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Vincenzio D'Avino: Enciclopedia dell'Ecclesiastico

Il frontespizio dell'opera

Il frontespizio dell'opera

Il testo dell'opera relativo a Cassago

Il testo dell'opera relativo a Cassago

 

 

 

ENCICLOPEDIA DELL'ECCLESIASTICO OPERA DELL'ABB. VINCENZIO D'AVINO - TERMINATA DAL P. ANTONIO PELLICANI EDIZIONE TERZA RIVEDUTA, AUMENTATA ED IN PARTE RIFUSA

 

VOLUME I

CAV. PIETRO MARIETTI - TIPOGRAFO PONTIFICIO ED ARCIVESCOVILE

TORINO 1878

 

 

 

 

PAG. 56

 

AGOSTINO (SANT')

Vescovo d'Ippona, nato a Tagaste, città della Numidia in Africa, da parenti distinti per cariche illustri occupate in questa città. Ebbe a genitori Patrizio e Monica, donna per santità di vita commendevolissima.

Nacque il 13 novembre dell'anno 353, e fece i suoi primi studi a Madaura, città vicina a Tagaste. Aveva 15 anni circa allorché, di ritorno alla casa paterna, soggiacque per la prima volta al prepotente impero della voluttà. Fu inviato a Cartagine nel 370, vi studiò rettorica, maestro un tale Democrate, e presto occupò il primo luogo tra i suoi condiscepoli.

In questa città, verso l'anno 374, cadde nell'eresia dei manichei, la più stravagante d'ogni altra, e la più contraria al buon senso (V. Manichei). Insegnò rettorica a Tagaste, quindi a Cartagine, finchè nel 383 recossi in Roma, d'onde si mosse l'anno seguente per trasferirsi a Milano, che allora mancava di un professore di eloquenza. In questa città egli si sentì commosso dai discorsi di sant'Ambrogio, e da quel punto risolvette di convertirsi e di abbandonare la setta dei manichei. Comunicò questo disegno a sua madre, che era venuta a trovarlo a Milano. La conversione di Vittorino, che gli fu narrata dal sacerdote Simpliciano, uomo di grande virtù e padre spirituale di sant'Ambrogio, lo confermò nel suo proposito, e la lettura delle lettere di s. Paolo compì questa grand'opera nell'anno 32 dell'età sua, prima delle vacanze del 386. Ma differì ancora di alcuni giorni il meditato cambiamento per dar termine alle pubbliche lezioni che gli restavano a dare, dopo di che si ritirò a Cassago, nella casa di un amico detto Verecondo, dove si applicò seriamente a cercare la verità, ed a prepararsi al battesimo, che ricevette a Milano dalle mani di sant'Ambrogio, nella vigilia di Pasqua, il 24 aprile dell'anno 387, dopo di aver interamente rinunciato alla sua professione.

Si decise in appresso a ritornare in patria: trattenutosi poi qualche tempo a Roma, venne per imbarcarsi ad Ostia, dove perdette sua madre. Non lasciò di continuare il suo viaggio, e giunse in Africa sul finire del 388. Dopo di essere passato per Cartagine, fermò la sua dimora a Tagaste, e visse in comunità con alcuni suoi amici, esercitandosi in digiuni, in preghiere ed in altre opere di pietà.

Recatosi ad Ippona nel 391, per visitare un personaggio di qualità che voleva sotto la sua direzione consacrarsi a Dio, il vescovo di questa città, nominato Valerio, l'ordinò prete malgrado la sua resistenza, facendone il popolo le più vive istanze. Per disporsi alle funzioni del sacerdozio, sant'Agostino si ritirò per qualche tempo in una cella solitaria, e tosto che ricomparve in città, Valerio lo fece non solamente predicare in suo luogo, ma benanche alla sua presenza, quantunque non fosse costume delle Chiese di Affrica che un prete predicasse al cospetto di un vescovo.

Fu allora che sant'Agostino stabilì come un monastero in un giardino della chiesa, dove riunì diverse persone, colle quali menò la vita che i primi cristiani vivevano a Gerusalemme al tempo degli apostoli. Si mette nel novero di questi discepoli Alipio, Evodio, Possidio e parecchi altri, di poi sublimati all'episcopato. Fu allora altresì che Agostino cominciò a combattere a viva voce, ed anche per iscritto, i manichei, i donatisti, i circoncellioni, i pelagiani e tanti altri eretici che a quel tempo affliggevano la Chiesa. Assistette al concilio di Cartagine nel 393, ed i vescovi colà radunati l'obbligarono a parlare in loro presenza, il che fece spiegando il simbolo della fede, ma con una dignità ed eloquenza che lo fecero stimar degno di un posto superiore nella Chiesa. Valerio, temendo che non gli si togliesse un sì ricco tesoro, si affrettò ad associarselo nell'episcopato.

Ne scrisse in proposito ai vescovi d'Affrica, e col consenso loro lo fece ordinare vescovo nel 395 da Megalio primate di Numidia. Non era cosa ordinaria che vivente il vescovo gli si desse un ausiliare che dovea poi essergli successore, il concilio di Nicea avendolo proibito; ma Agostino meritava bene che per lui si derogasse alle regole ordinarie, e la cosa d'altronde non era senza esempio: se ne allegarono parecchi a sant'Agostino, per vincere la sua ripugnanza. La grazia della consacrazione animò vie più il suo zelo per la gloria della Chiesa e per la difesa dei sacri dommi. Attaccò l'eresia fin negli ultimi suoi ripari, e confuse i donatisti a Cartagine ed a Cesarea. Felice il manicheo fu obbligato ad arrendersi alla forza dello spirito che parlava per bocca di Agostino. Il conte Pascenzio e Massimino vescovo, tutti e due capi di un partito ariano soccombettero ai colpi di lui. Impiegò dieci anni a combattere i pelagiani; assistette a più Concili, dei quali fu sempre l'anima; si trovò a quello di Cartagine nel 398, a quello di Africa nel 401, all'altro di Cartagine nel 403, ad un altro di tutta l'Africa nel 407. Intervenne ad una conferenza tenuta in Cartagine contro i donatisti nel 411, al Sinodo di Cirta contro i medesimi del 412, al secondo Concilio di Milevi contro i pelagiani nel 416, a quello di Cartagine contro i medesimi nel 418, e all'altro di Cartagine su le appellazioni nel 419. Non si parla degli altri ai quali non sottoscrisse.

In fine essendosi i vandali sparsi per tutta l'Affrica, e mettendo ogni cosa a fuoco ed a sangue, sant'Agostino, scorgendoli vicini ad Ippona supplicò Dio o che liberasse il suo popolo dal furore di quei barbari, o che togliesse lui da questo mondo. Tre mesi dopo egli si sentì attaccato da febbre, e morì pochi giorni dopo addì 28 di agosto del 430, settantesimosesto di sua vita, trentesimo quinto di episcopato. La sua memoria è santificata dalle benedizioni di tutta la Chiesa: egli si acquistò una gloria immortale, non solamente con la santità della sua vita dopo la sua conversione, ma anche col gran numero delle eccellenti opere che compose.