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CICLo AGOSTINIANo di Johann Anwander a Schwäbisch Gmünd

La Continenza di sant'Agostino

La Continenza di sant'Agostino

 

 

JOHANN ANWANDER

1757

Chiesa di sant'Agostino a Schwäbisch Gmünd

 

La Continenza appare ad sant'Agostino

 

 

 

La scena raffigura la decisione di Agostino di seguire il consiglio della Continenza e quindi di avviarsi alla conversione definitiva senza più alcuna remora. La scena ha qualche reminiscenza dell'episodio del tolle lege anche se non vi sono simboli che richiamano questo celebre fatto nella vita di Agostino.

In un giardino Agostino, tutto solo, sotto un albero allarga le braccia quasi ad accogliere l'invito che gli viene rivolto dalla Continenza che qui assume le vesti di una energica ed autorevole matrona.

Tutto intorno si muovono, dando dinamicità alla scena, una serie di personaggi (fra cui forse Simpliciano in vesti da monaco) e di angeli che seguono da vicino l'evolversi del racconto pittorico.

Agostino è stato raffigurato con le fattezze giovanili ed è vestito con i costumi d'epoca.

 

A trattenermi erano le più vacue frivolezze e vanità di vanità, mie vecchie amiche, che mi tiravano per la veste di carne e sussurravano di sotto in su: "Non vorrai lasciarci ?" e "D'ora in poi non staremo più con te, mai più!"

"D'ora in poi non potrai più fare questo e quello, mai più!" E che insinuazioni sotto ciò che ho chiamato "questo e quello", che insinuazioni, mio Dio! La tua pietà le rimuova dall'anima del tuo servo. Che cose sordide, laide ! Ma io le udivo ormai a metà o molto meno: non mi venivano incontro con le loro obiezioni a viso aperto, ma bisbigliavano dietro le spalle come stuzzicandomi furtivamente, perché mi voltassi a guardare mentre fuggivo. Per colpa loro però mi attardavo, ed esitavo a strapparmele, a scuotermele di dosso e a volare in un salto là dove ero chiamato, mentre l'abitudine con tutta la sua forza insisteva: "E pensi di poterne fare a meno?"

AGOSTINO, Confessioni, 8, 11, 26

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29