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CAMESASCA: Cassago Brianza tra suggestioni letterarie e inediti documenti storici

Progetto di Giovanni Ceruti ad acquerello della facciata del Sepolcreto Visconti a Tremoncino

Sepolcreto Visconti a Tremoncino: disegno di Giovanni Ceruti

 

 

CASSAGO BRIANZA TRA SUGGESTIONI LETTERARIE E INEDITI DOCUMENTI STORICI

Gloria Camesasca

 

 

Dopo il successo del primo libro di Gianluca Alzati Il mistero della vecchia chiesa abbandonata, esce il secondo volume La vendetta dei Lupi neri. Una parte consistente delle vicende narrate nei due romanzi sono ambientate a Cassago Brianza, un paese sulla cui storia c'è ancora molto da scoprire.

 

 

"Sono qui da qualche ora sdraiato sul prato davanti alla chiesa di San Gervaso, a guardare il cielo. Avevo bisogno di stare un po' da solo a riflettere e quale miglior posto se non questo per farlo?" Chi parla è Marco, il ragazzino quasi tredicenne, protagonista delle avventure narrate nei romanzi di Gianluca Alzati. In particolare questo brano è preso dal suo secondo libro La vendetta dei Lupi neri. Il giovane si sdraia all'ombra della chiesa di San Gervaso, che è un nome inventato che in realtà sta ad indicare il Sepolcreto dei Visconti di Modrone di Cassago Brianza. Il titolo del primo libro di Alzati, Il mistero della vecchia chiesa abbandonata, allude proprio al segreto che si cela nel sepolcreto della famiglia ducale. La stessa chiesa campeggia anche sulla copertina di questo primo romanzo, all'interno del quale è possibile trovare anche una descrizione del singolare complesso architettonico neogotico. "La chiesa di San Gervaso è una piccola ma suggestiva costruzione dispersa nella campagna appena fuori dal paese, ora piuttosto diroccata e chiusa ai fedeli."

I due romanzi di Alzati sono ambientati nelle giornate immediatamente precedenti e successive il 25 aprile 1945, giorno della Liberazione. In quegli anni il Sepolcreto dei Visconti di Modrone era chiuso ai fedeli, come è possibile verificare consultando il registro delle firme dei visitatori del sepolcreto conservato presso l'Archivio Storico dell'Università Cattolica di Milano (n° 295 della sezione Registri; n° 78 della sezione Registri di Cassago).

Tale registro copre l'arco cronologico che va dal 14 aprile 1897 al 29 giugno 1960. Dunque, l'afflusso di visitatori al complesso neogotico è testimoniato a partire da alcuni anni dopo la benedizione ufficiale, nel novembre 1890, su autorizzazione dell'arcivescovo di Milano, Luigi Nazari di Calabiana (Archivio della Parrocchia di Cassago, cart. 1). Ovviamente a causa delle due guerre mondiali, le visite furono sospese dal 1913 al 1917 e dal 1942 al 1955. Il registro è suddiviso in 4 colonne: la prima riservata alla data, la seconda al nome e cognome, la terza alla patria d'origine del visitatore e l'ultima ad eventuali osservazioni. Scorrendo le pagine di questo straordinario documento storico, è possibile così compiere un affascinante viaggio mentale nel passato, rivedendo folle di turisti o semplicemente di curiosi, che hanno potuto ammirare da vicino lo straordinario capolavoro neogotico dell'architetto Giovanni Ceruti.

Sfogliando il registro si può notare che alcuni visitatori provenivano non solo da paesi limitrofi a Cassago, o dell'hinterland milanese, ma anche da luoghi più remoti, come Napoli, Trapani, Pisa, Siena, Roma, Cosenza, Trieste, Sassari. Inoltre alcuni turisti venivano anche da Svizzera, Francia, Germania, e ci fu persino un americano che venne a visitare il Sepolcreto dei Visconti di Modrone. E' veramente spassoso soffermarsi a leggere le osservazioni che alcuni dei visitatori "più ispirati" hanno annotato sul registro. Come per esempio il commento scritto da un certo Elio Viganò di Cassago, che visitò il Sepolcreto il 27 aprile del 1958 e accanto alla sua firma aggiunse: "Molto brutto e sporco". (Vedi foto 1) In seguito tale scritta fu cancellata, non si sa se dal suo stesso autore o da uno zelante custode che voleva tentare di eliminare un commento così negativo. Il Sepolcreto dei Visconti di Modrone fu costruito fra il 1884 e il 1887 dall'architetto Giovanni Ceruti. Nella sezione dedicata ai Visconti dell'Archivio Storico dell'Università Cattolica di Milano è possibile ammirare in tutta la loro calcolata precisione e meticolosa cura dei particolari i progetti realizzati dall'architetto in vista della costruzione di tale capolavoro di stile neogotico. (Vedi foto 2) Prima ancora che si affidasse la costruzione del Sepolcreto a Giovanni Ceruti e che egli iniziasse la progettazione, alcuni membri della Ducale famiglia avevano già espresso la loro ferma volontà di farsi seppellire in quel luogo, che sarebbe diventato la loro tomba di famiglia.

A questo proposito una memoria del 1° novembre 1905 conservata nella Busta 12 dei Giuspatronati benefici per Cassago (I, 82) dell'Archivio Storico dell'Università Cattolica di Milano, riporta un passo significativo delle ultime volontà del duca Carlo Visconti di Modrone (1775-1836): "Col testamento 30 ottobre 1833 il Duca Carlo Visconti di Modrone disponeva dei propri beni e fra le varie volontà al cap. 2 dice: desidero di essere trasportato a S. Salvatore presso Cassago prov. di Como dove riposa una parte di miei parenti" Tale disposizione fu poi rispettata, perché una volta terminata la costruzione del sepolcreto di famiglia, anche il suo corpo vi fu traslato su iniziativa dell'industre Marchesa Giovanna Gropallo (1870-1941), la quale appose anche una lapide commemorativa dedicata all'illustre avo, in cui ne ricorda le straordinarie doti: "Carlo Duca Visconti di Modrone / al favore di illustre fortuna / intelligenza de' tempi ed animo liberale / consociando / le agricole e le cittadine industrie / efficacemente promosse / alle necessità de' privati / con larghezze multiformi soccorse" Il Sepolcreto sorse a Cassago su alcune proprietà che i Visconti di Modrone avevano acquisito dopo essere entrati in possesso del legato della famiglia De Sapis. Ma i possedimenti dei Visconti comprendevano anche una lussuosa villa, dove i nobili milanesi erano soliti venire a trascorrere le vacanze estive. (Vedi foto 3) Proprio questa villa è teatro della scena conclusiva del secondo libro di Gianluca Alzati, La vendetta dei Lupi neri. "Il castello apparteneva prima ad un'altra famiglia di antica nobiltà, poi è passato nelle mani dei Vischio ... Sul possente cancello di ferro, ora sinistramente aperto e cigolante campeggia lo stemma dei Vischio: un serpente che inghiotte un bambino."

E' facile ravvisare nei conti Vischio citati da Alzati proprio i Visconti di Modrone, i quali si imparentarono con i Pirovano, nel 1643, quando Giovanna Pirovano sposò il conte Antonio Modrone. Proprio con la Duchessa Giovanna si estinse la casata dei Pirovano di Cassago e le loro proprietà, compresa la villa di famiglia, passarono di diritto ai Visconti di Modrone. Tra i lasciti dell'antica famiglia dei Pirovano, ce n'è uno molto particolare che viene ricordato anche da Alzati nel suo secondo romanzo: la leggenda del duca Piroeula. "Questa notte mi si è presentata davanti una tremenda apparizione: una gigantesca ombra nera con denti e artigli mi ha minacciato. Era un mostro enorme e sembrava vestito, per quello che si può capire da un'ombra sul muro, in modo strano. Aveva in testa un cappello a falda larga e indossava una palandrana lunga con le code dietro la schiena, hai presente le illustrazioni sul libro del Manzoni, "I Promessi Sposi"? Ecco sì sembrava un nobile del 1600, tipo Don Rodrigo o qualcosa del genere, ma era mostruoso e deformato!" Il sogno che perseguita le notti del giovane Marco, protagonista dei due romanzi di Alzati, è legato proprio alla leggenda di questo Duca manigoldo, il cui nome, Piroeula, è la forma in dialetto locale del cognome Pirovano.

Un'antica storia che ancora oggi i nonni cassaghesi raccontano ai loro nipoti, narra, infatti che questo Duca si introduceva nelle case dei contadini della zona per sottrarvi delle giovani fanciulle. Dopo averle sedotte nel suo austero palazzo, per cancellare completamente le tracce dei suoi orrendi misfatti, gettava le povere sciagurate in un profondo pozzo pieno di serpenti che le divoravano. A dimostrazione del fatto che spesso miti e racconti popolari si sedimentano ed entrano in contatto anche con la storia vera e documentata, forse è legato a questo particolare della leggenda lo stemma che contraddistingue la famiglia viscontea, con un serpente che inghiotte un bambino. Tale stemma è tuttora presente a Cassago Brianza sulla lunetta collocata all'ingresso del Sepolcreto e sul portale dell'asilo infantile, la cui costruzione fu voluta proprio dagli stessi Visconti di Modrone, in particolare dal Duca Guido Visconti di Modrone (1838-1902), che purtroppo morì l'anno prima dell'inaugurazione dell'istituto infantile nel 1903. A differenza del Sepolcreto dei Visconti, purtroppo oggi la villa non è più visitabile, perché nel 1963 è stata inopinatamente abbattuta.

Sono rimasti soltanto i ruderi del pianterreno, pallide vestigia di un passato ben più ricco e sfarzoso; ma tutt'oggi l'Associazione Storico-Culturale S. Agostino di Cassago sta approntando un interessante progetto di consolidamento e di restauro degli stessi. In attesa di poter rinvenire nuovi ed interessanti riscontri sulla storia di Cassago dai documenti inediti dell'Archivio Storico dell'Università Cattolica di Milano, che ha attualmente in deposito il fondo dei Visconti, gustiamo gli sfondi cassaghesi presenti nei due romanzi di Gianluca Alzati. "Io mi metto vicino al finestrino: voglio guardare il paesaggio del mio paese, assorbire nella mia memoria il verde dei prati, ricordare le ombre lunghe degli alberi nei tramonti d'estate, il muschio morbido e umido delle mattine d'inverno e il rumore delle foglie secche calpestate nei pomeriggi d'autunno."