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AGOSTINO A MILANO - SULLE ORME DEL SANTO IN CITTÀ
di Bolognini Luigi
Articolo Pubblicato su "LA REPUBBLICA" del 22 Aprile 2010
Il Cammino della santità può passare per le vie più inattese. Anche quelle di Milano.
Sabato si inaugura la parte cittadina del percorso di Sant'Agostino organizzato dalla Diocesi di Milano, dal Touring Club e da numerose associazioni culturali lombarde (www.camminodiagostino.it), un tragitto che sta collegando la Brianza, dove dopo la conversione il Padre della Chiesa scrive molte opere, a Pavia, dove è sepolto a S. Pietro in Ciel d' oro, e a Genova. Data non casuale, per l'inaugurazione: il 24 aprile 387 Agostino fu battezzato da Ambrogio nel Battistero di San Giovanni, oggi nei sotterranei del Duomo.
A raccontarci la Milano del santo è Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona alla università Vita e Salute, la cui traduzione delle Confessioni di Agostino è ora ripubblicata da Garzanti. Che Agostino è quello che arriva a Milano? «Un trentenne che nel 384 ottiene una cattedra di Retorica. Qui iniziano a cadere le sue preclusioni verso il cristianesimo». Quali? «Agostino è un uomo colto e i Vangeli gli sembrano qualcosa di barbarico, ma questo anche perché ne aveva letto una vulgata. Quando si accosta davvero alle Scritture la prima impressione è di gran dignità spirituale. Il resto lo faranno le sue frequentazioni milanesi». Ambrogio? «Lui più tardi: inizialmente il suo interlocutore è il mentore di Ambrogio, Simpliciano, che gli succederà come vescovo di Milano.
Secondo la leggenda la conversione di Agostino avviene nel 386 in un giardino in cui sente una bimba dire "tolle et lege", "prendi e leggi". Prende la Bibbia e legge la conversione di Saulo, cioè San Paolo. Il sospetto è che il giardino sia dove ora è la basilica di San Simpliciano».
Ma c' è chi dice che la conversione avvenga invece nella misteriosa località di Rus Cassiciacum. «Misteriosa perché non si sa con certezza che paese sia, probabilmente Cassago Brianza. Di certo a Rus Cassiciacum Agostino compone buona parte della produzione filosofico-religiosa, che risente molto dello stile platonico, cioè è i dialoghi». Torniamo a Milano: in quegli anni è la capitale dell' Impero. «È una città comunque in declino, come lo stesso Impero, che di lì a poco sarà smembrato in due parti, d' Oriente e Occidente. Ed è socialmente divisa, tra masse popolari disciplinate, sotto il controllo del potere secolare della religione, e circoli intellettuali neoplatonici. L'egemonia culturale cristiana è in formazione, ma è guardata con distacco dalle élite pagane.
E diviso è anche a lungo l'animo di Agostino». In che senso? «Nella basilica di S. Ambrogio c'è un sarcofago con un bassorilievo che lo simboleggia benissimo. A destra dell'albero del bene e del male nel Giardini dell' Eden ci sono Adamo e il giardiniere: Dio, a sinistra Eva e accanto a lei il serpente, cioè il diavolo. Ecco, Agostino si definisce "homo duplex": diviso tra San Paolo, e quindi la religione, e Platone, e quindi la filosofia». Che altro resta dei luoghi della Milano agostiniana? «Oltre a Sant' Ambrogio, ovviamente il Battistero ipogeo. E San Simpliciano che, sia o no la sede del giardino del "tolle e lege" esiste già allora». Si è tramandato simbolicamente qualcosa, di quella Mediolanum?
«Le masse. Quelle sono sempre uguali. Invece non vedo più la cerchia intellettuale».