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Pia Confalonieri: I sarcofagi romani scoperti nell'area del palazzo Visconti

Frammenti di tombe di età romana nell'area del Parco S. Agostino a Cassago

Frammenti di tombe di età romana nell'area del Parco S. Agostino a Cassago

 

 

I SARCOFAGI ROMANI SCOPERTI NELL'AREA DEL PALAZZO VISCONTI

Pia Confalonieri

 

 

Nel corso della demolizione della villa dei duchi Visconti di Modrone, che sorgeva sul pianoro più alto del colle di Cassago, fu possibile recuperare alcuni sarcofagi, che sono senz'altro riferibili all'età romana e tardoromana.

Una testimonianza di Confalonieri Vincenzo, un appassionato cultore di antichità cassaghesi e socio fondatore della Associazione S. Agostino, ci ha lasciato in proposito un chiarissimo riferimento, in cui ricorda il loro affioramento dalle macerie: "nel 1963 questa bellissima villa-castello fu demolita (un vero peccato), molte cose antiche furono distrutte in fretta e furia. Io sottoscritto ho individuato e contato n. 7 tombe o sacelli forse di epoca romana poi spezzate e utilizzate per fare il fondo alla strada che attraversa il parco già dei Visconti. N. 2 di questi sacelli per fortuna sono ancora intatti e abbandonati tra i calcinacci e i ruderi della villa demolita. Un pezzo di tomba sono riuscito malgrado la gretta sorveglianza a metterlo in salvo con altri pezzi di valore certamente archeologico".

Di questi sarcofagi ricordati da Confalonieri, due - gli stessi che ricorda integri e abbandonati fra i calcinacci - furono recuperati già nel 1963 e dopo varie peripezie sono stati infine collocati nel Parco archeologico comunale "S. Agostino" di Cassago Brianza, che si estende dirimpetto alla piazza della chiesa e a sud del perimetro della villa demolita. Degli altri sarcofagi da lui citati si sono perse le tracce, mentre pare verosimile individuare in un frammento di acroterio il "pezzo di tomba" messo in salvo. Fortunatamente altri frammenti di sarcofagi sono stati recentemente recuperati fra le macerie della villa demolita grazie ad una campagna di pulizia dei ruderi condotta a più riprese nell'estate e nell'autunno del 1993.

Si tratta di sette frammenti di sarcofagi, che sono stati collocati nella medesima area archeologica e che sono attribuibili ad altrettante diverse tombe. La loro tipologia complessiva si presenta comunque sufficientemente omogenea e ricorda analoghi reperti scoperti a più riprese anche nei paesi vicini, a Sirtori (C. GELAIN, Quel giorno a Sirtori, in I Quaderni della Brianza, n. 16/17, 55-57, ricorda due sarcofagi di dimensioni all'esterno 247x124x95 cm), Cremella, Sirone, Bulciago (M. GALIMBERTI, Sopravvivenze di antichi culti in Brianza, in Archivi di Lecco, XI, 3, 1988, 429-438) e altri a Ello (CIL V, 8897) e Galbiate. Tutti i sarcofagi cassaghesi hanno una forma di parallelepipedo rettangolare o verosimilmente rettangolare (per i reperti frammentari) e sono stati realizzati in un serizzo ghiandone o granito, che presenta ricche venature e inclusi di cristallo di quarzo. Questo tipo di pietra era la più usata per questo genere di monumento funerario in Brianza e nel Comense. Ciò si spiega per due motivi: da un lato la sua abbondanza in loco sotto forma di massi erratici e dall'altro le sue qualità di pietra di buona resistenza e di grande economicità. Per quanto potessero essere agiati, la considerevole quantità di materiale lapideo necessario per realizzare un sarcofago, sconsigliava i committenti all'uso di pietre più pregiate.

Dato l'elevato peso specifico del serizzo e delle conseguenti difficoltà di trasporto molto probabilmente si provvedeva già in cava ad una prima sbozzatura della pietra in blocchi. A Zizzanorre è rimasto un probabile esempio di questa fase di lavorazione, che prevedeva il taglio del masso erratico ritenuto idoneo per ricavare un sarcofago direttamente sul luogo di rinvenimento. I sarcofagi cassaghesi mostrano che la loro lavorazione ha fatto uso di strumenti in ferro, di cui è rimasta abbondante traccia nella martellinatura delle superfici sia esterne che interne. Lo scalpellino non ha inciso in nessun caso alcuna scritta, un aspetto questo comune alla maggior parte dei sarcofagi locali di questo tipo. In questa comunicazione analizzeremo sei pezzi, di cui quattro frammentari. 

 

1. Sarcofago con acrotèrio

Tutte le tombe avevano presumibilmente una propria copertura, ma non è possibile stabilire se a lastroni di pietra o con acrotèri. Solo di questa tomba è stato infatti possibile recuperare un acrotèrio laterale: l'assenza di altri pezzi è giustificato verosimilmente dalla maggiore fragilità della copertura rispetto al sarcofago. Ciò spesso deve averne comportato la rottura in più pezzi con un riutilizzo separato dei frammenti, che ne ha snaturato la forma. Il frammento recuperato è interessante perché attesta in ogni caso l'esistenza di questa tipologia di copertura, che forse aveva una larga diffusione nel territorio briantino, come lasciano supporre analoghi ritrovamenti nella torre campanaria di Cremella (L. CASIRAGHI, Brianza Romana, 37) e al Campanone della Brianza (V. LONGONI, Le origini della Brianza, 64).

La copertura ad acrotèri laterali conobbe una larga fortuna e una lunga vita, di cui abbiamo ampie documentazioni nel IV-VI secolo d. C. a Milano e soprattutto a Ravenna in età bizantina. Le dimensioni di questo sarcofago cassaghese sono esternamente 213x108x55 cm, con un'altezza interna di 48 cm. Lo spessore dei bordi è mediamente di 14 cm e presenta un semplicissimo motivo decorativo che lo suddivide in due strisce a diversa altezza, una larga 9 e l'altra 5 cm, di cui l'interna è più alta di 1,5 cm. La larghezza interna è di 76 cm, mentre il raggio di curvatura interno è di 38 cm. La superficie utile di deposizione risulta di 167x76 cm e doveva accogliere un adulto, forse una donna. La tomba si presenta integra e non rivela tracce di riutilizzo medioevale. Sicuramente fu subito impiegata come struttura portante di un edificio d'abitazione. Non presenta alcuna scritta nè all'interno nè all'esterno. 

 

2. Sarcofago senza acrotèrio 

Rispetto alla precedente questa tomba si presenta più alta e più lunga, per quanto un po' più stretta, con dimensioni di 234x99x64,5 cm. Il materiale utilizzato è sempre serizzo ghiandone, ma di una composizione e di una venatura diversa dalla precedente. La superficie sia interna che esterna manifesta i segni della martellinatura. Lo spessore della pietra è di 13 cm in testa e di 14 cm sui fianchi laterali. Il bordo presenta un motivo analogo alla tomba precedente con decorazione a strisce a diversa altezza, che qui è solo di 0,7 cm ed appare per lo più erosa. Durante le fasi di posizionamento la tomba si ruppe in due pezzi, che sono stati poi ricomposti. La superficie interna utile per la deposizione è di 208x70 cm adatta ad accogliere una persona adulta alta, sicuramente maschio. 

 

3.  Fondo di sarcofago 

Questo frammento è stato recuperato nel 1993 e consiste in una lastra approssimativamente rettangolare, che in origine costituiva il fondo di un sarcofago probabilmente di grandi dimensioni, di cui è solo parzialmente possibile ricostruire le dimensioni. Aveva una larghezza di 117 cm, maggiore dunque rispetto a quella dei due sarcofagi esaminati in precedenza. Lo spessore dell'alzato è 18 cm, mentre lo spessore delle pareti laterali doveva essere di 14 cm circa.

La larghezza interna è la maggiore sinora scoperta per i sarcofagi cassaghesi ed è di ben 90 cm. Non è possibile stabilire l'effettiva lunghezza, perché il fondo non presenta il tipico semicerchio di testa o di coda. Probabilmente non l'aveva neppure, per cui la tomba era un semplice paralle­lepipedo cavo. Il materiale utilizzato è sempre serizzo ghiandone di una tonalità chiara, quasi giallastra.  

 

4. Angolo di bordo superiore 

Anche questo frammento, come tutti i seguenti, è stato recuperato nel 1993. Ha dimensioni limitate e deriva da una rottura accidentale o forse voluta di una tomba durante una fase di riutilizzo del manufatto. Misura 38 x 49 cm e presenta un bordo alla testa di 11 cm, suddiviso in due strisce a diversa altezza che ripete l'abituale motivo decorativo. Si può presumere che la tomba avesse una larghezza di circa 100-110 cm con un raggio di curvatura interno di 35 cm circa.  Il materiale utilizzato per la sua realizzazione è ancora una volta serizzo ghiandone di una tonalità molto chiara, quasi giallastra.  

 

5. Testa di sarcofago 

Il reperto rappresenta circa un terzo della tomba originaria e lascia intravedere un manufatto di grandi dimensioni. La parte conservatasi ci permette di stimare che la tomba integra poteva misurare 220x120x52,5 cm. Il bordo laterale ha uno spessore di 14 cm e presenta la consueta divisione in due strisce, una esterna di 4 cm ed una interna di 10 cm, quest'ultima ribassata di 0,5 cm rispetto all'altra. Si può presumere che il raggio di curvatura fosse di 45 cm per una larghezza interna utile di 90 cm circa. Lungo le superfici laterali sono ben evidenti i segni dell'incisione lasciati dallo strumento usato dallo scalpellino.