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Il Cammino di sant'agostino: Porto d'Adda

Il Santuario della Rocchetta

Il Santuario della Rocchetta

Il timbro del Santuario della Rocchetta

Il vecchio timbro del Santuario della Rocchetta

Il timbro del Santuario della Rocchetta

Il nuovo timbro del Santuario della Rocchetta

Il timbro della parrocchia di Cornate d'Adda

Il timbro della Parrocchia di Cornate d'Adda

 

 

IL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO

Porto d'Adda

 

Santuario della Rocchetta

 

 

 

A picco sull'Adda, intorno alla fine del 1300 venne realizzata una piccola chiesetta, dedicata alla Madonna. Sono tante le storie che si raccontano e si tramandano attorno a questa semplice ma bella chiesa. Una di queste narra che la sua costruzione fu il dono di un pescatore per il suo salvataggio dalle acque mulinanti dell'Adda: in pericolo di vita aveva implorato l'aiuto della Vergine Maria pregandola di salvarlo dalla tempesta.

Qualcuno vede nelle immagini che si presentano dall'alto dello sperone di roccia su cui venne costruita la chiesa, lo scenario che fece da sfondo per un famoso dipinto di Leonardo da Vinci, La Vergine delle Rocce. Oggi il Santuario della Rocchetta è luogo di piacevole ritrovo non solo di pellegrini con la Processione del Lunedì dell'Angelo, ma di turisti ed estimatori dell’arte e della natura.

  APPROFONDIMENTO

E' probabile che il toponimo "Cornate" d'Adda sia stato desunto da Paolo Diacono che, nel suo libro Historia Langobardorum, afferma che gli eserciti di Alachi, usurpatore del trono e Cuniberto, re legittimo alla fine del VII secolo, vennero a battaglia in campo "cui Coronate nomen est".

In seguito allo scontro che lo vide prevalere, il re Cuniberto avrebbe edificato nella campagna un monastero in onore del beato Giorgio martire, di cui tuttavia non si sono trovate tracce. La presenza longobarda sul territorio è sostenuta da ritrovamenti archeologici che due diverse équipe di ricercatori hanno eseguito sul territorio. Il Prof. Brogiolo, della facoltà di Archeologia dell'Università di Padova, dopo aver eseguito due prospezioni in località Rocchetta, ha riportato alla luce la presenza di vari reperti fra cui una cisterna di grandi dimensioni, risalente probabilmente al V secolo d. C., ed alcune tombe e fortificazioni probabilmente coeve, oltre ad abbondanti materiali ed oggetti di uso comune quali olle e ceramiche.

Essendo collocata in posizione strategica su uno sperone di roccia, la località era presumibilmente fortificata per controllare sia il porto sottostante che il fiume in generale.

In località Villa Paradiso ha operato un altro gruppo di ricerca diretto dal Prof. Lampugnani, della Società Lombarda di Archeologia, che ha messo in luce la presenza di una decina di tombe longobarde del VII-VIII secolo, ricavate in una preesistente villa rustica romana, risalente con ogni probabilità al I secolo imperiale.

In questo contesto sono evidenti una pavimentazione in ciottoli rustici ed alcuni muri perimetrali, per un complesso di almeno nove ambienti. Si può quindi in via ipotetica desumere che il centro paese sia stato abitato dai Romani, che lasciarono sul territorio sia segni di una strada che attraversava l'Adda in località della centrale Bertini, quanto la villa di campagna cui si è accennato.

Dopo l'età romana si sono avvicendati i Longobardi che, a partire dal 569, occuparono tutta l'Italia del Nord.

Della presenza di agostiniani abbiamo un cenno in un lavoro di don Rinaldo Beretta: "

Lassù, in alto, oggi vi domina ancora, quasi reliquia del passato, la chiesina di S. Maria, le cui origini ci ricordano uno dei momenti più interessanti della vita milanese: l'erezione del Duomo di Milano. Beltrando o Beltramo « de Cornate », dottor fisico e cittadino milanese, non contento di concorrere con offerte alla costruzione del magnifico tempio di Milano, volle ancora, desiderando di cambiare in doni celesti i beni di questa terra, poco prima del 1389 far erigere « de novo » nei suoi possessi della Rocchetta un conventino con annesso un oratorietto, o chiesina dedicata a S. Maria, col suo campaniletto con campana. Dotatolo con una parte dei suoi beni, lo donò ai frati eremitani di S. Agostino.

All'accettazione di quel pio dono ostava la bolla di Bonifacio VIII, per la quale si vietava agli ordini mendicanti di assumere nuovi luoghi. Il padre Bartolomeo da Venezia, generale dell'ordine, inoltrò supplica a Bonifacio IX, perché volesse concedere ai frati eremiti Agostiniani di Milano di poter raccogliere la pia donazione. Il Papa, derogando ai decreti di Bonifacio VIII, annuì con bolla del 1389, salvi sempre i diritti parrocchiali.

 

Il piccolo convento prese tosto a prosperare. Il 26 ottobre 1397 i padri, al suono della campana, si raccolsero in capitolo nel refettorio della casa per deliberare sul mezzo migliore di affittare i loro beni donati da Beltrando. Si diede il mandato al priore del convento, frate Marco da Merate, e a Giovannino de Pusterla, Andreolo da Soma, Bartolomeo de Marco, tutti frati professi costituenti la « maior et sanior pars... et etiam tres partes ex quatuor partibus omnium fratrum et totius capituli et conventus dicte domus ».

Sette anni più tardi, nel luglio del 1404, le porte della chiesa di Santa Maria della Rocchetta si apersero per raccogliere nella pace del sepolcro le mortali spoglie di Lodovico Visconti, figlio legittimo di Bernabò, morto vittima della ragion di stato nel castello di Trezzo nell'età di quarantasei anni, dove dalla morte di suo padre, era stato tenuto prigioniero dal cugino Gian Galeazzo.

Senonché il convento, benché situato nella boscosa e deserta valle dell'Adda, non doveva a lungo godere della mistica quiete, né i frati salmodiare in pace. Nella prima metà del secolo XV su queste sponde fu un infuriare di lotte tra guelfi e ghibellini, tra veneti e ducali. Il convento della Rocchetta andò travolto da quegli avvenimenti. I padri per le continue violenze ed oppressioni dei soldati che militavano in quelle parti, dovettero abbandonare il convento, che tuttavia continuò a sussistere canonicamente, disperdendosi per i paesi circonvicini e aiutando le chiese secolari."