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Manzoni e don Giuseppe Gioletta

Il frontespizio dell'opera

Il frontespizio dell'opera

 

 

OSSERVAZIONI SULLA MORALE CATTOLICA

di Alessandro Manzoni

e il seminarista Giuseppe Gioletta poi parroco di Cassago

in Studi di Antonio Cajazzi, Torino 1910

 

PARTE SECONDA

 (INEDITA)

PREMESSA DEL COMMENTATORE [1].

 

 

 

Il Manzoni nel 1819 pubblicando le osservazioni, che costituiscono la prima parte di questo volume, dava per titolo al libro: "Sulla - Morale cattolica - osservazioni - di Alessandro Manzoni - Parte prima - Milano - Dalla stamperia di Antonio Lamperti - 1819".

Sul rovescio della pagina recante questo titolo era scritto: "La seconda parte si pubblicherà in breve" e il proemio recava, dopo il primo periodo, quest'altro: «discutendo alcuni principii o alcuni fatti, mi si affacciarono considerazioni, che mi sono sembrate vere ed utili, ma che esigevano troppa estensione, e si andavano troppo dilungando dal punto controverso; ne ho fatti alcuni capitoli separati, che costituiscono la secondi parte».

Quando invece nel 1845 ristampò le sue Opere Varie, (ristampa che durò dieci anni e l'ultimo volume contiene appunto la Morale Cattolica) e nel 1855 ristampò a parte l'opera di cui ci occupiamo, tolse la indicazione: «prima parte» e quell'avviso sul rovescio e quel secondo periodo e vi premise il seguente avvertimento:

"La seguente operetta fu pubblicata la prima volta col titolo di prima parte, credendo allora l'autore di poterle far tener dietro alcune dissertazioni relative a diversi punti toccati in essa. Ma, alla prova, dovette deporre un tal pensiero, venendogli meno, sia l'importanza o l'opportunità che gli era parso di veder nelle materie che s'era proposte, sia la capacità di trattarle passabilmente nemmeno al suo proprio giudizio».

Quando scrisse il Manzoni la seconda parte della Morale Cattolica? Il Bonghi [2], dopo di aver detto che non si può determinare l'anno preciso, continua: «Al Manzoni, che forse avea scritto questi capitoli nel 1819 o giù di lì (non v'è negli autografi nessuna data o nessun indizio che determini il tempo) non parevano nel 1855 neanche passabili» [3].

Il manoscritto usato dal Bonghi porta sul primo foglio: «Sulla Morale Cattolica, Seconda parte di A. Manzoni. Riservata al SOLO SOLO Sig. Consigliere Giudici» [4].

È noto che l'abate Gaetano Giudici, segretario del Boara ministro del culto nel regno d'Italia, e consigliere per il culto presso il governo di Lombardia sotto la dominazione austriaca, fu amicissimo del Manzoni fino alla morte, avvenuta all'età di 84 anni, il 5 gennaio 1851 [5].

Il Giudici (dice il Bonghi) [6] che doveva leggere solo solo, o che n'avesse licenza, che, come credo più probabile, se la prendesse, ne trasse copia ... poi riprodotta più volte e da molti, sicché se ne trovano esemplari parecchi; ne so quanti. Uno appunto di questi esemplari è venuto in mia mano mediante un seguito di casi che non è qui il luogo di raccontare [7]. Piuttosto riporto alcune parole di prefazione scritte da chi copiò il manoscritto: « L'illustre poeta e romanziere Alessandro Manzoni fra le sue tante opere, scrisse anche le Osservazioni sulla Morale Cattolica, e nell'anno 1819 ne fece stampare la Prima parte dal tipografo Antonio Lamperti (di mia conoscenza) che abitava nella via Nirone di S. Francesco. Tutti ne aspettavano la seconda parte, ma mai comparve. Nessuno poi sa i motivi per cui Alessandro Manzoni non volle mandare alle stampe la Seconda parte. Allora i tipografi, nel ristampare la Morale Cattolica, levarono dal frontespizio le parole Prima parte, onde l'opera non sembrasse incompleta, e stamparono soltanto così: Osservazioni sulla Morale Cattolica di Alessandro Manzoni. Manzoni era amico intrinseco del filosofo Antonio Rosmini-Serbati, non che del filosofo Don Alessandro Pestalozza, Rosminiano sfegatato, il quale nel 1843 era professore di filosofia nel Seminario di Monza. A quell'epoca io era per l'appunto scolaro del suddetto Pestalozza, Manzoni aveva grande stima del Professor Pestalozza e si gloriava di averlo amico e confidente, ed era tanto confidente che gli diede il manoscritto della seconda parte della Morale Cattolica da leggere, e a giudicare. Io un giorno, essendo andato a visitare il a professor Pestalozza, gli trovai sul tavolo il manoscritto di Manzoni. Allora pregai il Signor Professore di voler imprestarmi quel manoscritto da leggere, ed egli, per tema che io lo copiassi, me lo diede la sera, col patto che io glielo restituissi senza fallo la mattina susseguente. Ma io non andai a dormire: tutta la notte scrissi, e riuscii a copiarlo tutto. Questa seconda parte della Morale Cattolica di Manzoni finora è inedita. Anche il Rechiedei, stampatore delle opere di Manzoni, non l'ha e non la conosce».

«Cassago, li 17 Marzo 1887.

P.te GIOLETTA Antonio Parroco di Cassago

 

 

Ho riportato per intero questa prefazione perchè dà occasione a qualche riflessione ed anche come documento non disprezzabile dell'avidità con cui dal clero era attesa la continuazione di un'apologia così interessante e scritta da un tale genio [8]. Le riflessioni di indole critica sono due: 1) Noi sappiamo che la soppressione della frase «Prima parte» fu fatta per espresso volere dell'autore nell'edizione del 1855 (a parte) ed in quella del 1845 (nell'ultimo volume delle Opere Varie). Nelle edizioni anteriori a queste non sappiamo se tale soppressione fu per arbitrio dei tipografi, come dice il sacerdote Gioletta. 2) Il Pestalozza ebbe il manoscritto dal Manzoni stesso oppure dal Giudici? Dalle parole del parroco Gioletta sembrerebbe di dover affermare che l'ebbe dal Manzoni stesso, et quidem, il vero autografo, e, posto che ciò fosse vero, si avrebbe un dato per dire che il Manzoni verso il 1843 compose o riprese in esame quei fascicoli. Che il Manzoni fosse in relazione di amicizia col Pestalozza si può vedere dalle due lettere riportate nell'Epistolario Manzoniano raccolto dallo Sforza. Una è del 12 agosto 1855 e tratta di alcuni cenni biografici su Antonio Rosmini; la seconda, dell'11 luglio 1857, esprime il desiderio di vederlo con frasi piene di stima e gli protesta il suo "antico ossequioso affetto".

Ma contro la recisa affermazione di Don Gioletta sta il fatto che il mio manoscritto è uguale nella sostanza a quello che il Bonghi esaminò e che era in possesso del Comm. Augusto Zucchi col titolo: Considerazioni sull'insegnamento cattolico, frammenti di un manoscritto di A. M. 1830. Ho detto che è uguale nella sostanza, perchè nella disposizione dei capitoli vi è qualche differenza, della quale è facile capire la ragione: i fascicoli nell'autografo del Manzoni erano staccati e quindi dal Giudici possono essere state permesse ed ordinate copie, nel modo detto dal Bonghi. Pare dunque di poter concludere che non il Manzoni, ma il Giudici abbia dato a leggere quella copia al Pestalozza; copia che fu poi riprodotta dal seminarista Gioletta con quella tal gherminella.

Perchè il Manzoni non volle pubblicare questa seconda parte? Già si è veduto la dichiarazione premessa dall'autore all'edizione a parte del 1855. Lo Stampa, nell'opera più volte citata [9] riporta un'altra ragione data dal Cantù: "Manzoni non volle pubblicarla, adducendo una ragione tutt'altro che soddisfacente, cioè che quell'argomento fosse stato trattato da altri» [10]; e poi continua: «Posso assicurare che ne adducevo un'altra, ed era che questa seconda parte non era stata abbastanza studiata, che si poteva paragonare a degli articoli di giornale, e che per conseguenza non aveva abbastanza merito per essere pubblicata».

Ed allora perchè la pubblicò il Bonghi? Ecco le sue ragioni: «Da prima, sta in troppe mani la copia di a questi scritti, ch'egli permise o non impedì che il Giudici facesse, perchè prima o poi la pubblicazione per «intero non ne succeda" ed è meglio che sia fatta qui a col diligente riscontro degli autografi, e insieme con tutto quello ch'egli ha lasciato d'inedito. Poi, si può credere, che il Manzoni, secondo il solito, fosse troppo severo con se medesimo, dichiarando prive d'ogni importanza od opportunità le materie volute trattare da lui nei capitoli della seconda parte. Basta leggere a solo gli argomenti per convincersi, che sono ancora dibattute oggi; e può riuscire di non minore interesse ora che cinquanta o sessanta anni addietro, a quelli che le dibattono, vedere che cosa egli ne pensasse, al suo a punto di vista, e come confutare le obbiezioni che a questo si facevano e si fanno » (Voi. III, pag. 238).

Questa seconda parte, la quale solamente nel 1887 fu interamente pubblicata per opera del Bonghi, era già conosciuta prima non solo mediante quelle numerose copie manoscritte, ma anche per qualche saggio dato a stampa. Così alcuni tratti videro la luce nel 1873, nei numeri di Agosto dell'Antologia illustrata di Roma, altri nei numeri 31, 32, 39 dell'Ateneo Religioso di Torino nel 1873, ed infine più abbondanti nel volumetto del Can. Giovanni Finazzi « A. Manzoni e la Morale Cattolica, Comnientario » (Bergamo 1873), il quale dice di aver egli pure posseduto una copia per opera specialmente di un benemerito Prelato [11], volendo senza dubbio accennare a Monsig. Tosi. Lo stesso Canonico nel libro « della Predicazione cristiana » (Milano 1853, pag. 84) aveva già pubblicato un brano del Cap. « Sullo spirito del secolo », senza però citare il nome del Manzoni e dando quelle come «parole di un chiarissimo ingegno, che onora insieme la Religione e le nostre lettere».

Anche Pietro Moiraghi pubblicò tre capitoli negli "Annali degli avvocati di San Pietro» (Anno IX, N. 6, 8, 14 - Roma, marzo-aprile e luglio 1887, pag. 97-106, 136-139, 251-254). I tre capitoli (editi poi anche in estratto in Milano, Tip. Eusebiana 1887) sono: 1° Delle controversie fra i cattolici, 2° La religione è necessaria pel popolo, 3° Degli abusi e delle superstizioni. A ogni capitolo sono premesse considerazioni un po' diffuse, ma non trascurabili. Per es.: «Il Manzoni mai smentendo alle sue convinzioni, non ha che un accento: quello della verità, che è una sola; verità sempre vagamente e a nuova foggia vestita, a seconda che si presenti allo spirito del poeta e del filosofo» (pag. 67 dell'estratto).

 

I pregi. - Benché non siano perfetti i sette capitoli di questa seconda parte, e mostrino chiara la mancanza di lima, non mancano però di pregi. Vi sono dei tratti nei quali si sente tutta la potenza del pensatore che vede netto e rende esatto il suo pensiero [12]. Oso dire anzi che, così in genere, questa seconda parte si legge forse più volentieri che la prima, innanzi tutto perchè riesce quasi nuova alla maggior parte dei lettori, in secondo luogo perchè, non essendo di natura polemica, non procede così serrata nella confutazione e non presenta quel fare un po' monotono che è inevitabile in simili duelli della penna. Il Bonghi citato, nel 1887, confessava che questi capitoli non mancavano di interesse; leggendoli ora noi troviamo che questo interesse è aumentato. Noi assistiamo ad una rinascenza dello spiritualismo cristiano: le conversioni di uomini celebri, la brama che si mostra di trattare argomenti religiosi, la stessa ostilità dei nemici ne sono un indizio. Paolo Bellezza in un articolo della Rassegna 'Nazionale [13], parlando delle Opere Inedite rare del Manzoni edite dal Bonghi chiama la seconda parte della Morale Cattolica: "La parte più preziosa e importante dell'intera raccolta. Lo squisito letterato (continua), il critico acuto, il filosofo profondo scompaiono davanti al cattolico convinto, che, pieno d'entusiasmo illuminato per la sua fede e per la sua Chiesa, ne difende i diritti, ne sostiene l'eccellenza, ne proclama il trionfo colle armi insieme della ragione e del sentimento». Poi accingendosi a portare qualche saggio dice che lo farà per dimostrare «quanto ampie fossero le idee del Manzoni in fatto di religione, come egli la concepisse e la ritenesse un'istituzione per eccellenza perfettibile ... e come la credesse in armonia collo sviluppo dell'umana società, e anzi la necessaria e naturale condizione del vero progresso».

 

Il testo ed il commento. - Lo scopo di questa pubblicazione non è certo di offrire un testo critico dell'opera che il Manzoni lasciò inedita: ciò è atteso dall'editore Hoepli e dalla diligente cura di Michele Scherillo. Proponendomi quindi solamente di togliere dal quasi abbandono e far conoscere sempre più un'opera di apologetica così pregevole, riporterò il testo del Bonghi, nella sua parte sostanziale. Quindi non riporterò le note marginali ed i periodi staccati, e quando si tratterà di correzioni o di sostituzioni darò subito quello che il Manzoni preferì, e tutto ciò per renderne facile e senza inciampi la lettura [14]. Nel commento userò il criterio tenuto nella prima parte, limitandomi alle note necessarie e premettendo ai capitoli, quando stimerò conveniente, un sommario che mostri l'ordine logico delle idee e richiami l'attenzione su qualche punto speciale.

 

 

 

 

Note

 

(1) - Cfr. Bonghi. - Opere inedite o rare di A. Manzoni, 1801, Vol. III. Pag. 231 seg.

(2) - Op. cit. pag. 238.

(3) - A Mons. Luigi Tosi cosi scriveva da Parigi (1 dicembre 1819) "Non so come ringraziarla delle cure noiose, ch'Ella si piglia per lo smercio del mio volume (la 1° p. della Morale C.); e giacché Ella vuol pure interessarsi alla continuazione, Le dirò che ho fissata una parte della giornata per occuparmene, e che bene o male spero di scarabocchiare la seconda parte in un tempo non lungo. (Epistolario, Voi I, pag. 167).

(4) - Bonghi. Op. cit., pag. 232.

(5) - Bonghi. Opere inedite e rare. Voi. I. pag. 68.

(6) - Bonghi. (Opere inedite e rare. Vol III, pag. 235.

(7) - Consta di tre fascicoli cuciti dentro a copertina di cartone (16x20); con pagine 80 scritte, sette in bianco e con questo indice: Capitolo 1°) Sullo spirito del secolo; Cap. 2°) Se la Religione conduca alla servilità; Cap. 3°) Se il Clero abbia perduto la superiorità di lumi nella Morale ; Cap. 4°) Carattere della Religione cristiana applicato al bene delle nazioni, ed al sostegno delle leggi ; Cap. 5°) La Religione è necessaria al popolo; Cap. 6°) Degli abusi e delle superstizioni; Cap. 7°) Delle controversie fra i cattolici. Il titolo del quaderno è «Seconda parte della Morale Cattolica di Alessandro Manzoni".

(8) - Quasi identici al manoscritto di cui parlo (esistente nella Biblioteca del Liceo pareggiato di Valsalice - Torino) conosco altri due: uno alla biblioteca Braidense nella cartella XIX, cogli autografi, un altro alla Civica di Cuneo, di cui diede notizia Egidio Bellorini nel Giornale St. d. Lett. It., fasc. 144. Vol. 48° pag. 473. — G. Locatelli nel "Bollettino della civica Biblioteca di Bergamo" anno I, N. 2, pag. 96 seg.) dà notizia di altri tre manoscritti contenenti tutta o parte della Morale Cattolica lasciata inedita dal Manzoni. Dal prospetto che egli offre risulta che solamente il B. (proveniente da mons. Finazzi) è uguale a quello del seminarista Gioletta, mentre gli altri due A e C (provenienti uno da Mons. Finazzi e l'altro dal Sig. Enrico Blondel) contengono solo i primi quattro capitoli e non gli ultimi tre. Il Locatelli opportunamente osserva che «... i manoscritti possono se non altro offrire una prova della estimazione ond'era circondato il grande scrittore lombardo mentre ancor viveva e qualche prezioso indizio dei mutamenti e dei processi del pensiero manzoniano » (pag. 96).

(9) - Volume I., pag. 36.

(10) - Cantù - Reminiscenze. Vol. I, pag. 89.

(11) - Pag. 59 seg.

(12) - «Abbondano anche in questa seconda parte osservazioni fini e sagaci ; abbonda quell'abitudine ch'è la fonte d'ogni forte

pensare e d'ogni efficace scrivere, di non volersi acchetare a nessun'idea confusa a nessun'idea, che non si sia prima riguardata, penetrata da ogni parte. Il Manzoni insegna a pensare e a scrivere, anche quando non si voglia o possa consentire con lui, e si avvertono nella sua locuzione e nel suo stile locuzioni e modi di presentare il concetto, che paiono un effetto di quella lunga famigliarità giovanile ch'egli ebbe colla letteratura francese, e che cercò di abbandonare più tardi». (Bonghi Voi. III. pag. 240).

(13) - Volume LXIV, i° aprile 1892, pag. 408

(14) - Farò uso del mio manoscritto qualche volta, specialmente nell'inscrivere in testo qualche tratto che il Bonghi dà in nota e nel preferire certe parole evidentemente errate tipograficamente sullo stesso. Per es. a pag. 261 (di questa ediz. 451) egli legge proscrizioni mentre il mio manoscritto concorda coll'autografo da me consultato e dà prescrizioni; a pag. 282 (di questa ediz. 474) vi è un punto interrogativo che falsa il pensiero, ecc