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Percorso : HOME > Cassiciaco > Vexata quaestio > Cesare Benvenuti da CremaCesare Benvenuti da Crema: INDICE COROGRAFICO
Frontespizio dell'opera di Cesare Benvenuti da Crema
VITA DEL GLORIOSISSIMO PADRE SANTO AGOSTINO VESCOVO, E DOTTORE DI S. CHIESA
Cavata principalmente dalle sue Opere e divisa in otto Libri.
DEDICATA
all'Eminentissimo, e Reverendissimo Signor Cardinale
CARLO AGOSTINO FABRONI
Protettore de' Canonici regolari di S. Agostino della Congregazione Lateranense.
Dal padre
D. CESARE BENVENUTI DA CREMA
Abbate provilegiato della medesima Congregazione
In Palestrina, nella Stamperia Barberina. Per Gio. Domenico Masci
MDCCXXIII (1723)
CAP. VI.
1. Perchè non la scia la professione della Rettorica dianzi le Vendemmie. 2. Si ritira co' suoi amici alla Campagna di Casa di Verecondo.
I. Toccato fortemente Agostino dalla grazia, stabilì dì lasciare l'impiego di professore della Rettorica; e risolvette di ritirarsene dolcemente e senza strepito, aspettando per questo il tempo delle vendemmie, in cui era costume di tralasciare le lezioni, tempo per altro molto vicino, di venti giorni incirca: N,escio utrum vel viginti dies erant.
Di più in quella State medesima il suo polmone aveva cominciato a indebolirsi, ed a non poter più sopportare l'eccessivo travaglio delle lezioni pubbliche, non permettendogli più di respirare che con molta difficoltà; ed i dolori che ci sentiva, dimostravano abbastanza ch'era infermo; onde non poteva più formare una voce netta per farsi udire da lontano.
Quest'accidente l'aveva da principio messo in pena, perché si vedeva quasi obbligato dalla necessità d'abbandonare interamente un esercizio così penoso, ovvero almeno di tralasciarlo per qualche tempo, se poteva guarire da quella indisposizione, e ricuperare la sua sanità.
Ma subito che fu in una volontà piena e perfetta d'impiegarsi del tutto nell'ozio e nel riposo per contemplare la grandezza di Dio, cominciò parimente a sentire della gioia, perché quella scusa non era falsa, e gli poteva servire per addolcire il disgusto di quelli che per la considerazione dell'utilità de i loro figliuoli non potevano soffrire che fosse libero.
De quì ne viene che riferisce a questa debolezza del suo polmone la causa del suo ritiro nelle prime Opere ch'egli fece, senza dir niente di quanto gli era seguito nel giardino; senza dubbio per quella medesima modestia che lo trattenne di comunicare fuorché a suoi più famigliari amici il disegno medesimo del suo ritiro, e che lo fece risolvere di non parlarne ad alcuno, e di non lasciare la sua carica dianzi le vacanze. Il suo cuore era assai penetrato delle frecce dell'amor divino, ed assai ben armato da questi carboni ardenti del Profeta Reale, per non temer punto le lingue ingannatrici di quelli, che con cattivi consigli avessero voluto distoglierlo dalla sua risoluzione. Gli esempi de' Santi che l'animavano al Servizio di Dio, e gl'impedivano di cadere nel tedio e nella negligenza, l'infiammavano di tal forte, che i venti delle contraddizioni, in luogo d'estinguere il fuoco che sentiva nella sua anima riuscivano occasioni, d'accrescerlo. Ma perché perimente non si poteva fare che non si trovasse della gente da bene che lodasse la sua deliberazione; gli parve che v'avrebbe avuto della vanità nel fare una cosa strepitosa, come sarebbe stata quella di lasciare la professione prima delle vacanze ch'erano così vicine, poiché questo avrebbe dato motivo ad alcuno di gettare gli occhi sopra di lui, e di pubblicare, che avesse voluto affettare con questa precipitazione di rendersi considerabile. Ora non era punto di prudenza che desse luogo a tanti giudizj temerarj ed a tanti cattivi discorsi, né che desse materia agli Uomini di biasimare una cosi buon'azione, qual'era quella che volevi fare, e di ricercare con quale spirito egli la facesse. Aspettò con pazienza che quel resto di tempo scorresse: e benché fosse assai breve, ebbe molto di pena a passarlo, perché non aveva più quella passione dj comparire nel Mondo, la quale per suo costume portaba una parte del peso, di cui era incaricato; Quae mecum solebat ferre grave negotium. Così ridotto a portarlo solo, ne sarebbe rimasto oppresso, se la pazienza non fosse succeduta all'ambizione che aveva dianzi.
Quantunque savia fosse questa condotta, non ardì assicurarsi di non aver punto errato: mentre essendo in un intera risoluzione di servir Dio, lasciossi indurre di sedere tuttoche per un momento sulla Cattedra della menzogna: Passus me fuerim vel una hora sedere in cathedra mendacii.
II. L'avventurata mutazione d'Agostino apportò un'afflizione sensibile ad uno de suoi amici nominato Verecondo Cittadino di Milano e Professore delle lettere umane. Questi aveva un buon cuore per tutti, ed un affetto particolarissimo per S. Agostino. Il suo dolore altronde non derivava che dal vederli vicino d'esser privato di una così gradita compagnia, per essere impegnato con più vincoli che l'attaccavano strettissimamente al Secolo. Non era per anco Cristiano; e benché sua moglie fosse nel numero dei fedeli, questo era uno de' maggiori ostacoli che l'impedivano di seguitare i suoi amici nel cammino nel quale entravano: perché non poteva fatto Cristiano abbracciare a loro imitazione uno Stato di vita così perfetta; se non con una condizione che non poteva riuscire, cioè di lasciare la sua moglie, per rinunziare generalmente a tutte le cose, e darsi tutto a Dio.
Per lo che S. Agostino ed Alipio lo consolavano, e l'esortavano di servire a Dio nello Stato del Matrimonio, nel quale era impegnato. La sua tristezza non iscemò niente della sua amicizia verso di essi. Offrì loro con molta bontà una Casa che aveva in Campagna nominata Cassiciaco, per dimorarvi tutto quel tempo che si fossero fermati in quelle parti; ed essi l'accettarono; di dove viene che S. Agostino disse così per giuoco ridendo nel soggiorno di Cassiciaco, che non aveva necessità, quantunque fosse in Casa d'un Grammatico, di misurare tutte le parole che proferiva, poiché non v'era motivo di temere castigo per gli difetti di parole in Casa d'uno che donava robbe sue: Non enim hic grammaticorum formidine laborabimus, aut metuendum est ne ad eis castigemur, quod incuriose utimur verbis, qui res suas nobis ad utendum dederunt. Ubi cum arrisissent ...
Questa casa era, come sembra, tra le Montagne. Voi non lascerete, Signore, dice S. Agostino, quest'azione senza ricompensa nella Resurrezione dei giusti, benché vi sia di già piaciuto pagare a Verecondo la sorte principale; Poiché essendo caduto in una grand'infermità nel tempo della nostra assenza e dopo il nostro arrivo a Roma, egli si fece cristiano, e passò da questa vita ad una migliore.
Così Voi forte e pietoso non solamente con lui, ma anche con noi, che saremmo stati toccati da un dolore insopportabile, se sovvenendoci tante testimonianze d'affetto che abbiamo ricevuto da quest'amico, non avessimo acuto motivo di credere ch'egli fosse nel numero de i vostri Eletti: Nec eum in grege tuo numerantes, dolore intolerabili cruciaremur Gratias tibi Deus noster: reddes Verecundo pro rure illo eius Cassiciaco, ubi ab aestu Saeculi requievimus in te, amaenitatem sempiterne virentis paradisi tui; quoniam dimisisti ei peccata super terram in Monte Incaseato, Monte tuo, Monte uberi.
Passarono finalmente que' giorni che restavano sino alle Vacanze: que' giorni, dice il Santo, che ci riuscirono così lunghi e così numerosi a causa della passione che avevamo di godere un intera libertà per cercar Dio.
Il giorno alla fine arrivò, nel quale lasciò per affatto la professione d'insegnare la Rettorica, e in cui Dio che aveva di già disimpegnato il suo cuore, disimpegnò parimenti la lingua. Così pieno di gioja, e benedicendo il Signore, se ne andò subito alla Casa di Campagna di Verecondo con tutti i suoi Soci, cioè a dire S. Monica sua Madre, Navigio suo fratello, Trigecio e Licenzio suoi discepoli, Lastidiano e Rustico suoi cugini, suo figlio Adeodato, e S. Alipio: in primis nostra Mater.