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1728: don Giuseppe Beretta

Il frontespizio della ristampa aggiornata del libro di P. Cepari

Il frontespizio della ristampa aggiornata del libro di P. Cepari

 

 

3 gennaio 1728

IL PARROCO DON GIUSEPPE BERETTA CONFESSORE AL MONASTERO DI CREMELLA

 

tratto da Vita di S. LUIGI GONZAGA della Compagnia di Gesù di P. Virgilio Cepari

colla terza parte nuovamente composta da un altro religioso

Napoli, 1854 pp. 436-438

 

 

 

Il testo che qui si propone è una aggiunta ottocentesca all'opera originaria di P. Virgilio Cepari (1564-16319 religioso romano che scrisse una celeberrima biografia di san Luigi Gonzaga.

 

 

 

Ne monistero delle benedettine di San Pietro in Cremella, luogo della diocesi di Milano, erano già da dieci mesi incirca, che donna Rosanna Caterina Isacchi monaca professa, portava addosso una ostinatissima tisichezza, con grave ed incessante tosse, e sputo di sangue, senza di averle potuto giovare tutti i rimedi adoperati all'oggetto, anzi con andar tanto peggiorando, che il signor dottor don Cesare Antonio Rainoni medico ordinario del detto monistero, che la curava, dichiarolla finalmente tisica confermata, giunta a quel grado da cui niuno guarisce. Avea da lungo tempo un dolore continuo nell'uno e nell'altro lato, che talora la travagliava in eccesso, e già su l'uno dei due fianchi non potea più in verun modo appoggiarsi, ridotta inoltre a tale stenuazione e debolezza, che poco più il medico le dava di vita.

Ai 18 di decembre adunque, essendo andato a quel monistero il Padre fra Carlo Maria Casiino missionario cappuccino, la fe' domandare alle grate per benedirla, ma rispostogli da un'altra monaca sorella dell'Inferma, che non era ella in forze per venirvi, replicando il Padre le istanze, perchè venisse senza timore, si fece portare a basso, e ricevè dal detto Padre la benedizione. Interrogolla egli poscia, a qual santo si fosse raccomandata, come a più particolare avvocato, e udito che a s. Luigi Gonzaga gesuita, la esortò a proseguire una tal divozione con viva fiducia di dover ricuperare la sanità per i meriti del Santo. Quand'ecco, la notte seguente, mentr'ella dormiva, vedesi apparire in sogno il santo giovane, tutto glorioso ed amorevole, che, datale la sua benedizione: Levati, disse, levati su, che sei guarita. E ordinolle di andar colle altre monache al mattutino, di ripigliare l'antico suo uffizio di sagrestana, e tutte le funzioni della comunità. Al che replicando ella di non potere per l'estrema debolezza, principalmente delle gambe: Non dubitare, soggiunse il Santo, che io ti aiuterà: pruova e vedrai. Ciò detto. disparve. Risvegliatasi in quell'istante l'inferma, al sentirsi con insolito giubilo tutta ristorata, fece subito prova a voltarsi sul fianco, dov'era prima maggiore il dolore, e vi si appoggiò senz'alcuna molestia, indi sbalzando dal letto, si trovò così intieramente guarita, che cominciò tosto a caminare liberamente per la camera, come se non avesse mai avuto alcun male. Sarebbe senz'altro discesa in coro al mattutino, se, avendone fatto chiedere il consenso alla madre Priora, che per la morte della badessa aveva allora il governo del monistero, non le fosse stato risposto di aspettare sino all'arrivo di lei. Ma quando la Priora andò alla stanza della monaca, e si udì narrare tutto il successo, non può esprimersi l'allegrezza, con cui accorsero le religiose attonite al vedersi venir incontro con passo franco, e colore da sana quella che poco prima a- vean tenuta quasi per morta. Alla mattina scese essa medesima a ripigliare gl'impieghi da sagrestana, e a sonar le campane con tale agevolezza, che le pareva, per dirlo colle sue stesse parole , di tirare un filo di refe. Dopo la messa ringraziarono le monache pubblicamente il Signore col Te Deum laudamus per una guarigione si prodigiosa, operata da lui ad intercessione del servo suo Luigi. Quel di medesimo sedette donna Rosanna Caterina alla mensa comune, mangiando cibi da sana, e d'allora in qua non ha patito mai più residuo alcuno d'un tanto e cosi disperato male. Tutto l'anzidetto racconto l'ho io cavato dalla lettera che la monaca risanata scrisse il giorno 3 gennaio dell'anno 1728 al sopradetto signor Rainoni suo medico, allora assente, dall'attestazione giurata autentica, ch'esso medesimo richiesto da me ne ha fatta, e dalla fede parimente giurata del signor don Giuseppe Beretta curato di Cassago, ch'era allora confessore ordinario del detto monistero, ed avea più volte ministrati all'inferma i santissimi sagramenti, temendo che non venisse da un giorno all'altro a mancare. Fin qui s'è parlato delle virtù del nostro Santo, e delle grazie dal medesimo concesse ad altri; ora resta, che tutti santamente emulatori delle prime, ci rendiamo con esse meritevoli de suoi favori, e colle medesime ci disponiamo ad essergli compagni in quella immensa gloria, alla quale esso amorosamente c'invita, e Dio Signore per sua misericordia ci chiama per a suo tempo concedercela. E cosi sia.