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Il Cammino di sant'agostino: Cantù

Il Santuario della Madonna dei Miracoli a Cantù

Il Santuario della Madonna dei Miracoli a Cantù

Il timbro applicato al Santuario della Madonna dei Miracoli a Cantù

Il timbro del Santuario della Madonna dei Miracoli a Cantù

 

 

IL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO

Cantù

 

Santuario della Madonna dei Miracoli

 

 

 

Il Santuario della Madonna dei Miracoli posto al di fuori del tracciato antico delle mura del borgo di Cantù trae la sua origine da un episodio miracoloso accaduto verso la metà del Cinquecento. Sorge sul luogo dove su un "rozzo pilastro" era dipinta l'immagine di S. Maria Bella fuori porta di Campo Rotondo in un terreno, isolato tra i campi, detto del borgo "Prayrolo" dove le persone pie si affidavano in preghiera alla Madonna. In quel periodo la Brianza e i territori viciniori fra cui il Canturino furono afflitti da una grave carestia che mise a dura prova le popolazioni residenti. L'intervento della Vergine mise fine alla tragedia e procurò la fine della carestia. Gli abitanti di Cantù decisero di erigere un tempio su questo luogo in cui per tradizione la Madonna apparve ad una fanciulla del posto e le annunciò il finire di una terribile carestia. Il 6 settembre dell'anno 1554 fu posta la prima pietra benedetta la prima pietra nel 1554 dal nobile reverendo Don Andrea Sola, Vice preposto di Galliano; nel 1555 il Santuario fu ultimato e consacrato.

Questa Madonna, oggi conservata sopra l'altare del Santuario costruito nel 1554, ha origine trecentesche e probabilmente era collocata all'interno di un più articolato edificio sacro di cui non rimane traccia.

In questo dipinto la Vergine viene raffigurata frontalmente tra due angeli musicanti davanti ad un trono ligneo tricuspidato evidenziando uno stile lineare gotico e un gusto decorativo raffinato.

La chiesa ha un impianto di base a tre navate sormontate da volte a cupola in corrispondenza del transetto.

Della originale struttura cinquecentesca rimangono solo le parti affrescate del presbiterio e del coro, dato che facciata e navate vennero ricostruite nel 1843 in seguito al crollo avvenuto per il cedimento di un pilastro nel 1837.

Si percepisce pertanto una doppia spazialità definita da luci, colori e materiali differenti utilizzati nelle due circostanze. Sono interessanti le quattro colonne centrali realizzate in stucco ad imitazione di un materiale più prezioso come il marmo apuano e la scelta dell'architetta G. Moraglia di ricostruire la navata centrale ad altezza minore.

Come le navate appaiono con i toni dominanti del bianco e dell'ocra, così lo spazio attorno all'altare è invece del tutto saturo di tinte vivaci ed esuberanti tra cornici in stucco. L'apparato decorativo seicentesco è stato realizzato soprattutto in occasione della visita pastorale del 1570 di San Carlo Borromeo, che aveva notato la mancanza di pitture e l'aspetto disadorno dell'edificio.

Tra il 1637 e il 1638 intervenne il pittore milanese Giovanni Mauro della Rovere, detto il Fiammenghino, che in breve tempo realizzò una serie estesa di affreschi artisticamente affini alla pittura di Morazzone e di Procaccini. queste pitture sono molto interessanti per la ricchezza descrittiva, per i personaggi e l'attenzione ai dettagli delle scene poste ai lati dell'altare che raffigurano la visita dei Magi e le nozze di Cana.

In entrambi soggetti troviamo ben realizzata la ricerca del dinamismo e la sovrapposizione dei personaggi intenti a dialogare con gli sguardi oltre che con l'accentuata gestualità. Tutto è raccontato, filtrato dalla cultura seicentesca, con le ombre misurate e gli spazi dilatati, secondo quei dettami della riforma borromaica e l'influenza artistica spagnola che portavano ad esasperare gli atteggiamenti e le passioni.

In questo contesto una grande attenzione è riservata ai particolari, dalle pietanze poste sull'orizzontale della mensa agli spazi voltati su un colonnato all'interno di un palazzo. Interessante pure il particolare dei cagnolini che litigano in primo piano.

Il tema dell'Assunta è sviluppato nella cupola impostata su pianta rettangolare.

La verticalità e la spinta verso il cielo azzurro sono ampliate dalla prospettiva di un porticato suddiviso in otto parti che definisce una specie di scenografia teatrale elaborata nel continuo affiancarsi di forme concave e convesse all'interno delle quali si pongono le figure dei profeti Ezechiele, Davide, Geremia e Salomone. Lo stesso tema della Vergine Maria è ripreso nella grande nicchia centrale della facciata, di esecuzione novecentesca, su progetto dell'architetto Italo Zanolini che aveva già trattato il medesimo argomento per il Collegio Gallio di Como.

La sacra immagine miracolosa della Madonna Bella fu incoronata dal Cardinale Eugenio Tosi, Arcivescovo di Milano, il 23 settembre del 1928.