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Percorso : HOME > Cassiciaco > Vexata quaestio > Angelo Giussanip. Angelo Giussani: sant'Agostino a Cassiciacum
Il cenacolo agostiniano a Cassiciaco
SANT'AGOSTINO A CASSICIACUM
di p. Angelo Giussani O.S.A.
Priore Provinciale della Provincia di Liguria e Lombardia
Estratto da Bollettino Parrocchiale di Cassago, Gennaio 1976
La giornata di S. Agostino
Agostino sul finire dell'estate del 386, dopo aver avvertito le autorità civili che sopraintendevano alle scuole pubbliche della sua intenzione di non riprendere l'insegnamento al prossimo anno accademico perché accusava da una parte del malessere - non poteva bene vociferare - ma soprattutto perché voleva darsi totalmente allo studio ed alla contemplazione di cose superiori, decise di non voler più insegnare ai giovani.
Ecco; trova un buon amico Verecondo che gli offre ospitalità nella sua villa di Cassiciacum (Cassago B.) e lì si ritira. Le ferie della vendemmia che incominciavano il 23 agosto si protraevano sino al 15 ottobre. Agostino si ritira con la madre Monica; il figlio Adeodato; due giovani che si erano messi alla sua scuola: Licenzio figlio del suo amico Romaniano e l'amico di Licenzio, Trigezio che aveva fatto il servizio militare e che era entrato nella cerchia degli amici di Agostino; il fratello Navigio; i due cugini Rustico e Lastidiano che non avevano molto studiato ma erano lo stesso arrivati alla scuola del "grammaticus ».
Scrive però il cugino ad Agostino che erano dotati di molto buon senso e desiderosi di ritirarsi dalla vita solita. Mancava l'amico Nebridio, quel caro amico malinconico, che aveva dovuto rimanere a Milano accanto a Verecondo (aveva la famiglia !). Questo ritiro rimane nella mente di Agostino come caro ricordo (mamma, figlio e suoi amici!).
Come si viveva a Cassiciaco ?
Ci si alzava al mattino quando ancora la luna abbastanza alta entrava nella camera di Agostino. In quella camera entra qualcuno. Agostino, convinto che fosse qualche suo amico che voleva già discorrere, dice: « Fra poco quando ci alzeremo discorreremo... » invece erano rumori ... di topi! Appena alzati si davano alla preghiera dei Salmi; dopo, organizzavano i lavori in campagna. Verecondo che era rimasto in città aveva demandato tutto agli ospiti: « Intendetevi con i miei coloni, con i miei servi ». Qualche volta questo « affare» (i lavori dei campi) occupava Agostino e gli amici un po' a lungo e quindi rimanevano loro poche ore per darsi agli studi sia di mattino che di pomeriggio. Si cominciava con l'interpretare qualche esametro dell'Eneide di Virgilio e questo soprattutto per Licenzio il quale faceva il poeta ed era intento alla sua « esercitatio » su un poemetto circa gli amori di Piramo e Fiste ed Agostino lo assisteva e gli faceva notare quando qualche esametro non andava.
E talvolta nelle discussioni filosofiche, come appare nei Dialoghi, aggiungeva qualche citazione di Virgilio proprio per Licenzio. Tuttavia avrebbe preferito, così scriveva al padre di Licenzio (Romaniano), che questo giovane anziché darsi tutto all'Elicona (poesia) avrebbe fatto meglio a darsi anche un po' alle scuole filosofiche e in una lettera scriveva ancora a Romaniano che aveva dato a Licenzio l'Ortensio di Cicerone perché anch'egli potesse innamorarsi della sapienza. Comunque Licenzio faceva sul serio tanto che Agostino lo riprendeva: « Mangia adagio, stai qui» perché tutto preso dal suo poemetto. Poi dopo questa interpretazione virgiliana incominciavano le discussioni filosofiche.
Il tema era proposto da lui: Vita Beata: La verità se è uguale alla sapienza. L'Ordine: il male che esiste nel mondo; e tutti dicevano la loro. C'erano i notari che scrivevano e poi Agostino li rivedeva. Giunta l'ora del pranzo - ore 12 - a differenza dell'ora solita del pranzo romano che si chiamava « cena » si passava nella sala triclinare che, quando faceva freddo, poteva essere la sala attigua ai bagni un po' più calda e lì si pranzava in genere frugalmente. Qualche volta, come per il compleanno di Agostino 13 Novembre, il pranzo era qualcosa di più e tuttavia si tenevano conversazioni più lunghe, perchè il tempo c'era tra una portata e l'altra, ma sempre conversazioni serie ..."
Interessante è la presenza di Monica la quale come donna (era l'unica donna lì) doveva sovraintendere a tutta l'economia e così era presente.
Qualche aneddoto:
1° - Un giorno la discussione si era protratta troppo; il pranzo era già preparato e le vivande diventavano fredde allora Monica irrompe tra il gruppo che discuteva e lo spinge nella sala da pranzo.
2° - Agostino stava parlando degli Accademici e Monica chiede ad Agostino: « Dimmi chi sono costoro ... mi pare d'aver capito che questi siano degli epilettici » e si andò a pranzo.
3° - Un’altra volta stavano discutendo dell'Ordine e Monica arriva. Agostino dice al notaro: « Segna che a questo punto arriva mia madre ». Anche Lei partecipa alla discussione. La madre risponde: «Io povera donna, discutere con voi tutti uomini istruiti, no! ». Agostino le risponde: «Anche se tu non hai letto i libri hai la tua sapienza perchè ami Dio ». Ed ella rispose con un bel sorriso: "Figlio mio non hai mai mentito così bene !".
Poi nel pomeriggio si discuteva ancora e quando il cielo era bello (siamo in autunno) uscivano in campagna e si raccoglievano sotto un grosso albero e ... giunta l'ora di cena, cenavano frugalmente. Al momento di accendere la lucerna si salutavano ed ognuno si ritirava ed Agostino si dava, alla corrispondenza e prima di addormentarsi, pregava. Questa era la giornata che solitamente si conduceva a Cassiciacum.
Preghiera
« Dio che solo ai puri di cuore consentisti di conoscere la verità! Dio, Padre della verità, Padre della saggezza, Dio Padre vita vera e suprema, Padre della beatitudine, Padre del buono e del bello, Padre della luce intelligibile, Padre del bene attraverso il quale ci ammonisci di ritornare a Te, Te invoco o Dio verità ». Soliloqui 50, 1, 2.