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Franco Cardini: Una vita dal dubbio alla grazia

Agostino di Ippona in un affresco di Botticelli

Agostino di Ippona

 

 

 

UNA VITA DAL DUBBIO ALLA GRAZIA

di Franco Cardini

da I Luoghi dell'Infinito, mensile di itinerari Arte e Cultura n. 157 anno XV dicembre 2011

 

 

 

Si narra che il vescovo Agostino, il Doctor Gratiae, passeggiasse un giorno in riva al mare - il suo bel Mediterraneo africano - meditando sull'insondabile mistero della Trinità. A un tratto il suo sguardo fu attratto da un bambino, fino ad allora non notato, il quale era seriamente intento a scavare una buchetta nella sabbia.

"Che cosa stai facendo, piccolo?", chiese il santo dottore.

 "Scavo, come vedi, una piccola buca'.

"E che ne farai?".

"Ci verserò dentro questo mare".

Agostino sorrise: "Piccolo sciocco, ma non vedi quanto è grande? Come puoi sperare di farlo entrar tutto là dentro?".

"E tu, grande sciocco, che speri che l'immenso mistero della Trinità possa entrare nella tua povera minuscola testa?".

E l'angelo scomparve.

Far entrare in una paginetta la grandezza di colui ch'è forse il più grande pensatore cristiano di tutti i tempi e uno dei geni indiscussi dell'umanità è impresa disperata. Diremo quindi pochissimo. Aurelio Agostino nacque in Tagaste, oggi Souk Ahras, nel 354 e morì nel 430 non lontano da lì, a Ippona, oggi Annaba: entrambe le località attualmente si trovano in Algeria, allora facevano parte di quella provincia d'Africa che nel IV secolo era il colto e fecondo gioiello dell'impero. Teodosio morendo le avreb- be affidate a suo figlio Onorio e alla pars Occidentis e il vecchio vescovo Agostino avrebbe fatto in tempo a vederle invase dai barbari Vandali, tra il 429 e il 430.

Egli assisté pertanto alla crisi dell'impero d'Occidente: e fu proprio dalla profanazione di Roma, avvenuta nel 41O a opera dei Visigoti di Alarico, che prese l'avvio la sua grande meditazione espressa nel De Civitate Dei, capolavoro di teologia della storia.

Nato da padre pagano (convertito solo in punto di morte), Patricius, e da madre cristiana, Monica, Agostino fece ottimi studi, soprattutto di retorica, in Africa prima di trasferirsi nell'allora capitale occidentale dell'impero, a Milano. Dopo una giovinezza dissipata, era passato alla filosofia e aveva aderito al manicheismo.

Fu a Milano che, fra 384 e 387, si convertì al cristianesimo, soprattutto grazie all'incontro con il vescovo di quella città, Ambrogio. Da allora pose da parte la retorica - mai peraltro dimenticata nello stile altissimo dei suoi scritti - e si dette all' esegesi biblica e alla filosofia neoplatonica, che avrebbe informato tutta la sua formidabile opera filosofica. Battezzato nel 387 dopo un soggiorno di meditazione a Cassiciacum in Brianza, partì per Roma e quindi, nel 388, fece ritorno in Africa dove per tre anni continuò a studiare e a meditare, scrivendo opere quali il De magistro e il De vera religione. Impegnato duramente nella polemica contro i suoi antichi compagni manichei, sentì di doversi dedicare tutto alla Chiesa: abbracciò il sacerdozio nel 391 e quattro anni dopo fu eletto vescovo di Ippona.

Avvertì con intensità il problema della disciplina interna ed esteriore del clero e fondò una Regola canonica per consentire ai sacerdoti che servivano una stessa istituzione religiosa di vivere in comunità. Agostino dovette combattere a lungo contro il rigorismo dei donatisti, fautori di un'impossibile Chiesa umanamente perfetta dalla quale avrebbero dovuto essere esclusi tutti i non-santi: ma si oppose anche ai pelagiani, che ritenevano possibile compiere il bene senza la Grazia divina, e contro di essi insisté sul peccato originale e sulla necessità della Grazia per ottenere la salvezza.

Per questo fu detto Doctor Gratiae e il suo pensiero avrebbe fortemente influito, in futuro, su tutti i pensatori che negavano o limitavano il libero arbitrio, da Lutero a Giansenio. In effetti, drammatica è in tutte le sue opere la tensione tra libertà dell'uomo e grazia di Dio, forze divergenti e concorrenti: e quindi terribile il dramma della Salvezza. Dice Agostino: Deus, qui creavit te fine te, non servabit te fine te. Il dramma della lotta contro il peccato e dell'attrazione dell'anima verso Dio si compendia nel capolavoro autobiografico di tutti i tempi, le Confessiones, senza le quali sarebbe un enigma l'intera cultura occidentale.