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Gioletta Antonio: MEMORIA INTERESSANTE PEL VILLAGGIO DI CASSAGO E PER LA BRIANZA

 Cassago: una via del vecchio paese agli inizi del Novecento

Cassago: una via del vecchio paese

 

 

 

MEMORIA INTERESSANTE PEL VILLAGGIO DI CASSAGO E PER LA BRIANZA

di Gioletta Antonio

in appendice dello Spettatore 26 maggio 1877

 

 

 

Io appartengo a questo ameno e storico villaggio milanese, detto in antico Cassiaco; e come ho care le sue glorie così vorrei rinfrescare presso il pubblico la memoria del fatto che il grande Sant'Agostino, venuto dall'Africa, professore di letteratura in Milano, dopo la sua miracolosa conversione, ha passato qui ben sette mesi in apparecchio al suo battesimo. Qui soggiornò dal finire d'agosto sino al cadere del marzo dell'anno 387 nella villa del suo amico Verecondo ricco milanese, professore di belle lettere, villa ora del duca Visconti Modrone.

Ed aveva seco in compagnia sua madre S. Monica, e suo fratello Navigio, e S. Alipio dippoi vescovo, e i discepoli Trigezio e Licenzio ed altri. Bello assai il ripensare quella nobile brigata e le loro serie e soavi occupazioni, le loro preghiere, e quelle dottissime conferenze che tenevano ora nella sala de' bagni all'uso de' romani, ora discesi in un prato, sotto di un albero, ora al passeggio fra queste valli e colline e monti, per avios montes. Queste cose per minuto le sappiamo da S. Agostino medesimo ne' libri che qui ha composti. Tali libri sono i tre libri Contra Academicos o dubitatori di tutto, il libro De Beata Vita, i due De Ordine, i due sublimissimi Soliloquiorum tra l'anima sua e Dio: tali le varie lettere scritte da qui a Ermogeniano, a Zenobio, a Nebridio, a Romaniano, al console Manlio Teodoro, al grande vescovo Sant'Ambrogio, i quali personaggi quasi tutti hanno fatto visite e colloquii con Agostino in questo memorabile ritiro e luogo: luogo che il S. Dottore chiamava poi il Porto di suo respiro e gaudio dopo tanto fluttuare penoso, il Principio delle sue trattazioni teologiche, il Ponte da cui quasi per nubi trasparenti potè alla fine intravedere Dio. Questi brevi cenni bastano a far conoscere l'importanza del fatto e del luogo.

« Quanto interesse (così l'illustre storico francese Poujoulat nella sua Vita di S. Agostino, al Capo VI, pubblicata a Parigi 1845) quanto interesse e quanta dolcezza sarebbe per me l'aggirarmi per questo ritiro, ravvisare la casa della dimora di Agostino, e de' suoi amici, la sala dei bagni, il ruscello dal quale furono occasionati i libri De Ordine e il prato dove spesso la giovane accademia si riuniva. Vi sono nell'universo dei luoghi che le lezioni e gli studi del genio rendettero celebri: il giardino di Academo in Atene, la collina di Toscolano frequentata da Cicerone ... Cassiaco merita di entrare nel numero di questi luoghi famosi: e se le memorie della cristiana antichità sino ad oggi non fossero sì neglette, i pellegrini della religione, della poesia, della storia, avrebbero cercato sino le minime vestigia di questa terra milanese ... Oh fossi io stato del secolo d'Agostino e per sorte felice condotto ad assidermi con Alipio e Licenzio intorno al maestro in quel prato, in quei bagni di Cassiaco. Questi mesi da loro passati nella campagna di Verecondo si appresentano al mio pensiero come una vita menata in sulla soglia del paradiso ... ».

Così l'illustre storico Poujoulat. Or egli volendo conoscere la situazione di Cassiaco si rivolse all'illustre Alessandro Manzoni, suo amico; e questi ad un professore di Milano dotto assai ma non conoscente dei luoghi; il quale ingannato da cotal somiglianza di nome giudicò il luogo essere stato Cas'ciago presso al lago di Varese (che in antico dicevasi Kastiaco, vedi nell'Archivio della Madonna del Monte carte dell'Anno 1044, 1050). A rimettere in luce la verità il chiaro Dottor della Biblioteca Ambrosiana, Monsignor Luigi Biraghi, son già 22 anni, pubblicò un opuscolo, S. Agostino a Cassago di Brianza sul milanese in ritiro di sette mesi, Milano 1854. Nel quale per mezzo di gran numero di codici antichi precisò il nome del villaggio indicato da S. Agostino nelle sue Confessioni L. IX, C.3; doversi cioè leggere ivi non rure Cassiciaco, come da prima avevano letto gli editori Maurini; ma bensì rure Cassiàco o Casiàco, come lessero dappoi (Opp. S. Ambros. Tom. 2, Vita S. Ambrosii, N. 79, ove riportano le parole stesse di S. Agostino).

E dimostrò che questo era l'attuale Cassago detto appunto nelle carte antiche Cassiàco o Casiàco nella pieve di Missaglia vicino a Cremella (Male il Bombognini Antiq. di Milano vuole riscontrarvi Casago nella pieve di Cesano Boscone, appoggiandosi a una carta Santambrosiana del Sec. IX. Quella carta è nell'Archivio Regio di S. Fedele e dice chiaro CUSIACO: e così lesse Muratori, Antiq. Medii Aevi Dissert. XIII, così Giulini Memorie, ecc. non Casiaco). Confermò la lezione Cassiàco colla allusione che ivi fa Agostino a caseo caseato dicendovi: « o Signore come Verecondo mi fe' godere di quel suo podere posto su di un monticello, rure illo Casiàco, così tu in ricompensa lo hai chiamato pel battesimo alla tua Chiesa cristiana, che è il monte tuo, monte caseato, monte grasso, monte di Dio » giusta la espressione del Salmo 67 nel Salterio antico (Sabatier. Anche S. Girolamo Epistola ad Pammach. N. 10, parla di un fanciullo qui inter caseatos nutritus est montes, cioè nella S. Chiesa).

Ciò quanto al nome: quanto poi alla situazione l'Autore dimostrò come con Casiàgo concorrono le circostanze notate da S. Agostino, cioè un colle alla distanza di poche ore da Milano, vicino a un fiume dal quale per mezzo di varii canali di legno veniva condotta l'acqua ai bagni del palazzo, il che a Cassago si riscontra nel fiumicello CanBaglione (Canalis Balneorum) come si legge nelle carte antiche (Antichi registri dell'archivio della Basilica di Monza), il quale discende da Sirtori, passa a Cremella, a Cassago, poi si getta nella Bevera, nel Lambro. E dopo toccate varie altre circostanze locali l'Autore produsse la tradizione assai antica del villaggio stesso, ove nel primo registro parrocchiale fu scritto memoriae proditum sit ipsum sanctum (Augustinum) patrios (nostros) lares habitasse, e che perciò avevano preso a Patrono. E infatti qui v'è altare in onore di S. Agostino, qui festa speciale, qui legati, qui il nome a varii luoghi. Tutte cose delle quali non vi ha nè memoria nè traccia in Kastiaco, non il nome nei Codici delle Confessioni di S. Agostino, non l'allusione a Caseo o Caseato, non fiume pe' bagni, non cenno ne' registri parrocchiali o comunali antichi, nè altre tali coincidenze.

Per le quali molte ragioni quel nostro professore, interpellato già da Manzoni, e che è ancora vivo, dichiarò di essere rimasto persuaso in favore di Cassago; e persuaso si mostrò Manzoni pure mandandone dichiarazione al mio antecessore don Ambrogio Clerici, in occasione di una festa per la quale si trovava in Renate, come da lettera autografa, 21 giugno 1855, nell'Archivio di qui. E ampiamente persuaso ne fu il signor Poujoulat, il quale, ricevuto l'opuscolo del signor Biraghi, gli scrisse, son già 20 anni, la sua piena adesione. Ed io, venuto ora in cognizione di questa lettera nel suo originale francese, che conservo presso di me, ottenni di poterla pubblicare a onore di Cassago.

Eccone la fedele Versione.

 

«Poujoulat al Signor Luigi Biraghi prete, dottore alla Biblioteca Ambrosiana a Milano.

Écouen, presso Parigi, 6 maggio 1857.

Signor Abate,

Io sono assai in ritardo con voi, ed ho bisogno innanzi tutto di dirvi perchè voi non avete ricevuta più presto l'espressione di mia riconoscenza per la vostra lettera tanto obbligante, e pel vostro opuscolo così perfetto. Il vostro interessante scritto mi è pervenuto alla fine di dicembre. Lo lessi, e già era per ringraziarvi e fare con voi le mie congratulazioni, quando un orribile caso mi gettò nel duolo, l'assassinio dell'Arcivescovo di Parigi, mio amico da vent'anni. Dippoi, volendo onorare la memoria del pio e illustre Arcivescovo, ho travagliato senza respiro, a tessere una di lui Vita, e il mio lavoro esce alla luce in oggi, ed a voi signor abate dò la mia prima ora di libertà dopo quattro mesi. Io ho sempre avuto l'abitudine, per quanto ho potuto, di visitare i luoghi dei quali mi bisognasse parlare ne' mie libri di storia. Allorquando io scrissi la Storia di Gerusalemme, ero stato pellegrino in Terra Santa: un viaggio in Africa precedette la mia Storia di S. Agostino ... Io so quanto valga l'esatta dipintura de' luoghi nell'esposizione della vita dei grandi uomini. E però io nel 1844 avrei fatto a bella posta il viaggio di Milano per visitare CASSIACUM.

Ma gravi impedimenti mi ritennero allora a Parigi, e tuttavia desiderando sapere qualche cosa di questa illustre solitudine nella quale si era trattenuto il più bel genio cristiano, mi sono indirizzato al signor Manzoni. Io fui molto sensibile per la sua premura obbligante e pe' suoi sforzi, ma la sua lettera non mi dava piena soddisfazione: in mancanza di meglio io mi attenni a questa risposta. Io non nasconderò, signor Abate, che io fui sorpreso, che memorie sì gloriose fossero neglette a Milano, e che si fosse ridotto a studi sì incompleti. Ma si può essere gran poeta, un gran prosatore e non aver avuta occasione di penetrare nei primi secoli cristiani per impossessarsi di una questione, per stabilirvi un punto di critica. Le notizie e i lumi che io mi doleva di avere domandato inutilmente a Milano, voi signor Abate, le possedevate, e nel vostro opuscolo le ritrovo. Il nome Cassiciacum invece di Cassiacum mi era sempre sembrato ben poco in armonia coi nomi dei paesi d'Italia; ma non avendo alla mano le risorse che si trovarono a vostra disposizione, io fui costretto a lasciare il vocabolo che io credevo esatto a rigore. Dopo aver letto il vostro libro, è di tutta evidenza che bisogna dire Cassiacum: e così lo scriverò in avvenire.

Quanto alla vera situazione di Cassiacum parimenti mi pare incontrastabile, dopo il vostro scritto, che è Cassago di Brianza: i più minuti dettagli vi concorrono in piena luce. Io non so esprimervi abbastanza, signor Abate, il vivo piacere che voi mi avete fatto gustare, mettendomi in possesso del vero, sopra un punto che io aveva assai a cuore. In una nuova edizione della mia Storia di S. Agostino, rettificherò il passo relativo ai luoghi per sempre consacrati dalla memoria di questo pio immortale genio, e non mancherò di farvene onore. E se prima di morire io rivedrò l'Italia, verrò a Milano ove non sono mai stato, e ciò all'unico fine di visitare il luogo ove il giovine figlio di Monica, liberato dall'errore, conobbe per la prima volta le delizie infinite della verità. Or in questo pellegrinaggio a Cassiàcum io dimanderei Voi, signor Abate, per essermi guida.

Ricevete, signor Abate, co' miei ringraziamenti i più sinceri e i più vivi l'assicurazione del mio profondo rispetto ».

 

A compiere l'opera in favore del mio caro Cassago viene opportuna anche una lettera del filologo Bartolomeo Sorio di Verona, assai celebre presso i letterati.

La lettera fu diretta da Verona al professor Francesco Longhena il 18 dicembre 1861: e fu una vera fortuna per me l'averla trovata. Ne dò il brano relativo. « L'opuscolo del Biraghi, sul ritiro di S. Agostino a Cassago (e non a Cassiciaco) di Brianza sul milanese, è veramente aureo; di piccola mole e di grande valore. Così mi piace che si ricerchi la verità, con accuratezza critica ... Per ciò vorrei che all'Abate Migne di Parigi fosse fatto conoscere se già non fu fatto questo servizio alla verità ... ».

E così pel mio Cassago la verità è pienamente ristabilita.

Prete Gioletta Antonio parroco di Cassago

nella Pieve di Missaglia.

 

 

 

don Antonio Gioletta successe a don Carlo Morganti nel novembre del 1873. Ordinato sacerdote nel 1848, era stato dapprima coadiutore a Milano, poi Vicario Spirituale di Fallavecchia di S. Bartolomeo Val Cavargna e Morimondo. Fu anche supplente assistente nella Pia Casa delle donne Incurabili di Abbiategrasso. Il Gioletta provvide la chiesa della Via Crucis, che fu benedetta nel maggio 1876. Nello stesso tempo fece dipingere la cappella del Crocifisso. Nel 1885 benedisse il nuovo cimitero, costruito fuori del perimetro cittadino che è poi quello attuale. Nel 1887 dotò anche la chiesa di Oriano di una Via Crucis. Nel 1890 partecipò alla benedizione dell'oratorio di san Salvatore appena ricostruito in stile goticheggiante come cappella funeraria dei nobili Visconti di Modrone. Sono da ascriversi a lui la riparazione dell'Organo, la pittura del cielo del presbiterio, il pavimento della Chiesa (di materia però non troppo buona) e il Coro. La spesa però del coro, della riparazione dell'organo e delle decorazioni del cielo del presbiterio e dei due medaglioni a fianco dell'Altare maggiore fu sostenuta dal defunto duca Guido Visconti. Don Gioletta lasciò un legato per le SS. Quarant'Ore. Dopo 20 anni di parrocchialità a Cassago, si ritirò nel 1894 quiescente a S. Pietro di Abbiategrasso, dove a 78 anni morì improvvisamente il 22 gennaio 1900. Gioletta fu anche grande cultore della tradizione agostiniana di Cassago che cercò in molti modi di valorizzare. In archivio parrocchiale si conserva l'epistolario che intrattenne con mons. Luigi Biraghi.