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Cassago dopo la fine della dominazione di Pontida: i suoi abitanti e le sue attività 

Fondazioni del castro medioevale di Cassago nell'area prospicente i ruderi del Palazzo Pirovano-Visconti

Fondazioni del castro medioevale di Cassago

 

 

CASSAGO DOPO LA FINE DELLA DOMINAZIONE DI PONTIDA: I SUOI ABITANTI E LE SUE ATTIVITA'

di Luigi Beretta

 

 

 

La situazione che maturò a Cassago dopo la definitiva scomparsa del potere di Pontida e dei suoi commendatari non è del tutto nota nei particolari, tuttavia una interessante serie di documenti ci permette di descrivere e di conoscere la condizione sia del paese che degli abitanti, così come le loro abitudini a metà secolo.Un atto rogato il 9 settembre 1441 ripropone ad esempio l'esistenza del castro dato che fu redatto in loco Cassago in castro dicti loci dal notaio Cristoforo Quartironi. Si tratta di una richiesta dei fratelli Beltramus et Antonius de Nava filii quandam Petri dicti Perazini, che abitavano nella città di Mantova in contrada leopardi, di costituire propri procuratori i nobili dominos Simonem et Antonium fratres de Nava figli del fu domini Iohannis abitanti entrambi a Cassago in una casa che presumibilmente corrisponde all'attuale edificio che fu la vecchia canonica parrocchiale dal '700 in poi. I due fratelli Simone ed Antonio Nava avevano ricevuto l'incarico di esigere e di recuperare tutti i crediti dovuti da Giacomo de Scarena ai loro parenti mantovani, rilasciando allo stesso quietanza e ricevuta delle somme eventualmente incassate (1).

Da altre carte si ricava che Simone de Nava era notaio e che abitava con altri familiari all'interno del castro. Egli aveva rapporti di parentela con i nobili de Nava residenti a Civate oltre che con il ramo della famiglia trasferitosi a Mantova. Questi stessi Nava cassaghesi avevano anche una parentela con i Nava di Barzanò che nel Quattrocento si dedicavano con profitto all'arte metallurgica intrattenendo rapporti d'affari, che comprendevano la fornitura di acciaio, con i più famosi Negroni da Ello, soprannominati i Missaglia, nonchè con i Mauri da Corneno. I Nava, che già nel 1409 avevano un loro familiare, Lucolo, chiamato a Venezia a lavorare de arte a piastra, conducevano una officina metallurgica a Cassago. In essa nel 1425 lavorava come apprendista un giovane, un certo Giovanni de Regibus di Dolzago, che era stato assunto con la promessa di istruirlo nell'arte di sbrussiandi azallis. Pur importanti non è tuttavia certo che fossero proprio i Nava a possedere a quell'epoca il castello vero e proprio o la casa forte che sorgeva nel perimetro del castro. Sembrerebbe piuttosto che tale prerogativa spettasse a un certo Leo de Perego figlio del domino Vanini, nella cui casa o domo fu convocata il 7 maggio 1442 l'intera Comunità di Cassago. Alla riunione indetta dal console Iacobini detto Bolpini de Nava figlio anch'egli del fu Iohannis e dall'ofitialium comunis Zanis de Cazaniga figlio del fu Bertini, parteciparono praticamente tutti i capofamiglia del paese.

La scelta del luogo di riunione, una casa privata anzichè la pubblica piazza, è piuttosto inusuale e lascia intendere che si trattava di un luogo importante, capiente e riconosciuto adatto per riunioni di alto livello. In quella occasione si doveva infatti decidere chi avrebbe dovuto sostenere le difese e le ragioni della Comunità di fronte alle minacce del domino legumdoctore Vincentio de Vegis, Vicario Generale del Ducato e commissario per il Monte di Brianza, che la accusava di frode e di contrabbando oltre al mancato ritiro del sale (2).

Il sospetto che la casa di Leo de Perego fosse la casa forte del castro è perciò alquanto legittimo. Questo stesso atto del 1442 al contempo ci offre il primo sia pur sommario stato anagrafico di Cassago, nel quale si rispecchia la storia recente delle terre a cavallo dell'Adda tragicamente oppresse dal conflitto che oppose i Visconti alla Repubblica Veneta. Oltre al console Iacobino de Nava e all'ufficiale comunale Zanis de Cazaniga, nel convocato furono presenti praticamente tutti i capofamiglia residenti a Cassago o nella vicinantia de Cassago, cioè nel contado da esso dipendente. L'elenco cita innanzittutto il nobile dominus Jacobus de Ysachis, seguono poi in ordine Antonius detto Paynus de Cassago, Antonius detto canalus de Casteleto, Antonius soprannominato Guardiazinus de Cassago, Antonius detto Tassus e Iodes fratelli de Nava, Antonius de Cazaniga, Iohanninus detto gelsus de Sirono, Gasperus detto parus e Iohanninus fratelli de Barsago, Tognianus de Sapis, Iulianus de Sapis, Iohaninus de Madio, e poi Iacobinus, Favinus, Belinus, Antonius e Iohannes detto Musmelus fratelli de Brembilla, Petrinus e Christoforus de Sapis, Lodoychus de Silva, Petrus e Antonio fratelli de Madio, Iohannes de Merono, Iohannes soprannominato Bresanis de Sedrina, Georgius de Anono, Christoforus de Clusono, Girardus de Clusono con Christoforo suo figlio e infine il padrone di casa, il nobile Leo de Perego. Si tratta in tutto di trenta persone. Nonostante che l'atto affermi che i presenti "faciunt et representant totam et integram universitatem loci predicti seu vicinantia de Cassago et dicti Communis", è evidente che all'appello mancano alcune persone altrimenti note dai documenti coevi. Nel settembre 1441, solo otto mesi prima dunque, viene citato ad esempio un Petrolo de Calastris figlio di Antonio abitante a Cassago (3). Dell'elenco del 1442 colpisce innanzittutto la nutrita presenza di una colonia di bergamaschi provenienti da Brembilla e Sedrina in Val Brembana e da Clusone nella più lontana Val Seriana, certamente emigrati da tali paesi di fronte all'avanzata veneta.

Di essi il nucleo dei Brembilla si inserirà stabilmente nella società cassaghese e saprà esprimere nel XVI secolo numerose personalità di rilievo fra cui va senz'altro citato il primo parroco locale Antonio Brambilla. Un'altra famiglia di straordinaria vitalità, che avrà un ruolo duraturo nella storia del paese e che qui compare per la prima volta nel '400 dopo una prima citazione nel 1396 è quella dei de Sapis (4), gli attuali Zappa, che possedevano cospicue proprietà terriere a Tremoncino. Cristoforo de Sapis figlio di Pietro aveva addirittura possessi anche nella campagna di Fontanacoperta e Pangianò nel comune di Barzanò, che affittava nel 1466 ai fratelli Lavilla di S. Feriolo (5). Che si trattasse di un ricco possidente non v'è dubbio poichè la compartizione dell'estimo del Monte di Brianza fatta nell'anno 1456 gli assegnava un tributo di un soldo e 6 denari a fronte di un tributo di soli 6 denari spettanti all'intera Vicinantia di Cassago. Christoforo de Sapis abitava a Tremoncino, come il magister Iacobus de Sapis, che fu a sua volta tassato nella stessa occasione per i beni e il massaricio da lui posseduti a Tregunzino, cioè Tremoncino, per il valore di un soldo e 4 denari (6).

Poichè Tremoncino apparteneva alla vicinantia di Cassago, i de Sapis parteciparono alla convocazione del 7 maggio 1442. La riunione dei capifamiglia prese la decisione di nominare Thonium de Ysachis (7), Iacobum de Nava e Zanem de Cazaniga propri Sindaci, messi e procuratori e li autorizzò a comparire al cospetto del nobile Vincentio de Vegis Vicario ducale generale e commissario della Martesana, del Monte di Brianza, della Pieve di Incino e del lago di Como, per esprimere al duca la fedeltà di Cassago e per accettare qualsiasi disposizione di polizia amministrativa decretata dai capitani della Martesana con lo scopo di impedire il contrabbando delle biade e del sale. Chi avesse contravvenuto a queste disposizioni fosse "singola persona" o nobile avrebbe subito la confisca dei propri beni. Il Vicario Vincentio de Vegis impose quindi agli abitanti di Cassago di ritirare la loro quota di sale pagando la corrispondente tassa fissata dal duca di Milano e di non ricettare più nelle loro case o nel territorio del Comune nè biada, nè farina, nè legumi.

Tra i testimoni dell'atto, che fu rogato da due notai di Barzanò, certi Baptista de Arigonibus e Antonio de Panzeris, scopriamo un tale Bertinus detto Maza de Cazaniga figlio di Martino abitante in Cassinis de Sisanore. Il contrabbando delle merci doveva essere un'occupazione diffusa, perchè anche gli abitanti di Oriano dovettero promettere e giurare il 10 maggio di quello stesso anno di osservare le disposizioni ducali contro il contrabbando. Stranamente il convocato della Vicinantia communis et hominum ac singularum personarum de loci Oriano non avvenne a Oriano ma si svolse a Barzanò, nella canonica di S. Salvatore. Console di Oriano era allora un certo Antonioli soprannominato Cesare de Maveris. La situazione relativa a questi anni è fotografata anche da un paio di altri documenti, dai quali apprendiamo che furono fatte varie revisioni dell'estimo: nel 1442, in un convocato di Barzanò, compare come testimone un certo Petro detto Trota figlio di Martino abitante in loco Cassago, mentre nel 1454 in occasione di una riunione a Viganò di tutti i rappresentanti dei Comuni e delle chiese delle pievi di Missaglia e di Agliate ultra Lambrum per definire l'estimo dei beni, parteciparono Bonifatius de Pirovano figlio di Beltramo e Donatus de Panzeriis figlio di Zaneti entrambi abitanti in loco Zizanore (8).

 

 

(1) A. S. M., Arch. Notarile, cart. 645, notaio Quartironi Cristoforo.

(2) A. S. M., Arch. Notarile, cart. 646, notaio Quartironi Cristoforo.

(3) Un ramo di questa famiglia abitava a Barzanò nel 1466, quando un certo Dominicus de Calastris figlio di Iohannis partecipò come testimone a una compravendita di tessuti, cfr. A. S. M., Arch. Notarile, cart. 2209, notaio Pirovano Maffeo. Gli eredi di un certo Tassini de Calastris avevano possedimenti nel 1458 a Molteno, cfr. A. S. M., Arch. Notarile, cart. 1570, notaio Corti Giovanni, in un atto del 25 aprile 1458 che riguarda un affitto concesso dal prete Beltramo de Rippa, beneficiale e rettore della chiesa di S. Giorgio a Molteno.

(4) Vari atti medioevali indicano questi de Sapis diffusi nei territori brianzoli. Si incomincia con un certo Alberto Sapi nel 1213 proprietario di terreni a Canzo (Biblioteca Ambrosiana, Codice NI 15 inf., fol. 66v), troviamo poi un Omodeum Sapam de loco Barzago con Trincherio e Guifredus Sapa affittuari di terre a Barzago di proprietà dell'arciprete di Monza nel 1226 (Biblioteca Ambrosiana, Codice NI 15 inf., fol. 17r). Un Petrus Sapa de Galexio accetta gli Statuti di Cremella nel 1232 (A. S. M., Arch. Diplomatico, P. cart. 592), altri Sapa sono affittuari di Monza a Barzago nel 1237 (Biblioteca Capitolare di Monza, Codice H-13, Liber Consignationis) e nel 1274 con Guglielmo Sapa de Barzago (A. S. M., Arch. Diplomatico, P. cart. 593, n. 113). Nel 1417 infine un certo prete Beltramus de Sapis è beneficiale della chiesa di S. Maria de Callexio o Caseglio (A. S. M., Arch. Notarile, cart. 343, notaio Giacomo Garimberti di Erba).

(5) A. S. M., Arch. Notarile, cart. 2209, notaio Pirovano Maffeo.

(6) R. BERETTA, Compartizione dell'estimo del Monte di Brianza fatto nell'anno 1456, Carate 1952.

(7) Un fratello di Antonio, un certo Petrus de Ysachis, si trasferì a Missaglia dove nel 1455 con altri nobili e con l'aiuto del prevosto Antonio de Abdua fondò una scuola di grammatica, che fu affidata al maestro Battista da Fano, abitante a Monza. Cfr. A. S. M., Arch. Notarile, cart. 647, notaio Quartironi Cristoforo.

(8) A. S. M., Arch. Notarile, cart. 646, notaio Quartironi Cristoforo.