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Paolo Paleari: IL SOGGIORNO DI SANT'AGOSTINO

Battesimo di Agostino nella chiesa di san Marco a Milano

Battesimo di Agostino (chiesa di san Marco a Milano)

 

 

 

IL SOGGIORNO DI SANT'AGOSTINO

di Paolo Paleari

 

 

 

 

A Cassago Brianza nell'anno 386 fu ospite per sette mesi dell'amico Verecondo dopo che ebbe rinunciato alla sua carica di maestro nelle scuole imperiali di Mediolanum.

 

Rus Cassiciacum, ovvero il caposaldo dell'archeologia cristiana in Brianza. Detto così il nome della località è un poco incomprensibile, ma quando all'antico toponimo si sostituisce l'odierno Cassago Brianza e ad esso si associa pure la figura di sant'Agostino il velo di incompletezza incomincia a diradarsi. Parlare poi di archeologia cristiana nelle terre di Brianza ci offre un duplice pretesto: far conoscere un lembo del nostro territorio al quale una tradizione ormai consolidata assegna il soggiorno del grande Agostino e al contempo rendere omaggio alla figura del neo eletto Pontefice, Benedetto XVI, che del vescovo di Tagaste è un sincero ammiratore.

Torniamo dunque a Cassago, dove l'evidenza archeologica non assegna certo reperti tali da poter istituire un primato su basi quantitative o a livello monumentale per quanto attiene l'eredità di fede dei primi secoli. I centri maggiori, dove il cristianesimo era giunto in precedenza, possiedono incomparabilmente di più. Ma questo vale soprattutto per la produzione artistica, in campo architettonico o figurativo, e comunque letterarie, per esempio – le tracce di quei primi cristiani che forse prima del IV secolo si sono stabiliti nell'ager mediolanensis, o come diremmo oggi, in provincia. Cassago si inserisce per l'appunto in questa direzione di ricerca. Con il vantaggio di essere indicata come possibile sede per un soggiorno di ben sette mesi che Agostino, il figlio Adeodato, il fratello Navigio, la madre Monica e i cugini Rustico e Lastidiano con altri tre amici intimi compiono nella proprietà di Verecondo, amico e collega dell'illustre ospite.

Vediamo dunque com'è andata. Nell'autunno del 386 questa compagnia lascia Mediolanum dopo che Agostino ha rinunciato alla sua carica di retore, ovvero di maestro delle scuole imperiali della città. Per dilemma interiore, mal di petto o per indirizzo di sant'Ambrogio si dirige quindi verso il rus Cassiciacum, dove Verecondo possiede una villa, ovvero un insediamento rustico provvisto forse di quelle comodità a cui i romani erano abituati da tempo. Sempre qui si prepara anche al battesimo, che riceverà a Milano l'anno seguente per mano del vescovo Ambrogio. La bellezza del luogo è singolare e lascia un segno in Agostino che se ne ricorderà più avanti nelle Confessiones: la vicinanza delle montagne, le giornate permeate dalla tranquillità e il tempo scandito dalla conversazione filosofica e dal lavoro della campagna. A tal proposito Verecondo incarica l'amico di seguire per breve periodo le varie attività del possesso, in cui operavano uomini liberi e non.

Monica a sua volta – con una risolutezza da manager femminile che non era completamente sconosciuta nel mondo antico – assume di persona la direzione dei lavori per non sottrarre il figlio alla meditazione. In questo clima Agostino compone diverse opere, tra cui il De Beata Vita. A questo punto bisogna dire che altre località, tra cui la varesina Casciago, si contendono il primato della residenza di Agostino. A loro svantaggio gioca però l'eccessiva distanza da Milano o la mancanza di reperti così fortemente indiziali, di cui Cassago invece non difetta. E proprio la copiosità del materiale emerso, quasi sempre fortuitamente, e l'anelito di scoprire l'esatta ubicazione della villa di Verecondo, hanno stimolato l'impegno di generazioni di studiosi.

Negli ultimi trent'anni poi, un gruppo di cultori di storia locale ha dato vita all'Associazione Storico Culturale S. Agostino, che con notevole entusiasmo ha costituito un ricco antiquarium di reperti protostorici e romani.

Negli anni Sessanta la collaborazione con la Soprintendenza alle Antichità diede luogo a una stagione di ritrovamenti esaltanti: dalla tomba a cassa in lastroni, emersa nel 1956 e provvista di un corredo che includeva anche qualche moneta all'inumazione in anfora del 1958; dai sarcofagi romani e avventurosamente recuperati nel corso della demolizione di Villa Pirovano Visconti al frammento di epigrafe rinvenuta nel mediamo contesto. Nel 1967, in località Belvedere di Oriano, a pochi metri dalla provinciale per Renate, si inaugura la felicissima campagna di scavi della Pieguzza. Questo pozzetto assolato comincia col restituire frammenti di ceramica nera e qualche reperto organico; su incoraggiamento del Soprintendente, il professor Mario Mirabella Roberti, lo scavo viene approfondito e si mette in luce una vasca della prima età imperiale.

Ma l'episodio rimase memorabile poiché l'archeologo dello Stato provvide alla copertura finanziaria e soprattutto, che è quel che conta di più, lasciò il giusto spazio di iniziativa a quelli che operavano sul campo. Un perfetto equilibrio tra pubblico e privato, condito dalla stima reciproca. Dal diario di scavo si evince la quantità di materiali eterogenei rinvenuti negli anni successivi e per un decennio circa: terre sigillate di vario tipo, fondi di patere con bollo in planta pedis, frammenti epigrafici, almeno cinque tombe gallo romane e primo imperiali, ripartire tra deposizioni in casse a lastroni e inumazione in anfora. Cassago fu anche stazione d'insediamento preromana. Lo testimonia l'eccezionale tomba rinvenuta nel marzo del 1968 in località Crotto: una camera di tre lastre custodiva il corredo – una decina di pezzi – che ha accompagnato l'ultimo viaggio di un gallo romanizzato, un esponente della cultura di La Tène, vissuto tra il II e il I sec.. a. C.

E Verecondo ?

Come sappiamo la ricerca della sua villa non ha mai smesso di affascinare i ricercatori dall'età di Federico Borromeo. L'ubicazione dell'edificio e del fondo però non è mai stata determinata con esattezza. Nei primi anni Ottanta tuttavia, la sistemazione della zona oggi occupata dal parco archeologico, a lato della parrocchiale, ha messo in luce una serie di manufatti che inducono a ben sperare. L'ampia vasca emersa - detta oggi fontana di sant'Agostino - presenta l'inclusione di ceramiche romane nell'impasto cementifero e leggermente discosta da questa sono stati individuati e posti in evidenza due ambienti alto medioevali. Un po' poco si potrebbe dire. Eppure i cultori di storia antica di Cassago non demordono.

Una indagine georadar con fini geologici è stata di recente commissionata al Politecnico di Milano e ora si attende qualche indicazione anche da questo studio. Al momento però, la collocazione del possedimento di Verecondo spetta alla fantasia dei visitatori (il parco archeologico è sempre aperto, mentre per l'antiquarium si deve prendere appuntamento) che, risalito il breve dislivello si portano sul pianoro dove sorgeva Villa Pirovano e lasciano correre lo sguardo sulle Prealpi lecchesi.

Agostino, se ha dimorato qui, avrebbe fatto lo stesso.