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Percorso : HOME > Cassiciaco > Vexata quaestio > Biblioteca ItalianaBIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE DI LETTERATURA
Il brano relativo a Cassago luogo di villeggiatura di Agostino
BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE DI LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI
- TOMO LXXXVI
ANNO VENTESIMOSECONDO
APRILE, MAGGIO E GIUGNO 1837
MILANO - PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE
In questa serie di pubblicazioni, che raccolgono gli scritti su vari argomenti di diversi autori italiani, da pagina 240 a pagina 242 viene riportata una rilettura di brani tratti da "Guida per osservare con metodo i monumenti antichi e moderni della basilica Ambrogiana", che parla della figura di Agostino e dei luoghi a lui legati nella città di Milano.
Quest'opera fu pubblicata a Milano nel 1837 e, come ricorda l'incipit del testo, si trova vendibile da Paolo Cavalletti, Corsia de' Servi, n.° 600, in 8.°, di pagine 108. Prezzo lir. I. 50 austr.
Nell'opera originale tuttavia non si parla di Cassago: la precisazione sembra pertanto sia da attribuire all'estensore del brano riportato nel testo della Biblioteca Italiana.
La più celebre delle milanesi basiliche doveva essere e fu scopo ad erudite ricerche e discussioni: sì copiosa e varia ad un tempo è la materia che offre al pensiero dell'indagatore delle antichità cristiane, dello storico, dell'artista! Ma ora che per le diligenze di molti, cui le proprie aggiunse il laborioso dott. Giulio Ferrario, l'insigne monumento della pietà de' nostri maggiori superstite alle vicende di quattordici secoli, e quanto ad esso anche indirettamente s'appartiene, ebbe illustrazione, che mai dirne di nuovo? Tuttavia , il dotto fatto meglio veggente dalla associazione di mille rimembranze e confronti, la mente ingegnosamente curiosa dell'archeologo, inquieta pei dubbj e per le domande, a soddisfare a cui riuscirono impotenti gli studj finora intrapresi, bramosa di penetrare in quella simbolica misteriosa, vera scrittura geroglifica dell'Europa cristiana, di cui porge alcun saggio anche la nostra basilica, stanno aspettando più sagaci interpreti. Che se per avventura sembrasse e sembrar può di leggieri a chi non ha percorso il vasto paese dell'erudizione monumentale, poco rilevare il meglio decifrar un sasso letterato, lo scoprire un'epoca, un autore, un motivo, un significato, un'allusione d'un monumento, avverta che le scienze storiche più forse che le fisiche abbisognano dello stromento dell'induzione sì altamente proclamato dal filosofo da Verulamio; che l'induzione si afforza di nozioni e fatti saggiamente raccolti dovunque s' incontrino; e che queste nozioni, questi fatti, che sgranati e per se pajono soggetto di puerile affaccendamento, combinati con metodo magistrale cogli altri elementi del sapere fanno brillare la luce d'importanti deduzioni.
L'anonimo autor dell'opuscolo volle render pago il desiderio di quegli osservatori a cui, più ch'altro, è opportuno aver tra le mani un sunto ordinato di ciò che uscì di accertato o di meglio probabile dopo le investigazioni di parecchi nel proposto soggetto. Ma sarebbe ingiuria il crederlo un semplice abbreviatore degli scritti altrui. Perché giovatosi de' mezzi e degli ajuti di cui gli fu largamente cortese il canonico dell'Ambrosiana basilica Costantino Gianorini versato in questo genere di studj, e colla scorta della critica e di un ponderato esame de' monumenti che prende partitamente a descrivere, devia alcuna volta dalle ricevute opinioni, e presta occasione ad ulteriori disamine. Nel basso rilievo che affacciasi posteriormente all'ambone, e verso la navata sinistra, egli non ravvisa cogli altri un'agape, ma sibbene l'origine di queste consuetudini di carità, l'ultima cena di Cristo.
Esplora l'età del prezioso mosaico che si ammira nella cappella di S. Satiro (ch'egli non dubita di ritenere essere la basilica Faustiana), e tratto dalla analogia degl'indizj di vetustà ed arte che mostra con quello che si vede nella cappella già di S. Genesio, ora di S. Aquilino annessa alla basilica Laurenziana, e da altri argomenti, lo stima coevo, anzi forse anteriore a questo, che vuolsi comunemente della prima età del quinto secolo. Ma l'esame portato su quello nell'abside del coro l'induce a crederlo lavorato dopo la tribuna.
Senza ammettere, ne rigettare la volgar tradizione, secondo la quale il convertito Agostino avrebbe nel sito, ove a canto della basilica Ambrosiana sorge a mezzodì un oratorio a lui sacro, ricevuto il lavacro della rigenerazione spirituale, egli propende a pensare ch'ivi fosse a que' dì un battistero; ma potendosi rivocare in dubbio le asserzioni e interpretazioni a cui appoggia il suo parere, questo di poco ascende oltre il grado di una non assurda congettura. L'altra credenza che assegna negli orti del già monastero de' Cisterciensi (ora spedale militare) presso la basilica il luogo ove Agostino, ancora incerto fra la Grazia che lo voleva un santo e la forza delle ree abitudini che vi resisteva, udì una voce arcana che lo invitò a leggere le ispirate parole che gli cambiarono in un subito il cuore, non solo non è corredato di plausibili prove, come soggiunge l'autore, ma è in opposizione con quanto narra il santo dottore nelle sue Confessioni, che cioè il caso avvenisse in una villeggiatura del Milanese, che vuolsi l'attuale Cassago nei colli briantei.
Troppo deboli ci pajono le ragioni di mera assoluta possibilità per cui propende a riputar genuino lo screditato sarcofago, ove nell' 800 pretendesi tumulato un capitano de' Fiorentini chiamato Pagano Pietrasanta. Ben più a proposito rende avvertito il lettore come sulla parete esterna a destra della porta principale dell'atrio dell'arcata, e poco lungi dalla nota iscrizione che accenna la tregua di Dio, ed è del 1098, trovasi un dipinto, inosservato, a quanto ei ci assicura, rappresentante un S. Cristoforo, ove pargli scorgere le tracce di greco pennello, che invocherebbe un prudente ristoratore. Similmente egli invita l'occhio di un intelligente su quella antichissima stoffa figurata e che a prima vista pare una rappresentazione etrusca, particolare pur esso che dice non notato ancora, e che osservò ne' due sportelli, in cui è diviso il corpo di mezzo del magnifico paliotto che sostiene l'ara massima del tempio ambrosiano. Queste ed altre osservazioni dell'autor della Guida sono una prova di più oltre le mille che una ispezione diretta da preparate cognizioni, e attuata dal desiderio di rettificare le altrui sentenze o di uscirne persuaso, valgono spesso a ravvisar nuovi rapporti ed accidenti negli oggetti più triti. Del resto giudicheranno gl'intelligenti.