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Percorso : HOME > Cammino di sant'Agostino > Santuari brianzoli > VedanoIl Cammino di sant'agostino: Vedano al Lambro
Il Santuario di Vedano al Lambro
Il timbro applicato presso il Santuario di Vedano al Lambro
La Preghiera alla Madonna della Misericordia a Vedano
L'affresco con la Madonna della Misericordia
I fedeli invocano la Madonna della Misericordia
IL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO
Vedano al Lambro
Santuario della Beata Vergine della Misericordia
Il Santuario sorge lungo l'omonima Via della Misericordia, nel punto dove la strada fa da confine fra i comuni di Vedano al Lambro, Biassono e Lissone. Non esistono documenti anteriori al 1576 che attestino l'esistenza del Santuario. E' infatti solo con il 30 settembre del 1576 che se ne ha una prima descrizione. A farlo è la relazione che Padre Leonetto Clivono - Rettore della Compagnia di Gesù - approntò dopo la sua visita pastorale su incarico di san Carlo Borromeo: "La Chiesa era dapprima una Cappelletta, ampliata con elemosine, è lunga 17 braccia e larga 11, è coperta di coppi, non ha pavimento e manca di redditi. Nei giorni della indulgenza vi si celebra ed è posta in mezzo ai campi. Dicono esserci una certa indulgenza plenaria nelle feste di Pasqua, Pentecoste, Assunzione della B. V. M., indulgenze invocate per la Bolla generale del Santo Pontefice Pio V. Dicono che il Rev. mo ed Ill. mo Arcivescovo di Milano abbia concesso una indulgenza di 100 anni per un quinquennio."
Fra le disposizioni adottate dopo la visita troviamo che: "Forse sarebbe meglio disfare la Chiesa di Santa Maria della Misericordia campestre, piuttosto che lasciarla riedificare, dato anche che è lontana dalle case un miglio circa, ed un giorno potrebbe diventare un luogo di malandrini."
San Carlo nella sua visita del 5 luglio del 1579, trovò l'edificio nelle stesse deplorevoli condizioni: muri non finiti fino al tetto, finestre incomplete e senza ripari, senza pavimento, senza soffitto, senza campanile, senza sagretia. C'era ancora, naturalmente, l'antica cappella absidale che ricordava il luogo dell'apparizione, ma non era rialzata da terra ed era priva di balaustra. Sulla facciata si apriva una porta, che pressappoco è l'attuale, e sul lato settentrionale, vicino alla cappella, un'altra uscita dava sulla strada. Data l'infelice condizione, san Carlo proibì che vi si celebrasse. Una ventina d'anni dopo, Mons. Baldassarre Cipolla, visitatore deputato dal Card. Federico Borromeo, ispezionò la chiesina durante la sua visita pastorale, vi trovò qualche miglioria, e difatti scrisse: " Oratorio dipinto con soffitto in assi (che prima non c'era. A questo Oratorio furono concesse tre indulgenze da Pio V, Sommo Pontefice, le quali non sono ancora scadute. Anche se non si dovrebbe celebrare, vi celebra un sacerdote dei frati conventuali di S. Francesco in Monza." Così pure il Parroco di Lissone don Giovanni Lanzano, durante la sua visita del 1609 a tutta la Pieve di Desio effettuata in veste di Pro Vicario Foraneo, registrò qualcosa di nuovo e annotò che era ornata da belle pitture, fra le quali perpulchra, cioè bellissima, era quella che raffigurava la Madonna. Il Cardinal Federico Borromeo, invece che registrare semplicemente quel che annotò il teologo Giovanni Stefano Giussano durante la sua ricognizione del 1611, diede istruzioni ben precise e cioè: "... si dipinga sul frontespizio una immagine della Beata Vergine Maria con elegante pittura. Si eriga sul lato epistole un campanile con due piastrini per porvi la campanella che ora giace appesa, e si usi qualche cautela per assicurarla, mediante reticella di rame, affinché i fanciulli sbandati non la possano raggiungere coi sassi. Il tutto venga fatto con le elemosine del popolo."
L'ordine del Cardinale non fu eseguito. Durante la peste del 1630, la chiesina sembrò riprendere l'originale funzione di ricovero di persone che fuggivano la peste e di appestati. Un documento del 28 novembre del 1634 dice: "... l'Oratorio poi di Santa Maria della Misericordia di Vedano, lo si ritiene polputo (cioè infettato, contagiato) da tempo dalla peste sino ad ora, perché qui fu percosso Giovanni Angelo de Cornitibus con ferita, dalla quale sebbene non sia uscito sangue, si teme che gli abbia accelerato la morte ..."
Un'altra testimonianza datata 29 luglio 1647 ed indirizzata probabilmente a un nobile locale ricorda che: "Nel Comune del territorio di Vedano, si trova una Chiesa campestre sotto il titolo di Santa Maria della Misericordia, alla quale con molta devozione si concorreva. Hora in tempo di contagio vi si ritirano alcune persone infette. Pertanto desiderando li Huomini del Comune che si torni di nuovo alla medesima devozione, hanno pensato di ricorrere alla benignità della S. V. R. I. Humilmente supplica dare ordine sia di nuovo riconciliata a ciò, si possa in essa celebrare, conforme al solito e partecipare alle indulgenze concesse alla Chiesa ..."
Questa richiesta fu realizzata nella seconda metà del Seicento perché Mons. Antonio Verri, visitandola il 31 agosto del 1754, la trovò in condizioni migliori: "Oratorio della Misericordia - devote immagini nella religiosa Cappella che adornano l'Abside. Fu dipinta l'effige della B. V. M. che regge il fanciullo Gesù. Vi sono quattro candelabri di legno, dorati con discreto intaglio a forma di Angeli."
Oltre all'antica navata principale, il sacro tempio si è allargato, a destra, con una piccola navata laterale costruita in un secondo tempo. Sull'origine di questo Santuario di Vedano non ci sono notizie sicure. La tradizione popolare locale vuole che per un'epidemia di peste (una delle ricorrenti pestilenze medioevali), molte persone siano fuggite dalle loro case e si siano rifugiate nei boschi limitrofi. Ed è proprio qui che apparve l'immagine della Madonna sopra un albero, recando in braccio il Bambino, in atto buono e consolatore. La peste subito scomparve.
Per ringraziamento fu eretto sul posto, prima di ritornare alle loro case, con delle pietre, un rozzo tabernacolo. Poi i fedeli costruirono una piccola cappella (l'attuale vano dell'altare), con un dipinto ricordante il fatto. Nella prima metà del Cinquecento la cappella campestre fu ingrandita, ma però fu lasciata aperta e incompleta. Per ordine di S. Carlo, che visitò l'edificio nel 1579, fu completata e migliorata. A metà del Cinquecento la Cappella venne ingrandita e da questa momento le prime notizie sul Santuario diventano certe e continuative.
Nel 1896 il pittore Tagliaferri restaurò l'importante affresco che ricorda l'apparizione della Vergine. Nel catino presbiterale il pittore diede forma alla tradizione che racconta come durante l'epidemia, che tante vittime mieteva, molte famiglie del circondario di Vedano, onde evitare il letale contagio con gli appestati, si allontanassero dai centri colpiti in cerca di zone più salubri.
Al centro del dipinto, su uno sfondo a drappeggio fissato ad un albero, appare la Vergine mossa a misericordia, seduta su un cumulo di nubi e con il celeste Bambino Gesù benedicente in grembo. Ai lati gruppi di fedeli (uomini, donne e bambini, in ginocchio od in piedi) contemplano, invocano e chiedono protezione alla Madonna, che, mossa a pietà, li rassicura del cessato flagello e li invita a rientrare nelle loro abitazioni. Alla corale presenza di tanti fedeli rivolti alla Madonna fa da sfondo un paesaggio campestre che sulla destra incorpora il piccolo borgo abitato, dove è stata innalzata la chiesetta e dove si è verificata la miracolosa apparizione.
Nel Santuario sono conservate anche sette tele che illustrano le sette opere di Misericordia corporali. Sono lavori di P. Rossi (1884).
Nel 1913 il Santuario subì lavori considerevoli. Fu alzata tutta la chiesa, si rinnovarono le fondamenta, si modificarono le finestre, si decorò l'esterno, si costruì un piccolo campanile, vi si collocarono tre campane (attualmente c'è una sola campana), e si rinnovò tutto il pavimento. Venne la grande guerra e la devozione alla Madonna aumentò. Ancora oggi il concorso della gente è numeroso, specialmente nel giorno della festa che si celebra nella domenica di Pentecoste.
La festa della " Madonna della Misericordia" si celebra tradizionalmente nella solennità di Pentecoste. Abbraccia anche il lunedì seguente.
Preghiera a Maria Madre e Regina della Misericordia
O Maria Madre di Gesù e di tutti
gli uomini noi Ti veneriamo e
Ti invochiamo Madre
e regina di Misericordia.
Tutta Santa, Tu regni con il Cristo Risorto
nella gloria del Paradiso e continui ad essere
presente sulla terra per guidarci e difenderci.
A Te affidiamo le nostre famiglie, affinché
siano vere comunità cristiane a servizio della
vita e dell'amore. Sostieni i nostri sacerdoti,
i religiosi e le religiose e suscita in mezzo al
nostro popolo nuove vocazioni al sacerdozio
ed alla vita consacrata.
Proteggi i fanciulli, conforta gli ammalati e
gli anziani, sii vicino a chi soffre ed è solo.
Ispira ai giovani la generosità delle scelte
cristiane ed aiuta tutti noi ad essere
fedeli al Vangelo, alla Chiesa
ed al grande comandamento
della carità.
Amen
SANTUARIO MADONNA DELLA MISERICORDIA
Parrocchia S. Stefano protomartire
Vedano al Lambro
Vedano è stato un "vicus" di origine romana come testimoniano i ritrovamenti del 1880 dei resti di una strada, di un sepolcreto e di altri piccoli reperti archeologici. Se il nome non deriva da un gentilizio latino, alcuni ritengono tragga origine dalle dee Vedanie che pare qui avessero il loro culto. Qualche storico locale vuole infatti che Vedano abbia preso il nome proprio da queste Dee Vediane, venerate dai Romani nei luoghi di grande interesse naturalistico, come lo è questo situato su un meno colle, da dove si vede la Brianza ed alcune vallate del Bergamasco.
L'arcivescovo Ansperto di Biassono, aveva qui molti fondi, da lui successivamente lasciati al suo nipote Ariprando, diacono nell'879.
La figlia di una nobile signora di questo paese, nata nel 1247, fondò qui un monastero a Maria Vergine. Questo monastero deve essere stato trasferito a Milano, ed unito a quello di sant'Agostino a Porta Nuova, che ebbe per molto tempo il titolo di S. Maria di Vedano. All'epoca dei Comuni il paese era munito di un castello e quindi risentì delle lotte tra Guelfi e Ghibellini.
Venne poi aggregato al Comune di Milano passando successivamente al Contado della Martesana che apparteneva alla Pieve e al fondo di Desio, del quale seguì le vicende fino al 1729, anno in cui, alla morte del conte G. B. Scotti, passò alla Reale Camera. Fu sede di due Case di Umiliati.