Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > Augsburg

CICLo AGOSTINIANo di BERGMULLER ad Augsburg

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

JOHANN-GEORGE BERGMULLER

1732

Chiesa di Santa Croce ad Augsburg

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Il talento di drammatica semplificazione, la novità e la potenza delle figure di Bergmuller danno vita alla pittura. Questa immagine mistica divenuta frequente nella iconografia agostiniana, variò poco nel 1600 nei canoni raffigurativi: anche Murillo si uniformò alle mode fiamminghe. Agostino, giovane canonico, è in piedi sui gradini di un edificio immaginario che si apre verso il cielo. Volge il suo sguardo tormentato verso la Vergine che lo sovrasta da un piedistallo. Questa alta statua si allunga ancor di più per effetto dei movimenti delle mani. Dipinta in piena luce schiaccia con il piede il serpente, allegoria della nuova Eva vittoriosa del male.

cfr. Lancilottus, Vita Augustini

 

 

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.