Missam Sacram faciendam ad usum per illustris eiusdem Familiae ipsius impensis in Parochia Cassagi plebis Missaliae nuper erectum nec non subiectum sepulcratum visites et inspicias, et si ibi omnia ad praescriptum Synodalium ordinationum disposita reperiris, coemeterium, Sacellum et altare sacra munias benedictione. Eo vero monemus ut in dictis benedictionibus omnes situs et coeremonias servas uti in Pontificali Romano praescribuntur in benedictione vero supradicti Sacelli aquam episcopalem adhibeas.

Datam Mediolani e Palatio Archiepiscopali die 29 oct. 1890