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La Possessione di Cassago dai De Benedictis ai Delfinoni 

Fondazioni del castro medioevale di Cassago nell'area prospicente i ruderi del Palazzo Pirovano-Visconti

Mura di contenimento o della strada del castro medioevale di Cassago

 

 

LA POSSESSIONE DI CASSAGO DAI DE BENEDICTIS AI DELFINONI

di Luigi Beretta

 

 

 

Nel 1451 era deceduto Giovanni Scaccaborozzi, il commendatario delle terre di Pontida possedute in Cassago e non è noto quale sia stato il destino della cosiddetta "possessione di Cassago". Tuttavia o subito o dopo qualche passaggio di mano, magari intercorso ancora prima della morte dello Scaccabarozzi, tale "possessione" finì nell'asse ereditario dei fratelli Francesco e Marco de Benedictis figli del nobile Cesare. Di essa infatti si parla presumibilmente in una richiesta inoltrata nel 1479 dal loro nobile tutore Francesco de Bullis a Bona e Gian Galeazzo Sforza con lo scopo, poi raggiunto, di poter riparare i loro possessi in Cassago. Precisamente i due fratelli de Benedictis "habens quondam possessionem in partibus Montisbrianti nominatam Cassagho cum quadam turri et recepto seu duobus receptis quae cum maxima parte ruerint, cupiunt illa reparari, fortificari, seu rehedificari facere pro tutandis et conservandis fructibus dictorum bonorum suorum ac massariis suis eorumque armentis uti alias factum fuit." (A. S. C., Dicasteri, cart. 60, Registro Lettere Ducali n. 1479 c. 225 e in C. SANTORO, I Registri delle Lettere Ducali del Periodo Sforzesco, Milano 1961, 186.)

Il decadimento della possessione e soprattutto la rovina della torre vanno probabilmente messi in relazione alle calamità naturali del 1436 e 1443 e ai guasti prodotti dai saccheggi condotti in tutto il Monte di Brianza dall'esercito veneto nel 1447 e dalle truppe di Francesco Sforza nel 1449 e nel 1450 (1), il cui capitano Rizius de Castelo non si fece molti scrupoli e "arsit hostia et fenestras domorum et alia utensilia ...".

E' facile immaginare che anche le terre di Cassago e l'annesso ricetto o luogo fortificato furono messi a ferro e fuoco con l'intenzione di rendere militarmente inutilizzabile tutto il complesso.

Spettò quindi ai nuovi proprietari provvedere a quel disastro, facendo riparare quel che restava e avviando nel contempo un'opera di ricostruzione degli edifici, che ne prevedeva senz'altro il rafforzamento difensivo. La possessione conservava ancora vasti appezzamenti terrieri tant'è che vi lavoravano massari e vi si esercitava non solo l'agricoltura ma anche la pastorizia. I lavori avviati avevano dunque lo scopo di ripristinare la reddivitità delle terre e la ricchezza che un tempo produceva. Francesco e Marco de Benedictis erano con ogni probabilità originari della città di Parma, che a quell'epoca apparteneva ancora al Ducato di Milano (2). Non è noto il motivo che spinse i due fratelli de Benedictis ad acquisire proprietà in Cassago.

Forse erano nobili al seguito dello Sforza, che avevano cercato una sistemazione in loco, forse erano stati beneficiati da una eredità o forse ancora le lotte intestine che in quegli anni sconvolgevano Parma li aveva convinti ad abbandonare questa città per stabilirsi nella più sicura Milano impiegando le proprie ricchezze nell'acquisto di una delle tante "possessioni", che il contado milanese poteva offrire. Nel 1479 i due fratelli erano sicuramente giovani orfani ancora sotto la tutela di Francesco de Bullis ed abitavano a Milano. Non è dato sapere se abbiano mai visitato la loro possessione di Cassago. Probabilmente sì perchè Marco de Benedictis sposò una certa Corona Delphinona, che apparteneva ad una famiglia della nobiltà locale, che troviamo molto attiva in Cassago dai primi anni del '500 fino a Seicento inoltrato. I due ebbero un solo figlio e lo chiamarono Jo:Franciscus.

 

 

(1) Cfr. Atto fiscale del 30 marzo 1453 dei nobili di Missaglia in A. S. M., Arch. Notarile, cart. 646, notaio Quartironi Cristoforo, che attesta i danni subiti alle coltivazioni e alle abitazioni dai ripetuti saccheggi.

(2) Parma fu venduta a Luchino Visconti da Obizzo III estense per 70.000 fiorini d'oro, che la rafforzò in vera fortezza. Nel 1355 la città passò a Bernabò Visconti. Tra il 1409 e il 1420 in città ci furono diversi torbidi politici che condussero alla caduta dei Visconti, che furono sostituiti dagli Estensi. Nicolò III tuttavia la cedette di nuovo nel 1420 a Filippo Maria Visconti assieme al contado per 30.000 fiorini. Nel 1447 alla morte del duca ci fu una sollevazione generale, ma dopo vari episodi guerreschi e rovesci militari la città si consegnò a Francesco Sforza nel 1449. Grazie alla politica adottata da Ciccio Simonetta Parma dal 1476 godette di un periodo di pace e di prosperità. Con Lodovico il Moro ripresero vigore i disordini e le famiglie dei Correggio, Pallavicino e Sanvitale si coalizzarono contro i de' Rossi, provocando l'intervento delle truppe ducali. Grazie alla protezione del Moro alla fine Roberto Sanseverino ebbe la meglio su Pier Maria de' Rossi, da sempre fedele a Bona di Savoia.