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Ignazio Cantù: Della Città di Dio

Il frontespizio del libro di Ignazio Cantù

Il frontespizio del libro di Ignazio Cantù

Parte del testo di Ignazio Cantù

Parte del testo di Ignazio Cantù

 

 

 

PANTEON PITTORESCO O BIOGRAFIE DEGLI UOMINI E DELLE DONNE ILLUSTRI DI TUTTE LE NAZIONI DAI PIU’ ANTICHI AI VIVENTI SCRITTE DA IGNAZIO CANTU’

VOL. I

 

Milano Per BORRONI E SCOTTI SUCCESSORI A VINC. FERRARIO

Tipografi-Librai e Fonditori di caratteri

1844

 

 

 

In questa edizione della Città di Dio di Agostino, il commento di Ignazio Cantù relativamente alla sua vita e alle sue opere, giunto alla fase cruciale della sua conversione milanese, a pagina X propone il testo seguente:

 

"Rinunziato al matrimonio e ad ogni mondana speranza, ritirossi da un tal Verecondo grammatico a Cassiciaco (1), dove nel silenzio campestre compose le sue prime opere: 1° contro gli accademici: 2° della vita beata; 3° dell'ordine; 4° i soliloquii. Ciò nell'anno 386.

Rinunziato alla cattedra di rettorica attese a perfezionarsi nel vangelo e nei libri sacri. Ricevette il battesimo dalle mani di sant'Ambrogio il dì di Pasqua (25 aprile) del 387, insieme con il suo amico Alipio e col figlio Adeodato, né molto dopo, con essi e con la Madre partì per l'Africa. Sostati ad Ostia alquanto, Monica, felice pel prodigioso cambiamento: "Figliuolo mio diceva, non so perché io ancora mi dimori qui, perché io mi viva. Desiderava vederti cristiano prima della mia morte, or nient'altro mi resta a bramare fuorché l'eterno riposo."

Cinque dì dopo abbandonava la terra. La pianse Agostino e in molti luoghi dei suoi scritti ne parla col più vivo affetto. Giunto in Africa a Tagaste si volse a vita solitaria e austera. La preghiera, il lavoro, l'esercizio de' più sublimi consigli del Vangelo, formarono la sua unica preoccupazione.

Passati tre anni in quel ritiro ....

 

(1) Nelle mie "Vicende della Brianza" ho disteso questo periodo della vita di sant'Agostino, perchè appunto il Cassiciaco deve essere Cassago, terra della Brianza

 

 

Ignazio Cantù nacque a Brivio nel 1810 e ricevette il nome di battesimo dal nonno paterno. La fama del fratello Cesare, assai più famoso per cultura e per vastità di interessi, ne ha oscurato il nome e l'opera, tanto che di Ignazio ben pochi conoscono la vita e l'impegno letterario. Parecchi dizionari nemmeno lo citano e perfino l'Enciclopedia Treccani ne parla sommariamente. Tuttavia Ignazio Cantù resta, nel panorama culturale italiano dell'Ottocento, se non un protagonista di certo una personalità di rilievo, impegnata non solo nella narrativa, ma anche nella ricostruzione di vicende storiche, come dimostra una sua fatica, ancor oggi interessante e ricca di spunti, intitolata Le vicende della Brianza e dei paesi circonvicini, opera in due volumi edita a Milano negli anni 1836-1837. Muore a Monza nel 1877.