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1857: Poujoulat

Beato Luigi Biraghi, acrilico su tela, di Morena Antonucci (2019) presso Collezione Istituto Marcelline di Bolzano

Beato Luigi Biraghi, acrilico su tela, di Morena Antonucci

 

 

6 maggio 1857

Lettera dello scrittore Poujoulat a mons. Luigi Biraghi

Archivio parrocchiale di Cassago

 

 

 

Ecouen presso Parigi 6 maggio 1857

Monsieur l'abbé Biraghi

Io sono assai in ritardo con voi, ed ho bisogno innanzi tutto di dirvi perché voi non avete ricevuto più presto l'espressione di mia riconoscenza per la vostra lettera tanto obbligante e pel vostro opuscolo così perfetto. Il vostro interessante scritto mi è giunto alla fine di dicembre. Lo lessi, e già ero per ringraziarvi, e fare con voi le mie congratulazioni, quando un orribile caso mi gettò nel duolo, l'assassinio dell'Arcivescovo di Parigi, mio amico da vent'anni.

Di poi volendo onorare la memoria del pio ed illustre Arcivescovo, ho travagliato senza respiro a tessere una di lui vita e il mio lavoro esce alla luce in oggi, ed a voi signore, dò la mia prima ora di libertà dopo quattro mesi. Io ho sempre avuto l'abitudine per quanto ho potuto, di visitare i luoghi dei quali mi bisognasse parlare nei miei libri di storia. Allorquando io scrissi la Storia di Gerusalemme ero stato pellegrino in Terra Santa; un viaggio in Africa precedette la mia Storia di S. Agostino. lo so quanto valga la esatta dipintura dei luoghi nella esposizione delle grandi cose del tempo passato, come pure nella esposizione della vita dei grandi uomini.

E però io nel 1844 avrei fatto a bella posta il viaggio di Milano per visitare Cassiacum. Ma gravi impedimenti mi ritennero allora a Parigi, e tuttavia desiderando sapere qualche cosa di questa illustre solitudine, nella quale si era trattenuto il più bel genio cristiano, mi sono indirizzato al sig. Manzoni.

Io fui molto sensibile per la sua prematura obbligante, e pei suoi sforzi, ma la sua lettera non mi dava piena soddisfazione; in mancanza di meglio io mi attenni a questa risposta. Io non vi nasconderò, Signor Abbate, che io fui sorpreso che memorie si gloriose fossero neglette a Milano, e che si fosse ridotto a studi sì incompleti. Ma si può essere un gran poeta, un gran prosatore, e non aver avuta occasione di penetrare nei primi secoli cristiani per impossessarsi di una questione per stabilirvi un punto di critica. Le notizie ed i lumi che io mi doleva di aver domandato inutilmente a Milano, voi, Signor Abbate, le possedevate e nel vostro opuscolo le ritrovo. Il nome di Cassiciacum invece di Cassiacum mi era sempre sembrato ben poco in armonia coi nomi dei paesi d'Italia: ma non avendo alla mano le risorse che si trovarono a vostra disposizione, io fui costretto a lasciare il vocabolo che io credevo esatto a rigore. Dopo aver letto il vostro libro, è di tutta evidenza che bisogna dire Cassiacum, e così lo scriverò in avvenire.

Quanto alla vera situazione di Cassiacum, parimenti mi pare incontrastabile, dopo il vostro scritto, che è Cassago di Brianza: i più minuti dettagli vi concorrono con piena luce. Io non so esprimervi abbastanza, Signor Abbate, il vivo piacere che voi mi avete fatto gustare mettendomi in possesso del vero sopra un punto che io avevo assai a cuore. In una nuova edizione della mia Storia di Agostino rettificherò il passo relativo ai luoghi per sempre consacrati dalla memoria di questo pio, immortale genio e non mancherò di farvene onore.

E se prima di morire io rivedrò l'Italia, verrò a Milano ove non sono stato mai, e ciò all'unico fine di visitare il luogo ove il giovine figlio di Monica, liberato dall'errore, conobbe per la prima volta le delizie infinite della verità. Or in questo pellegrinaggio a Cassiacum io domanderei voi, Signor Abate, per essermi di guida. Ricevete, Signor Abbate, coi miei ringraziamenti, i più sinceri, e i più vivi l'assicurazione del mio profondo rispetto.

Poujoulat