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Percorso : HOME > Cassiciaco > Vexata quaestio > Carlo RomussiCarlo Romussi: Milano ne' suoi Monumenti
Frontespizio della edizione dell'opera di Romussi del 1912
SANT'AGOSTINO IN RITIRO A CASSAGO PER SETTE MESI
di Carlo Romussi
tratto da "Milano ne' suoi Monumenti", 1893, vol. I, pag. 190, 2 edizione
Agostino aveva trent'anni: da dieci era innamorato di una donna che lo aveva fatto padre di Adeodato e con la quale era venuto a Milano. La fama di Ambrogio lo attrasse; e, come scrive egli stesso nelle sue Confessioni, prima di invidiare la di lui virtù, cominciò a invidiarne la grandezza. Dal canto suo il vescovo, conoscitore profondo degli uomini, voleva conquistare Agostino, cui ammirava l'alto ingegno. E cominciò allora una serie di sermoni, fatti per tutto il popolo, ma che si indirizzavano specialmente al giovane manicheo, del quale combatteva la dottrina. A poco a poco entrarono nell'animo di Agostino convinzioni diverse dalle prime; la donna fedele e amante che viveva solo per lui e per il loro figliuolo, accortasi ch'era cagione di turbamento allo spirito in guerra del suo amante, compì il sacrifizio maggiore del cuore, e se ne tornò in Africa, dove nascose in un monastero il dolore del morto affetto del suo Agostino, intanto Ambrogio diceva dalla cattedra al neofita: «Oh, la pace, una gran pace sia nell'animo tuo! Ultimo fine della sapienza è che siamo tranquilli di spirito.»
E finalmente un giorno Agostino scrisse al vescovo che voleva essere istruito nel cristianesimo e battezzato. Si ritirò per sette mesi a Cassago di Brianza con la madre Monica, col figlio Adeodato e qualche amico; studiò i profeti e i libri che Ambrogio gli suggeriva e finalmente ricevette nella Pasqua il battesimo insieme al figlio e all'amico suo Alipio. Vogliono alcuni che la cerimonia siasi compiuta nella chiesuola vicina a Sant'Ambrogio, detta appunto di Sant'Agostino; ma basta riflettere che la città aveva un sol battistero, a San Giovanni alle Fonti, per essere persuasi dell'assurdità di questa credenza. Il Lattuada opina, senza alcun fondamento, che piuttosto la chiesuola sia stata inalzata in ricordo della conversione di Agostino, il quale sotto un fico dell'orto che colà verdeggiava, mentre nel suo cuore fremeva la tempesta dei dubbi, credette udire la voce dolcissima di una giovinetta che lo esortava ad abbracciare il cristianesimo. Questo episodio è uno dei più commoventi del volume, sinceramente umano, delle Confessioni.
Nell'atrio della basilica ambrosiana si vede tuttora un affresco a chiaroscuro che rappresenta il battesimo di Agostino, di Adeodato e di Alipio. È una composizione farraginosa di figure vestite tutte alla moda della Corte sforzesca; l'influenza di Leonardo è attestata dal fregio composto di vasi, fogliami e medaglioni e dalla data che vi si legge del 1492.
Carlo Romussi ripubblicò il suo libro "Milano ne' suoi Monumenti" in due volumi nel 1893, si conoscono varie ristampe fra cui quella ad opera della casa editrice Sonzogno nel 1927. Romussi aveva pubblicato nel 1875 la prima edizione del libro "Milano nei suoi Monumenti" per i caratteri di stampa della Libreria Editrice G. Brigala di Milano, 408 pagine.
Giornalista e uomo politico (Milano 1847-1913), abbandonata l'avvocatura per gli studî letterarî, dal 1870 collaborò al Gazzettino Rosa e al Secolo, di cui fu anche direttore (1896-1909), succedendo a E. Teodoro Moneta. Vicino alle posizioni di Felice Cavallotti, accentuò le polemiche del giornale contro il partito moderato milanese e partecipò alle manifestazioni popolari del 1898.
Fu deputato radicale dal 1904 al 1913. Scrisse, tra l'altro: Milano nei suoi monumenti (1875); Il duomo di Milano (1902).
Intensa fu la sua vita, e battagliera, tra processi, duelli, perfino il carcere come agitatore politico. La biografia di Carlo Romussi, giornalista, scrittore, storico dell'arte e parlamentare milanese, è un caleidoscopio di attività in tutti campi. Ma è soprattutto dalle pagine del quotidiano «Il Secolo» - dove entra nel 1872 come critico letterario e diventa direttore dal 1896 al 1909 - che conduce le sue campagne, soprattutto su temi sociali e pacifisti: per l'emancipazione delle donne, a favore della pubblica previdenza, per la riforma delle carceri e molto altro. Questa poliedrica figura d'intellettuale democratico è stata rivisitata nella pubblicazione di un poderoso «Inventario dell'archivio», 400 pagine a cura di Susanna Massari (Visual Grafika): un meticoloso lavoro di classificazione ha riordinato scritti, testimonianze, lettere lasciati da Romussi, mantenuti intatti dagli eredi. Dai documenti uscono contatti e amicizie eccellenti: da Teodoro Moneta, premio Nobel per la pace nel 1907, al politico Felice Cavallotti, dal letterato Cesare Cantù fino dall' eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi. Uno spaccato d'epoca vivo e inedito, per ricostruire un prezioso tassello della storia di Milano e dell'Italia.