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PITTORI: Velazquez Luis Gonzalez

Agostino accolto a Milano dal vescovo Ambrogio

Agostino accolto a Milano dal vescovo Ambrogio

 

 

VELAZQUEZ LUIS GONZALEZ

1750-1755

Madrid, chiesa del Monastero de la Encarnaciòn

 

Agostino accolto a Milano dal vescovo Ambrogio

 

 

 

Luis González Velázquez dipinse questo magnifico affresco nella nave della chiesa del monastero reale madrileno de L'Encarnciàn.

La scena raffigura l'incontro di Agostino con Ambrogio al suo arrivo a Milano.

 

A Milano incontrai il vescovo Ambrogio che dispensava continuamente al popolo la sostanza del tuo frumento, la letizia del tuo olio e la sobria ebbrezza del tuo vino. A lui ero guidato inconsapevole da te, per essere da lui guidato consapevole a te.

AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23

 

Era allora vescovo di Milano Ambrogio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Il grande incontro tra Ambrogio e Agostino, l'ex funzionario romano nato in Germania (Treviri) ed eletto vescovo per volere del popolo e dello stesso potere imperiale che voleva Milano, città importantissima e sede dell' imperatore, ben presidiata da uno dei migliori funzionari dell' impero, ed il giovane retore africano, uno degli incontri più densi di significato e di conseguenze della storia, non avviene a Milano per caso. «Et veni Mediolanum ad Ambrosium episcopum», venni appositamente a Milano per ascoltare il vescovo Ambrogio, scriverà Agostino, ritornato nella sua Africa, segnato indelebilmente da Milano e da Ambrogio.

E quando nell'anno della morte (430 d. C.) Agostino, vescovo d'Ippona, visse l'ultima estate della sua vita nella sua città stretta d'assedio dai Vandali, fu nel ricordo degli assedi della chiesa di Milano e degli inni di Ambrogio che Agostino, insieme al suo popolo minacciato dalla grande violenza e ferocia dei Vandali, ripeté quei canti nella chiesa d'Ippona. Una mostra che sollecita continue suggestive analogie tra l'ieri e l'oggi e che ci aiuta anche a riflettere sull'autonomia culturale milanese, che si manifesta anche nella liturgia e negli inni sacri. «A Roma seguano le loro usanze; a Milano si fa così» dirà Ambrogio. Ed è forse anche per questo che il grande vescovo è ancora così presente tra noi. Ambrogio tratterà il giovane Agostino con un certo distacco, ma anche con una profonda attenzione. Agostino inventerà un neologismo per descrivere il modo con cui fu accolto: «episcopaliter». E quell'incontro milanese lo segnerà per sempre.

 

 

Luis Gonzales Velazquez

Figlio di Pablo González Velázquez e fratello di Alejandro e Antonio González, Luis nacque a Madrid il 25 agosto 1715. Fece i suoi primi studi presso la Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando, dove fu eletto accademico per meriti artistici nel 1753. Tra il 1741 e il 1742 ha lavorato a La Puebla de Montalbán presso Toledo, nella cappella di Nostra Signora della Solitudine. Dal 1744 collabora con Santiago Bonavia alle decorazioni del teatro del Buen Retiro. Nel 1758 assieme a Corrado Giaquinto lavora alla decorazione della chiesa dei Salesiani Reali. Quello stesso anno venne nominato pittore di corte, con uno stipendio di 9.000 reais. Sposato con Luisa Izquierdo ebbe almeno un figlio, morto a Madrid. Nel corso della sua attività pittorica dipinse e decorò con affreschi le volte e le cupole di numerose chiese a Madrid, in alcuni casi assieme ai suoi fratelli. Il suo stile predilige aspetti illusionistici associati a grandi architetture e colorato brillante. Barocco nello spirito, la sua arte rivela influenze della cerchia dei pittori italiani che circondavano Santiago Bonavia, un carattere rinforzato dalla collaborazione con Corrado Giaquinto. Tra le opere di Luis González Velázquez si può citare la cupola e i pennacchi della chiesa di San Marcos a San Leandro completata nel 1753, dove si trova raffigurata la battaglia di Almansa. Dipinse anche la volta del Monastero Reale dell'Incarnazione e decorò la chiesa di San Justo y Pastor, l'attuale Basilica Pontificia di San Michele a Madrid, e la volte e la cupola della chiesa del Convento dei Salesiani reali.

Grande interventi furono realizzati nella decorazione della chiesa del convento delle monache Bernardine del Sacramento e nei dipinti della cappella di Santa Teresa nel Convento di San Ermenegildo, nell'attuale parrocchia di San José, dove dipinse ad olio i pennacchi con una serie di eroine bibliche e quattro santi carmelitani, tra cui S. Maria Maddalena de' Pazzi, firmato e datato 1637.