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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Trecento > PaviaCICLo AGOSTINIANo a Pavia: Michelino da Besozzo
L'arca di sant'Agostino a Pavia: particolare della camera sepolcrale
MICHELINO DA BESOZZO
1398
Pavia, secondo chiostro in San Pietro in Ciel d'Oro
Scene della Vita di sant'Agostino
Michelino da Besozzo nel 1398 lavorò nel secondo chiostro della chiesa di San Pietro in Ciel d'oro a Pavia, dove rappresentò ed affrescò le Scene della vita di sant'Agostino.
Purtroppo l'opera è andata persa poiché i chiostri di S. Pietro in Ciel d'Oro furono distrutti alla fine del XVIII secolo. I chiostri erano i punti più importanti della vita conventuale, luogo di incontro e preghiera circondati dall'architettura del complesso e dall'imponenza della basilica.
Michelino Molinari, noto come Michelino da Besozzo dal paese che gli diede i natali, nacque verso il 1370. Fu senz'altro uno fra i maggiori pittori e miniatori della sua epoca. « Pictor excellentissimus inter omnes pictores mundi » lo definisce Giovanni Alcherio nel 1410 e sicuramente va annoverato fra i maggiori esponenti del Gotico Internazionale in Italia. Michelino lavorò prevalentemente in Lombardia. Morì verso il 1455.
Tra il 1395 e il 1405 miniò il Libro d'Ore (Biblioteca di Avignone) e a questo stesso periodo va assegnato il disegno della Natività (Milano, Biblioteca Ambrosiana). Alla fine del Trecento risalgono i quattro santi miniati su quattro distinte pergamene (Parigi, Louvre, Cabinet des Dessins), appartenenti ad uno smembrato Libro d’Ore. La prima opera datata (1403) dell'artista è la miniatura con l'Elogio funebre di Gian Galeazzo Visconti (Parigi, Bibliothèque nationale de France, Ms lat. 5888). Dal 1404 al 1418 Michelino da Besozzo lavorò in Veneto e probabilmente anche a Venezia. E' noto che nel 1414 collaborò con altri miniatori veneti al codice Cornaro, con le Epistole di san Gerolamo (Londra, British Library, Egerton 3266).
Al 1420 risale la tavola con lo Sposalizio mistico di santa Caterina, firmata Michelinus feci (Siena, Pinacoteca Nazionale). L'altra tavola firmata è lo Sposalizio della Vergine (1435 circa) oggi conservata al Metropolitan Museum di New York. Il suo capolavoro è comunque l'Offiziolo Bodmer. Nel 1418 l'artista tornò a Milano per occuparsi del cantiere del Duomo: nel 1421 fu pagato, insieme al figlio Leonardo, per i dipinti dell'altare intitolato ai santi Quirico e Giulitta; mentre tra 1423 e il 1425 fu nuovamente pagato per la fornitura di disegni della vetrata di santa Giuditta. Per l'abbazia di Viboldone verso il 1430 affrescò la Madonna col Bambino e santi. Fra le ultime sue opere troviamo l'affresco con il Corteo dei Magi, realizzato per la chiesa di Santa Maria di Podone (Milano, Curia Arcivescovile); e, nel 1445-1446, alcuni frammenti del Palazzo Borromeo a Rocca di Angera. Dopo questo periodo si perdono sue notizie, per cui si presume che questa sia la data della sua morte.
La sua arte ha tutti i tratti stilistici del gotico trecentesco. Nelle sue opere è apprezzabile soprattutto l'eleganza del tratto e del cromatismo, sempre vivace ma mai eccessivo. Le sue opere esprimono spesso una decisa inflessione verso il gusto patetico, che è di probabile derivazione nordica. La sua arte produsse una influenza notevole su moltissimi artisti lombardi del Quattrocento.