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SOLDATI DI CASSAGO MORTI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE: Colombo Giacomo

 

Immagine del monte Sabotino

Immagine del monte Sabotino

 

 

SOLDATI DI CASSAGO MORTI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE 1915-1918

 

COLOMBO GIACOMO  DOMENICO

(1895-1915)

 

 

 

 

Il sottoscritto Galli Francesco segretario comunale delegato con atto ventuno agosto millenovecentoquattordici ufficiale dello Stato Civile avendo oggi ricevuto dal Ministero della Guerra copia di atto di morte di Colombo Giacomo che per intero ed esattamente trascritto la copia suddetta che è del seguente tenore:

 

"Ministero della Guerra

Direzione Generale Leva e Truppa

Divisione Matricole Sezione I°

Estratto dell'atto di morte del soldato Colombo Francesco

Il sottoscritto Direttore Capo della Direzione Matricolare dichiara che nel registro degli atti di morte in tempo di guerra del 34° Reggimento di Fanteria a pagina 18 ed al N° 16 d'ordine trovasi inscritto quanto segue:

L'anno millenovecentoquindici ed alli tre del mese di giugno al Monte Sabotino mancava ai vivi alle ore .. in età di anni venti il soldato Colombo Giacomo del 34° Reggimento Fanteria 16 Compagnia N. 150 di matricola nativo di Cassago Provincia di Como figlio di Pasquale e di Zappa Rosa ammogliato con nessuno morto in seguito a ferita d'arma da fuoco, sepolto a Monte Sabotino come dal verbale medico 147 firmato dal capitano aiutante maggiore Ficuti sig. Luigi.

L'ufficiale dello Stato d'Amministrazione incaricato della tenuta del Registro.

 Firmato Eugenio Molino.

Roma li 29 aprile 1916

Il Direttore Capo della Divisione

 

Eseguita la trascrizione ho munito del mio visto la copia medesima e l'ho inserita nel volume degli allegati a questo registro.

L'Ufficiale dello Stato Civile delegato Francesco Galli

(Atti di Morte 1916-1925 parte II serie C anno 1917)

 

 

Atto di nascita a Cassago nell'anno 1895 al n. 34.

Nel 1895 i genitori abitano alla cascina Nuova 1.

La famiglia abita in via V. Emanuele nel 1917 e in via Fiume 1 nel 1931.

 

Colombo Domenico sp. Fumagalli Angela

 

1. Colombo Pasquale (13.4.1852-15.1.1925) sp. Zappa Rosa (13.10.1860) di Angelo e Perego Teresa

2. Luigi (5.6.1844-9.7.1926)

3. Teresa Regina (28.9.1842)

 

1a. GIACOMO DOMENICO (1895-1915)

1b. Teresa (2.9.1893)

1c. Giulia (13.8.1899)

 

 

Il Monte Sabotino (in sloveno Sabotin) [609 mt] è un monte al confine tra Italia e Slovenia, a nord di Gorizia, dal monte si domina l'Isonzo, la piana di Gorizia e il Collio. Si trova non molto lontano dal Monte Santo di Gorizia ed è il monte più alto della provincia di Gorizia. Viene ricordato come uno dei monti delle Battaglia dell'Isonzo durante la prima guerra mondiale. Fino al Trattato di pace di Parigi nel 1947 era interamente compreso nella provincia di Gorizia.

Per la storia della Grande Guerra, il r.d. n.1386 del 1922 lo ha reso monumento nazionale. Il 4 novembre 2008 è stato riacceso il tricolore sul monumento. Nel quadro della 6a battaglia dell'Isonzo, culminata con la presa di Gorizia da parte degli italiani (9 agosto 1916), fondamentale fu la conquista del Sabotino, l'altura che chiudeva a nord la testa di ponte austriaca di Gorizia.

La cima del Sabotino (q. 609) fu raggiunta il 6 agosto da una colonna italiana comandata dal col. Pietro Badoglio. Il 7 agosto gli austriaci sferrarono un violento contrattacco. Gli italiani lo respinsero, rafforzando in tal modo la loro presenza lungo tutto il costone dalla cima del Sabotino all'Isonzo. Rimaneva però una sacca di resistenza austriaca ad opera di reparti barricati nelle gallerie scavate all'interno del monte.

Ecco come alle pagine 36-37 del mio libro è descritto l'epilogo del fatto d'armi: «La conquista di questo "formidabile baluardo naturale" avvenne (...) ad opera di una colonna della 45 a div. guidata dal col. Badoglio. (Pieropan, pag. 215) L'estrema difesa del Sabotino fu opera di tre battaglioni di dalmati che asserragliati nelle caverne rifiutarono ogni invito alla resa. "Allora gli italiani ricorsero a un mezzo crudele: trasportarono sul Sabotino latte colme di petrolio". Dall'alto iniziarono a versare il liquido negli imbocchi delle caverne. Poi invitarono di nuovo i dalmati ad arrendersi, e ancora una volta ottennero un rifiuto; allora procedettero con l'accensione del petrolio. "Le fiamme divamparono, un fumo acre, corrosivo, si diffuse nell'aria. Il Sabotino bruciava. Bruciava fin nelle viscere. Alla fine, niente si mosse più nelle caverne ...".

(Fritz Weber, Dal Monte Nero a Caporetto, pp. 224-226).

 

 

34° reggimento di fanteria, brigata Livorno

La Brigata riunisce i battaglioni del 33°, di stanza a Cuneo, e del 34° Fanteria, di stanza a Fossano (CN).

 

Anno 1915

La Brigata, nel quadro più generale del "primo sbalzo offensivo", è dislocata nel maggio, alle dipendenze della 4a divisione, tra San Martino di Quisca (oggi San Martino, sl. Šmartno v Brdih) e San Floriano del Collio: da qui il 26 maggio reparti del 34° conducono un primo attacco verso il Monte Sabotino (la cui conquista è fondamentale, per farne una testa di ponte verso la città di Gorizia).

Tra il giugno e l'agosto la "Livorno", sempre impegnata nella zona compresa tra Plava (sl. Plave) e la Valle del torrente Peumica, prende parte alle prime due battaglie dell'Isonzo, durante le quali conduce vane sortite contro il Sabotino e nel settore di Oslavia. Allo stesso modo, durante la III battaglia, combattuta nell'ottobre, alcuni reparti del 33° e del 34° supportano gli uomini della "Pavia" nella presa del «Dentino» del Sabotino, che però per via del contrattacco avversario viene subito abbandonato. Allo scoppio della IV battaglia dell'Isonzo, i due reggimenti sono nuovamente impegnati tra i settori del Sabotino, il 34°, e di Oslavia, il 33°: il primo conduce un attacco che non sortisce alcun risultato, se non quello di sviare truppe nemiche da altre zone del fronte; il secondo invece, con il concorso del 127° reggimento, riesce a prendere quota 188 catturandovi un centinaio di soldati austriaci.

Nel successivo mese di dicembre gli uomini della Brigata si alternano tra la prima linea di Oslavia e la zona di riordino di Orsaria, sotto Premariacco.