Percorso : HOME > Cassiciaco > Vexata quaestio > Poujoulat

1857 Poujoulat: lettera per mons. Luigi Biraghi

Tolle lege: la drammatica interpretazione di Pierangelini

Tolle lege: la drammatica interpretazione di Pierangelini

 

 

 

LETTERA PER MONS. LUIGI BIRAGHI

di Poujoulat

 

 

 

 

«Quanto interesse (così l'illustre storico francese Poujoulat nella sua Vita di S. Agostino, al Capo VI, pubblicata a Parigi 1845) quanto interesse e quanta dolcezza sarebbe per me l'aggirarmi per questo ritiro, ravvisare la casa della dimora di Agostino, e de' suoi amici, la sala dei bagni, il ruscello dal quale furono occasionati i libri De Ordine e il prato dove spesso la giovane accademia si riuniva. Vi sono nell'universo dei luoghi che le lezioni e gli studi del genio rendettero celebri: il giardino di Academo in Atene, la collina di Toscolano frequentata da Cicerone ... Cassiaco merita di entrare nel numero di questi luoghi famosi: e se le memorie della cristiana antichità sino ad oggi non fossero sì neglette, i pellegrini della religione, della poesia, della storia, avrebbero cercato sino le minime vestigia di questa terra milanese ... Oh fossi io stato del secolo d'Agostino e per sorte felice condotto ad assidermi con Alipio e Licenzio intorno al maestro in quel prato, in quei bagni di Cassiaco. Questi mesi da loro passati nella campagna di Verecondo si appresentano al mio pensiero come una vita menata in sulla soglia del paradiso ... ».

E ampiamente persuaso ne fu il signor Poujoulat, il quale, ricevuto l'opuscolo del signor Biraghi, gli scrisse la sua piena adesione.

Ecco la lettera che gli scrisse.

«Poujoulat

al Signor Luigi Biraghi prete, dottore alla Biblioteca Ambrosiana a Milano.

Écouen, presso Parigi, 6 maggio 1857.

Signor Abate,

Io sono assai in ritardo con voi, ed ho bisogno innanzi tutto di dirvi perchè voi non avete ricevuta più presto l'espressione di mia riconoscenza per la vostra lettera tanto obbligante, e pel vostro opuscolo così perfetto. Il vostro interessante scritto mi è pervenuto alla fine di dicembre. Lo lessi, e già era per ringraziarvi e fare con voi le mie congratulazioni, quando un orribile caso mi gettò nel duolo, l'assassinio dell'Arcivescovo di Parigi, mio amico da vent'anni. Dippoi, volendo onorare la memoria del pio e illustre Arcivescovo, ho travagliato senza respiro, a tessere una di lui Vita, e il mio lavoro esce alla luce in oggi, ed a voi signor abate dò la mia prima ora di libertà dopo quattro mesi.

Io ho sempre avuto l'abitudine, per quanto ho potuto, di visitare i luoghi dei quali mi bisognasse parlare ne' mie libri di storia. Allorquando io scrissi la Storia di Gerusalemme, ero stato pellegrino in Terra Santa: un viaggio in Africa precedette la mia Storia di S. Agostino ... Io so quanto valga l'esatta dipintura de' luoghi nell'esposizione della vita dei grandi uomini.

E però io nel 1844 avrei fatto a bella posta il viaggio di Milano per visitare CASSIACUM. Ma gravi impedimenti mi ritennero allora a Parigi, e tuttavia desiderando sapere qualche cosa di questa illustre solitudine nella quale si era trattenuto il più bel genio cristiano, mi sono indirizzato al signor Manzoni.

Io fui molto sensibile per la sua premura obbligante e pe' suoi sforzi, ma la sua lettera non mi dava piena soddisfazione: in mancanza di meglio io mi attenni a questa risposta.

Io non nasconderò, signor Abate, che io fui sorpreso, che memorie sì gloriose fossero neglette a Milano, e che si fosse ridotto a studi sì incompleti. Ma si può essere gran poeta, un gran prosatore e non aver avuta occasione di penetrare nei primi secoli cristiani per impossessarsi di una questione, per stabilirvi un punto di critica. Le notizie e i lumi che io mi doleva di avere domandato inutilmente a Milano, voi signor Abate, le possedevate, e nel vostro opuscolo le ritrovo.

Il nome Cassiciacum invece di Cassiacum mi era sempre sembrato ben poco in armonia coi nomi dei paesi d'Italia; ma non avendo alla mano le risorse che si trovarono a vostra disposizione, io fui costretto a lasciare il vocabolo che io credevo esatto a rigore. Dopo aver letto il vostro libro, è di tutta evidenza che bisogna dire Cassiacum: e così lo scriverò in avvenire. Quanto alla vera situazione di Cassiacum parimenti mi pare incontrastabile, dopo il vostro scritto, che è Cassago di Brianza: i più minuti dettagli vi concorrono in piena luce.

Io non so esprimervi abbastanza, signor Abate, il vivo piacere che voi mi avete fatto gustare, mettendomi in possesso del vero, sopra un punto che io aveva assai a cuore.

In una nuova edizione della mia Storia di S. Agostino, rettificherò il passo relativo ai luoghi per sempre consacrati dalla memoria di questo pio immortale genio, e non mancherò di farvene onore. E se prima di morire io rivedrò l'Italia, verrò a Milano ove non sono mai stato, e ciò all'unico fine di visitare il luogo ove il giovine figlio di Monica, liberato dall'errore, conobbe per la prima volta le delizie infinite della verità.

Or in questo pellegrinaggio a Cassiàcum io dimanderei Voi, signor Abate, per essermi guida.

Ricevete, signor Abate,

co' miei ringraziamenti i più sinceri e i più vivi l'assicurazione del mio profondo rispetto ».