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Angelo Paredi: Vita di sant'Agostino

Copertina del libro di Angelo Paredi

Copertina del libro di Angelo Paredi

 

 

 

VITA DI SANT'AGOSTINO

di Angelo Paredi

Edizioni O. R. Milano 1989

 

 

 

Pag. 33

 

11. RINUNCIA ALLA CATTEDRA ( ESTATE 386)

La scena del giardino nel luglio 386 era la soluzione di una crisi in gestazione da alcuni mesi. Quel giorno Agostino decise di lasciare tutto, non soltanto il progetto di un matrimonio con una ricca ereditiera, ma pure la professione. Sapeva di essere arrivato là dove suo padre aveva sognato che il figlio prediletto arrivasse. Dopo l'insegnamento nella cittadina di Tagaste era venuta la cattedra pubblica tenuta per otto anni a Cartagine, la capitale dell'Africa; poi l'insegnamento a Roma; infine la cattedra statale a Milano, la capitale, presso la corte imperiale. Sapeva quanto contano a questo mondo i soldi. Taluni curiosi proverbi latini ci sono conservati proprio negli scritti di Agostino: - frange lunam et fac fortunam -, «cerca di far soldi anche a costo di andare su a far a pezzi la luna»; - quantum habebis tantus eris - il tuo prestigio equivale a quanto possiedi. Eppure nell'estate 386 dà le dimissioni: rinuncia alla cattedra e allo stipendio. Si deve pensare che i suoi amici potenti, primo tra tutti Romaniano, gli assicuravano che al suo futuro avrebbero provveduto loro. A quelle dimissioni lo induceva anche il suo stato di salute (respiro faticoso, dolori di petto), cui però poteva rimediare con un periodo di riposo. Il vero motivo delle dimissioni era la sua conversione religiosa, la decisione di cambiar vita. Scriverà più tardi che allora fu contento di avere quei disturbi fisici da presentare al pubblico come una scusa non mendace, per calmare la stizza della gente, che nell'interesse dei loro figliuoli non avrebbe voluto lasciargli mai un minuto di libertà. La sua conversione era conosciuta soltanto dai pochi suoi intimi.

Ad evitare che divenisse notizia pubblica, Agostino fece coincidere le dimissioni con l'inizio delle solite ferie autunnali (22/8 - 15/10). Verso la metà di ottobre Agostino scrisse al vescovo Ambrogio e gli disse delle sue vicende e del suo proposito: il vescovo gli rispose e gli consigliò di leggere il libro di Isaia in preparazione al battesimo. Al termine delle ferie autunnali le dimissioni di Agostino dalla cattedra divennero notizia pubblica, con non pochi commenti certamente nel mondo e dei cristiani e dei pagani di Milano. Per sottrarsi a questi «tumulti del mondo» Agostino accettò l'ospitalità che gli offriva un ricco amico, non ancora cristiano, Verecondo. Egli possedeva una gran villa e campagna a Cassiciaco, che è l'attuale Cassago a circa trenta chilometri al nord di Milano. Alcuni pensano invece che l'antica Cassiciacum sia da identificare con l'attuale Casciago presso Varese. Ai primi di novembre andò là a vivere per alcuni mesi Agostino con i suoi, cioè con Monica, Adeodato, il fratello Navigio, e altri amici e scolari: una comitiva di almeno nove persone, con aggiunta di stenografi e scrivani. Alle dispute di filosofia partecipavano tutti, alternando pause di riposo e di lavori nella campagna.

Tennero una quindicina di dispute e frutto di quelle conversazioni furono le prime quattro opere agostiniane che si conservano: La controversia degli Accademici e il loro scetticismo; La felicità, L'ordine e I soliloqui. La sete ardente di conoscere e di possedere Dio - scrive Agostino nei Soliloqui - non gli dà tregua né giorno né notte. Prega Dio che lo aiuti. Egli vuole conoscere soltanto due cose: Dio e l'anima. Nessuna cosa ormai più lo turba. L'ansia per il guadagno e le lusinghe degli onori lo lasciano indifferente. Invece lo angustiano ancora le carezze muliebri rievocate con l'immaginazione: immagini e ricordi che lo angustieranno ancora molti anni dopo, come scriverà nel libro decimo de Le confessioni. Nel silenzio di Cassiciaco Agostino ha modo di fare lunghe riflessioni. Vegliava metà della notte in preghiera. Durante il giorno oltre alle riunioni per discutere doveva occuparsi anche dell'insegnamento ai due giovani Licenzio e Trigezio. Partecipava ai pasti in comune, mangiando però pochissimo tanto che ridendo diceva che l'inizio del pasto era anche la fine. Più che uno studioso Agostino era allora un asceta austero. La sua intensa vita religiosa la si può capire anche dalla prima pagina dei Soliloqui: «O Dio, ... vienimi incontro benevolo ... Ormai io amo te solo ... comanda e ordina ciò che vuoi... riammetti il tuo schiavo fuggitivo... sento che devo ritornare a te... Se coloro che tornano a te ti ritrovano con la fede, dammi la fede; se con la virtù, dammi la virtù; se con il sapere dammi il sapere ... ». Dopo tanti studi, dopo tante esperienze, Agostino, mentre sta preparandosi a ricevere il battesimo, a trentadue anni, ha maturato alcune ben chiare convinzioni. L'ordine nel mondo viene da un supremo ordinatore, che è Dio.

In lui non ci può essere nessuna lotta, ma soltanto perfezione e provvidente amore per le creature da lui volute. Come si vedono ora, le creature umane non sono come Dio le ha volute: ignoranza, rifiuto colpevole di volere il loro vero bene, miserie, debolezze, malattie. Dio è intervenuto nella storia degli uomini, per sanarli e redimerli, per fare loro conoscere la verità, per dare loro la forza di volere e l'umiltà senza di cui non si può arrivare a sapere nulla. L'intervento di Dio è una persona, il Cristo Gesù, mandato da Dio agli uomini per far loro vedere quanto egli, Dio, li ama. Gli uomini possono accogliere il loro Redentore con la fede in lui, mediante i sacramenti: sono i sacramenti che infondono nell'anima lo Spirito e la uniscono, a Dio. Per queste sue convinzioni, egli vuole ricevere il battesimo, e così entrare a far parte della comunità cristiana, della Chiesa.

 

12. IL BATTESIMO (24-25 APRILE 387)

Al principio di marzo del 387, quando comincia la quaresima, Agostino con tutta la comitiva di Cassiciaco lascia la villa per tornare a Milano, dove deve partecipare alle istruzioni in preparazione al battesimo. Nella notte tra il sabato santo e la domenica di Pasqua, 25 aprile, dalle mani del vescovo Ambrogio, Agostino riceve il battesimo, insieme con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. «Fummo battezzati - scriverà più tardi - e fuggì da noi ogni rimorso e inquietudine per la vita passata... Quanto piansi per la commozione, assistendo agli inni e ai canti soavemente echeggianti nella tua Chiesa, o Dio ... » (Conf. 9, 6, 14).

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