Contenuto
Percorso : HOME > Cassago > Medioevo > Il castaldato di frate ZanebelloIl castaldato di frate Zanebello
Ricostruzione della ubicazione del muro scoperto nel 2007 rispetto alle arcate seicentesche
IL CASTALDATO DI FRATE ZANEBELLO
di Luigi Beretta
L'estensione delle proprietà pontidesi non è completamente nota, ma vari atti di compravendita o di consegna delle terre ai contadini suggeriscono una sia pur sommaria ricostruzione. Già abbiamo riferito dei possedimenti al Rosello e delle pertinenze della chiesa di S. Maria nel XII secolo. Altri se ne aggiunsero nel XIII secolo nelle campagne circostanti dipendenti da Cassago, da Oriano e da Zizzanorre sotto forma di acquisizioni o di donazioni. I rovesci militari dei filo-imperiali e i nuovi rapporti che vennero a instaurarsi tra impero e Milano dopo la convenzione del 1185, che consentiva ai consoli milanesi di amministrare l'alta giustizia, provocarono certamente una redistribuzione delle terre a tutto vantaggio dei sostenitori e degli alleati di Milano, tra i quali troviamo il monastero di Pontida, che allora si trovava nei territori di influenza politica della metropoli lombarda. L'esito di questi cambiamenti sono alquanto evidenti anche a Cassago: scompare ad esempio la presenza a Zizzanorre del monastero di Civate, che a suo tempo aveva parteggiato per Federico Barbarossa.
Le sue proprietà principalmente furono acquisite dal monastero di S. Giovanni di Monza, che le aggregò alla limitrofa corte di Cremella, ma in parte finirono anche al monastero di Pontida come si evince da una pergamena del 27 luglio 1206 che fornisce un inventario di queste terre. Non è noto quale fu il motivo di questi trapassi di proprietà. Certo è comunque che intensi furono i legami tra i monasteri di Civate e di Pontida, entrambi fondazioni benedettine, soprattutto a partire dal XII secolo. Nel 1124 si trova addirittura che Pontida era sottoposta a Civate (1). Le pertinenze in Cassago del monastero di S. Giacomo di Pontida si estendevano probabilmente per un ampio tratto, poichè si scoprono coerenze in stramonte e in silva Bazorago, cioè l'attuale colle del Baciolago, ma anche nella Brughiera di Oriano in campolongo e ad fontanam. Altre terre erano possedute verso l'attuale Montino fino ai boschi del Gambajone con estensioni anche in territorio di Bulciago (2).
Curiosamente le proprietà della chiesa di S. Maria di Cassago vengono distinte da quelle del monastero di Pontida da cui comunque dipendevano. Questa situazione è significativa e rivela che probabilmente diversa era la natura giuridica delle due proprietà. Tutto ciò trova la sua giustificazione nella differente genesi e costituzione dei due fondi: accanto al più recente, direttamente costituito da Pontida, coesisteva quello più antico della chiesa di S. Maria, che proveniva da un'epoca in cui la cappella, forse di costruzione signorile, fu dotata di terre per la propria autonoma esistenza e per l'esercizio delle proprie attività. La sopravvivenza nel 1206 del patrimonio della chiesa di S. Maria può indicare altresì che la sua acquisizione ad opera di Pontida era ancora troppo recente per giustificare la sua integrazione con le altre proprietà, ma può anche esprimere la natura propria di questo fondo acquisito da Pontida come struttura intrinsecamente autonoma. In ogni caso esso si ricollega ad epoche precedenti, quando con ogni probabilità la chiesa era connessa ai bisogni religiosi personali di qualche signore locale, che desiderava adempiere agli uffici divini presso la propria dimora, senza doversi recare ogni volta alla chiesa plebana di Missaglia. Ciò gli consentiva il duplice vantaggio di garantirsi l'indipendenza propria e dei sottoposti in forza del legame feudale e di accaparrarsi la facoltà di riscuotere a proprio profitto almeno una parte delle rendite ecclesiali e soprattutto le decime, nel caso in cui le terre in dotazione alla cappella non erano sue proprietà, ma venivano fornite dalla comunità rurale.
Che quest'ultima esistesse a Cassago d'altronde non v'è dubbio, come testimonia il medesimo atto del 1206, da dove si estrapola l'esistenza di una diffusa presenza contadina, che si era ormai organizzata stabilmente nelle tre Comunità di Cassago, Oriano e Zizzanorre. In quell'anno a Zizzanorre abitavano i fratelli Iohannis Bonus et Petracius qui dicuntur Vegii, possessori di vari appezzamenti, così come Obizonus o Amizonus de Sozanore, e ancora Stephanus de Barzago, Petrus Sclavi, Michael qui dicitur de Cannia e Ardericus de Sozanore. Nella vicina Oriano troviamo invece il possidente Beltrami Scarlioni de Orliano oltre a Petrus Fortis, Ardericus Benzonus, Arimanni de Orliano e gli eredi di Iacobus de Orliano. Qualche cenno si ricava anche circa Cassago e alcuni suoi abitanti come Brunegi de Casiago e soprattutto Stremidi Sibelli, che apparteneva ad una famiglia di sicuro già residente in loco nel XII secolo con un certo Iohannis Sibello. Questa famiglia continuerà a risiedere in Cassago almeno fino a tutto il XV secolo: l'ultimo esponente noto è un certo Beltramo Sibelli. Un altro Iennaius de Caxago è altresì noto nel 1232 (4) e nel 1237 (5). Compaiono inoltre nell'elenco alcuni proprietari che dai paesi limitrofi già tentavano di espandere la loro influenza occupando le terre di Zizzanorre e Oriano, tra i quali troviamo Iohannes Amizonis de Serlenono, Marchixii de Mardegure e soprattutto Monaco de Villa, un facoltoso possidente di Barzanò, che fu podestà di Varenna nel 1188, quindi console di giustizia a Milano a partire dal 1190 e, dopo vari incarichi diplomatici, podestà nel 1212 (6). Va infine sottolineata la presenza di terreni denominati significativamente clesuram o cesuram, cioè luogo recintato, pontairolo, forse a indicare un ponte a passaggio di un torrente, e infine fornacem, che potrebbe attestare l'esistenza di una fornace per la produzione di ceramiche o di laterizi o fors'anche di carbone da legna. Altri atti del XIII secolo ricordano ancora le terre di Pontida. Nel 1215 sono citate nuovamente le proprietà giacenti in territorio de tornago ubi dicitur ad raxellum o Rosello (7) e quelle ubi dicitur in Vignane (8) affittate entrambe a Gregorium de Lanfrancho, che abitava in loco Cassago.
Altre terre si trovavano quasi certamente nelle adiacenze del centro abitato in località Roviniate (9), Prandino e Pravino (10). Il monastero di Pontida possedeva ancora altri appezzamenti di terre nella campagna che era solcata da un corso d'acqua chiamato flumen bibere o Bevera, sul cui percorso sorgeva in prossimità di Nibionno un molandino o mulino detto di Tozola, che era gestito dai due fratelli Andrea e Guglielmo de Tozola (11). Altre terre si aggiunsero nel 1288 grazie ad un atto di compravendita che vede come protagonista un certo Zanebello frate converso, il quale agisce con la qualifica di castaldus pro ipso monasterio in loco Caxago (12). Il documento fu redatto il 6 aprile 1288 a Cassago ed è molto importante perchè oltre a individuare i terreni acquistati, ci offre uno spaccato eccezionale della vita locale in quello scorcio tardivo del XIII secolo, soprattutto in relazione ai nuovi rapporti giuridici ed istituzionali che stavano rapidamente evolvendo nella società lombarda in generale e rurale in particolare. I grandi centri di potere feudali erano ormai sulla via del tramonto, incapaci di reggere il confronto con i nuovi ceti emergenti, commercianti, artigiani, piccola e media nobiltà, che reclamavano in proprio la gestione del potere e di tutte le sue prerogative. Già nel 1248 ad esempio nella vicina corte di Cremella Arderico da Sorexina arciprete di Monza aveva dovuto ridurre i propri poteri concedendo il gastaldato al signorotto locale Andelloo da Fossato. Nel 1288 sembra si sia imposta da tempo una analoga situazione anche a Cassago, dove Zanebello opera appunto nella qualità di gastaldo o castaldo. Originariamente in epoca longobarda questo termine designava un funzionario eletto dal Signore per amministrare le corti regie. Dall'età carolingia in poi la sua autonomia andò aumentando, tanto che, ricevuto il bastone o baculo del comando con apposita cerimonia, poteva per questa delega tenere tribunale decidendo in prima istanza litigi e reati minori. Aveva inoltre il compito di esattore per ogni genere di tributo e godeva della facoltà di eleggere i consoli e di riceverne il giuramento di fedeltà (13). Attualmente non è possibile sapere se Zanebello abbia ricevuto o piuttosto si sia arrogato il castaldato.
Il solo fatto che si parli di castaldo è comunque importante perchè apre uno squarcio retrospettivo nella storia di Cassago. Nel 1288 le prerogative del castaldo andavano mutando così come era cambiata la struttura stessa della società medioevale. Ormai si era in un'epoca di rapida transizione ad un nuovo modello di civiltà e di governo, dove lo Stato andava ridisegnando il proprio ruolo e le proprie prerogative. E' in questo contesto che Zanebello si trovò ad operare, in un periodo piuttosto convulso, pieno di torbidi politici e di rivolgimenti militari. Da vari anni il priorato di Pontida era appannaggio della potente famiglia dei della Torre, prima con Pellegrino (1269-1271), che fu anche Camerario di Lombardia e poi con Bonifacio (1271-1282), ma ora la loro influenza politica nel milanese si stava rapidamente incamminando verso un inevitabile e fatale tracollo dopo la sconfitta subita a Desio nel 1277 ad opera delle truppe dell'arcivescovo di Milano Ottone Visconti (1262-1295), il fondatore della Signoria che esercitò su questa città l'omonima famiglia originaria del Verbano. Nel 1288 era priore un certo Berardo da Pontida, che tuttavia non garantiva sufficiente autorità nel governo di un monastero, che aveva un'importanza non solo spirituale ma soprattutto economica e militare, posto com'era sul guado dell'Adda e all'imboccatura della Val S. Martino, in una posizione di naturale crocevia e avamposto avanzato di difesa delle terre milanesi. Tale era la sua importanza che il papato stesso avocò a sè la nomina del priore istituendo la Commenda per il monastero, al fine di garantirsi le pingui entrate e di sottrarlo all'influenza di Cluny, che aveva recentemente disertato il campo papale per compiacere il re di Francia. Così nel 1294 papa Bonifacio VIII (1294-1303) assegnò il monastero in commenda al cardinale bergamasco Guglielmo de Longis de Adraria in Val Caleppio (14). Costui nominò subito degli amministratori che ricostruirono il patrimonio del monastero, che era stato usurpato a più riprese non solo dai Signorotti locali, ma pure dagli affittuari. E' difficile dire quale fu il destino di Zanebello. Forse godette della fiducia del nuovo commendatario e restò castaldo di Cassago ancora per qualche tempo fino alla completa ricongiunzione al patrimonio di Pontida di queste terre. In quell'aprile del 1288 Zanebello acquistò tre pezze di terra per un valore complessivo di qualche decina di pertiche da un certo Rubertus figlio del fu nobile Giacomo de Perego, che abitava a Torricella. La prima pezza indicata come prato marzio era un prato che confinava con altre proprietà già di pertinenza del monastero di Pontida. La seconda era una terra lavorativa adiacente alla precedente, mentre la terza era un prato di poco più di 13 pertiche denominata in Soalbina, un termine questo che è possibile ritrovare ancora nel '600 fra le proprietà della chiesa parrocchiale di Cassago sotto la voce di Segalbina. Le terre furono acquistate libere da ogni gravame e da ogni servitù. I de Perego probabilmente possedevano in Cassago non solo terre ma anche case, che abitarono a lungo, almeno fino al XV secolo, tanto che ancora nel 1442 si hanno notizie di un certo Leo de Perego (15).
Altri Perego sono noti a Oriano ancora nel XVII secolo, dove istituirono un legato nella locale chiesa di S. Gregorio. I tenutari di queste tre pezze di terra così come gli affittuari di quelle adiacenti e i testimoni stessi che parteciparono durante la redazione di quell'atto, ci aiutano a comprendere o a intuire qualche aspetto della Cassago dugentesca. La citazione di un certo Petrum de la Porta suggerisce l'indicazione che l'accesso a Cassago e al suo castro fosse probabilmente individuato da una porta o da un portone, come solitamente avveniva per questo genere di architetture. Un ulteriore elemento del castro di Cassago, attestato con certezza già nel 1268 (16), concerne l'esistenza di un mercato. Questa supposizione è sostenuta dalla presenza di un certo Canevarium Pillizzonum, che richiama esplicitamente la custodia della caneva o canepa, ossia il magazzino del castro, dove venivano conservati i prodotti della corte annessa. Ma in realtà come si presentava il castro ? Quando non traeva origine dalla semplice recinzione di un abitato preesistente, il castrum dei secoli XI-XII assume comunque, nella grande maggioranza dei casi, l'aspetto di un villaggio fortificato. I documenti coevi non lasciano dubbi in proposito. Dal punto di vista dell'apparato militare difensivo, l'esistenza di un muro non appare indispensabile in questi secoli per definire una fortezza: bastano un fossato ed un terrapieno perchè l'area così munita sia degna dell'appellativo di castrum. La situazione di Cassago può probabilmente essere immaginata analizzando il caso di quello confinante di Cremella, che sorgeva in una posizione similare: dai campi si accedeva all'abitato attraverso alcuni accessi, che di solito erano formati da una lingua di terra in leggera ascesa per superare l'avallamento di difesa denominato fossatum (17).
A Cremella sono segnalate due entrate e forse anche a Cassago la situazione era analoga se teniamo conto dello sviluppo e dell'intreccio delle strade. All'esterno del fossato esisteva il caregium, ovvero uno spiazzo riservato ai carri agricoli, forse distinto in caregium comunis o vicinorum e in un caregium de dominibus o dei nobili. A Cremella esisteva anche un secondo fossato detto fossatum castri, passato il quale grazie ad un pons castri finalmente si accedeva al castrum vero e proprio. Situazioni similari si riscontrano anche a Romanò nel 1113 (18), a Bulciago (19) nel 1206, a Casate e a Montesiro nel 1270 (20), mentre numerose sono altre citazioni dell'esistenza di castri in Brianza in quel secolo. Ne troviamo a Tregolo, Centemero (21), Tabiago, Barzanò, Calco (22), Besana (23), Vergo, Brianzola (24), Arosio, Carugo, Missaglia, Lomagna (25).
Se dall'apparato fortificatorio passiamo alle altre strutture edilizie bisogna subito sottolineare che parlare degli edifici interni del castrum costituisce per questo secolo quasi una semplice astrazione, poichè si tratta di strutture del tutto analoghe a quelle riscontrabili sia nei villaggi aperti quanto nelle città. Si può anzi aggiungere che il castrum sotto questo aspetto non è altro che una piccola cittadina. Il Signore o il castaldo nel caso nostro, in genere venivano ospitati in edifici simili a quelli degli altri abitanti, che coabitavano nella medesima piazza. Tra questi ultimi a Cassago c'era una certo presbiter Paganum de Cremellina, che possedeva terre in Cassago e assieme al figlio Alberto esercitava la professione del notaio, tanto che nell'atto vengono definiti "notario pro secundo notario". Altri membri di questa nobile famiglia risiedettero a lungo a Cassago e certamente fino alla fine del XIV secolo, poichè sono citati in atti stipulati nel 1386 e nel 1393. Il quadro della nobiltà presente a Cassago viene completato con la citazione di Girardus filius quondam ser Anselmi de Ello e di Guarda filius quondam Cassani de ... Tra i testi scopriamo Maifredi Sibelli, mentre un altro Beltramum Sibellum appare tra gli affittuari di terre. Notaio dell'atto fu un certo frater Castellus filius quondam Alberici de Sancto Iohanne di Bulciago, che a sua volta aveva interessi personali a Cassago, poichè ivi possedeva alcuni appezzamenti di terra. Forse si trattava del prete di Bulciago come lascia intendere l'attributo "de Sancto Iohanne", che esprime la dedicazione di quella chiesa. Allo stesso modo Pagano de Crimellina era probabilmente il sacerdote che officiava in Cassago nella chiesa di S. Maria o in quella di S. Brigida Vergine, mentre la sua funzione di notaio non deve far meraviglia poichè era sicuramente una delle poche persone istruite del luogo. L'attività di notaio che esercitava è quanto mai interessante poichè evidenzia l'importanza assunta da Cassago in quel periodo, tale da renderla piazza appetibile per la professione notarile. Ancora nel 1348 Cassago era considerato un paese di primaria importanza nella valle del Lambro, tanto che la sua Comunità doveva assicurare un contributo assai elevato per la manutenzione delle strade, così come imposto dagli Statuti delle strade del Contado di Milano. Solo Tabiago, sede capitaneale, doveva contribuire di più garantendo in proprio la buona funzionalità di un tratto di strada pari a 146 braccia milanesi. Cassago era tenuto ad assicurare 104 braccia, mentre tutti i paesi limitrofi dovevano addossarsi tratte inferiori: Cremella ad esempio era impegnata per 87 braccia, Barzago per 71, Nibionno per 37, Camesasca per 50, Centemero per 45, Bulciago per 27, Masnaga per 12, Sirone per 18, Somarino per 32, Musico per 12 e Trescore per 25 (26).
(1) G. BOGNETTI-MARCORA, L'abbazia benedettina di Civate, Oggiono 1985, 58. Questo episodio pare debba inserirsi nel contesto delle guerre fra Como e Milano intercorse nel XII sec. nella lotta per le investiture. Como fu per il papa, mentre Milano appoggiava l'antipapa, che era imparentato con la nobiltà milanese. Dopo che nel 1118 i comaschi ebbero attaccato Magliaso, la reazione milanese mise in difficoltà Como e isolò tutti i focolai cluniacensi, che com'è noto dipendevano e appoggiavano il papa. I milanesi sottomisero dunque d'autorità i cluniacensi di Pontida all'obbedienza di Civate nel 1124, che dal 1102 circa, dall'epoca cioè del vescovo Grossolano, era alle dirette dipendenze dell'arcivescovo milanese, come accadeva alla gran parte dei monasteri di più antica fondazione. Pur avendo i Milanesi favorito la nascita e l'indipendenza del priorato di Pontida, ora, cambiato il vento politico, essi esentano sì Pontida da ogni tributo (1119) ma lo assoggettano a Civate per strapparlo alla solidarietà con i cluniacensi e i comaschi del partito papale. Cfr. M. MAGISTRETTI, Appunti per la storia dell'Abbazia di Civate, in Arch. Stor. Lomb. 1898, IX, 88.
(2) Cfr. L'obbligazione fatta dai Fratelli Delfinone a favore dei fratelli Riva e di Donato Perego, atto del 23 marzo 1613, ove si parla di "Ronchi di Pontida, bosco di Pontida e petia terrae ubi dicitur in Pontida", in Arch. Visconti di Modrone, fald. L-173, Fondi e Case di Cassago, 1576-1670.
(4) A. S. M., Pergamene del Capitolo di Monza, cassetta 592.
(5) Codice Liber Consignationis prebendarum, 28, presso Biblioteca Capitolare di Monza.
(6) V. LONGONI, Torri e campanili nella Pieve di Missaglia, Oggiono 1988, 73-78.
(7) Biblioteca Ambrosiana, Codice NI 15 inf., fol. 5v/6r.
(8) Biblioteca Ambrosiana, Codice NI 15 inf., fol. 6r.
(9) Biblioteca Ambrosiana, Codice NI 15 inf., fol. 30r, 30 gennaio 1220.
(10) Biblioteca Ambrosiana, Codice NI 15 inf., fol. 46r, 21 marzo 1222.
(11) Biblioteca Ambrosiana, Codice NI 15 inf., fol. 41v, 26 maggio 1221.
(12) A. S. M., Arch. Diplomatico, P. cart. 38.
(13) Cfr. Atto del 13 febbraio 1248 di investitura di Andelloo da Fossato gastaldo di Cremella, in Biblioteca Capitolare di Monza.
(14) Il Longo (1240-1316) fu nominato cardinale da Celestino V nel 1294 e fu una eminente personalità della Curia Romana.
(15) Arch. Stor. Milano, Arch. Notarile, cart. 646, atto del 7 maggio 1442, notaio Quartirono Cristoforo.
(16) A. S. M., Fondo Religione, Pergamene del Monastero di S. Giacomo di Pontida.
(17) Un "fossatus de comune" è attestato con sicurezza anche a Oriano, presso una intersezione di strade ai limiti di un cascinale del luogo nell'anno 1212, cfr. Codice NI 15 inf., fol 65r/65v, in Biblioteca Ambrosiana di Milano, atto del 22/9/1212.
(18) A. S. M., Pergamene Fondo di Religione, cart. 485.
(19) A. S. M., Arch. Diplomatico, P, cart. 590.
(20) A. S. M., Fondo di religione, cart. 150.
(21) AA. VV., Le ville della Brianza, I, Milano 1981, 420, nota 4.
(22) DOZIO, Notizie di Brivio e sua Pieve, Milano 1858, 97.
(23) AA. VV., Le ville della Brianza, op. cit., 162, nota 2.
(24) C. PASETTI, La Brianza, Cisano 1932, 13.
(25) Arch. Civico Milano, Pergamena A/3.
(26) Statuti delle strade del Contado di Milano del 1348, editi da G. PORRO-LAMBERTENGHI, in "Miscellanea di Storia Italiana", vol. VII, Torino 1869.