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Il Cammino di sant'agostino: Monza

Il Santuario di Santa Maria delle Grazie a Monza

Il Santuario di Santa Maria delle Grazie a Monza

Il Santuario di Santa Maria delle Grazie a Monza

Timbro del Santuario di Santa Maria delle Grazie a Monza

Immaginetta con l'affresco di Santa Maria delle Grazie a Monza

Affresco con Santa Maria delle Grazie a Monza

 

 

IL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO

Monza

 

Santuario di Santa Maria delle Grazie

 

 

 

Secondo quanto scrive lo storico Antonio Francesco Frisi la chiesa-santuario di Santa Maria delle Grazie a Monza e l'attiguo convento furono costruiti tra il 1463 e il 1467, nel periodo in cui vi si stabilirono i Frati Minori, chiamati in città dopo una predicazione di padre Corrado da Padova, allievo di san Bernardino da Siena.

Il notaio Giovanni Cristoforo Degani così scrive, testimone oculare del fatto, il giorno 14 ottobre dell'anno 1467 riferendosi alla predicazione del 1462: "Gli uomini e le persone di questa terra di Monza attratti dai buoni costumi, dalla vita religiosa, dalla lodevole e santa dottrina, dal profumo del buono esempio, coi quali i Frati Osservanti dell'Ordine dei Minori del Serafico, Padre loro, Francesco d'Assisi sono ornati, desideravano ardentemente di avere in questa terra o territorio, un luogo od un convento di detti Osservanti per consolazione e gaudio spirituale delle persone di questa terra di Monza e dei luoghi circonvicini e per la loro utilità e conservazione delle loro anime."

Per cui ne "l'anno 1463 alli 8 mese di settembre si pose la prima pietra fondamentale e si principiò la fabbrica della Chiesa con grande concorso di popolo, in questo sito disegnato a piacere dal Padre Vicario Provinciale Antonio da Vercelli e Frati Minori Osservanti secondo li patti fatti con la comunità de Monza."

Il 14 ottobre 1467 Galeazzo Visconti e Bianca Maria Visconti, Duchi di Milano, dispensarono i frati dalla tassa che doveva essere versata per la Cassa Ducale.

Un'antica iscrizione conferma la data e ricorda che il merito della costruzione va attribuito al padre Damiano da Padova. Il complesso sorge sulla riva sinistra del fiume Lambro, a monte rispetto al centro cittadino, presso il punto in cui il fiume esce dal Parco di Monza. L'edificio vero e proprio della chiesa è preceduta da un porticato sorretto da quattro colonne a lato del quale è la porta del convento. Nel 1579 a poco più di cent'anni dall'erezione del santuario a motivo della profonda spiritualità che anima il luogo meta di molti pellegrini lombardi, il Papa Gregorio XIII dichiara l'altare che custodisce la Veneratissima Immagine della Madonna delle Grazie "Altare Privilegiato".

Solo però nel 1621 la tela dell'Annunciazione viene trasferita dall'altare del Coro a quello maggiore per consentire una migliore vista e devozione ai pellegrini che arrivano sempre numerosissimi.

L'interno si presenta a tre navate. All'esterno, sul fianco meridionale, si trova un ampio cortile quadrato delimitato dalle edicole in cotto della Via Crucis, opera dello scultore Dante Ruffini. Si deve probabilmente identificare con questo edificio il convento dei frati cappuccini dove, nel celeberrimo romanzo I promessi sposi, Renzo e Lucia furono inviati dal padre Cristoforo allorché dovettero fuggire da Lecco. Lucia fu poi affidata alla Monaca di Monza, nel convento femminile (oggi non più esistente) che si trovava entro le mura della città; Renzo invece proseguì per Milano.

Per ordine di Napoleone santuario e monastero vennero soppressi nel 1810 per incamerarne i Beni e don Antonio Sala, Parroco di San Gerardo, insieme all'Arciprete di Monza Mons. Pietro Crugnola dovettero intervenire per acquistare la sacra immagine della Vergine. L'esborso fu Duecento Lire Italiane, diverse migliaia di euro, e finalmente potettero esporla nella Sagrestia di san Giovanni Battista e poi nei quartiere "Isola" nell'appena eretta Santa Maria Grazie Nuove.

L'interno del santuario e gli annessi locali vennero devastati, le tombe dei frati manomesse e la navata trasformata in un magazzino per il foraggio dei cavalli delle scuderie della Casa Savoia. Il 17 settembre del 1893 un furioso incendio distrusse tutto: dall'alba sino a sera inoltrata le colonne dì fuoco divamparono violentemente alimentate da ben 5500 quintali di fieno.

Seguono trent'anni di abbandono sino al 1928 allorquando l'architetto Luigi Bartesaghi inizia a pubblicare sul "Giornale di Monza" diversi editoriali tesi a sottolineare la necessità di un restauro della chiesa e di un ritorno dei francescani. Il 27 marzo 1930, a seguito delle reiterate richieste della Curia dei Frati Minori di Lombardia e della campagna di sensibilizzazione operata dal "Giornale di Monza", viene emanato un Regio Decreto che sancisce "la cessione ai Frati Minori di Lombardia della loro chiesa delle Grazie Vecchie perché si riaprisse al culto."

Il Santuario delle Grazie in Monza riprende vita grazie al desiderio di una popolazione e per l'amore al culto di Maria tipico della Regola Francescana, in special modo la dedicazione alla Madonna delle Grazie, cioè a Colei che intercede per noi presso il Figlio del Padre.

 

 

Il quadro dell'Annunciazione

Secondo il Burocco (Padre Burocco, Descrittione del divoto convento di Santa Maria delle Grazie dé Minori Osservanti - Fabbricato fuori delle mura di Monza, Biblioteca Ambrosiana) la prima immagine venerata col titolo di S. Maria delle Grazie non rappresentava L'Annunciata, quale si presenta oggi, ma la Madonna col Bambino in braccio. Si dice anche che il quadro dell'Annunciazione sia opera di due pittori, originariamente collocato nell'abside, lontano dalla vista dei fedeli, nel 1621 sia stato trasferito nella cappella del transetto a causa della crescente devozione di cui era oggetto.

La fama della Vergine di Monza arrivò fino al Vaticano e superò perfino i confini nazionali tanto che ne troviamo traccia anche in Spagna. Alle feste accorrono migliaia di persone dai paesi vicini, tanto che nel 1713 vengono utilizzate 18000 particole. La ricorrenza liturgica dell'Annunciazione di Maria diventa la grande festa di Monza e di tutto il contado e il 25 marzo le folle accorrono, raccogliendosi in preghiera, per attingere favori celesti a questa «fonte di grazia».

Come ebbe a dire il Bigliani (Bigliani G., La Beata Vergine delle Grazie. Brevi notizie storiche, Monza, 1880) «questa devozione singolare fu dagli antichi trasferita anche nei posteri, visitandola moltissime persone ogni giorno, anche in tempi disastrosi, e facendogli frequenti Processioni, massime in questo tempo di siccità, pioggia, mortalità, o altri travagli, venendo devotamente a riverirla e supplicarla il Clero Secolare, e Regolare, Confraternite, e li Signori Regenti della Comunità per esporne li bisogni e riportarne il sollievo, e veramente a gloria d’iddio per lo più l’ottengono».