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La Chiesa di Santa Maria Madre di Dio

 La fuga in Egitto, affresco a Castel Seprio forse del VI-VII secolo

La fuga in Egitto, affresco a Castel Seprio

 

 

SANTA MARIA MADRE DI DIO

di Luigi Beretta

 

 

 

Per quanto se ne sia persa la memoria, una chiesa con il titolo di santa Maria Madre di Dio è attestata con sicurezza a Cassago in diversi documenti del XII e XIII secolo.

Questa chiesa aveva redditi propri e probabilmente era una cappella di origine signorile che si trovava all'interno del castro medioevale. I redditi dei suoi possedimenti terrieri nel XII secolo furono al centro di un conflitto di interessi fra il monastero di Pontida che aveva acquisito il castro medioevale di Cassago e i Canonici della Chiesa plebana di Missaglia. Tra le varie dispute che attraversarono quel secolo, quelli economici furono i più pervicaci: le chiese plebane o di più antica costruzione, come quella di Missaglia, si stavano opponendo con ogni mezzo ai tentativi di ridurre i loro consolidati privilegi e, per sostenere le loro ragioni, i Canonici di queste chiese aprivano annose e travagliate vertenze presso l'autorità ecclesiastica. La contesa nel caso di Cassago consisteva nella attribuzione delle decime dei fedeli. In questo paese le decime della chiesa di S. Maria nonchè i redditi delle sue pertinenze venivano riscosse dal monastero di Pontida e non più dalla chiesa plebana di Missaglia, che invece li pretendeva per sè. Durante il priorato pontidese di Alberto, forse anch'egli un da Vimercate e forse zio di Pinamonte console di Milano, l'oggetto del conflitto fu esaminato nel 1151 da Guido nella sua veste di vescovo di Ostia, che pronunciò una prima sentenza ove diede ragione ai monaci di Pontida e torto ai Canonici di Missaglia.

La sentenza fu pronunciata proprio nel 1151 poichè Guido da Somma solo in quell'anno e per pochi mesi fu vescovo durante il pontificato di Eugenio III, mentre prima aveva il titolo di cardinale prete e con tale qualifica era stato legato pontificio in Lombardia per diversi anni. Una nuova e analoga sentenza venne ancora pronunciata nel 1186 in un privilegium di papa Urbano II, che riconfermò i diritti del monastero di Pontida riguardo la cappella o chiesa di S. Maria. Testualmente la pergamena riporta: "In Casago capellam sanctae Mariae cum decima et pertinentiis suis, sententiam quoque a bonae memoriae Guidone quondam Hostiense episcopo super predicta capella sanctae Mariae inter vos et clericos de Massalia canonica latam sicut in eius scripto continetur ab utraque parte recepta est et servata ratham habentibus."

Questo privilegium nel suo complesso sancisce l'importanza economica e politica raggiunta dal monastero di Pontida, mentre il contenuto della sentenza se da un lato documenta il livello dei poteri e dei diritti di Pontida sulla chiesa di S. Maria, dall'altro fa intravedere che questa chiesa aveva origini antiche e certo esisteva prima della fondazione del monastero di Pontida.

Nel codice 4 di S. Alessandro in Colonna a Bergamo al f. 287 si legge una 'Breve recordationis' de omnibus fictis honoribus conditionibus usibus et redditibus et de omnibus rebus de loco, nonché de rebus, ecclesie s. Mar(iae) de loco Cassiago: il documento è relativo al sec. XII. Nel verso occorrono quattro note di possessori, disgraziatamente erase, la penultima delle quali comincia Ego pres)b(yte)r ..., l'ultima suonava Iste liber est Mei Alexandri ... (presbyteri, custodis, o simile) ecclesie s. Alexandri. Purtroppo l'esiguità di quanto si è conservato non permette alcuna ricostruzione storica.

Un inventario dei possedimenti della Chiesa di S. Giovanni di Monza nel territorio di Zizzanorre datato 29 luglio 1206 conferma l'esistenza a questa data di terre di pertinenza della chiesa di santa Maria distinte da quelle di Pontida: ... "In Prabono [Prebone] sive in Besana [la Chiesa di S. Giovanni di Monza possiede] item campus unus pertice tres et tabule decem minus pedes tres a mane Beltrami de Sozanore et Petro Ferrarii de Barzanono a meridie Monachi de Villa et in parte de ipsa terra a monte sancte Marie de Cassago."

La chiesa di S. Maria era ancora presente sul finire del Duecento, tanto che Goffredo da Bussero la inserisce nel suo elenco delle chiese milanesi. Anzi ne specifica e chiarisce il titolo attestando che era dedicata a Maria la santa Genitrice di Dio. Il manoscritto di GOFFREDO DA BUSSERO il Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, fu edito a cura di M. Magistretti e Ugo Monneret de Villard a Milano nel 1917.

Alla colonna 257A nel paragrafo relativo alla MEMORIA ECCLESIARUM SANCTE DEI GENITRICIS MARIE viene citata chiaramente alla voce Cassago: ecclesia sancte marie.

Di questa chiesa di S. Maria si perdono le tracce nel Trecento: tuttavia nella chiesa di santa Brigida di Kildare, la chiesa medioevale senza redditi che diventerà la parrocchiale in epoca borromaica, ne rimase un chiaro ricordo devozionale, poiché vi si conservava un altare dedicato alla Vergine Maria, lontana eco di quella più antica titolazione. Lo stesso altare con lo stesso titolo alla Vergine Madre di Dio fu conservato nella chiesa parrocchiale costruita nel 1765-1761 e tale rimase fino al Novecento quando il parroco don Enrico Colnaghi preferì trasformarlo in devozione alla Vergine del Rosario.

Se la scomparsa di questa chiesa è misteriosa, altrettanto misteriosa è la sua origine per quanto il suo titolo riporti all'età bizantina e all'occupazione militare di questi territori di confine dell'impero nel V-VI secolo. Più difficilmente si può accreditare l'ipotesi che la dedicazione cassaghese derivi dalla venerazione, che si diffuse in tutta Europa, alla Madonna di Costantinopoli la cui icona detta Hodigìtria fu portata con sé nel 1261 da Baldovino II, re latino di Costantinopoli, quando dovette fuggire dalla città sopra una nave veneziana.

Un prezioso esempio di chiesa legata al culto di Maria Madre di Dio si trova poco lontano da Cassago lungo le tracce dei vecchi percorsi stradali, sui quali si innestano alcune importanti architetture. I collegamenti di Varenna e Dervio con la pianura attraverso il colle di Biondino e il passaggio di Premana, verso la zona mineraria, spiegano la presenza della piccola chiesa di Somadino a Casargo, che conserva preziosi affreschi del Duecento che documentano la penetrazione dell'iconografia bizantina della Madre di Dio, Glykophilousa, la dolce amante.

Anche Andenna e Castelseprio (Santa Maria foris Portas), altri luoghi caposaldo della presenza bizantina nell'alta Lombardia, offrono altrettanti esempi del culto a Maria.

 

La memoria di Maria Santa Madre di Dio è la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale. Originariamente la festa, al 1 gennaio, rimpiazzava l'uso pagano delle "strenae", i cui riti contrastavano con la santità delle celebrazioni cristiane. La liturgia odierna veniva ricollegata a quella del Natale, domini", in ricordo del rito compiuto otto giorni dopo la nascita di Gesù, in cui veniva proclamato il vangelo della circoncisione, che dava nome anch'essa alla festa che inaugurava l'anno nuovo, e ricordava una verità tanto cara al popolo cristiano: Maria è la vera Madre di Cristo, che è vero Figlio di Dio.

Maria (in ebraico: Miryam, Myriam; aramaico: Maryām; greco: Mariam, María; arabo: Maryam) è infatti venerata come "Santissima Madre di Dio" dai cattolici e dagli ortodossi che la onorano del titolo di Theotókos, titolo dato nel 431 dal concilio di Efeso: è un'affermazione volta a sottolineare l'unicità della persona di Cristo nelle due nature, umana e divina. La sua santità è comunque riconosciuta dalla Comunione anglicana e anche da confessioni protestanti come quella luterana. Le è anche dedicata la sura XIX nel Corano, e pure per l'Islam la sua maternità è misteriosa.