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Santa Liberata

Santa Liberata in un affresco conservato alla Cascina Marianna a Biassono

Santa Liberata in un affresco conservato alla Cascina Marianna a Biassono

 

 

SANTA LIBERATA

 

 

 

Una interessante storia intreccia la figura di questa santa con il paese di Cassago. La vicenda è narrata nel libro SACRO, MAGIA E TRADIZIONI IN BRIANZA di Franca Pirovano pubblicato nel 2019.

In due sezioni viene riportata una approfondita analisi di questa storia che è stata raccolta dalla viva voce popolare. Il riferimento alla presenza di duchi a Cassago lascia presagire che la storia raccontata abbia assunto l'attuale forma definitiva dal Settecento in poi.

 

 

 

 

IL CULTO DEI SANTI TRA RELIGIONE E MAGIA

pp. 91-93

 

San Rocco, san Lazzaro, san Sebastiano, (in Brianza anche il beato Giobbe), raffigurati sofferenti per una o più piaghe, sono tutti invocati contro le epidemie di peste. Ma le piaghe verminose di san Giobbe (per i nostri contadini era senz'altro santo) fanno sì che venga invocato anche come protettore dei bachi da seta, simili a vermi per l'aspetto, o per allontanare il mal del verme dai cavalli. E quanto ai nomi, se abbiamo ricordato che ad Arosio, nel XVI secolo, san Sebastiano Protegge il bestiame, santa Liberata è ancora oggi invocata in Brianza dalle partorienti in difficoltà e non è meno cara ai brianzoli per il fatto di essere giudicata dubiae fidei dalle fonti più autorevoli. Anche quest'anno, il 18 gennaio, giorno della sua festa, nella chiesetta di Ghiano assistevano alla messa diverse donne le quali mi hanno confermato che la santa aiuta le donne, specie le partorienti in difficoltà. Questo potere, certo suggerito dal nome, che consacrando la parola beneaugurante la rafforza, è in contraddizione con la vita della santa narrata dal suo primo biografo, Goffredo da Bussero: Liberata si sarebbe fatta monaca con la sorella Faustina per evitare i dolori del parto e la sofferenza per la morte dei figli e del marito; ma evidentemente l'esaltazione cristiana della verginità ha attribuito alla fanciulla che ha rinunciato al matrimonio la capacità di soccorrere miracolosamente le donne che non sono sfuggite alle tribolazioni della maternità.

C'è però un'altra e ben diversa biografia della santa, che ho ricostruito intervistando alcune vecchiette, narratrici ingenue e preziose. Vale la pena di ricordare i punti salienti del loro racconto, in cui il meraviglioso e il fiabesco tipici di certa agiografia si intrecciano con riferimenti precisi alla Brianza: Liberata era la terza figlia, buona e bella, del duca di Cassago. Fuggita di casa per i maltrattamenti della matrigna, cercò rifugio presso le due sorelle in convento, ma fu raggiunta dai soldati del padre che la trovarono in un bosco miracolosamente fiorito di mughetti nel cuore dell'inverno, la riportarono al castello, dove fu crocifissa per ordine della matrigna: una figura che ha, come nella fiaba, la funzione di togliere al padre l'odiosa responsabilità di una esecuzione. Il miracolo dei fiori è stato suggerito, o forse documentato, dall'immagine della santa che a Ghiano ha appunto in mano un mazzolino di lirétt, così si chiamano in Brianza, un nome a sua volta simile a Liberata. Un'immaginetta diffusa un tempo - quella che ho trovato io è stata stampata nel 1898 - raffigurava (e, per le mie informatrici, testimoniava) la crocifissione: epilogo comune alla vita di altre sante, nato dalla assimilazione con la figura del Crocifisso rivestito di una tunica.

 

 

 

"Santa Liberata, liberé chela dona che!"

pp. 183-186 

 

È il caso di santa Liberata, una figura insolita e gentile, non meno cara ai brianzoli per il fatto di essere giudicata dubiae fidei, dalle fonti più autorevoli. (1) Anche quest'anno, il 18 gennaio, la sua chiesetta a Ghiano era affollata di donne che assistevano alla messa, le quali però non hanno saputo darmi alcuna notizia sulla santa, limitandosi ad affermare che aiuta le donne, specie le partorienti in difficoltà. Questo potere, certo suggerito dal nome, che consacrando la parola beneaugurante la rafforza, è in apparente contraddizione con la vita della santa narrata dal suo primo biografo, Goffredo da Bussero (2), Liberata si sarebbe fatta monaca con la sorella Faustina per evitare i dolori del parto e la sofferenza per la morte dei figli e del marito; ma evidentemente l'esaltazione cristiana della verginità ha attribuito alla fanciulla che ha rinunciato al matrimonio la capacità di soccorrere miracolosamente le donne che non sono sfuggite alle tribolazioni (3) della maternità. (4) C'è però un'altra e ben diversa biografia della santa, che ho ricostruito intervistando alcune vecchiette, narratrici ingenue e preziose. vale la pena di ricordare i punti salienti del loro racconto, in cui il meraviglioso e il fiabesco tipici di certa agiografia (5) si intrecciano con riferimenti precisi alla Brianza: Liberata era la terza figlia, buona e bella, del duca di Cassago. Fuggita di casa per i maltrattamenti della matrigna, cercò rifugio presso le due sorelle in convento (6) ma fu raggiunta dai soldati (7) del padre che la riportarono al castello, dove fu crocifissa per ordine della matrigna: una figura che ha, come nella fiaba, la funzione di togliere al padre l'odiosa responsabilità di una esecuzione (8).

I duchi di Cassago sono invece personaggi storici che dominarono a lungo in Brianza e fosche leggende erano ambientate nel loro castello, ora distrutto. Un'immaginetta diffusa un tempo' ma oggi rarissima - quella che ho trovato io è stata stampata nel 1908 - raffigurava (e, per le mie informatrici testimoniava) la crocifissione: epilogo comune alla vita di altre sante, nato dall'assimilazione con la figura del Crocifisso rivestito di una tunica (9).

Attualmente si sta riducendo il culto della santa, e forse per questo nella chiesetta di Ghiano la dedica a Liberata e Faustina, testimoniata nel XIII secolo (10) è stata sostituita con quella di sant'Antonio Abate, popolarissimo nella Brianza contadina (11); ma Liberata gli è rimasta accanto, tenacemente viva in virtù del suo nome. Tra cautele e smentite dell'autorità ecclesiastica si arriva alla vicenda di Desio, città briantea in cui l'età contadina è finita presto: qui c‘è una modesta edicola dove si venera una statua in gesso che solo per i vecchi rappresenta santa Liberata; ufficialmente si tratta della Madonna: tuttavia il nome prestigioso diventa un attributo della Vergine "liberata"; ma dal terreno per l'intervento casuale di un aratore, secondo una credenza popolare riferita senza essere accolta.

 

 

 

 

 

(1) Cfr. B. Cignitti, s. v. Liberata e Faustina, in Bibliotheca Sanctorum, vol. VIII, 1966.

(2) G. da Bussero, Liber notitiae Sanctorum Mediolani, edizione a cura di Magistretti e Monneret de Villard, Milano 1917, col. 212.

(3) Cfr. I Cor. 7, 28.

(4) Tribolazioni tanto più gravi fino ad alcuni anni fa, quando il parto era ben più rischioso, e la mortalità infantile pareva una tragedia inevitabile, benché le condizioni della Lombardia fossero tra le migliori in Italia: A. de Arcangelis, L'infanzia del malessere, Milano 1976, in particolare pp. 81-93.

(5) H. Günther, Psicologia della leggenda: aspetti e problemi, in Agiografia, pp. 73 ss.

(6) Le mie informatrici collocano il convento a Monza o a Como, a seconda che abitino nella Brianza milanese o comasca, facendo seguire anche ai santi gli itinerari che oggi convogliano il traffico verso i due"capoluoghi".

(7) A questo punto si colloca il prodigio dei ramoscelli secchi che diventano mughetti: meno consueti del giglio usato nella iconografia "ufficiale" ma assai adatti al bosco in cui la fanciulla viene trovata.

(8) Y. J. Propp, Le radici storiche dei racconti di fate, Torino 1949, pp.135-136

(9) H. Delehaye. Les légendes hagiographiques, pp. 103-104. E' più facile riconoscere questa origine in Wilgefortis, che viene raffigurata con la barba, a differenza di santa Liberata. Ma altri punti di contatto non mancano tra queste due figure: la barba spunta a Wilgefortis per evitarle il matrimonio; viene crocifissa per ordine del padre, un re Potente; le donne la invocano per essere liberate dai mariti indesiderati: cfr. A. van Doren, s. v. Vilgefortis, in Bibliotheca Sanctorum, vol. XII, 1969 (10) G. da Bussero, Liber notitiae Sanctorum Mediolani; cfr. G. Vigotti, La diocesi di Milano alla fine del secolo XIII, Roma, 1974, p. 245

(11) Si noti che la sua festa è il 17 gennaio, proprio il giorno prima di quella di santa Liberata. Per la popolarità del santo fra i contadini: A. Rigoli, s. v. Antonio Abate, Folklore, in Bibliotheca Sanctorum, vol. II, 1962