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Ambrogio da Cassago 

L'ala cinquecentesca del Palazzo Pirovano-Visconti

L'ala cinquecentesca del Palazzo Pirovano-Visconti

 

 

CASSAGO (DA) AMBROGIO DI GIACOMO

† 1480 febbraio 29 [1]

di Cristina Belloni

 

tratto da PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO STRUMENTI CLXVI

I NOTAI DELLA CURIA ARCIVESCOVILE DI MILANO (SECOLI XIV-XV)

Repertorio a cura di CRISTINA BELLONI e MARCO LUNARI

coordinamento di GIORGIO CHITTOLINI

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI DIREZIONE GENERALE PER GLI ARCHIVI 2004

 

 

Collocazione archivistica della documentazione: documentazione dispersa Attestato negli inventari: nessuno

Prima attestazione come notaio di curia: estremi non noti [2]

Residenza: p. T., S. Lorenzo intus (1453 maggio 2 [3]) p. T., Monastero maggiore (1453 luglio 18 [4])

La facultas expletandi dei suoi atti viene concessa a Donato Della Torre di Antonio [5]

 

 

Ambrogio da Cassago appartiene ad una famiglia di notai ed ecclesiastici milanesi che godette di un buon prestigio nel XV secolo. Figlio di Veronica Della Croce e Giacomo da Cassago, il nostro ebbe almeno quattro fratelli - Alberto, Luca, Martino e Ugo [6] - ed uno zio che giocò un ruolo importante nella sua carriera: Francesco Della Croce [7]. Assente negli inventari dell'Archivio di Stato di Milano, il C. è attestato come notaio della curia arcivescovile in due occasioni nel corso del 1461 [8]. Ambrogio abbracciò in giovane età la carriera ecclesiastica. Nato probabilmente negli anni Venti del Quattrocento [9], nel 1440 era già titolare di diversi benefici, che scambiò con il fratello Luca: cedette tre prebende canonicali nelle chiese di S. Lorenzo maggiore di Milano, S. Giorgio di Cornate e dei SS. Stefano e Zenone di Decimo ricevendo in cambio i due chiericati di S. Quirico in Campis di Arese e di S. Ambrogio in Strada di Bollate [10]. Il 14 febbraio 1448 Enrico Rampini, arcivescovo di Milano e legato apostolico, lo autorizzò a rinunciare nelle mani del proprio vicario generale Francesco Della Croce a una prebenda nella chiesa di S. Vittore di Corbetta, affinché fosse provvista allo stesso Luca, allora studente di diritto canonico nel nuovo studio milanese [11]. Il 14 febbraio 1449 ancora Francesco Della Croce, in qualità di preposito di Corbetta ed esecutore apostolico, immise Ambrogio in possesso di una prebenda in tale chiesa [12]. Negli anni Cinquanta il C. rientrò a far parte del capitolo di S. Lorenzo maggiore di Milano [13] ove compare per l'ultima volta il 22 marzo 1456 [14]. Il 12 gennaio 1454 presenziò ad un atto come canonico di S. Ambrogio e rettore della chiesa parrocchiale di S. Pietro in Vigna di Milano [15], mentre nel 1466 fu coinvolto in una vertenza per una prebenda nella collegiata di S. Donato in Strata [16].

Negli anni successivi ottenne ancora una prebenda nella chiesa cittadina di S. Nazaro in Brolo che - dopo una lunga vertenza per la sua collazione - conservò fino alla morte, avvenuta nei primi mesi del 1480 [17]. Ignoriamo, invece, quando sia entrato in possesso della prepositura di S. Pantaleone di Bregnano, nella diocesi di Como, che alla sua morte fu conseguita per collazione apostolica dal cubiculario pontificio, futuro vescovo di Parma e cardinale Giovanni Giacomo Schiaffenati [18]. Alla costituzione di questo considerevole patrimonio beneficiario contribuirono i lunghi soggiorni del C. presso la curia romana, dei quali egli approfittò per impetrare la collazione apostolica di alcuni benefici, scontrandosi a volte con la dura opposizione dei duchi di Milano. La prima vertenza che lo vide protagonista riguardò la già citata prebenda nella collegiata di S. Nazaro in Brolo.

La lite, che lo oppose al candidato ducale, il protonotario apostolico Giovanni Bartolomeo Cusano [19], si aprì nell'autunno del 1463 [20] e si protrasse con alterne vicende per diversi anni, durante i quali Ambrogio conobbe anche le carceri pontificie. Ad essa si affiancò a partire dal 1465 una seconda lite per una prebenda nella collegiata di S. Donato in Strata, impetrata dal C. senza il consenso ducale [21]. Le forti pressioni dei signori di Milano e dei loro rappresentanti a Roma, tuttavia, non riuscirono ad impedire ad Ambrogio di conservare le prebende, alle quali egli rinunciò soltanto nel 1480, probabilmente nell'imminenza della morte, a favore del proprio fratello Martino [22]. I rapporti tra Ambrogio ed i fratelli si deteriorarono notevolmente nel 1471, in seguito al sorgere di una vertenza sulla divisione dell'eredità dopo la morte della madre Veronica. Nel novembre di quell'anno Ambrogio faceva redigere dal notaio Cristoforo Lazzaroni un elenco di beni mobili già siti nella casa materna e - a suo dire - indebitamente usurpati dai suoi fratelli Ugo e Alberto, che accusava altresì di essersi appropriati di suoi beni durante il suo soggiorno a Roma e durante un periodo da lui trascorso in carcere nel settembre precedente, nonché di aver venduto a sua insaputa alcune proprietà di famiglia site a Rosate e di rifiutare di consegnargli la quarta parte della possessione di Sforzano, dell'estensione complessiva di 400 pertiche [23].

Nel documento non si fa menzione di Martino, ma anch'egli si scontrò con il fratello. Infatti nel novembre del 1472 l'ordinario del duomo scriveva al duca da Roma usando parole durissime nei confronti di Ambrogio «pezore, rissoso, scandaloso, periuro e bestiale, inimico de tuta la casa et de ogni persona da bene». Per la gravità del suo comportamento - di cui ignoriamo però qualsiasi dettaglio - Martino aveva chiesto che Ambrogio fosse privato dei canonicati in S. Nazaro e S. Donato e li aveva impetrati per sé ed ora chiedeva al duca licenza di poter procedere in tal senso. Durante la sua vita Ambrogio fu più volte condannato per aver omesso il pagamento di alcuni debiti. Il 2 maggio 1460 fu condannato con il fratello Martino ed il prete Cristoforo de Ghiliis per un debito di 36 lire verso il mercante Matrognano da Corsico per l'acquisto di un drappo di lana [24]; nel 1461 dovette versare 19 lire e due fiorini a Giacomo Avvocati, di Rosate, per l'acquisto di un rovere e per rimborsarlo delle spese sostenute per il medico e le medicine durante una sua malattia [25]; nel 1471 si appellò contro una sentenza emanata contro di lui dal prevosto di S. Lorenzo Maggiore, Nicola Appiani da Brusimpiano [26]. Negli anni successivi Ambrogio compare come canonico residente di S. Nazaro in Brolo e sindaco del capitolo [27], e risulta coinvolto in una serie di vertenze che gli procurarono anche la scomunica.

Il 25 marzo 1475 - già scomunicato - è accusato insieme al fratello Ugo di aver ingiuriato il preposito della domus umiliata di Santa Maria degli Ottazzi e di averne percosso i famigli: nel segnalare la vicenda al duca, Francesco da Fossato, autore della missiva che ci informa sulla vicenda, non manca di sottolineare come si tratti di un atteggiamento abituale dei fratelli «peroché quasi ogni giorno vanno ingiuriando e minazando a questo citadino e quelo altro de farli ponere in prigione, dare streppate de corda et impichare per la golla» [28]. Pochi giorni dopo sono due canonici residenti di S. Nazaro in Brolo a dichiarare di non voler più celebrare gli uffici divini nella stessa chiesa degli scomunicati Ambrogio ed Ugo per non incorrere anch'essi nella scomunica [29]. In novembre Ambrogio viene condannato a versare 12 ducati d'oro a Paolo de Conigo, prevosto di S. Giuliano in Strada, per averlo ingiuriato [30]. Il 3 marzo 1475 Ambrogio viene infine assolto ad cautelam da qualsiasi scomunica in cui possa essere incorso [31]. Probabilmente nello stesso periodo si scontra anche con il preposito di S. Donato in Strada per essersi appropriato di un breviario della chiesa e aver occupato la sua camera nella canonica [32]. Nel novembre 1478 egli fu nuovamente imprigionato col fratello Ugo - questa volta, crediamo, per colpe commesse da quest'ultimo - per essere rilasciato pochi giorni più tardi su richiesta del fratello Martino e del cugino Donato della Croce [33].

Probabilmente il C. non ripartì più per Roma e trascorse a Milano gli ultimi due anni della propria vita. Infatti nell'aprile 1479 egli fu nuovamente coinvolto in una vertenza giudiziaria: un certo Santino detto Frappa fu citato da parte del consiglio segreto del castello per rispondere dell'accusa di aver ingiuriato il nostro, accusa respinta dall'imputato [34]. Le obbligazioni contratte dal fratello Martino e dagli altri titolari dei benefici vacanti dopo la sua morte, inoltre, confermano tutte che il suo decesso avvenne «extra romanam curiam» [35]. A fronte di una mole così vasta di notizie riguardo alla sua carriera ecclesiastica si colloca un vuoto pressoché completo a proposito della sua attività notarile. Lo sappiamo presente come testimone a due atti rogati in casa del causidico di curia Baldassarre Capra nel 1453 dal notaio Cristoforo Fagnani [36]. Nel 1459 viene designato come arbitro di una vertenza insieme al notaio di curia Donato Della Torre di Antonio [37]. Abbiamo notizia di tre atti rogati dal C. tra il 1459 e il 1461: un compromesso con il quale il giurista Branda Dugnani e il già citato Donato Della Torre venivano designati arbitri in una vertenza [38]; un'intimazione fatta dall'abate del monastero di S. Antonio di Vienne al precettore della casa milanese del proprio ordine [39] e una lettera indirizzata al capitolo di Como da Francesco Della Croce in qualità di commissario apostolico [40].

Sappiamo inoltre che il 12 dicembre 1463, probabilmente in occasione della partenza del C. per Roma, la facultas expletandi le sue imbreviature fu concessa al più volte menzionato Donato Della Torre di Antonio [41]: pochi indizi che convergono, però, nell'indicare un legame tra il C. e lo studio di Baldassarre Capra. Del resto ci pare di poter affermare che al centro degli interessi di Ambrogio non ci fosse la professione notarile, ma la carriera ecclesiastica.

 

 

Note

 

(1) - Notarile 669. Il 28 aprile il protonotario apostolico Pietro Modegnani si obbligava in curia per il pagamento dell'annata su due canonicati nella collegiata milanese di S. Nazaro in Brolo e in quella di S. Donato in Strata, vacanti per morte di Ambrogio; cfr. ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, Annatae 29, c. 190r, 1480 apr. 28 (Camera apostolica. Documenti relativi alle diocesi del ducato di Milano, II, I «libri annatarum» di Sisto IV [1471 - 1484], a cura di G. BATTIONI, Milano 1998, p. 314, n. 368).

(2) - È attestato come tale nel 1461, cfr. Notarile 660, quaternus imbreviaturarum e Notarile 694, 1461 mar. 14

(3) - Notarile 1299

(4) - Ibidem.

(5) - Facoltà concessa dal vicario generale Lancillotto dei conti di Mede ad istanza di Martino da Cassago, fratello di Ambrogio, in seguito ad un assenza del C. (Notarile 708, 1463 dic. 12)

(6) - Alberto fu l'unico dei fratelli a non intraprendere la carriera ecclesiastica. Ebbe un figlio, Luigi, e morì prima del 1494. Luca, Ugo, Martino e lo stesso Ambrogio iniziarono, invece, già in giovane età a cumulare benefici in alcune delle più prestigiose collegiate milanesi e del contado; Martino, in particolare, fu anche ordinario del duomo di Milano, vicario capitolare in sede vacante nel 1484 e 1488 e vicario generale degli arcivescovi Giovanni e Guidantonio Arcimboldi nel 1485 e dal 1488 al 1491. Per ulteriori notizie su di loro si rimanda a BELLONI, pp. 257 sgg.

(7) - Ci permettiamo di rinviare nuovamente a BELLONI. Altre notizie sulle famiglie Della Croce e da Cassago in C. BELLONI, Tra Milano e il Seprio ... cit.

(8) - Vedi sopra, nota 2

(9) - Il matrimonio dei genitori, Veronica Della Croce e Giacomo da Cassago, fu celebrato nel 1422 (BELLONI, p. 37). Riteniamo, inoltre, che Ambrogio non fosse il primogenito della coppia, ma che tale posizione spettasse semmai ad Alberto, come dimostrerebbe il fatto che fu l'unico dei fratelli a non prendere gli ordini religiosi.

(10) - Nel cambio Ambrogio fu rappresentato dallo zio Luigi Della Croce, fratello di Francesco che ricopriva allora l'incarico di vicario generale dell'arcivescovo ambrosiano Francesco Pizolpasso (Notarile 450, 1440 mag. 7)

(11) - Notarile 568.

(12) - Ibidem

(13) - Vi compare il 30 marzo 1452 insieme al fratello Martino (Notarile 675) e ancora nel 1453, quando dichiara di avere due benefici: le prebende di S. Lorenzo maggiore e di Corbetta (A. PALESTRA, Le visite pastorali di Milano [1423 - 1859], Firenze - Roma 1971, [Monumenta Italiae Ecclesiastica. Visitationes, 1] p. 563, n. 478)

(14) - Notarile 678

(15) - Notarile 1360

(16) - Vedi sotto.

(17) - Vedi sopra, nota 1

(18) - Camera apostolica ..., II, cit., p. 327, n. 384. Sulla provvista del vescovato di Parma allo Schiaffenati e sulla sua successiva ascesa al cardinalato si veda M. PELLEGRINI, Ascanio Maria Sforza, la creazione di un cardinale «di famiglia», in Gli Sforza, la Chiesa lombarda, la corte di Roma. Strutture e pratiche beneficiarie nel ducato di Milano (1450 - 1535), a cura di G. CHITTOLINI, Napoli 1989, pp. 270 sgg

(19) - Giovanni Bartolomeo Cusano, milanese, protonotario apostolico e consigliere segreto del duca dal 1480 sul quale si vedano M. ANSANI, La provvista dei benefici... cit., p. 71, C. SANTORO, Gli uffici… cit., p. 17. Della sua candidatura al vescovato novarese nel 1466 tratta F. SOMAINI, Giovanni Arcimboldi ... cit., pp. 55 sgg.

(20) - Registri Ducali 165, c. 151r e v, il duca agli oratori ducali a Roma, 1463 ott. 31

(21) - Registri Ducali 101, c. 259v, il duca ad Agostino Rossi, 1465 ott. 18

(22) - ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, Annatae 29, c. 61v., 1480 ago. 4: Martino da Cassago contrae obbligazione presso la Camera Aspostolica per due canonicati in S. Nazaro in Brolo di Milano e S. Donato in Strata, vacanti per rinuncia di Ambrogio e conferiti a Martino per provvista apostolica il 21 febbraio 1480 (Camera apostolica... cit., II, p. 330, n. 389)

(23) - Notarile 710

(24) - Notarile 694

(25) - Notarile 1417

(26) - Notarile 710

(27) - Notarile 697, 1474 mar. 9; Notarile 711, 1474 dic. 1; Notarile 712, 1475 mar. 3; Notarile 3004, 1478 gen. 24. 28

(28) - Sforzesco 922

(29) - Notarile 697.

(30) - Ibidem1

(31) - Notarile 712

(32) - Famiglie 51, s.d., Filippo da Codogno al duca

(33) - Acta in consilio secreto, II, p. 334, 1478 nov. 26

(34) - Acta in consilio ... cit., III, p. 170, 1479 apr. 28

(35) - Oltre all'obbligazione contratta da Martino, citata sopra, nota 1, si veda anche quella di Giovanni Giacomo Schiaffenati, citata alla nota 18

(36) - Notarile 1299, 1453 mag. 2 e lug. 18

(37) - Notarile 708, 1459 feb. 22

(38) - Citato in Notarile 708, 1459 set. 26

(39) - Notarile 660, quaternus imbreviaturarum 1461

(40) - Notarile 694, 1461 mar. 14

(41) - Vedi sopra, nota 5