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Agostino e il bambino sulla spiaggia di Gregorio Ferro nella chiesa della Encarnaciòn a Madrid
FERRO GREGORIO
1783
Madrid, chiesa del Monastero de la Encarnaciòn
Agostino e il bambino sulla spiaggia
La tavola di Ferro, conservata nella chiesa madrilena de L'Encarnacion, tratta un tema caro alla iconografia agostiniana che riguarda il mistero della Trinità. L'episodio descrive una leggenda che si diffuse nel medioevo e che è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).
Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.
Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.
L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.
"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.
Gregorio Ferro Requeijo
Nato a Santa Maria de Lamas presso La Coruña nel 1742 fu iniziato nelle tecniche di pittura a Santiago de Compostela sotto la guida di un monaco benedettino. A quindici anni si trasferisce a Madrid, dove fu allievo di Felipe de Castro, Corrado Giaquinto e Antonio Rafael Mengs entrando all'Accademia Reale di Belle Arti di San Fernando. Nel 1760 ha vinto il terzo premio dopo Bayeu Ramon e Francisco de Goya in una gara e poco dopo si recò a Roma per completare la sua formazione. Prima di lasciare Roma aveva già eseguito alcuni disegni per la Corte spagnola, essendo stato eletto nel 1781 Accademico di San Fernando.
Nel 1788 viene nominato Vice Direttore dell'Accademia, nel 1791 direttore di Pittura dopo le dimissioni di Francisco de Goya e amministratore delegato nel 1804. Poco conosciuto ma significativo è il suo ruolo di incisore e illustratore: sue sono le illustrazioni dell'opera di Spagna Viaggi Ponz e la modifica di Don Chisciotte pubblicato nel 1780 la Reale Accademia di Spagna.
Ha realizzato molte opere nei Luoghi Reali e nei Palazzi, soprattutto a Madrid e Aranjuez, tra cui diversi affreschi nel Palazzo Reale e numerosi dipinti con temi religiosi nelle chiese della Corte, oltre ad altre opere minori nella zona di Murcia, Cuenca e la Galizia. Le tematiche di Gregorio Ferro erano soprattutto religiose.
Per la chiesa delle monache del Sacramento a Madrid ha dipinto la tavola dell'altare maggiore raffigurante San Bernardo e San Benito che adorano il Santissimo Sacramento. Sempre a Madrid ha realizzato una Sacra Famiglia per la chiesa di San Francisco el Grande e il Mistero della Santissima Trinità per il convento dell'Incarnazione. Per la chiesa parrocchiale di Aranjuez, Ferro dipinse una Crocifissione di Gesù; a Toledo e Alcalá de Henares, realizzò due tavole con il rinvenimento dei corpi di Santi e Justo Pastor. Per il monastero di Celanova, produsse una serie di dipinti sulla vita di San Rosendo; e per la Cattedrale di Santiago de Compostela, realizzò Santiago e l'Annunciazione. Gregorio Ferro morì a Madrid nel 1812.