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Immagine di Lorenzo Ferrari anziano
LORENZO FERRARI
Testi tratti dal libello pubblicato nel 1906 in memoria di Lorenzo Ferrari
IN MEMORIA DI LORENZO FERRARI III DICEMBRE MCMVI UN COMPAGNO D'ARMI
Lorenzo !
Nei primordi della tua Giovinezza provasti il dolore. A soli quindici anni rimanevi orfano dei tuoi Genitori. Dotato di buona volontà, scarso di mezzi di fortuna, Ti arruolavi volontario nel Corpo delle Guardie di Finanza, per ritrarre i mezzi di un'onorata esistenza. Sorridendoti la speranza che all'alba della italica riscossa attraeva la Gioventù a combattere lo straniero che padroneggiava il nostro suolo, Tu pure, con generoso slancio, correvi nell'anno 1848 ad arruolarti nelle file dei volontari, Duce il prode Capitano Luciano Manara senza punto intravedere il pericolo che in una sconfitta, potevi trovarti senza la primitiva carriera. Terminata la disgraziata Campagna di guerra del 1848, continuasti fermo, al servizio della nostra cara Patria, nutrendo nel tuo bell'animo la speranza, purtroppo nuovamente delusa, di raggiungere il santo e comune scopo di rendere Libera, Una ed Indipendente l'Italia.
Prendevi così parte attiva nell'anno 1849 ai fatti di guerra contro l'esercito Austriaco nei pressi di Pavia e Cava Manara. La terribile catastrofe di Novara decise purtroppo, con amaro dolore, sfavorevolmente le sorti delle gloriose nostre Truppe, e la capitolazione firmata a Novara infirmò le belle speranze di tutti i ben pensanti patrioti Italiani. Quantunque l'amara impressione di questi tristi fatti Ti dilaniasse l'animo, non Ti dichiarasti vinto e da vero prode patriota seguivi coi tuoi Compagni l'estremo vostro Duce alla difesa di Roma, già eretta a Repubblica.
E fu colà che sotto l'alta ed intelligente direzione del leggendario Eroe Garibaldi, combattesti a Velletri, e posto in precipitosa fuga l'Esercito Borbonico, ritornasti a Roma per combattere contro le armi di Francia, a Villa Spada. Ivi fosti per merito di guerra, nominato Ufficiale, e sotto a quelle mura assistesti con dolore acerbo alla gloriosa morte dell'Eroico Luciano Manara, di cui durante la Tua vita serbasti sempre religiosa memoria. Lode a Te, caro Lorenzo, che nell'umiltà della tua vita sapesti renderti benemerito della Nazione. Ritiratoti a vita privata dopo l'entrata dell'Esercito Francese ristauratore a Roma, e tuttora predominante in Lombardia l'Austriaco, Tu ti sacrasti indefesso al lavoro. Colla tua vigile attività provvedesti all'esistenza, (e lucrosa esistenza) della numerosa tua prole (undici figli).
Ed ora caro Lorenzo, eccoci qui riuniti in questo recinto del dolore contristati dalla repentina tua morte. Avanti all'onorata tua Salma chiniamo riverenti la fronte, ed innalziamo concordi al Supremo Giudice che Ti volle strappare da questa terra, l'unanime voto che Ti sia serbato il premio meritato dovuto agli onesti laboriosi cittadini, ai buoni e veri patrioti, ed all'affettuoso e provvido Genitore. Lorenzo ! L'eredità di affetto che lasci in noi sia di conforto e di esempio a tutti e concorra a lenire il dolore dei tuoi cari Figli. A nome mio poi e dei superstiti difensori della nostra Indipendenza ricevi l'affettuoso ed estremo saluto.
Addio.
Colonnello LUIGI DONGHI
UNA NIPOTINA
Pronunciare in quest'ora mesta, pia, il nome di Lorenzo Ferrari Aggradi, è svegliare, in quanti lo conobbero, la memoria di rare doti della mente e del cuore, di opere energiche, buone, di maschie virtù ! ... Ci torna così spontaneo il lamento: «Perchè la morte crudele ce l' ha rapito? …» Tutto passa, o Signori, quaggiù, tutto sparisce se l'uomo opera per sè soltanto o se opera per altri mosso da fini bassi, rei. «Egli perisce come se non fosse stato, e le opere sue periscono con lui, a guisa di cosa morta nel nascere, o di eredità che nessuno ama accettare.» Quando un'anima generosa dimentica sè stessa, per il bene altrui oh ! allora nulla perisce: tutto rimane sfolgorante di luce viva nel perenne ricordo !
Così spenta la materia per legge di natura, non sarà spenta in noi giammai la memoria di un venerato vegliardo ! Lorenzo Ferrari educato al sentimento del dovere, guidato dalla rettitudine della coscienza, fu sempre esempio impareggiabile dell'uomo affettuoso nella famiglia, ove rimarrà vivo il profumo delle sue virtù, fu esempio del cittadino onesto, forte, prode, nella società, ove saranno sempre ammirati i suoi vasti, generosi ideali ! Morente ha voluto ancora manifestare i sentimenti dell'animo giusto, chiedendo perdono, offrendo il proprio a tutti.
Ecco l'uomo, l'uomo nobile che si eleva, che aspira, dopo avere serenamente superate, vinte le difficoltà gravi della vita, ad una pace ce1estiale, ad un mondo infinito, a quel Cielo puro che ci addita la religione Santa, ove il bene non è mai contraddetto.. Venuto a sera della vita, cadde il canuto, come foglia d'autunno, cadde Vinto dal male, ma tranquillo, rassegnato, fidente ! La vita di Lorenzo nostro fu di un'attività febbrile, instancabile davvero. Quando la patria chiamò i suoi figli a farla libera, redenta, egli corse ad offrire la propria vita abbandonando col cuore di eroe, di patriotta fervente, quanto aveva di più caro, affinchè risplendesse sull'orizzonte puro della sua Italia, il sole della libertà. Inchiniamoci adunque, riverenti, dinanzi alla tomba carissima di un grande: le sue ceneri benedette dalla religione santa, sieno seme provvido di generazioni di giusti di pietosi, di forti che succederanno al nostro caro «allontanato non estinto».
A Te Lorenzo il saluto dei figli cari, dei parenti, degli amici, valga quale tenero ed ultimo tributo d'affetto, a raddolcire il sonno della tomba: a Te il saluto riconoscente del tuo paese, nel quale pure rimarrà sempre viva la tua buona memoria. Alla tua tomba onorata verremo ad attingere forza, esempio del bene, poichè: «Il forte animo accendono, L'urne de' forti !»
Lorenzo, ancora una volta, addio !
CLEMENTINA FERRARI.
UN NIPOTE
Ero ben lontano dal pensiero di dover compiere un così pietoso ufficio, in questo momento sacro al dolore e in tanta solennità di compianto, ma la parentela e l'amicizia che ebbi per Lorenzo Ferrari, cordialmente ricambiata, mi spinse per la prima volta in vita mia, al tributo doloroso di porgere in pubblico, l'estremo saluto alla cara salma. Saluto pieno di tristezza, perché, non può aver riparo per noi la perdita del parente e amico sincero. Di qui il cordoglio profondo che sento in quest' ora e lo schietto rammarico che per colpa mia, non s'oda in questo luogo parola che meglio ritragga e i meriti di lui e il turbamento delle nostre anime. Lo sapete voi, o parenti e suoi figli, raccolti mestamente intorno alla bara, che chiude la sua spoglia inanimata, con quanto retto sentire amorosa benevolenza e religiosa virtù, seppe guidarvi fino a ieri sul retto cammino.
Lo sapete tutti voi o Castelnovesi, che amaste per lui quella patria per la quale egli aveva già lasciato la tranquillità della famiglia ai pericoli del campo; per la quale un ricordo era un giubilo, ogni aneddoto una speranza. Lo sapete tutti, come accorresse volontario, con virile abnegazione sotto la divisa garibaldina al comando del prode Luciano Manara.
Le campagne del 48 e 49 gli guadagnarono stima ed onore, e se ieri gli fu concessa l'alta onorificenza di abbracciare il morente suo Maggiore ucciso dal piombo francese sotto le porte di Roma e raccoglierne l'ultimo anelito, oggi maggior gloria ti sarà resa per l'opera tua patriottica dalla giustizia dei cieli. La tua bella figura più non brillerà al nome di Garibaldi; il tuo occhio più non si emozionerà al ricordo delle sue gesta, la tua persona tutta più non si rialzerà, come corpo scattante, ad esaltare le sue miracolose opere. Non più si farà corona intorno a Te per provare le emozioni e udire i fatti che a maggior tua gloria, partecipasti. La legione dei Veterani oggi con Te ha perso un bell' esempio.
Il suo cuore non aveva soddisfazione più cara, nessun premio il suo lavoro indefesso d'un accento d'approvazione sfuggito ai vostri labbri, di una più piccola dimostrazione d'affetto, dei cuori vostri per lui, che vi amava immensamente. E con che paterna benevolenza raccoglieva il frutto delle sue fatiche e come si compiaceva quando alcuno de' suoi figli o compaesani si elevava per virtù di cuore o per doti di sapere sopra gli altri. E ora è spento. Parenti che non poteste raccogliere l'ultimo suo saluto, vi sia di sollievo il pianto sincero di tutti noi qui accorsi; bufera di sentimenti non potrà mai sradicare quell'altare che oggi sorge nei nostri cuori a memoria dell'onesto e operoso parente e amico Lorenzo Ferrari. Noi non ti rivedremo più, ma di Te resterà in noi una incancellabile memoria, e sulla tua tomba torneremo a ripetere le testimonianze d'affetto che oggi ti tributiamo.
E Tu, caro estinto, giunto al cospetto di colui: « che atterra e suscita, che affanna e che consola » prega e prega per la tua desolata e numerosa famiglia.
ING. ANTONIO FERRARI.