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1858: Giovanni Viganò

L'annotazione relativa al paziente cassaghese Giovanni Viganò

L'annotazione relativa al paziente cassaghese Giovanni Viganò

 

 

1858

Giovanni Viganò pellagroso

 

Annali Universali di Medicina già compilati dai Dottori Annibale Omodei e Carlo-Ampelio Calderini continuati dal dottore Romolo Griffini, anno 1858, Volume CLXIV serie quarta vol. XXVIII, aprile maggio e giugno, Milano, 1858

 

 

 

Pellagrosi curati con l'idropatia

 

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14°. Viganò Giovanni, di Cassago, d'anni 48, entrato al 21 luglio; nulla sa dire dei parenti. E' pellagroso da sei anni, ed essendo estremamente miserabile e di robusta costituzione, si pasce abbondantemente di maiz in qualunque stato lo ritrovi, perchè è costretto parecchie volte a mendicare.

Non fè mai alcuna cura regolare. Presenta estesa, profonda, tipica desquamazione pellagrosa, ha vertigini, indebolimento intellettuale, senso di stiramento alla nuca, prostrazione di forze, appetito vorace con digestioni difficili, ventre meteoritico, alvo rilasciato.

- Fascia addominale e bagno sessile -

Migliora prestamente rapporto alle funzioni digestive, ma poco in quanto ai fenomeni nevro-psichici e alla desquamazione pellagrosa. Vi si aggiunge la doccia a pioggia ed il soffione alla nuca.

Sotto a queste manipolazioni combinate si ottiene ancora qualche miglioramento, sicchè ai 4 di agosto gli si poté concedere di partire, quantunque in realtà avrebbe abbisognato di maggior tempo per ridurlo in uno stato lodevole.

 

 

 

La pellagra deriva da "pelle agra", il termine adottato in tutto il mondo che fu preso dal dialetto lombardo. I malati di pellagra si riconoscevano per coesistenza delle famigerate «3 D»: dermatite - non di rado era scambiata per lebbra - , diarrea e demenza. Se non curata, portava alla morte e per decenni i manicomi del nord Italia nell'Ottocento si riempirono di «matti» con i sintomi neurologici della malattia.

Sin dalla seconda metà del Settecento si era notato che la diffusione della malattia era associata al consumo di polenta. In Italia era diffusa soprattutto nelle regioni venete, dove i contadini consumavano anche due o tre chili di polenta al giorno. Secondo la prima indagine sanitaria dell’Italia Unita, nel 1878, in Italia ne erano affette centomila persone ed erano quasi tutti contadini. Il 90% viveva fra Veneto, Emilia e Lombardia.

La malattia è dovuta alla mancanza di vitamine nella dieta e in particolare della niacina, detta anche vitamina PP, Preventing Pellagra.