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PITTORI: Vittore Carpaccio

San Tommaso d'Aquino con san Marco e sant'Agostino di Vittore Carpaccio

San Tommaso d'Aquino con san Marco e sant'Agostino

 

 

VITTORE CARPACCIO

1455-1526

Venezia, Scuola di S. Giorgio degli Schiavoni

 

 

San Tommaso d'Aquino con san Marco e sant'Agostino

 

 

 

Carpaccio si contraddistingue nell'arte veneta per la composizione di vaste scene narrative, con una fola di personaggi e di comparse in contesti urbani che rimandano costantemente al fascino magico della Serenissima. Dopo un percorso giovanile verso il 1490 avvia il ciclo delle storie di sant'Orsola con un perfetto equilibrio fra ritmo e azione.

Dello stesso livello sono le tele del primo Cinquecento dove prevale una limpida tensione espressiva. Interessante è questa tela che raffigura san Tommaso d'Aquino in cattedra mentre spiega pagine bibliche, mentre ai suoi lati ascoltano san marco e sant'Agostino, entrambi con lo sguardo attento e con un libro aperto. Di Carpaccio possediamo un'altra bella rappresentazione di Agostino che va sotto il nome di La Visione di sant'Agostino (1502) che si trova a Venezia, Chiesa degli Schiavoni.

 

Tommaso nacque a Roccasecca presso Aquino nel 1225 dai nobili Landolfo di origine longobarda e Teodora di origini normanne. Fu destinato alla vita monastica nell'abbazia di Montecassino, dove vestì l'abito benedettino a cinque anni. Avendo conosciuto l'Ordine Domenicano (di regola agostiniana) decise di entrarvi nel 1243-1244. Fu mandato dai superiori a Roma, contraria la madre, che fece di tutto per opporsi. Proseguì gli studi a Colonia con Alberto Magno, divenendone discepolo. Ben presto si rivelò dotato di ingegno finissimo diventando un grande teologo e dottore della Chiesa.

San Tommaso fu uno dei pensatori più eminenti della filosofia Scolastica, che verso la metà del XIII secolo aveva raggiunto il suo apogeo. Egli indirizzò diversi aspetti della filosofia del tempo: la questione del rapporto tra fede e ragione, le tesi sull'anima (in contrapposizione ad Averroè), le questioni sull'autorità della religione e della teologia, che subordina ogni campo della conoscenza. Tali punti fermi del suo pensiero furono difesi da diversi suoi seguaci successivi, tra cui Reginaldo di Piperno, Tolomeo da Lucca, Giovanni di Napoli, il domenicano francese Giovanni Capreolus e Antonino di Firenze.

Agostino vedeva il rapporto fede-ragione come un circolo ermeneutico (dal greco ermeneuo, cioè "interpreto") in cui credo ut intelligam et intelligo ut credam (ossia "credo per comprendere e comprendo per credere"). Tommaso porta la fede su un piano superiore alla ragione, affermando che dove la ragione e la filosofia non possono proseguire inizia il campo della fede ed il lavoro della teologia. Dunque, fede e ragione sono certamente in circolo ermeneutico e crescono insieme sia in filosofia che in teologia. Mentre però la filosofia parte da dati dell'esperienza sensibile o razionale, la teologia inizia il circolo con i dati della fede, su cui ragiona per credere con maggiore consapevolezza ai misteri rivelati. La ragione, ammettendo di non poterli dimostrare, riconosce che essi, pur essendo al di sopra di sé, non sono mai assurdi o contro la ragione stessa: fede e ragione, sono entrambe dono di Dio, e non possono contraddirsi.