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Il Cammino di sant'agostino: Cesano Maderno

Il Santuario di Cesano Maderno

Il Santuario di Cesano Maderno

Il timbro applicato al Santuario di Cesano Maderno

Il timbro applicato al Santuario di Cesano Maderno

 

 

IL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO

Cesano Maderno

 

Santuario di Santa Maria delle Grazie o Santuario della Frasca

 

 

 

Il Santuario di S. Maria delle Grazie detta anche alla Frasca si trova nella frazione di Binzago nel territorio del Comune di Cesano Maderno. In antico l'edificio era annesso a un convento di monache Umiliate. Il Santuario è una costruzione di modeste dimensioni, ma artisticamente assai pregevole per la semplice armonia delle sue linee e la delicata bellezza dei suoi affreschi.

Il cenobio delle umiliate sorgeva a fianco della chiesa. Erano monache di clausura, dove la vita in comune si fondava sul lavoro, la preghiera e la penitenza. Le suore partecipavano alle funzioni religiose attraverso una grata che divideva il corpo vero e proprio della chiesa con il monastero claustrale.

Da queste grate le monache ricevevano le candele alla festa della Candelora, le ceneri alle Ceneri e la Comunione sei volte all'anno. L'affresco principale che si conserva rappresenta la Madonna e fu fatto eseguire dalla Badessa del Convento. Ai piedi della Madonna il pittore ritrasse nella devota inginocchiata proprio la sua immagine. L'amministrazione del borgo era sotto la giurisdizione della Signoria Feudale della Badessa delle Monache della Purificazione del Monastero di Orona fondato nell'VIII secolo e che sorgeva dove oggi sorge a Milano la Via del Monte di Pietà, che in passato era noto come Via dei Tre monasteri.

La servitù risaliva al 1081 e la Badessa era figlia di re e sorella di Vescovo. Il cenobio delle Monache probabilmente era inserito in un fortilizio o in un castello. La servitù passò dalle monache alla famiglia Archinto, una illustre casa milanese da cui nacque Filippo Archinto, Arcivescovo di Milano (1500-1588) che fu uomo di fiducia di Carlo V in Italia ed ambasciatore presso il Pontefice Paolo III.

Malgrado il beneficio con diritto pontificio di tali possedimenti rendesse 24 ducatoni d'oro all'anno la chiesetta di S. Maria delle Grazie tuttavia andava in rovina. Nel 1545 Paolo III investì del Beneficio di Santa Maria delle Grazie, con bolla papale, un rampollo della famiglia, il nobile Archinto Pompilio.

Ma questi aveva solo otto anni per cui non poteva decidere nulla ed il suo tutore non interveniva a restaurare la chiesetta. Nel 1567 il delegato Apostolico di San Carlo Borromeo, Padre Leonetto Clivone, raccomandò agli Archinto di occuparsi seriamente della chiesa. In quel periodo il cappellano vi diceva la messa "senza tutti li tovagli necessarie et altre cose, secondo la forma degli ordini".

Nel 1575 altra visita del Clivone con nuovi decreti per questa chiesa che va in rovina: "Si serri ancora quel buco per il quale altre volte le monache di detto luogo si comunicavano et vedevano la Messa, il quale loco risponde dalla cappella in casa del Massaro. Si serrino ancora tutti gli altri buchi di detta cappella et si depenga".

A questa data le monache Umiliate non ci sono più e nel cenobio abita un massaro della famiglia Archinto. San Carlo Borromeo visita personalmente la chiesa di S. Maria delle Grazie il 23 aprile 1581, e trova il tetto in disfacimento, le finestre senza imposte, parte del pavimento é fatto di terra battuta, non vi é la biancheria e neppure i paramenti. Gli abitanti del posto si danno da fare e decidono di ripristinare il culto nella chiesa e per ottenerne la riattivazione scrivono una istanza all'arcivescovo il 28 aprile.

Nel 1603 il Card. Federico Borromeo invia in visita il suo delegato don Paolo Clerici. Costui riscontra, tra le suppellettili, un calice ed un paramento. Constata tra l'altro che si diceva messa alla festa e per questo le famiglie davano quattro staia la settimana; Binzago aveva allora venti famiglie oltre alle tre della vicina la Cascina Casinaccia. Nel 1608 il delegato del Card. Borromeo, Padre Stefano Plussiano, annota in data 28 maggio che la chiesa é abbandonata ed in disordine. La predella in legno dell'altare é sfondata. Ci sono alcuni candelieri. Le pareti fanno scorgere qua e là qualche traccia di pittura a fresco. Infatti gli affreschi sono tutti di data posteriore alla Pala della Madonna. I dipinti del Santuario sono in genere donazioni di privati quali ex-voto.

Quando non c'era più posto, si ridipingeva sui quadri che c'erano già. Quando poi capitava una pestilenza, per disinfettare la chiesa si dava una buona mano di calce su tutte le pareti e si ricominciava da capo. Nel 1688 ci fu la Visita Pastorale del Card. Federico Visconti. La suppellettile e i paramenti enumerati sono veramente pochi ma sufficienti. Il servizio é espletato da un domenicano forse del vicino monastero di san Pietro Martire. Gli affreschi sono parte del Quattrocento e parte del Seicento.

Durante la visita nel 1704 del Cardinale Alberico Archinto si riscontra che l'abside della chiesa era dipinta con egregi penicilli. Trova la Madonna con S. Carlo e San Francesco.

A destra entrando vi é l'immagine della Madonna con una cornice di legno dorato. Davanti al quadro c'era una lampada alimentata con le elemosine dei fedeli. Accerta inoltre che la Contessa Giulia Arese Borromeo moglie del Conte Renato Borromeo e figlia del Conte Bartolomeo Arese e di Lucrezia Omodei, vi faceva celebrare la Messa. Nel 1901 Don Antonio Borghi, riattiva la funzionalità della chiesa che diventa la prima parrocchia di Binzago. Nel 1930 viene fatto un restauro radicale su progetto di Bettoli della Scuola Beato Angelico di Milano. Viene rifatto il tetto, consolidati i muri perimetrali, strappati alcuni affreschi tra cui quello della Madonna e messo su tela, incorniciato in una teca di legno dorato, portato sul nuovo altare, ed avviene la ricostruzione del campanile. Nel 1933 la chiesa veniva consacrata dal Card. Idelfonso Schuster. La tradizione vuole che il lunedì di Pentecoste si festeggi la Madonna delle Grazie ed il novello sacerdote parta dal Santuario per recarsi in processione a celebrare la Prima messa nella Chiesa parrocchiale.